Before you go

-27- raccontami di noi

"e poi sei venuto al funerale di mia nonna, mi sei stato vicino, non mi hai abbandonato. Credo che anche per questo motivo io sia rimasto al tuo fianco tutto questo tempo, te lo dovevo"

Daichi stava seduto sul fondo del letto dell'ospedale, parlava e con le mani gesticolava più del solito. Quel giorno, il grigio sembrava più tranquillo, ascoltava con sguardo curioso e bocca sfessurata. Disegnava con la punta del dito dei piccoli otto sul lenzuolo che gli copriva il ginocchio e annuiva ad ogni parola del moro.

"mmh mmh" ogni tanto accompagnava il movimento della testa con dei leggeri mugugni, ma non prendeva quasi mai la parola, preferiva rimanere ad ascoltare, anche se gli sembrava di sentire la trama di un libro piuttosto che eventi passati della sua vita.

"...quel film ormai lo conosco a memoria, ma sicuramente non arrivo al tuo livello. Riuscivi ad anticipare alla perfezione ogni battuta" Daichi rise, anche lui, come il grigio, si sentiva leggero. Parlava senza freno e quasi si dimenticava di riprendere aria tra una frase e l'altra. Con una gamba a penzoloni e l'altra piegata sul letto, si muoveva impercettibilmente avanti e indietro, dondolando sul posto.

"...quando dormivi avevi questa fissa di stringerti a me, anche se faceva cald..."

"ehm, posso?" il moro si girò di scatto verso la porta della piccola stanza, era rimasta aperta perché Sugawara si sentiva più a proprio agio e lui non aveva mai obiettato quella scelta del grigio. Aveva riconosciuto all'istante la voce e non poteva che essere felice per Sugawara.

Il ragazzo appena arrivato fece un passo verso l'interno della stanza quando Daichi annuì nella sua direzione. Non riusciva a guardare negli occhi il grigio, ma sentiva il suo sguardo su di sé. Fece un altro passo, chinò ulteriormente la testa e si girò verso sinistra, puntando il viso in direzione della porta del bagno.

"io ti ho già incontrato, non è vero?"

La voce del grigio gli scaldò il cuore, ma allo stesso tempo glielo spezzò. Erano migliori amici da anni, aveva perso il conto di quanto tempo fosse passato dal loro primo incontro, ma per il grigio era diventato solo un viso conosciuto.

"s-sono Yaku" disse con un sussurro quasi impercettibile. Si morse il labbro inferiore, chiuse gli occhi per rimandare indietro le lacrime e con la mano destra si aggrappò al bordo della propria felpa.

"Yaku..." il suo nome, ripetuto dalla voce del grigio, lo fece voltare piano. Era lì, seduto su di un letto d'ospedale spoglio, con il viso illuminato dai raggi del sole e gli occhi vuoti.

"mmh?" non riuscì a parlare, a dare voce ai propri pensieri. Poteva solo guardare Sugawara e sperare che non dicesse nulla che potesse farlo crollare ancora.

"raccontami di noi"

Yaku inspirò profondamente, non sapeva come iniziare un racconto del genere, come spiegargli il rapporto di amicizia che li legava e tutto ciò che avevano passato insieme. Lanciò un'occhiata al moro, che per la seconda volta gli annuì, lo stava esortando a parlare, ma lui si sentiva fuori luogo, come se quel ragazzo seduto sul letto bianco non fosse il suo vecchio amico, ma solo uno che gli assomigliava.

"n-noi..."

"siamo amici?"

"più che amici. Voi siete migliori amici, quel genere di amici che si capiscono con uno sguardo, che si corrono incontro quando si vedono, che festeggiano l'uno per i successi dell'altro. Sembrate gemelli separati alla nascita e certe volte sono invidioso del vostro legame"

Yaku si voltò verso l'entrata e vide Oikawa che gli sorrideva. Quel ragazzo, con cui inizialmente, quando lo aveva conosciuto, ci aveva litigato un giorno sì e l'altro pure, era entrato spiegando il legame che lo allacciava a Sugawara perché aveva visto che lui non ne era in grado. Silenziosamente, con uno sguardo dolce e rassegnato, ringraziò il castano e tornò con l'attenzione sul grigio, che aveva spostato gli occhi marrone chiaro da lui a Oikawa.