-10- ma io vedo qualcosa

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Arrivati di fronte alla palestra, Daichi indicò la strada al grigio fino a condurlo agli spogliatoi e poi si rese conto che il rumore della palla che si schiantava al suolo già riempiva l'ambiente. Uscì dallo spogliatoio e trovò Tanaka infondo alla palestra che provava la battuta. Lo osservò, i movimenti fluidi, il braccio che si piegava, i piedi che si staccavano da terra, la mano che accoglieva la palla, gli sembrava di vederlo a rallentatore, almeno finché non colpiva la palla e quella si andava proiettare direttamente dall'altra parte della rete.

Era migliorato, non c'erano dubbi, ma continuava a effettuare movimenti superflui che andavano a togliere potenza alla battuta.

"wooah" quell'esclamazione fece saltare sul posto Sawamura che si voltò e notò che anche il grigio stava osservando il suo amico fare la battuta.

Tanaka interruppe ciò che stava facendo, si girò e guardò entrambi i ragazzi inarcando le sopracciglia, come se non si aspettasse di vederli lì, beh sicuramente uno dei due non se lo aspettava. Andò incontro a Daichi e gli buttò le braccia al collo, lo strinse e il moro ricambiò la stretta. Negli anni Tanaka non aveva mai smesso di essere energico e affettuoso, due caratteristiche che lo rendevano unico nel suo genere.

"hai portato qualcuno" disse quando si staccò dal moro. Osservò il grigio constatando che avesse abbastanza il fisico da pallavolista. Lo studiò con sguardo curioso e poi gli sorrise amichevolmente.

"vuoi unirti al nostro allenamento?"

"mi piacerebbe molto..." Sugawara si girò verso Daichi e gli sorrise "...vi può servire un alzatore?" chiese inclinando di lato la testa.

Il campo si presentava enorme agli occhi del grigio che raramente gli era capitato di vederlo con così poche persone. Lui aveva iniziato a giocare a pallavolo all'età di undici anni, aveva fatto parte di diverse squadre negli anni, sia scolastiche che esterne. Aveva conosciuto Yaku proprio grazie a quello sport, erano stati rivali e poi compagni di squadra e quell'amicizia nata sotto la rete non era mai andata ad affievolirsi.

Sugawara seguiva il movimento della palla con gli occhi attenti, era come catturato da quella forma sferica che volteggiava nell'aria. Si posizionò al lato della rete, parecchio più alta di lui, piegò le ginocchia, andò incontro alla palla e la fece risollevare in aria con un suo leggero tocco dei polpastrelli. La palla non ebbe nemmeno il tempo di prendere quota che subito venne scaraventata dall'altro lato della rete da Daichi.

Il moro si guardò la mano, era soddisfatto di quella schiacciata, ma ancora di più di poter colpire una palla alzata da un vero alzatore, Tanaka non era bravissimo in quel ruolo.

Il sudore si lasciava dietro delle ciocche bagnate e colava lungo le tempie dei tre ragazzi seduti a terra a bordo campo.

"sei bravo a giocare, Sugawara" Tanaka, l'unico con i capelli più corti, rasati praticamente, sembrava il meno stanco del gruppo, forse proprio grazie al fatto che non avesse ciocche di capelli incollate alla fronte. Lanciava occhiate ai due ragazzi ai suoi lati e si chiedeva come mai non avesse mai visto prima il grigio.

Si avvicinò al moro e portò il proprio viso vicino a quello dell'altro.

"c-chi è?" chiese a bassa voce, cercando di non farsi sentire dal diretto interessato. Suga si girò e alzò un sopracciglio nella sua direzione. Lo guardò, ma non sembrava alterato.

"ci siamo conosciuti a..." il grigio sollevò lo sguardo e lo puntò sul soffitto alto e luminoso, si perdeva sempre nel guardare i soffitti delle palestre da pallavolo, lo ammaliavano, proprio come lo sport.

"al pub" concluse il moro, che aveva sospettato che Sugawara non avrebbe continuato il discorso perché perso nel guardare in alto. Scosse la testa e puntò la propria attenzione nello stesso punto che stava fissando il grigio. Quel soffitto aveva lo stesso potere anche su di lui.

Si risvegliarono entrambi i ragazzi quando Tanaka batté le mani. Si girarono a guardarlo e lui in risposta alzò le spalle.

"mi sentivo messo da parte, entrambi guardavate in alto come se ci vedeste qualcosa e io come uno scemo mi fissavo i piedi"

"ma io vedo qualcosa quando guardo questo soffitto" rispose il grigio sorridendo in direzione del rasato. Lanciò un'occhiata al moro che, come lui, probabilmente aveva i disegni scuri delle luci sul retro delle palpebre, quei fastidiosi disegni che si vedono quando si fissa per troppo tempo il sole.

"cosa?" chiese curioso il rasato.

"il passato, ciò che ho vissuto quando facevo parte del club di pallavolo. Vedo ogni mia alzata, ogni punto e ogni vittoria, ma anche le sconfitte. Io vedo la libertà che dona questo sport e il legame che unisce i giocatori"

Tanaka era a bocca aperta, quel ragazzo aveva descritto in poche parole cosa significasse quello sport per lui. Sentì quasi il bisogno di abbracciarlo per ringraziarlo.

Quando uscirono dalla palestra prese una strada diversa dagli altri due, che invece si incamminarono nella stessa direzione.

Daichi camminava con passo mantenuto, ma, dopo qualche minuto, si rese conto che il grigio era qualche metro dietro. Si girò e lo aspettò, lo vedeva camminare con il viso alzato, gli occhi in cerca di qualche nuvola particolare o in cerca di qualche uccello in volo. Lo osservò mentre sorrideva verso quel cielo, aveva un'espressione così rilassata e spaesata che chiunque lo avrebbe scambiato per un bambino.

Quando Sugawara arrivò al fianco del moro, questo gli diede una leggera gomitata per farlo tornare con la mente alla realtà. Era curioso di sapere cosa pensasse tutto il tempo quel ragazzo, cosa gli passasse per la mente, tanto da farlo camminare addirittura senza guardare dove metteva i piedi. Era curioso, ma non voleva chiedere.

"sai, non giocavo a pallavolo da anni. Molti miei amici hanno smesso, guarda Yaku, adesso è un cuoco, ma io non ho mai smesso di amare questo sport. Ti devo ringraziare perché mi hai riportato in campo" la voce del grigio era leggera, quasi avesse ancora la testa tra le nuvole, ma con lo sguardo fissava le proprie mani, ancora leggermente arrossate per l'allenamento.

"se vuoi puoi unirti a noi tutte le volte che ti fa piacere" rispose il moro fiero di ciò che aveva deciso di fare quella mattina. Invitare Suga a giocare era stata decisamente una scelta giusta.

"tu vai in ospedale?" il grigio alzò lo sguardo e lo puntò negli occhi scuri del moro. Quegli occhi profondi, quasi indecifrabili, che potevano scrutarlo senza lasciar trapelare emozioni. Sugawara inclinò la testa nell'attesa di ricevere una risposta.

"sì, vado a trovare la nonna"

"allora ci vediamo lì, io devo passare prima a casa" sembrava quasi felice, ma forse non per il fatto di doversi recare di nuovo in ospedale, probabilmente perché avrebbe incontrato qualcuno lì.

"ti accompagno, non ho fretta, sono in anticipo in realtà" il moro si strinse tra le spalle e attese che il grigio si inventasse una qualche scusa per non farsi accompagnare, ma invece, con gran sorpresa di Daichi, Suga accettò senza pensarci troppo.

"abito a un paio di isolati da qui, se non ti pesa mi fa piacere" il sorriso, che mostrò Sugawara subito dopo aver parlato, convinse il moro che era sincero, che voleva davvero che lo accompagnasse.

Before you goDove le storie prendono vita. Scoprilo ora