-18- una semplice amicizia

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Passarono due mesi di silenzio radio, entrò la primavera e i marciapiedi vennero invasi dai petali colorati degli alberi in fiore. Passeggiare lungo i sentieri del parco pubblico riusciva a rilassare il ragazzo che, di tanto in tanto, sollevava il viso e cercava di scorgere il cielo azzurro tra le fronde degli alberi.

Daichi, con il passare delle settimane, aveva perso l'abitudine di sbloccare lo schermo del cellulare solo per accertarsi che non fosse arrivata alcuna mail. Sapeva benissimo da chi avrebbe dovuto ricevere dei messaggi, ma fingeva di aspettarseli da chiunque altro, provava a illudersi che non gli mancava quel ragazzo dal carattere spensierato.

Durante i giorni successivi all'ultimo messaggio, Sugawara gli aveva scritto diverse volte, iniziando sempre con un indovinello, ma lui aveva costantemente declinato qualsiasi offerta proposta da quel ragazzo. Dopo circa un paio di settimane, anche Sugawara aveva smesso di scrivergli e di proporgli di vedersi, ma lui, inizialmente, non aveva abbandonato quel suo vizio di controllare se fossero presenti dei messaggi non letti.

Giunse a una panchina vuota e ci si sedette sospirando. Dei piccioni arrivarono in volo e si posarono davanti ai suoi piedi, ma non vi badò più di tanto. Erano giorni che non controllava le mail, erano giorni che aveva perso quell'abitudine che gli stringeva lo stomaco ogni volta che prendeva in mano il cellulare.

Dei petali invasero la sua visuale, sbatté un paio di volte le palpebre e mise a fuoco dei ragazzi poco lontani. Uno era alto, magro e portava una felpa chiara e un cappello azzurro pesante, fuori stagione per i gusti del moro, un altro era parecchio più basso, portava una maglietta con le maniche corte, anche quelle fuori stagione per Daichi, e una camicia a quadri nera e rossa legata in vita, il terzo ragazzo era coperto dai primi due, gli vedeva solo i jeans scuri, nient'altro.

Rimase a guardarli per qualche istante, finché il terzo non superò gli altri due e si mostrò al moro con i suoi capelli scompigliati color del fumo.

Daichi si alzò di scatto dalla panchina, si guardò intorno, come alla ricerca di una via di fuga, ma poi si rese conto che il grigio lo stava guardando nonostante la lunga distanza che li separava. Non poteva andarsene così, non dopo esser stato visto da quel ragazzo.

Si fece forza e si incamminò verso il trio, li raggiunse e attirò la loro attenzione con un saluto leggermente imbarazzato.

Il ragazzo alto lo riconobbe come il ragazzo incontrato una volta in ospedale, mentre quello basso era il cuoco del ristorante preferito di Sugawara.

"salve ragazzi" disse a bassa voce cercando di sfuggire agli sguardi perplessi che lo scrutavano senza vergogna. Si passò una mano dietro la nuca, si strofinò i capelli lì dove sfioravano il collo scoperto e provò a sorridere. Invano, perché il più alto gli si avvicinò con sguardo gelido e denti serrati.

"che coraggio che hai" disse facendo sibilare ogni parola. Daichi lo guardò senza comprendere del tutto la situazione, non ebbe il tempo di rispondere che il più basso intervenne.

"Oikawa calmati, non conosci le sue motivazioni" Yaku portò un braccio davanti al petto del castano e frenò il suo movimento, non dovette far forza o minacciarlo, aveva un potere incredibile su quel ragazzo alto, lo poteva controllare semplicemente con il proprio tono di voce.

"le mie motivazioni?" il moro inclinò la testa di lato, alzò un sopracciglio e lanciò un'occhiata al grigio, che non aveva smesso di guardarlo confuso, quasi non lo riconoscesse.

"lo hai abbandonato, credi che non ce ne siamo accorti? Il suo umore è cambiato all'improvviso. Che avevi di così tanto importante da non poter andare a trovarlo nemmeno una volta in più di due mesi?" Oikawa sembrava furioso, ma manteneva il tono di voce pacato, non voleva né fare una scenata in un parco pubblico, né far preoccupare il grigio che si trovava alle sue spalle. Parlava come se Sugawara non fosse lì con loro, come se non potesse udirlo e vederlo.

"mi-mi dispiace, non so cosa voi credeste potesse diventare la nostra semplice conoscenza, ma io..."

"un'amicizia, una semplice amicizia" fu Yaku a rispondere al moro. Aveva un tono calmo, ma trapelava del disappunto, del disprezzo nei confronti di Daichi.

"perché è così importante per voi? Siete voi i suoi amici, non gli servo anche io" iniziò anche il moro a parlare come se il grigio non fosse lì con loro e si stupì che non stesse facendo nulla per intromettersi nella loro discussione.

"i giorni in cui vedeva te era luminoso, sorrideva molto di più, sembrava si dimenticasse di essere malato" il più basso tra i tre lanciò uno sguardo alle sue spalle per poi tornare a guardare davanti a sé mentre Oikawa prendeva la parola.

"sei solo un egoista, credi che non l'abbia capito? Ti sei allontanato da lui solo per non soffrire in un futuro. Hai pensato solo a te stesso"

"e che male c'è? Per una volta ho pensato prima a me stesso, è vero"

"lui ha messo te al primo posto quando ti è venuto a consolare il giorno che tua nonna se n'è andata, si è preso i tuoi insulti senza dirti nulla. Ti ha messo al primo posto quando è venuto al funerale, nonostante il solo stare in quella chiesa lo avesse fatto uscire di testa con l'idea che un giorno ci saremmo stati noi al suo funerale a piangere per lui. Non ti sei mai posto la domanda del perché facesse tutto questo per te?"

"dimmelo tu, perché? Non mi conosceva, poteva non prestarmi i guanti il primo giorno, poteva fingere di non riconoscermi in ospedale" il moro stava dando fiato alla bocca senza pensare, ciò che stava sputando fuori non era ciò che in realtà voleva dire. Lui avrebbe voluto scusarsi con Sugawara, ma la presenza di quei due ragazzi gli impediva di ragionare.

"presto non dovrà più fingere" concluse Oikawa dando le spalle al moro e trascinando via con sé il grigio, che lanciò ancora un'occhiata a Daichi per poi trascinare i piedi sul terriccio coperto di petali.

"perché lui è fatto così, se vede una persona dal carattere interessante non riesce a trattenersi dal farci amicizia. Lo avevi incuriosito e il solo starti accanto gli faceva bene, ma non te ne sei accorto" la voce di Yaku era triste, non arrabbiata come quella di Oikawa, e colpì più in profondità Daichi che rimase con la bocca sfessurata e gli occhi fissi sulla figura del grigio che si allontanava.

-avrei dovuto capirlo? Tu beneficiavi della mia presenza. Sono stato egoista, ma rimedierò-

Before you goDove le storie prendono vita. Scoprilo ora