-15- i girasoli sono incredibili

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Passarono un paio di settimane e Daichi riprese a lavorare. Stava sulla via per tornare a casa quando sentì il cellulare vibrare nella tasca dei jeans. Si fermò un attimo, giusto il tempo di sbloccare lo schermo e aprire le mail. Non lesse il mittente, si fidò del fatto che avrebbe riconosciuto il modo di scrivere.

[cosa fa un gallo nell'acqua?]

Dovette rileggere il messaggio e poi decise di dover controllare il mittente perché non riusciva a decifrare quella domanda. Gli sembrava del tutto fuori contesto, no che ci fosse un contesto a incorniciare quel singolo messaggio, gli sembrava un messaggio non adatto per iniziare una qualunque conversazione.

Lesse l'indirizzo email e sospirò, non poteva essere qualcun altro. Scosse piano la testa e rispose a Sugawara.

[dai, manda la tua stupida risposta]

[Galleggia]

Lesse il messaggio non appena lo ricevette e sorrise. Quel ragazzo, in qualche modo, lo stava convertendo a quel genere di battute. Cercò di trovare qualcosa da rispondere per non interrompere quel loro messaggiarsi. Non lo sentiva ormai da due settimane e un po' di sensi di colpa si stavano facendo strada dalla bocca dello stomaco fino in gola.

Stava pensando a una qualche risposta sagace, che potesse sia sorprendere il grigio sia indurlo a continuare la conversazione. Stava per digitare quando il cellulare gli vibrò tra le mani e quasi gli cadde sul marciapiede.

[posso venire a trovarti?]

Non dovette rifletterci molto, non voleva di certo dire di no a quel ragazzo che prima si era preso i suoi urli rimanendo in silenzio e poi era andato addirittura al funerale di sua nonna. Annuì in direzione dello schermo luminoso e digitò una risposta rapidamente.

[sì, ma non dovrai fare indovinelli stupidi]

[nemmeno uno?]

Daichi scosse la testa, ma continuava a sorridere a quel marchingegno piatto e luminoso.

[nemmeno pensarlo]

[uff non c'è gusto con te]

Quella sera, quando suonò il campanello della porta d'ingresso, il moro corse ad aprire, ritrovandosi di fronte un Sugawara sorridente. Si mise di lato e gli lasciò lo spazio per entrare in casa sua. Lo scrutò, cercando di capire come stesse senza doverglielo chiedere, ma constatò ancora una volta che l'espressione di quel ragazzo fosse indecifrabile.

"come stai?" chiese leggermente in imbarazzo. Non sapeva mai se fare quel tipo di domanda ad un malato fosse la mossa giusta. Ma Sugawara si dimostrava come al solito un animo spensierato e non faceva di certo caso a quel genere di cose.

Si voltò e guardò il moro negli occhi, gli porse un peluche sorridendo e poi sollevò lo sguardo verso il basso soffitto del piccolo ingresso.

"sto bene. Non ci vediamo da un mesetto" diede le spalle a Daichi e si incamminò, senza sapere nemmeno dove stesse andando. Si era tolto le scarpe, lasciandole accanto a quelle di Daichi, e aveva fatto attenzione a pulirle per bene prima di entrare.

"non ci vediamo da due settimane" lo corresse il moro storcendo la bocca in una smorfia.

"così poco? Era convinto fosse passato più tempo"

Il moro chiuse la porta e poi guardò il piccolo pupazzo di pezza che teneva in mano. Strano pensiero da portare a una persona quando la si va a trovare a casa. Seguì il grigio, che intanto era giunto in salone seguendo il proprio istinto. Lo vide scrutare le coste dei libri schierati in ordine sulla libreria e seguirne i bordi con la punta dell'indice.

Posò il peluche sul divano e si mise al fianco di Sugawara. Gli lanciò un'occhiata per comprendere se fosse vero che stesse bene e poi cominciò anche lui a leggere i vari titoli dei libri presenti su quegli scaffali.

"perché mi hai portato un pupazzo?" chiese senza smettere di percorrere con gli occhi i vari titoli.

"pupazzo?"

"sì, quello che mi hai dato quando sei entrato"

"pupazzo..." il grigio si guardò intorno e vide il peluche sul divano "...ah sì, l'ho portato perché non si va mai a mani vuote a casa di qualcuno"

"ma di solito si portano fiori o cibo"

"banale e poi non è stagione di fiori, non quelli belli che piacciono a me. Meglio un qualcosa che rimane per sempre"

"che fiori ti piacciono?" chiese curioso il moro spostando la propria attenzione dai libri al ragazzo appena più basso di lui. Certo che il sole si divertiva a creare dei giochi di luce ipnotizzanti sia tra i capelli che negli occhi di quel ragazzo. Osservò le piccole schegge marrone chiaro mischiarsi con quelle color nocciola e si obbligò, con tutte le forze che aveva in corpo, a non passare la mano tra le ciocche argentate di Sugawara.

"i girasoli. Sono incredibili, non credi anche te? Chinano il capo di fronte la luna e sorridono di fronte al sole. Addirittura si girano per seguire il corso del sole. Li trovo meravigliosi"

Il grigio si voltò verso Daichi e lo colse a guardarlo. Ricambiò lo sguardo inarcando un sopracciglio e poi sorrise.

"ci vediamo un film?" chiese indicando con un movimento del capo il divano alle loro spalle. Il moro seguì il movimento del grigio e posò la propria attenzione sui cuscini ampi e morbidi del divano. Effettivamente era stanco, di sostenere una vera a propria conversazione non ne sarebbe stato capace. Guardare un film era perfetto per lui. Annuì e si diresse verso il divano verde muffa.

Si lasciò cadere su quei cuscini e scostò il peluche che era rotolato verso le sue gambe. Batté due volte la mano sul cuscino al suo fianco, invitando il grigio a sedersi accanto a lui, e intanto con l'altra mano cercò il telecomando.

Il film che scelsero di vedere, o meglio che Sugawara pregò di poter vedere, fu Le pagine della nostra vita, film romantico e anche un po' triste per i gusti del moro, che però se lo guardò con piacere.

A metà del film dovette recuperare una coperta dal fondo dell'armadio per poter coprire il grigio che nel frattempo si era addormentato con la testa poggiata sulla sua spalla. Lo avvolse bene e notò come la coperta blu con i pinguini gli donasse, aveva quel genere di fantasia infantile che si addiceva a quel ragazzo dall'animo simile a quello di un bambino di otto anni.

Continuò a guardare il film, ma ogni tanto lanciava occhiate curiose in direzione di Sugawara, giusto per accertarsi che stesse ancora dormendo. Quando il film terminò, con il suo finale strappalacrime, si sistemò più comodo e poggiò la testa contro quella del grigio che si trovava ancora sulla sua spalla.

Lasciò che il sonno prendesse il sopravvento e si addormentò di fronte al televisore che mandava in onda il film in seconda serata. 

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