I giorni che seguirono sembrarono somigliarsi tutti. Daichi era passato sia a casa di Yaku che di Oikawa, la notizia l'avevano ricevuta dall'ospedale stesso, lui non aveva avuto il coraggio di scrivergli o chiamarli, si era sentito debole per quella scelta presa, ma sapeva che lui non sarebbe stato di alcun conforto per quei ragazzi.
Quando aveva incontrato i due ragazzi aveva sempre mantenuto lo sguardo basso per paura di incontrare la loro tristezza. Gli aveva consegnato i post-it che li riguardavano, quelli con i loro nomi, aveva udito i loro singhiozzi, ma nemmeno in quel frangente di tempo aveva sollevato lo sguardo.
Si trovava a casa sua, sdraiato sul letto, supino, proprio come il grigio nei suoi ultimi giorni. Fissava il soffitto e rifletteva, cercava di pensare a qualsiasi cosa tranne che giorno fosse. Dopo diversi minuti, lanciò un'occhiata all'orologio, la funzione del funerale di Sugawara probabilmente era finita e lui non si era presentato.
Aveva preso quella decisione drastica perché ricordava perfettamente cosa gli avesse detto Oikawa tempo prima.
"...Ti ha messo al primo posto quando è venuto al funerale, nonostante il solo stare in quella chiesa lo avesse fatto uscire di testa con l'idea che un giorno ci saremmo stati noi al suo funerale a piangere per lui"
Sugawara non voleva che loro piangessero al suo funerale e così aveva pensato che la cosa giusta fosse non presentarsi affatto. Lui sapeva che il prete avrebbe parlato, avrebbe espresso il proprio dolore senza nemmeno conoscerlo sul serio. No, lui non voleva partecipare a quella funzione, preferiva rimanere sdraiato e lasciarsi avvolgere dal dolore.
Il cellulare vibrò, allungò il braccio e lo afferrò. Si trattava del gruppo che aveva formato con Yaku e Oikawa quando avevano iniziato a recarsi in ospedale giornalmente. Si erano tenuti informati sulle condizioni del grigio tramite dei messaggi condivisi. Sbloccò il cellulare e lesse con poco interesse.
[Yaku: siete andati oggi?]
[Oikawa: io no, lui non avrebbe voluto]
Constatò di non esser stato l'unico ad aver pensato in quel modo. Sospirò piano e aprì la casella di testo, digitò un paio di parole e richiuse il cellulare, lasciandolo cadere sul cuscino accanto alla sua testa.
[Tu: nemmeno io]
Passarono delle settimane che al moro sembrarono lunghe mesi. Si stava recando al pub, l'aria gelida di fine dicembre lo fece rabbrividire, si strinse nella sciarpa, si sistemò meglio i guanti e continuò a camminare.
Ad ogni passo i piedi che affondavano nella neve emettevano quel suono particolare che lui adorava, ma ogni tanto il rumore dei suoi passi veniva sovrastato dal suono delle macchine.
Quel giorno si era recato alla galleria naturale di ciliegi, li aveva trovati spogli e ricoperti di neve bianca, anche fuori stagione era un posto meraviglioso. Si era fermato in mezzo alla galleria, aveva ricevuto qualche leggera spallata di passanti che andavano di corsa, ma a lui non era importato, si era recato lì per un motivo.
Nella mano destra, coperta da un guanto verde bottiglia, aveva stretto un fiore di plastica, perché ovviamente non era il periodo giusto per trovarli veri. Lo aveva tenuto saldo tra le dita chiuse e aveva atteso che quella galleria si fosse svuotata almeno della maggior parte delle persone. Si era chinato, lì in mezzo alla galleria naturale e aveva posato quel fiore a terra, sulla poca neve che in quel giorno era riuscita a superare i rami dei ciliegi andandosi a depositare sull'asfalto.
Dopo di che, si era incamminato, riprendendo la propria via, lasciandosi alle spalle un girasole lì dove il grigio aveva volteggiato tra i petali di ciliegio.
Arrivò al pub, spinse la pesante porta di legno grezzo e si affacciò all'interno del piccolo locale. Il tavolo a poca distanza dall'uscita era quello dove sedevano i suoi amici e, ovviamente, il ragazzo che si alzò e sventolò la mano per attirare la sua attenzione fu Tanaka.
Si avvicinò con lunghi passi, si accomodò sulla sedia accanto al rasato e ordinò una birra. Passò la mezzanotte e tutti i suoi amici si alzarono in piedi e fecero un brindisi in suo onore.
Daichi Sawamura compiva ventotto anni, avrebbe potuto dire che era un compleanno come tutti gli altri, ma così non era, per la prima volta non detestava quel giorno. Aveva smesso di odiare il suo compleanno dopo aver conosciuto Sugawara Koushi che, proprio il giorno del suo compleanno, gli si era presentato prestandogli dei guanti, che non aveva più richiesto indietro, convinto che ci sarebbe sempre stata un'occasione futura per riaverli.
Il moro comprese di aver finito la birra quando, con sguardo assorto, aveva portato il boccale alla bocca ma nulla gli era sceso in gola. Si alzò, posò il boccale sul bancone lucido e si diresse verso l'uscita. Aveva bisogno di riprendere aria.
Si ritrovò all'improvviso nel gelo invernale, si sfregò le braccia con le mani coperte dai guanti e sollevò il viso verso il cielo, che per una volta stava donando agli uomini lo spettacolo delle stelle. Sentì la porta aprirsi alle sue spalle, non si voltò, non gli interessava vedere chi fosse uscito.
"o sei un folle a cui piace il freddo oppure hai dimenticato la giacca, ma stai fuggendo dai tuoi amici e questo ti impedisce di tornare dentro a prenderla"
Quella voce, quella frase, Daichi si voltò di scatto e gli sembrò di vedere la figura del grigio in piedi dietro di lui. Si lasciò sfuggire una lieve risata e insieme a quella scese anche una lacrima, che percorse la guancia riflettendo la luce calda del lampione.
"sono ufficialmente un folle" disse alzando il viso di nuovo verso il cielo, la nuvoletta bianca di condensa si disperse nell'aria fredda e gli occhi scuri luccicarono. Con le dita al caldo nei guanti verde bottiglia disegnò un piccolo otto orizzontale, poteva sembrare un direttore d'orchestra visto dall'esterno, ma quello era solo un messaggio per il grigio. Un piccolo infinito che significava che la vita è solo un doppio cerchio, che non finisce mai davvero, che c'è sempre una seconda possibilità.
-ci sarà occasione per incontrarci ancora-
Pensò mentre sentiva ancora una volta la voce del grigio nella sua mente.
"ci sarà occasione per incontrarci ancora"
- fine -
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Before you go
Fanfiction"ti interessa conoscere la malattia o ti interessa conoscere me?" "te" Daichi non dovette pensarci. »DaiSuga« Avvertenze! è una angst, ciò vuol dire che potreste piangere leggendo... #1 in DAISUGA (15/11/20)