-22- cosa ti ha fatto tornare?

583 85 43
                                    

L'estate fece il suo ingresso in grande stile, all'improvviso, prendendo alla sprovvista i due ragazzi, alzò le temperature e obbligò il moro a scoprirsi dal lenzuolo che fino alla sera prima era stato l'unico strato di calore durante le notti.

Daichi mosse la gamba cercando di prendere aria, aveva il peso di Sugawara sul petto che gli impediva di muoversi agilmente e il braccio completamente indolenzito per la notte passata a far da cuscino al grigio. Dopo qualche minuto, riuscì a scoprirsi la gamba e a rinfrescarla contro l'aria notturna, la sensazione fu piacevole e rilassante, ma mai come il respiro dell'altro che gli accarezzava gli zigomi muovendogli piano le ciglia scure. Si girò verso la piccola sveglia sul comodino e constatò di avere ancora un paio di ore per dormire prima di doversi alzare e riportare inevitabilmente l'amico in ospedale per le terapie, che ormai erano diventate assidue e insopportabili per il grigio.

Tornò con l'attenzione a Sugawara, che nel frattempo si era raggomitolato ancora di più contro il suo fianco e, non contento, si era addirittura portato il lenzuolo fin sopra la testa.

Si riaddormentò con l'immagine del grigio che si aggrappava alla sua maglietta fina con le dita chiare. Sognò di portarlo in campo, di giocare ancora una volta a pallavolo con lui, di schiacciare sulle alzate perfette di quel ragazzo e di corrergli incontro dopo aver fatto punto. Fu un sogno felice, ma lui odiava quel genere di sogni.

Odiava sognare qualcosa di ormai così lontano, non lo avrebbe più potuto portare a giocare sotto una rete, quel ragazzo era privo di energie e molto probabilmente si era anche dimenticato di esser stato un alzatore al liceo.

Il sole fece capolino nella camera da letto del moro e illuminò il viso angelico di Sugawara. Daichi, che era sveglio da diversi minuti, si beò per qualche istante di quella visione, le ombre create dalle ciglia grigie, la bocca leggermente sfessurata alla ricerca di aria non viziata, il naso con un leggero alone rosato per esser rimasto premuto contro la sua spalla e le dita, quelle dita che avevano fatto rimbalzare la palla per anni, aggrappate ancora alla sua maglietta, ormai stropicciata e non più ben stirata come piaceva a lui.

Lanciò uno sguardo all'orario che segnavano le lancette dell'orologio a muro e si decise che era arrivato il momento di svegliare il grigio. Si preparò psicologicamente a ciò che di lì a poco sarebbe accaduto. Il grigio si sarebbe svegliato spaesato, avrebbe chiesto dove si trovasse e cosa ci facesse lì e lui, con estrema pazienza, gli avrebbe spiegato tutto, rimanendo sempre sul vago quando doveva parlare della sua malattia. Lui ancora non era a conoscenza di cosa avesse effettivamente quel ragazzo, l'unica cosa nota anche a lui era che lo stesse consumando.

Passò il pollice sulla guancia leggermente più scavata di Sugawara e ne disegnò il profilo con il polpastrello. Dopo qualche tocco, lo vide aprire piano gli occhi e guardarlo dal basso. Notò come gli occhi, una volta messo a fuoco il suo viso, si mossero rapidi per studiare l'ambiente intorno, per poi tornare confusi di nuovo su di lui.

"D-Da... mmh" il grigio storse la bocca, continuò a guardare gli occhi scuri del moro e a provare a racimolare un qualcosa nella sua mente.

"Daichi" il moro gli andò incontro aiutando a ricordare il suo nome. Vide il viso del grigio rabbuiarsi e si sentì sprofondare insieme a lui nel buio della memoria di quel ragazzo.

"siamo a casa mia, nella mia camera. Adesso devo riportarti in ospedale per le cure mediche" disse tutto d'un fiato cercando di non fare pause perché lo sapeva che Sugawara era pieno di domande, ma lui era stanco di dover rispondere sempre le stesse cose.

Si alzò facendo scivolare il proprio braccio da sotto il grigio e andò in bagno a prepararsi, nella speranza che l'altro riportasse alla mente l'essenziale per stare tranquillo in sua compagnia.

Quando tornò in stanza lo trovò seduto a gambe incrociate sul suo letto, non si era mosso, non aveva nemmeno scansato il lenzuolo dal suo ginocchio. Fissava le proprie mani e ogni tanto si tirava un dito e si mordeva il labbro.

"sono malato?"

Eccola là la raffica di domande alle quali Daichi aveva sperato di sfuggire. Si avvicinò al letto posizionandosi in piedi di fronte al grigio e cominciò a rispondere come fosse un gioco a quiz.

"sì"

"sono stato qui altre volte, vero?"

"sì"

"n-noi siamo..."

"amici"

"di vecchia data?"

"no"

"sapevi già del..." Sugawara inspirò profondamente, gonfiò il petto e inarcò leggermente la schiena indietro, come a voler fare più spazio possibile all'aria perché non certo di poter respirare di nuovo presto "...della mia condizione?"

"l'ho scoperto quasi subito"

Il moro sapeva che a quel punto sarebbe arrivata la domanda che più gli faceva male, quella a cui ogni volta temeva di dover rispondere. Trattenne il respiro e attese che dalla bocca delicata del grigio fuoriuscisse quel quesito.

"perché sei rimasto nonostante questo?"

Odiava quella domanda con tutto se stesso. La odiava semplicemente perché era la stessa crudele domanda che si poneva da solo ogni volta che il grigio mostrava sintomi di una malattia a lui sconosciuta.

Buttò fuori l'aria, piegò le spalle e distolse lo sguardo. Ogni volta cambiava risposta, ogni tanto gli diceva perché la loro amicizia era più forte di una malattia, altre volte che sperava di poterlo aiutare, altre ancora gli aveva risposto che erano stati destinati a trovarsi, ma mai, mai nemmeno una volta, aveva detto la verità, cioè che lui aveva provato ad andarsene senza però riuscire a rimanergli lontano.

Forse quella mattina era quella giusta.

"vuoi che io sia brutalmente sincero?" cambiò le carte in tavola, fu lui a porre una domanda al grigio.

"sì, per favore"

"sono scappato. Quando mi sono reso conto che questa amicizia mi avrebbe fatto inevitabilmente soffrire, ho smesso di farmi vivo. Me ne sono andato"

Vide Sugawara tremare, mordersi con più forza il labbro inferiore, ma non si mosse per andare a consolarlo, non ne aveva il diritto essendo stato lui ad averlo fatto rattristare in quel modo.

"c-cosa ti ha fatto tornare?"

"te, il tuo carattere spensierato, i tuoi amici mi hanno fatto aprire gli occhi e non ho potuto fare altro che realizzare che ero io il primo ad aver bisogno di questa amicizia"

Sugawara alzò il viso, una lacrima stava scendendo lungo la guancia, ma non se ne curò, la lasciò scorrere. Finalmente si alzò dal letto e si diresse anche lui in bagno, dove si chiuse per cambiarsi.

-vorrei poter dire che ti ho detto la verità perché desideravo che tu la conoscessi, ma te l'ho detta solo perché già so che te ne dimenticherai-

Daichi afferrò il cellulare e mandò un messaggio a Yaku. Si affrettò a scrivere così da non dover dare spiegazioni al grigio sul perché si stesse scrivendo lui con il suo migliore amico. Yaku aveva smesso di mandare messaggi a Sugawara perché ciò di cui aveva più paura era ricevere una risposta con su scritta la domanda chi sei? Così come aveva anche diminuito le visite in ospedale, perché si era reso conto che i vuoti di memoria erano più frequenti in quel luogo piuttosto che al ristorante o a casa di uno dei due.

Yaku forse era quello che meno accettava il fatto di venir dimenticato.

[lo sto per portare in ospedale, per pranzo lo accompagno al ristorante, ci sarai?]

Il moro fissò il cellulare per qualche istante e poi gli si illuminò mostrando la risposta concisa del ragazzo dai capelli color della sabbia.

[sì]

Si mise in tasca il cellulare, prese il portafogli e le chiavi di casa, era pronto per accompagnare il grigio lì dove avrebbe dovuto essere tutto il giorno. 

Before you goDove le storie prendono vita. Scoprilo ora