Sugawara stava in piedi davanti al bancone delle infermiere, parlava animatamente con tutte quelle che passavano di lì e ogni tanto si faceva dare il cinque da qualche medico. Era un animo gentile e anche parecchio libero. Sapeva come comportarsi con ogni singola persona presente in quel posto e anche come farsi rispettare dagli altri pazienti.
"Ehi Sugawara..." la voce inconfondibile del suo medico curante lo fece voltare, lo guardò preoccupato perché da quando l'aveva conosciuto non gli aveva mai dato buone notizie "...sei qui per i risultati del test di ieri?" gli chiese il medico raggiungendolo accanto al bancone. Annuì e deglutì nello stesso momento in cui il medico posò la cartella che aveva in mano e afferrò quella che portava il suo nome.
"come ti senti?"
"bene" mentì ancora prima di rendersene conto. Aveva imparato a rispondere bene a qualsiasi domanda gli venisse posta. Odiava che qualcuno lo potesse guardare con compassione solo per una questione che lui non poteva controllare.
"non mentire al tuo medico, puoi farlo con chiunque, tranne che con me" lo rimproverò facendolo sentire un bambino delle elementari che viene sgridato perché non ha studiato.
"ripeto la domanda e vedi di rispondermi sinceramente..." lo vide prendere un respiro profondo, che gli andò a gonfiare il petto "...come ti senti?"
"bene" ripeté il grigio portandosi le mani ai fianchi e mettendo su un finto broncio. Gonfiò le guance e mise in mostra il labbro inferiore facendolo sporgere leggermente. Quell'espressione funzionava con tutti, tranne che con colui che doveva salvaguardare la sua salute.
"Sugawara, non voglio ripetermi" il medico alzò il tono, assottigliò lo sguardo e strinse le labbra facendole sembrare rugose.
"e va bene, cosa vuole sentirsi dire?"
"la verità, ne va della tua salute"
"ah si? Se le dovessi dire la verità su come mi sento, lei potrebbe salvarmi la vita?"
Quella domanda spiazzò il medico, che rimase interdetto e senza parole. Il grigio sospirò e roteò gli occhi, lasciando cadere le mani lungo i fianchi.
"mi scusi, sono stato inopportuno. La situazione..." si portò un dito vicino alla tempia e lo roteò un paio di volte "...sta peggiorando, credo, non me ne rendo molto conto ma i miei a..." deglutì e spostò l'attenzione sul pavimento liscio ai suoi piedi "...i miei amici me lo fanno notare"
Fu il turno del medico di sospirare, ma non distolse lo sguardo dal ragazzo afflitto di fronte a lui. Si avvicinò e posò una mano sulla spalla piegata del grigio, la strinse quel poco che servì per far rialzare gli occhi al ragazzo e poi provò a sorridere, senza però ingannare Sugawara che sapeva riconoscere bene i sorrisi falsi.
"purtroppo lo sapevamo, sapevamo che era questione di tempo"
"ma è troppo veloce, non dov..."
"è più precoce di quanto mi aspettassi, anche il test di ieri ha evidenziato la st..."
"ho capito, dottore"
A quel punto, Suga fece qualcosa che lasciò senza parole sia il medico che le infermiere che si trovavano lì intorno, sorrise, in quel modo genuino e sincero, lui sorrise mettendo in mostra anche i suoi candidi denti, sembrava quasi non avesse ricevuto alcuna brutta notizia.
"Sug..."
"sto bene, è il destino o la sorte, quello che è non mi importa, sono io ed è la mia condizione, non cambierei comunque la mia vita per nulla al mondo"
"p-perché?" fu una giovane infermiera a parlare e a porre quella domanda che frullava nella testa di tutti coloro che stavano assistendo a quella scena. Il grigio si girò e la guardò con occhi spaesati, quasi non fosse davvero lì.
"beh, perché è la mia vita, nessuno è più adatto di me per viverla" fu disarmante la risposta del giovane malato. Nessuno ebbe il coraggio o la forza di rispondere, nessuno seppe nemmeno cosa poter rispondere a un'affermazione del genere. Il ragazzo si strinse nelle spalle, per un istante perse il sorriso, quasi si fosse appena reso conto di cosa aveva appena detto, ma subito tornò solare e si incamminò di nuovo verso l'ascensore dove avrebbe dovuto aspettare sin dall'inizio il suo nuovo amico.
Sembrava saltellasse sul posto e il medico scosse la testa, un po' affranto per ciò che aveva letto sulla cartella e un po' felice che quel ragazzo fosse una roccia indistruttibile.
Diachi si stava dirigendo all'ascensore e notò già da lontano che il grigio stesse fissando il vuoto. Aveva lo sguardo perso e la mente chissà dove, ma ciò che catturò l'attenzione del moro furono le mani. Il grigio muoveva freneticamente le dita, picchiettava i polpastrelli sui pantaloni e ogni tanto ne sfregava uno, come a voler sentire la ruvidità del jeans.
Daichi lo raggiunse, lo richiamò alla realtà tamburellandogli le dita sulla spalla. Suga si girò e lo guardò alzando un sopracciglio. Un arco argentato sul viso chiaro, un ponte perfetto.
"andiamo a giocare?" lo invitò il moro facendogli segno di seguirlo dentro all'ascensore. Il grigio annuì e percorse gli stessi passi dell'altro fino a entrare in quella cabina d'acciaio.
"sei pronto?" la voce del moro quasi gli giungeva ovattata per quanto fosse al di fuori della realtà in quel momento. Annuì e lo guardò cercando di piegare la bocca in un sorriso.
"io facevo l'alzatore al liceo" disse riportando alla mente i bei vecchi tempi passati con il club di pallavolo. Era una cosa che faceva spesso, ricordare il passato, almeno le volte che gli tornavano in mente eventi passati tramite avvenimenti del presente.
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Before you go
Hayran Kurgu"ti interessa conoscere la malattia o ti interessa conoscere me?" "te" Daichi non dovette pensarci. »DaiSuga« Avvertenze! è una angst, ciò vuol dire che potreste piangere leggendo... #1 in DAISUGA (15/11/20)