-14- il valore della vita

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Daichi sedeva tra Tanaka e i suoi genitori, quella panca di legno duro era scomoda e gli faceva detestare ancora di più quel posto. Si guardò intorno mentre l'uomo in piedi davanti a loro continuava a parlare. Individuò diverse persone che conosceva bene e alcune che non vedeva da anni. Continuò la propria perlustrazione e la sua attenzione venne catturata da una chioma chiara infondo alla chiesa.

-che ci fa al funerale di mia nonna?-

Si alzò rimanendo il più piegato possibile, fece scansare piano Tanaka, che lo squadrò rimanendo in silenzio, e si incamminò lungo il corridoio, coperto da un tappeto altrettanto lungo bordeaux, che portava alla grande porta di legno in fondo. Giunse all'ultima panca e individuò ancora una volta quella chioma che rifletteva i lievi raggi di sole che attraversavano le vetrate colorate.

Sugawara teneva la testa china, sembrava sovrappensiero mentre con un dito seguiva il perimetro dell'altra mano e non notò Daichi mentre gli si sedeva accanto.

"che ci fai qui?" sussurrò il moro dando una leggera gomitata all'altro ragazzo. Il grigio, a quel punto, sollevò lo sguardo e lo puntò sul viso pallido di Daichi. Il moro mostrava evidenti segni di stanchezza, le occhiaie profonde, le guance smunte, gli occhi lucidi e il naso arrossato.

Il grigio si strinse nelle spalle e spostò l'attenzione sul prete in piedi dietro il grande tavolo di marmo. Stava sfogliando un libro dalle misure spropositate e ogni tanto sollevava le mani verso il soffitto.

"credevo ti potesse far piacere avere un ipotetico amico in questo momento"

Daichi non vedeva quel ragazzo da tre giorni, dal giorno in cui gli aveva urlato addosso quelle cose orribili, eppure, senza che lui gli avesse chiesto nulla, si era presentato al funerale per sostenerlo. Non riusciva davvero a comprendere il carattere di quel ragazzo, ma, in quel momento, ne era grato.

Senza pensarci troppo allungò la mano e afferrò quella più calda del grigio, gliela strinse e gli annuì. Dopo qualche secondo, vide Tanaka camminare lungo la navata centrale e raggiungerlo in fondo alla chiesa. Gli si sedette accanto e lo guardò con un sopracciglio alzato.

"mi hai fatto preoccupare, pensavo ti stessi sentendo male, amico" disse a bassa voce piegandosi verso il moro. In quel momento, si rese conto della presenza del grigio e gli fece un cenno con il capo per salutarlo nel modo più discreto possibile.

Daichi si voltò verso l'amico e gli sorrise, Tanaka era sempre stato presente nei momenti difficili, non lo aveva mai abbandonato e così era stato anche per quella volta. Dopo aver scoperto della morte della nonna di Daichi, Tanaka si era recato a casa sua ed era rimasto a dormire da lui per tutti e tre i giorni seguenti, come a non volerlo lasciare da solo nel dolore immenso.

Il funerale terminò e ognuno si incamminò in direzione della propria abitazione. Tutti tranne Tanaka e Sugawara, che erano rimasti fino alla fine per fare compagnia a Daichi che doveva salutare persona per persona e ringraziarli di essersi fatti vivi almeno il giorno del funerale.

Quando rimasero solo loro tre nel grande piazzale della chiesa, Tanaka si girò a guardare gli altri due e allargò le braccia.

"so io di cosa avete bisogno" disse trattenendo la voce bassa. Considerava intimidatoria la presenza della chiesa alle sue spalle.

Li condusse alla palestra della scuola e li invitò a fare qualche passaggio per scaricare la frustrazione e il dolore. Sugawara notò come l'umore del moro migliorò a vista d'occhio, addirittura il colorito della pelle si fece più roseo. Era evidente che Tanaka conoscesse molto bene quel ragazzo e che sapesse come fare per risollevarlo.

Rimasero in quella palestra per qualche ora, il tempo di indolenzirsi i muscoli e renderli inutilizzabili. Si ritrovarono seduti sulla linea che delimitava il campo, mani puntellate dietro a sostenere il loro peso e viso sollevato verso il soffitto illuminato.

"perché si muore?" chiese a bassa voce il moro "cosa c'è dopo la morte?" pose un altro interrogativo ai due ragazzi che, seduti vicino a lui, non avevano distolto lo sguardo dalle luci in alto.

"perché se si vivesse per sempre la vita perderebbe il proprio valore" fu il grigio a rispondere, piano piegava le dita facendo scivolare i polpastrelli sul parquet lucido e sentiva le unghie provare invano a rigare quel pavimento. Si era posto quelle domande spesso nel corso della propria vita, soprattutto dopo aver scoperto le proprie condizioni. Si era posto quelle domande giungendo alla risposta che aveva dato anche al moro. Ma c'era un'ulteriore domanda che lo faceva diventare matto la notte quando si recava a letto.

-una vita breve ha più valore?-

A quella domanda non sapeva rispondere, ma non aveva nemmeno il coraggio di porla a nessuno. Se la teneva per sé e lasciava che logorasse la sua povera mente stanca.

Scosse la testa per cacciare quella domanda dalla sua mente e lanciò un'occhiata a Tanaka che si trovava oltre Daichi. Lo vide stringere la mandibola e chiudere le mani a pugno, lasciandole però poggiate sul pavimento a sorreggerlo con la schiena piegata indietro.

"io..." lo vide prendere fiato prima di parlare, aveva la voce rotta da un probabile nodo alla gola e, in quel momento, Sugawara si sentì pervadere da un istinto protettivo nei suoi confronti. Forse perché Tanaka era più piccolo o probabilmente perché era il più puro tra i tre.

Il rasato si schiarì la voce e riprese a parlare, senza però guardare nessuno dei due ragazzi lì presenti. Sapeva che, se solo avesse abbassato lo sguardo, dai suoi occhi sarebbero cadute lacrime amare.

"io spero di ritrovarvi coloro che ho perso lì dove ci si reca dopo la morte. Lo so che è un'illusione che ci si costruisce per non aver paura della morte, ma a me serve per vivere sereno, io sopravvivo grazie alla finta consapevolezza che riabbraccerò tutti un giorno, sia coloro che sono già andati via sia coloro che se ne andranno dopo di me. Daichi..."

Abbassò il viso e incontrò gli occhi color cioccolato fondente dell'amico. Quello sguardo caldo, simile a quello di un padre, lo osservava sempre nei momenti in cui lui cercava un appiglio.

"...ovunque si finisca dopo la morte io sarò lì ad aspettarti" concluse lasciando che una lacrima disegnasse una scia lucida sulla sua guancia morbida.

Il moro allargò gli occhi e poi addolcì la propria espressione inclinando di poco la testa di lato. Allungò il braccio e asciugò con il pollice la scia umida sul viso dell'amico.

"lo so, ma perché dovresti morire prima di me?"

Tanaka sorrise e si portò una mano dietro la nuca, si sfregò piano e poi socchiuse gli occhi per allargare il sorriso innocente.

"io sono un bel po' più tonto di te, finirò col mangiare qualcosa di velenoso, come quella volta che mi hai fermato dal mangiare delle bacche velenose del bosco, e morirò prima di te"

Interruppe il risolino che inconsapevolmente gli era scaturito dal fondo della gola e tornò serio all'improvviso, ricordandosi solo in quel momento che il suo amico aveva appena seppellito la nonna.

Daichi spiazzò entrambi i ragazzi esplodendo in una fragorosa risata e sporgendosi verso Tanaka per stringerlo a sé e ringraziarlo per averlo fatto ridere di nuovo. 

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