Vita
XXI
Morphen si aggirava per la torre in completa solitudine, aveva richiesto alle guardie di rimanergli il più lontano possibile.
Seduto sul suo trono osservava la stanza solitaria.
Non v'era nessun elfo.
Voltò il capo verso destra, scrutando la porzione di muro che si trovava fra due semi-colonne, laddove solitamente sostavano i suoi figli, silenziosi come piccole ombre osservavano ed ascoltavano tutto ciò che veniva detto in quella stanza.
Ma ora, quello spazio era vuoto.
Suo figlio era fuggito e aveva raggiunto sua sorella e, con grande probabilità non sarebbe più tornato da lui, non dopo che il Signore della cittadella aveva ferito il piccolo elfetto che aveva fatto breccia nel cuore dei suoi figli.
Il sovrano sospirò e si alzò in piedi, percorrendo con fatica la bassa scalinata che conduceva alle base del trono.
Lentamente e sforzando in modo terribilmente sciocco la gamba ferita che, da millenni lo costringeva in un perpetuo zoppicare.
Impiegò diverso tempo per percorrere la lunga scalinata a chiocciola che conduceva alla base della torre, dove due soldati erano di guardia, questi si inginocchiarono quando riconobbero il proprio Signore.
Lui li ignorò, camminando con il passo più svelto che la sua gamba gli permise, si tirò il cappuccio scuro sopra il capo e lasciò la torre in solitudine, aggirandosi per le strade deserte.
A quell'ora il suo popolo dormiva, la città non aveva coprifuochi o leggi che impedissero alla popolazione di circolare a quella tarda ora semplicemente, gli elfi oscuri erano stati condannati ai ritmi degli uomini ed il sonno li colpiva come fossero creature Mortali.
Il lungo mantello scuro lo copriva per intero, lasciando scoperti solamente i piedi nudi e le caviglie pallide. Morphen si strinse nel mantello, quella notte faceva molto freddo e dall'entrata della grotta proveniva un vento gelido, così freddo da congelare un uomo seduta stante.
Il sovrano continuò a camminare zoppicando, avrebbe voluto essere più rapido, ma la sua gamba ferita gli impediva di muoversi troppo velocemente.
Sospirò indispettito, maledicendo il giovane sé stesso per essersi fatto ferire in battaglia.
Camminò e camminò fino a quando si allontanò dalla città, fermandosi innanzi alla Foresta Morta.
Guardò alle proprie spalle, individuando la via da cui sua figlia e i prigionieri erano fuggiti.
Scosse il capo e senza il minimo ripensamento si addentrò nella foresta.
Gli alberi cigolarono ed ulularono scossi dal vento.
Morphen sorrise divertito e continuò a camminare, guardandosi attorno con fare vigile.
Erano diversi secoli che non metteva più piede in quel luogo, ma questo non era minimamente cambiato, rimaneva sempre identico a sé stesso. Si fermò al fianco di un grande albero e si sollevò sulle punte dei piedi, così da poter afferrare una piccola lanterna che era stata appesa lì diversi anni prima, ma la cui fiamma continuava ad ardere implacabile.
La prese in una mano e riprese a camminare lentamente, percorrendo un piccolo fiumiciattolo che nasceva molto più avanti rispetto al bosco. Sorrise quando uno schizzo freddo gli colpì i piedi scalzi, piccole gocce si formarono rimanendo immobili contro la pelle pallida e percorsa da vene spesse e azzurrine.
Continuò a camminare per molte ore, la Foresta Morta infatti proseguiva in una grotta buia ed umida, un posto estremamente sicuro per nascondere ciò che non voleva venisse trovato.
Si fermò solamente quando ebbe raggiunto gli ultimi alberi morti, alcuni erano caduti a terra, completamente sradicati, le radici erano marcie così come lo era il terreno che calpestava sotto ai piedi delicati.
Abbassò il cappuccio del grande mantello e liberò la chioma scura, che scivolò lungo le spalle ed il petto, carezzandolo come fosse un tenero amante.
Fece qualche passo avanti e si avvicinò a quello che sembrava un enorme cristallo blu notte, completamente opaco.
"Avrei voluto risvegliarti per un altro motivo ma..." Disse Morphen, avvicinandosi al cristallo posto a terra e lentamente si inginocchiò, poggiando le ginocchia contro il terreno freddo ed umido.
Portò una mano al fianco coperto dallo spesso mantello e fra le lunghe dita strinse un sottile e leggero pugnale dalla lama bianca come il marmo sulla quale v'erano piccole incisioni luminose.
Strinse l'impugnatura nella mano destra ed avvicinò la lama al palmo della sinistra, spinse il bordo tagliente contro la carne morbida, provocando un lungo taglio dalla quale sgorgò un fiotto di sangue.
Morphen si morse le labbra infastidito dal dolore pungente che gli attraversò il corpo, scosse il capo e colmo d'ira premette la mano grondante sangue contro la superficie fredda del cristallo nero.
Un dolore inaudito gli attraversò il braccio, sembrò quasi che la sua mano stesse venendo avvolta da fiamme invisibili.
Il cristallo iniziò a tremare come fosse scosso da mille uomini, la superficie si riempì di piccole crepe bianche e luminose, il sangue che continuava a scorrere copioso s'insinuò fra di esse, ampliandole.
Il cristallo sembrò ritrarsi e infine, scomparve totalmente, rivelando un semplice altare di pietra nera.
Un elfo giaceva supino sul piano freddo come il ghiaccio.
Il corpo di Morphen tremò ed i suoi occhi saettarono rapidi verso il viso di quell'immortale creatura.
Il suo volto era pallido al pari di qualsiasi altro elfo, i lineamenti erano delicati come fossero quelli di un giovane uomo, le orecchie erano affilate come punte di frecce, molto più lunghe di quasi altre.
Morphen sollevò un braccio e gli carezzò il viso pallido e liscio. Percorse i lineamenti, sfiorò le sopracciglia chiare e scese sulle sottili e delicate palpebre che coprivano gli occhi.
Il sovrano sobbalzò quando i capelli dell'immortale mutarono colore, dal timido biondo divennero corvini come quelli del Re.
"Al tuo risveglio sarai diverso... ma vivo" Commentò il Signore di quelle terre, infilando una mano sotto al mantello, dove teneva una fiaschetta contenente un infuso oramai freddo. Velocemente ne svitò il tappo e si portò l'imboccatura alle labbra, lasciando che il liquido vagamente tiepido gli scivolasse fra le labbra sottili, il sovrano si riempì le guance, assicurandosi che nella fiaschetta non rimanesse nemmeno una singola goccia della tisana.
Morphen ne sentì il sapore sulla lingua e, un conato di vomito lo costrinse a chiudere gli occhi e serrare le mani a pugno.
Sorrise con fare enigmatico e si chinò sul corpo morto, strinse il mento dell'immortale creatura fra le lunghe dita, costringendolo a socchiudere le labbra piene e pallide, lentamente ma senza alcuna esitazione poggiò le labbra sulle sue, lasciando che il liquido gli scivolasse fra le labbra, con le dita della mano sinistra corse a stuzzicare il collo della creatura, costringendolo lentamente ad ingoiare la tisana.
Morphen si sollevò e si asciugò le labbra contro la manica del lungo mantello, in seguito fece altrettanto con il viso della creatura immortale.
Il sovrano attese in silenzio che l'antico elfo desse segno della propria presenza.
Dopo un'ora non accadde nulla. Morphen strinse le mani a pugno, digrignando i denti con rabbia ferina, implorò i Valar che quel piccolo ciarlatano di Nolya non avesse tanto di ingannarlo con un infuso farlocco. Il sovrano scosse il capo costringendosi a pensare che, un infuso di simile potenza per agire necessitasse di alcune ore di attesa così, spazientito si accomodò a terra, poggiando la schiena contro la parete della grande grotta.
Incrociò le braccia contro al petto e distese la gamba ferita innanzi a sé, permettendo ai muscoli doloranti di stendersi e rilassarsi.
Passarono intere ore prima che il petto dell'elfo morto si sollevasse e le sue labbra si socchiudessero per lasciare uscire un lento sospiro. Morphen si poggiò alla parete con una mano, sfruttandola per rimettersi in piedi e raggiungere più facilmente il fianco dell'altare.
Le palpebre del Rinato si sollevarono lentamente, mostrando due occhi così simili a quelli del sovrano, colorati con la tinta del prato più verde che, tuttavia dopo pochi istanti mutarono colore, tingendosi di un azzurro cielo. Anche i suoi tratti mutarono dolorosamente, divenendo più giovanili.
Il Rinato non mosse un singolo muscolo, la metamorfosi alla vista esterna appariva estremamente dolorosa, la pelle si tendeva e stringeva, i tratti mutarono lentamente ma l'elfo non si mosse, rimanendo perfettamente immobile mentre il suo corpo cambiava. Morphen si avvicinò con fare curioso, non sapendo quanto avrebbe potuto mutare il corpo della creatura ma, stranamente non accadde nient'altro, solo il suo viso ed i suoi occhi erano cambiati.
Il fisico ed i capelli erano identici all'originale.
La creatura immortale si mise a sedere, guardandosi attorno con aria piatta, studiando il luogo che lo circondava, fino a quando poggiò lo sguardo su Morphen.
Il sovrano lo guardò con fare eccitato, avvicinando una mano al suo viso affilato.
L'elfo gli impedì di toccarlo, torcendogli il braccio dietro la schiena.
Il Signore cadde a terra emettendo un grido di dolore e stupore, finendo poi il con lo sbattere il mento contro il pavimento terroso, la sua bocca si riempì di sangue scuro e dal sapore metallico.
La creatura immortale lo guardò per qualche istante, poggiando poi i piedi a terra, proprio al fianco di Morphen. Il più antico dei due elfi si chinò al suo fianco, inclinando il viso per poter osservare la creatura che aveva appena buttato a terra senza molta fatica.
Il Signore lo guardò a propria volta, lasciando che l'elfo gli sfiorasse il viso affilato ed i tratti dolci.
La mano del Rinato corse a pulirgli le labbra, studiando con interesse il liquido bollente che gli aveva macchiato la pelle candida.
"Ben tornato, Gurdaer" Sussurrò Morphen.
Lentamente, cercando di non allarmare la creatura dalla forza inaudita si mise in piedi, appoggiandosi con riluttanza all'altare in pietra, premendo le mani pallide contro il piano freddo e perfettamente liscio.
Il Rinato lo studiò per qualche istante, soffermando il proprio sguardo celeste sulla gamba ferita del sovrano. Sorrise quando comprese che l'elfo non consistesse per lui alcuna sorta di minaccia.
"Gurdaer" Ripeté il Rinato, saggiando il sapore e la consistenza di quel nuovo nome.
Si portò una mano alle labbra e le carezzò con interesse, gustando il sapore del sangue che gli aveva macchiato le dita.
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The Ending -Amore Immortale-
ФанфикSeguito di: The Beginning ⚠️La storia presenta contenuti per adulti⚠️ Dal capitolo primo: "Una volta indossati i mantelli lasciarono la stanza, percorrendo lentamente il lungo corridoio silenzioso e le cigolanti scale in legno. L'oste sobbalzò quan...