I due ragazzi si diressero verso la casa del grigio, era poco distante e si trovava in mezzo a delle piccole villette a schiera. Era la terza in fila, quattro piani, piccoli, non eccessivamente larghi, ma vivibili al meglio. Entrarono, Daichi, come era solito, chiese permesso e seguì il grigio al piano di sopra.
Oltre le scale raggiunsero un piccolo corridoio su cui si affacciavano le camere da letto ed entrarono nella seconda a destra. Non appena misero piede dentro, Daichi non si trattenne dal guardarsi intorno. Quella stanza non era grandissima, aveva un letto singolo attaccato al muro, una scrivania in disordine, un armadio aperto e una sedia con tutti i vestiti accumulati sopra.
Sgranò gli occhi nel vedere la confusione che un singolo essere umano era riuscito a fare in quella piccola camera, ma poi si ricordò della stanza di Tanaka e si riprese, c'era di peggio.
Sopra il letto, sfatto ovviamente, c'erano cuscini di tutti i colori, sembravano esser stati messi lì per dare una nota allegra a tutta la camera. Sotto i cuscini si intravedeva il copripiumino, colorato anch'esso, aveva i disegni di elefanti alternati a delle nuvole, sembrava il classico lenzuolo da bambino, ma in qualche modo quella fantasia si addiceva benissimo al grigio. Quando si andò a sedere sul materasso, Daichi si accorse che tra i cuscini colorati affioravano anche dei peluche. Ne afferrò uno, era una piccola tigre, aveva il muso dolce e gli occhi lucidi, la osservò attentamente, come se quel peluche avesse qualcosa da dirgli.
"ti piace?" la voce del grigio lo fece sussultare. Si girò a guardare il proprietario della camera e lo guardò con un sopracciglio alzato.
"sono tutti ricordi e sono molto legato agli oggetti, tendo a non buttare nulla" continuò il grigio indicando la piccola tigre che il moro teneva in mano.
Daichi ripose il peluche al suo posto, interrogandosi su quale ricordo potesse contenere quel gioco morbido, era curioso di conoscere di più sulla vita di quel ragazzo, ma allo stesso tempo si domandava se fosse giusto, se fosse la cosa migliore o se forse avrebbe dovuto lasciarlo perdere.
Vide il grigio tramestare nei cassetti della scrivania, ne tirò fuori fogli vari, penne, matite, spillatrici e tanti altri piccoli oggetti non decifrabili. Dopo un po', afferrò qualcosa dal fondo del cassetto e lo tirò fuori. Era una piccola tessera blu e il moro la guardò intensamente, aveva un'aria familiare.
"eccola finalmente, la tessera sanitaria" disse allegro Sugawara, mentre se la infilava nella tasca dei pantaloni.
"tu tieni la tessera sanitaria nel cassetto?" chiese incredulo il moro, che ovviamente la teneva al sicuro nel portafogli, accanto al bancomat e alla carta di identità.
"questa è quella scaduta"
"ah ok. E a che ti serve la tessera scaduta?" chiese rilassandosi appena.
"quella valida l'ho persa" rispose il grigio alzando le spalle e dirigendosi verso la porta della camera.
L'ospedale, come al solito, era pieno di persone che camminavano con i visi chini e le spalle piegate. Molte volte Daichi aveva notato quanta tristezza trasmettesse quel posto, ma c'era una persona, una singola persona, che sorrideva camminando tra quei corridoi, Sugawara Koushi.
Arrivarono all'ascensore, spinsero il pulsante all'unisono, senza rendersi conto che anche l'altro stava puntando con il dito proprio quel bottone. Non si guardarono, era come se fosse normale quel loro coordinarsi, nonostante non si conoscessero affatto.
Arrivarono al piano superiore e uscirono, Daichi si diresse verso la stanza della nonna, mentre l'altro, in un primo momento, sembrò pensare a cosa fare. Il grigio rimase accanto alla porta dell'ascensore mentre il moro si allontanava.
"ehi nonna, sono tornato" Daichi entrò nella stanza con la mano alzata e un sorriso sincero, finalmente si sentiva più leggero, in qualche modo l'esercizio fisico lo stava aiutando a superare quel periodo difficile. La signora seduta sul letto si girò e lo guardò sorpresa.
"tesoro, sembri diverso" disse con una sincerità disarmante. Il moro inclinò la testa di lato e si strofinò la nuca.
"oggi mi sento..." ci pensò su un paio di secondi, come si sentisse in realtà non lo sapeva, non ci aveva pensato "...bene?" fu una domanda la sua più che un'affermazione. La donna anziana sorrise a sua volta e allargò le braccia in attesa che il nipote ci si buttasse in mezzo, proprio come faceva anche da piccolo.
"Sugawara, sei venuto a prendere la ricetta per i farmaci?" il medico guardava il ragazzo dai lineamenti delicati con curiosità. Erano giorni che si recava in ospedale, che fosse per i test o per le cure, ma anche per andare a trovare altri pazienti che nei primi giorni aveva conosciuto.
"la ricetta?"
"sì, te l'ho fatta, se vuoi passa dal mio studio e te la consegno"
"ah..." il grigio si guardò intorno e poi riposò il proprio sguardo sul giovane medico "...ah grazie, il suo studio è..."
"è al quarto piano, seconda porta a sinistra"
Il grigio annuì sorridendo e poi si incamminò verso una stanza a pochi metri di distanza. Si affacciò all'interno e sparì alla vista del medico.
"sta peggiorando" sussurrò il giovane dottore, non lo stava comunicando a qualcuno in particolare, era più una constatazione, ma l'infermiera lì vicino gli si affiancò e si intromise in un discorso che avrebbe dovuto essere un semplice monologo.
"lei dice?"
"rispetto a quando è venuto nel mio studio qualche tempo fa, vedo un netto peggioramento" rispose il medico e, afflitto da quella situazione, si girò e se ne andò.
Sugawara si avvicinò alla finestra della piccola stanza, si affacciò e posò le mani sul freddo davanzale. Da sotto la finestra chiusa passava uno spiffero non indifferente. Sospirò lasciando che il proprio fiato caldo appannasse il vetro, impedendogli di vedere bene il paesaggio esterno.
"sempre con la testa fra le nuvole?"
Il grigio si girò e sorrise ad un ragazzo magro e alto. Gli andò incontro e lo abbracciò, rimanendo sotto le braccia dell'altro. Sentì le mani di quel ragazzo stringersi alla sua felpa, come se si stesse aggrappando a lui per non farlo sfuggire. Alzò il viso e incontrò gli occhi color nocciola del suo amico. Notò come le ciocche castane si alzavano lungo il bordo del cappello azzurro con il pompon e non riuscì a reprimere la voglia di toccare quei ciuffi morbidi.
Passò i polpastrelli sulle ciocche castane, divertendosi a farle rimbalzare, e poi interruppe quel suo gioco quando vide lo sguardo del suo amico posatogli addosso.
"sto bene, Oikawa" disse a bassa voce, allontanandosi appena dall'altro ragazzo. L'altezza che li distingueva era evidente anche da lontano, ma la corporatura non era tanto differente, anche il castano era magro, con le spalle non troppo larghe.
"questo lo dici te, ma cosa dice il tuo medico?"
"quello che dice il medico è una questione tra me e lui"
"dici sempre così, ma non ti rendi conto che in questo modo quando..." il più alto inspirò profondamente e chinò la testa, andando a fissare le proprie mani intrecciate "...non voglio venir colto impreparato" chiuse gli occhi interrompendo anche la visione sulle proprie dita piegate.
"ci si può preparare?" chiese il grigio inclinando la testa e portando la mano alla guancia tonda di Oikawa. Sollevò il viso dell'amico e lo invitò a guardarlo negli occhi.
"no" sussurrò in risposta il castano. Gli occhi nocciola vennero confusi dai colori caldi degli occhi del più basso. I loro occhi erano così simili, ma i loro sguardi non potevano essere più diversi.
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Before you go
Fanfiction"ti interessa conoscere la malattia o ti interessa conoscere me?" "te" Daichi non dovette pensarci. »DaiSuga« Avvertenze! è una angst, ciò vuol dire che potreste piangere leggendo... #1 in DAISUGA (15/11/20)