Capitolo 1: La Locanda

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La Locanda

I

Aragorn si chiuse la porta della camera del figlio alle spalle, appoggiandosi con la schiena allo spesso legno, decorato da splendide intarsiature raffiguranti alberi e fiumi dalle acque limpide.
Un grande sorriso era stampato sulle labbra circondate dalla sottile barba scura.
Con passo svelto s'incamminò, percorrendo i lunghi corridoi silenziosi. Il palazzo era buio, illuminato da semplici lanterne.
Granpasso si guardò attorno, fermandosi al centro del largo corridoio, ricordandosi come si era sentito la prima volta che aveva messo piede a palazzo.
Spaesato, spaventato ed eccitato.
E ogni volta che percorreva il corridoio per raggiungere la stanza del figlio quelle emozioni lo sopraffacevano. Dopo tutti quegli anni ancora non riusciva a credere di avere un figlio.
La prima volta che lo aveva stretto fra le braccia era stato magnifico e terrificante.
Un piccolo fagottino urlante ancora sporco di sangue.
Ricordava che era poco più piccolo del suo avambraccio, un bambino forte ma estremamente delicato.
Ricordava che Eldarion piangeva, il suo visetto era rosso e le vene sulla tempia si erano gonfiate in modo spaventoso, Aragorn aveva avuto paura che avesse qualche problema.
Ricordò ancora quando lui e Arwen avevano presentato il bambino agli amici e questo, nonostante fosse appena nato aveva subito allungato le manine verso Legolas, attratto dalla luce che proveniva dal corpo dell'elfo.
Il Principe lo aveva preso delicatamente fra le braccia, cullandolo come avrebbe fatto con un figlio proprio.
Il sovrano non aveva mai visto l'amico così felice, la mano pallida si era posata sul petto del bambino e con le dita gli aveva fatto dei piccoli massaggi circolari, calmando il suo pianto. Arwen aveva sorriso e ancora esausta per il parto, nonostante fossero passati alcuni giorni si era ritirata nella propria stanza.
A turno gli amici avevano stretto il bambino fra le braccia.
Gli Hobbit avevano rinunciato, intimoriti all'idea di poterlo fare cadere mentre Gimli lo aveva stretto con entusiasmo ed Eldarion aveva stretto le piccole dita cicciottelle nella barba ispida, abbellita da sfere metalliche che, si erano dimostrate un perfetto intrattenimento per il piccolo reale.
Re Elessar scosse il capo e sorrise, dirigendosi verso la propria stanza.
Lui e Arwen non dormivano più insieme ormai da molti anni, entrambi avevano compreso quanto l'uno non fosse più la metà dell'altro.
Aprì la grande porta di legno e si avvicinò al letto, dove in precedenza era stato preparato un lungo mantello nero.
Aragorn se lo avvolse attorno alle spalle, sollevando il cappuccio sopra la chioma bruna.
Si guardò al grande specchio posto al fianco della porta e dopo essersi assicurato che il suo volto fosse coperto lasciò la camera.
Il palazzo era silenzioso e nessuno ostacolò il suo cammino, un paio di volte fu costretto a nascondersi per evitare che alcuni servitori lo scoprissero.
Veloce e silenzioso come un'ombra lasciò il palazzo, percorrendo le strade cittadine.

La luna piena illuminava le stradine buie ancora umide per la pioggia. Sollevò il capo, domandandosi da quanto tempo non alzava lo sguardo verso il cielo.
Quando era più giovane passava intere nottate disteso sull'erba, rimaneva immobile ed ascoltava ciò che la natura aveva da dirgli.

Il passo del sovrano era rapido e la strada deserta gli permise di raggiungere velocemente il proprio obiettivo.
Il lungo mantello scuro gli svolazzava attorno ai piedi coperti da un paio di stivali scuri, celando la sua figura a quella degli assidui visitatori della locanda.
Fece vagare lo sguardo lungo la stanza, osservando i volti degli avventori, individuando immediatamente chi stava cercando.
Una figura scura era seduta al bancone, davanti a lui stava un boccale di birra ancora intatto.
Aragorn sorrise, riflettendo su come certe abitudini non potessero cambiare nemmeno dopo anni.
Ventiquattro anni per l'esattezza.
Il sovrano di Gondor si portò al fianco della creatura immortale, appoggiandogli una mano sulla spalla. Lasciò due monete d'oro sul bancone e richiese una stanza.
La creatura immortale gli porse il boccale e lui bevve il contenuto in un solo sorso.
L'oste tornò al loro fianco, porgendo al sovrano una piccola chiave in ferro. L'uomo lo osservò per qualche istante, come se fosse sicuro di aver già visto altrove la barba curata e le labbra rosse.
Aragorn lo fulminò con lo sguardo e l'oste abbassò immediatamente gli occhi, tornando a svolgere le proprie mansioni, non volendo inimicarsi quello che avrebbe potuto tranquillamente rivelarsi essere un bandito o peggio.
Legolas sorrise divertito, era sempre affascinante come la curiosità degli umani li portasse a fuggire con la coda fra le gambe.
Il Mortale gli poggiò una mano alla base della schiena, guidandolo verso le scale che conducevano alle camere.
Alcuni degli avventori smisero di parlare ed osservarono i due uomini che silenziosi come ombre lasciarono la sala. Silenziosi salirono al piano superiore, percorsero il lungo corridoio dalle pareti, il soffitto e il pavimento in legno e si fermarono innanzi ad una porta dall'aria sottile e decisamente poco resistente.
Aragorn esitò, rivolgendo sguardi fugaci alle scale, volendo assicurarsi che nessuno di sospetto avesse deciso di seguirli per spiarli.
"Apri la porta, Estel," ordinò la voce melodica dell'elfo.
Re Elessar sorrise provocante, abbassò la maniglia e permise a Legolas di entrare nella piccola stanza.
Il Principe di Bosco Atro si avvicinò al piccolo letto presente nella camera, sicuramente quel giaciglio non era paragonabile ai letti di palazzo e la larghezza non era consigliabile per contenere due persone ma ai due amanti non importava, dopotutto, non avrebbero avuto bisogno di molto spazio.
Legolas lasciò cadere il mantello a terra e voltandosi avvolse le braccia attorno al collo dell'amato, sollevandosi sulle punte dei piedi coperti da leggere calzature per poterlo baciare.
Aragorn gli circondò la vita con le braccia e lo sollevò da terra, permettendogli di avvolgere le lunghe gambe muscolose attorno ai suoi fianchi.
"Mi sei mancato ogni singolo istante," sussurrò il sovrano contro le labbra dell'immortale, facendolo sorridere come una giovane innamorata.
Legolas sciolse un braccio dalla presa che aveva serrato attorno al collo del sovrano e con la mano libera gli carezzò il viso barbuto.
I peli bruni ed ispidi gli pizzicarono i polpastrelli delicati, facendolo ridacchiare divertito.
Aveva sempre amato la barba del sovrano.
Aragorn inclinò il capo, lasciandosi sprofondare contro il tocco delicato del compagno.
"Anche tu. Non desideravo altro che questo giorno arrivasse," rispose il Principe di Bosco Atro, unendo la propria fronte pallida con quella più scura dell'amato compagno.
Il Re sorrise, conducendo il proprio compagno verso il letto.
I pesanti stivali di cuoio neri dalla soletta rinforzata emisero un gran rumore, simile allo scalpitio di cento cavalli.
Quando le sue ginocchia sfiorarono il materasso Aragorn lo lasciò cadere con delicatezza, assicurandosi che il suo capo toccasse il morbido cuscino bianco.
Legolas sorrise, intenerito dai gesti e dalle carezze di Aragorn.
Il sovrano appariva alla vista come un Ramingo dall'animo ribelle, abituato alla dura vita da nomade e, quell'aspetto celava la gentilezza che quell'uomo era in grado di dimostrare. "Le stagioni passano tra un nostro incontro e il successivo eppure, non hai mai urgenza di sfilarmi gli abiti e prendere il mio corpo," sussurrò la creatura immortale, prendendo il viso del sovrano di Gondor fra le mani pallide.
L'uomo sorrise teneramente, chinandosi sulle braccia per lasciare un bacio sulle labbra dell'amato.
"Forse perché voglio che tutto questo finisca il più tardi possibile," rispose Aragorn, portando le mani alla maglia sottile indossata dall'elfo.
Prese i lunghi lacci fra indice e pollice e li tirò con lentezza, sciogliendo il perfetto fiocco che adornava il petto di Legolas.
La creatura immortale si morse il labbro, troppo infervorata per sottostare a simili giochetti.
Scostò le mani grandi del sovrano e con un colpo di reni invertì le loro posizioni, ritrovandosi a cavalcioni sul ventre muscoloso dell'amato.
Aragorn sollevò le sopracciglia.
"Temo che questo non sia il comportamento che un Principe debba tenere," disse Re Elessar, sorridendo quando scorse le mani dell'amato correre a sfilargli la maglia rossa, buttandola a terra subito dopo.
"Taci! Sovrano di Gondor o sarò costretto a zittirti io stesso," rispose Legolas, chinandosi per baciare le labbra di Aragorn.
Il Re sorrise, correndo con le mani ad accarezzare la schiena dell'elfo.
Con le dita raggiunse la fine del tessuto e con l'irruenza tipica dei Mortali strattonò l'indumento, costringendo la creatura immortale ad interrompere il bacio, così da potergli sfilare l'abito.
La camiciola bianca finì al suolo e le mani voraci di Aragorn presero a studiare la schiena pallida e magra del Principe.
Le dita bollenti la percorsero interamente, soffermandosi sulle scapole che in quella particolare posizione erano ben visibili.
Legolas si leccò le labbra e tornò ad aggredire quelle dell'amato, stringendo il viso barbuto fra le mani rosee.
Il Ramingo, gli strinse i fianchi in una presa ferrea, stuzzicando la pelle che si trovava appena sotto l'orlo dei pantaloni.
Legolas sospirò estasiato, separandosi dalle labbra di Aragorn per poter prendere un profondo respiro.
Il sovrano aveva il fiato corto, ma un grande sorriso gli abbelliva il viso. "Come mi desideri, Legolas?" domandò Aragorn, sfiorando con le dita le lunghe orecchie a punta.
Quando ne raggiunse l'estremità un gemito lasciò le labbra dell'amante, facendogli spalancare gli occhi azzurri e lussuriosi.
Granpasso sorrise, amava la sensibilità degli elfi, nessuna delle creature immortali poteva resistere a quei tocchi lussuriosi.
"Dentro il mio corpo. Dentro di me," rispose il Principe di Bosco Atro, stringendo con forza le dita contro il petto del Dùnedain, lasciando lunghi segni rossi a decorare il petto bronzeo. Aragorn sorrise estasiato.
Insieme al compagno finì di svestirsi, tornando poi con l'appoggiare la schiena contro il morbido materasso, mentre l'amato si portava sopra di lui, chinandosi nuovamente per bacialo.
Il Re sospirò quando sentì il corpo di Legolas aprirsi per lui e accoglierlo all'interno del suo calore.
L'elfo si aggrappò alle sue spalle e riversò il capo in avanti.
I lunghi capelli biondi gli scivolarono sulle spalle, coprendo il petto pallido. Aragorn gli carezzò una guancia, sollevandosi per baciarla subito dopo.
I baci proseguirono, scendendo sul mento e sulle labbra ma quando Legolas provò a rispondere al bacio il Mortale si sottrasse.
"Mi sembra di trovarmi intrappolato in un bosco i cui alberi ardono infuocati," sussurrò il sovrano, stringendo il corpo delicato dell'elfo al suo.
Legolas sorrise, lasciando che l'uomo gli avvolgesse le braccia attorno alla vita, tenendolo stretto contro il proprio petto.
I due amanti avevano rare occasioni d'incontro e quando ciò accadeva finivano con il passare la maggior parte del tempo in quella posizione, stretti l'uno all'altro.
L'uno sopra l'altro, come era stata la loro prima notte d'amore.
"Come ti senti?" domandò Aragorn, carezzando con passione i fianchi dell'amato.
La creatura immortale sorrise, avvicinando le labbra a quelle del sovrano, che però gli sfuggirono. Legolas tentò nuovamente e il Dùnedain fuggì nuovamente, sorridendo con aria divertita.
Legolas storse il naso e assalì le labbra dell'amato, impedendogli di fuggire. "Non giocare Ramingo," ordinò il Principe di Bosco Atro, tenendo le mani strette attorno al viso del compagno, che sorrise sfrontato.
"L'ultima cosa che voglio fare in questo momento è giocare," rispose il sovrano di Gondor, avventandosi nuovamente sulle labbra dell'amato, mentre in contemporanea muoveva i fianchi possenti, spingendo l'elfo al limite del piacere.
Legolas si aggrappò con tutte le proprie forze alle spalle del Mortale, mentre riversava il proprio piacere contro il petto di Aragorn.
Re Elessar sorrise compiaciuto, aumentando la velocità delle spinte, volendo raggiungere il piacere il prima possibile, così da poter cadere in quello stato di piacevole stordimento che sopraggiungeva dopo un loro amplesso. La creatura immortale appoggiò la fronte contro quella dell'amico, amante e amato, mentre le sue mani andavano ad accarezzargli il collo ambrato come il resto del suo corpo.
Legolas unì la propria fronte a quella del sovrano, chiudendo gli occhi mentre lui continuava a muovere i fianchi con irruenza, strappandogli gemiti di piacere che sarebbero stati udibili persino dai Valar.
Aragorn affondò le dita contro i fianchi dell'elfo, riversando il proprio piacere all'interno del corpo pallido.
Il Principe sorrise esausto.
Il Mortale si lasciò cadere contro le lenzuola, trascinando con sé anche la creatura immortale, che si sdraiò al suo fianco, infilando una gamba tra quelle del sovrano.
"Non vedo l'ora che sia domani," sussurrò Legolas, sollevando lo sguardo sul viso di Aragorn.
Lui sorrise a propria volta, lasciando una dolce carezza sul viso del Principe che, in quel momento era arrossato a causa dello sforzo.
Con Aragorn era così, irruenza e gentilezza andavano di pari passo, come la luna ed il sole.
Prima giungeva una ed in seguito l'altra.
"Eldarion spera d'incontrarvi ormai da anni. Ogni volta che narro la nostra storia i suoi occhi si illuminano," rispose il sovrano, continuando con quella carezza, sfiorando i fianchi morbidi del compagno.
Legolas ridacchiò divertito dal solletico provocatogli dalla mano calda dell'uomo.
Appoggiò il mento su una mano e guardò l'amato dall'alto.
I grandi occhi azzurri si persero in quelli grigi come le nuvole del sovrano. "L'indomani sarà presente anche il Mastro nano. Sono anni che non vedo Gimli e devo ammettere che mi è mancato," commentò il Principe, sorridendo quando Aragorn gli pizzicò il fianco.
I lunghi capelli biondi gli scivolarono innanzi al petto pallido, Granpasso prese una ciocca tra le dita e se la portò al naso, inspirando il profumo della creatura immortale, un misto di bosco e fiori di campo.
"Ti ho permesso di partire con lui per quel viaggio alla volta della Foresta di Fangorn, non hai idea di quanto sia stato geloso," commentò il sovrano con un sorrisetto stampato sulle labbra. Legolas gli lasciò una pacca sul petto e si sdraiò al suo fianco, appoggiando la testa contro il morbido cuscino. Aragorn si voltò su un fianco, circondando la vita dell'elfo con le braccia, stringendolo contro il proprio corpo bollente.
Il Principe sorrise e poggiò la guancia contro la spalla possente del sovrano, carezzandogli le labbra con le lunghe dita.
"Eldarion com'è?" domandò Legolas. L'ultima volta che lo aveva visto, il figlio del sovrano avrà avuto poco più di due anni e in tutto quel tempo dovevano essere avvenuti dei cambiamenti immani.
Granpasso sospirò e socchiuse gli occhi, pensando a come descrivere il figlio.
"È la mia versione più giovane," l'elfo arricciò le labbra, incrociando le braccia contro al petto.
"Descrivimelo!" ordinò Legolas, a cui non piacquero le parole appena procuratie dal sovrano.
Aragorn buttò gli occhi al cielo ma annuì, mettendosi a sedere e trascinando l'amato contro il proprio petto.
La creatura immortale sorrise contenta e drizzò le orecchie, attendendo che l'amico continuasse.
"È identico a me quando avevo la sua età, forse i capelli sono leggermente più scuri dei miei e gli occhi sono come quelli di Arwen ma per il resto è la mia copia. È più timido e introverso e non è ancora così abile con le armi, ma imparerà," spiegò il sovrano, sollevando lo sguardo verso il soffitto in legno. Legolas sorrise, riuscendo perfettamente ad immaginare il giovane erede al trono.
"Il piccolo Eldarion è diventato un ometto..." commentò la creatura immortale con fare divertito.
Aragorn annuì e lasciò un bacio sulla fronte pallida dell'amato.
I due rimasero immobili ed in silenzio per quelle che parvero ore intere. "Domani dovrò aspettarmi un arrivo da amico o un arrivo da Principe degli elfi?" domandò il Re di Gondor, abbassando lo sguardo sul viso del compagno, lui gli pizzicò un bicipite, mettendosi a sedere.
Incrociò le braccia contro al petto pallido e sembrò pensare alla risposta. "L'usanza vorrebbe giungessi con l'eleganza e la maestosità del mio popolo," rispose Legolas, appoggiando la fronte contro la spalla di Granpasso. Aragorn sorrise e si coprì la virilità con una coperta sottile.
"Eldarion rimarrà affascinato," ribatté il sovrano.
Il Principe del Reame Boscoso sorrise sollevando le sopracciglia con fare eloquente.
Re Elessar buttò gli occhi al cielo, sbuffando sonoramente.
"Non solo lui rimarrà affascinato. Ho sempre amato le vesti elfiche e sulla tua persona sono particolarmente... ammalianti," commentò Aragorn. Legolas gli lasciò una pacca sul braccio bronzeo.
Gli occhi grigi si sollevarono sul viso sorridente dell'elfo, concentrandosi sulle labbra rosse a causa dei baci.
"Per quanto tempo ti fermerai?" domandò Granpasso con tono serio.
La creatura immortale sorrise e si appoggiò al fianco dell'amato, intrecciando le dita con quelle del Mortale.
"Non ho fretta di tornare a Bosco Atro. Rimarrò un mese ed in seguito valuterò cosa fare," spiegò Legolas, sollevando lo sguardo azzurro su quello del sovrano. Aragorn annuì ed appoggiò la guancia contro il suo capo.
"Perché non passi il tempo a palazzo? Abbiamo molte stanze libere e lo sai bene," spesso Granpasso aveva proposto quell'idea all'amico elfo e troppo spesso lui aveva rifiutato, ritenendo più sicuro e meno appariscente il suo rimanere lontano da palazzo e stare con i propri simili.
Legolas arricciò le labbra e sollevò lo sguardo su Aragorn.
"Mi piacerebbe," rispose il Principe degli elfi silvani, inclinando il capo.
I lunghi capelli biondi sfiorarono le mani robuste del Mortale, provocandogli un leggero prurito, che questo ignorò senza problemi.
"E poi, hai detto che Eldarion ha qualche problema ad apprendere l'antica arte della spada. Potrei aiutarlo io," spiegò la creatura immortale, carezzando il dorso della mano del sovrano.
Granpasso sbuffò una risata.
"Forse tu sarai più gentile di Lanthir" Legolas ridacchiò, scostando i lunghi capelli chiari.
Il Re spostò lo sguardo sulla piccola finestra che dava sull'esterno.
Tutte le luci esterne alla locanda erano spente, anche l'uomo più notturno si era lasciato cadere nel sonno.
Aragorn, controvoglia si sottrasse alla presa dell'amato e si alzò in piedi, recuperando i propri abiti, passando le vesti bianche a Legolas.
I due amanti erano abituati allo scorrere sfuggente del tempo.
Si rivestirono in silenzio, rattristati dal doversi separare per l'ennesima volta. Una volta indossati i mantelli lasciarono la stanza, percorrendo lentamente il lungo corridoio silenzioso e le cigolanti scale in legno.
L'oste sobbalzò quando scorse le due figure scure che lasciavano la locanda. Una volta all'esterno si fermarono innanzi alla porta, l'unico saluto fu un lieve sfiorarsi di dita.
La luna osservava dall'alto cielo nero e privo di stelle, unica spettatrice di quell'amore impossibile ed immortale.

The Ending  -Amore Immortale-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora