Superficie
XIX
Legolas aveva da poco lasciato la stanza di Re Elessar, il suo amato riposava tranquillamente, il petto si alzava ed abbassava al ritmo cadenzato e lento del suo cuore Mortale.
Il Principe non era riuscito a rimanere a letto, era stato scosso da una strana sensazione, una sensazione che gli aveva imposto di alzarsi e dirigersi alle porte d'ingresso di palazzo dove, una mattiniera Eartha lo aspettava sorridendo.
"Parto" Annunciò la Strega dalla pelle scusa, stringendo lungo il fianco una grande sacca scura contenente viveri per il viaggio di qualche giorno che l'attendeva.
"Potresti restare..." Commentò Legolas che, in quel lungo periodo di prigionia aveva legato particolarmente con la ragazza.
Lei scosse il capo e strinse il lungo bastone fra le mani dalle dita lunghe e scura come la terra.
"Mi manca la mia piccola casa e la foresta che la circonda... potrei sempre tornare a trovarvi" Rispose lei, avvicinandosi per poter lasciare una carezza sul viso affilato del Principe elfico che, sospirò in risposta, stringendo la spalla di Eartha fra le dita.
"Immagino ci rivedremo presto" Commentò Legolas.
I due amici scesero lentamente la lunga scalinata che li condusse verso il paese dove trovarono le scuderie.
Re Èomer aveva donato uno dei cavalli alla Strega ma, questa l'aveva rassicurato dicendo che il destriero avrebbe facilmente ritrovato la via di casa una volta che lei fosse giunta a destinazione.
"Si, ci vedremo presto" Rispose Eartha montando con un poco di difficoltà in sella ad una giumenta dal manto marroncino molto simili agli occhi del suo cavaliere.
L'animale fece qualche passo avanti, tentando di abituarsi al nuovo peso che gli gravava sulla schiena massiccia.
"A presto" Disse la Strega un'ultima volta.
Con i talloni colpì i fianchi del cavallo e questo partì al trotto, lasciandosi alle spalle le scuderie e Legolas che sollevò un braccio in segno di saluto.Zentha ed Astorher erano seduti all'esterno delle ampie mura.
Aseo era poco distante, intento a studiare alcune erbe dal profumo inebriante.
I due fratelli erano l'uno accanto all'altro.
La giovane aveva lo sguardo rivolto verso il Principe, mentre quest'ultimo fissava le praterie innanzi a sé.
Con loro stavano due guardie, pronte ad intervenire nel caso in cui qualcuno facente parte dello schieramento nemico avesse tentato di fare del male ai due eredi al trono. "E, nostro padre ti lasciò partire senza battere ciglio?" Domandò Zentha, anche ancora non riusciva a credere che il fratello avesse visitato la superficie e non una singola volta, ma molte.
Astorher scosse il capo con fare ovvio e sbuffò una risata, incrociando le braccia contro al petto, lasciandosi poi cadere all'indietro contro l'erba umida.
"Ovviamente no, non glielo dissi e partii, deciso a scoprire cosa ci fosse fuori dalla grotta" Commentò lui con fare divertito, ricordando quanto fossero state avventate le sue azioni. Era partito senza sapere nulla del mondo esterno, solamente con la forte convinzione di voler smentire le parole del padre, che reputavano quel luogo infido e pericoloso.
Una notte aveva lasciato la notte ed era fuggito a cavallo, portando con sé una piccola borsa da viaggio contenuti viveri per una settimana, la lunga spada che teneva stretta al fianco e una piccola balestra.
"E quanto tempo rimanesti lontano da casa?" Domandò ancora Zentha incuriosita.
Aseo si alzò in piedi ed avvertì i due fratelli che si sarebbe allontanato per una passeggiata, scortato da una delle due guardie, che fu bel felice di sgranchirsi le gambe.
"Sessant'anni" Rispose Astrorher sorridendo.
La sorella strabuzzò gli occhi, non riuscendo a crede che le guardie di suo padre non fossero riuscite a trovare so fratello, nemmeno in così tanti anni di ricerca.
"E cosa facesti in questo periodo?" Domandò ancora la Principessa, poggiando il mento sulle ginocchia strette contro il petto.
Astorher arricciò le labbra in un'espressione pensierosa, sollevando lo sguardo sul cielo limpido come acqua cristallina.Il giovane si accucciò ai piedi di un grande albero cavo.
Aveva la piccola balestra stretta in una mano e lo sguardo ben fisso su un piccolo coniglietto che zampettava ignaro del pericolo che lo attendeva dietro l'angolo.
Astorher aveva abbandonato la caverna da quasi due anni eppure, non riusciva a tornarvi, si era innamorato delle immense e verdi praterie, dei boschi così fitti da impedire anche al più sottile raggio di sole di superare le folte chiome degli alberi, che rischiaravano le foreste con una fievole luce verde.
Amava i grandi corsi d'acqua che attraversavano le vallate, dove centinaia di piccoli e grandi animali si abbeveravano, più di una volta aveva visto alcuni uomini usufruirne a propria volta.
Astorher si era sempre tenuto lontano dagli uomini, li osservava con aria curiosa, ma non osava avvicinarsi per provare a comunicare.
Li aveva visti interagire tra di loro e non sempre erano gentili, alle volte gridavano e sbraitavano ed altre volte ridevano e scherzavano.
Erano molto simili agli elfi della sua specie, eppure non riusciva a fidarsi. Suo padre raccontava sempre che in passato gli uomini rapivano gli elfi e tagliavano loro le orecchie, tenendole come trofeo.
Astorher era deciso a smentire quelle parole, ma non riusciva nemmeno ad avvicinarsi agli abitanti dei villaggi, come poteva anche solo di scambiare qualche parola con loro?
Incoccò un lungo dardo e si preparò a colpire.
Si chinò in avanti, poggiano un ginocchio a terra, così da essere più stabile.
Il coniglio si rizzò sulle zampe posteriori, sollevando le lunghe orecchie, che tastarono l'aria, alla ricerca di pericolo.
Astorher rimase perfettamente immobile, costringendosi addirittura a trattenere il respiro, così da non farsi scoprire dalla sua vittima.
"Ciao piccolino" Disse una voce delicata.
Il Principe abbassò immediatamente l'arma, scrutando la scena con più attenzione.
Una giovane donna si era avvicinata al suo pranzo.
Indossava un lungo abito bianco che le lasciava scoperte le caviglie, dove si avviluppavano i cinturini di un paio di calzature leggere, sicuramente non adatte a territori boscosi.
Un mantello rosso le copriva la schiena ed il capo, celando il viso aguzzo.
La giovane donna aveva teso una mano verso la creaturina.
Il coniglio si avvicinò lentamente, guardando con diffidenza quella che avrebbe potuto rivelarsi una minaccia. Alla fine, l'animale prese con i lunghi denti anteriori una piccola fragola, fuggendo nel fitto del bosco.
Astorher scosse il capo e sbuffò indispettito, avrebbe potuto dire addio al suo pranzo, rinunciando al sapore della carne per un'altra giornata.
Si alzò in piedi e silenzioso come era arrivato se ne andò, tornando verso un piccolo spazio circolare che aveva adibito a rifugio.
Gli alberi che circondavano la sua tana erano così fitti da impedire a qualsiasi animale più grande di una volpe di avvicinarsi, lui lo aveva raggiunto sfruttando la propria abilità di elfo, arrampicandosi sugli alti alberi. Poggiò la balestra a terra e si sedette su un grande masso.
Al centro del piccolo accampamento stava una tenda di dimensioni ridotte, adatta a contenere massimo due persone.
Astorher non la utilizzava molto spesso, preferendo dormire sotto le stelle.
Il Principe si morse l'interno della guancia e rivolse uno sguardo dalla borraccia che conteneva l'acqua raccolta quella mattina.
Quella giornata era stata particolarmente calda e, per questo motivo la borraccia era quasi totalmente vuota.
Sospirando scese dal masso e prese il contenitore di cuoio fra le mani, fissò la lunga spada al fianco e con un balzo si arrampicò lungo i tronchi robusti degli alberi, finendo con lo sbucare lungo un sentierino poco trafficato che conduceva ad uno dei tanti fiumi che risiedevano in quella zona.
Astorher iniziò a camminare, giocherellando con una lunga ciocca scura, i capelli gli arrivavano appena sotto le spalle, ma desiderava farli crescere molto di più, fino a raggiungere la base della schiena.
Una volta raggiunto il fiume si guardò attorno, assicurandosi che non ci fosse nessuno nei dintorni poi, lentamente si avvicinò alla riva sassosa, iniziando a riempire la borraccia con acqua fresca. Non fece in tempo a terminare che la medesima voce di qualche momento prima raggiunse le sue orecchie appunta.
"Ho rovinato la vostra battuta di caccia?" Domandò la giovane donna, il cui volto era ancora coperto dal cappuccio rosso.
Astorher sobbalzò e si voltò a guardarla, rimanendo accovacciato sulla riva del fiume, approfittando di quel momento per osservare più da vicino l'essere umano.
Non appariva pericolosa e, sicuramente non gli avrebbe tagliato le orecchie per farci un soprammobile.
La giovane infilò una mano nella tasca del lungo abito ed il Principe strinse le dita attorno l'elsa della spada.
"Pesca?" Domandò lei, lanciando un frutto dalla pelle rossiccio-giallastra verso Astorher che l'afferrò al volo. Rimase sorpreso dalla pelle vellutata del frutto, così bizzarra a ciò a cui era abituato.
Sollevò lo sguardo e vide la Mortale sorridere, per poi dileguarsi nel bosco. Il Principe sorrise a propria volta, poggiando nuovamente lo sguardo sul frutto maturo, non avrebbe placato la sua fame ma sarebbe stato un ottimo inizio.
Tornò al proprio accampamento e si sedette sul grande masso, gustando la pesca matura, offertagli dalla giovane umana.
Ridacchiò come un bambino quando il succo dolciastro gli bagnò il mento e scivolò lungo il collo, che si affrettò immediatamente ad asciugare.
Più tardi avrebbe sicuramente dovuto farsi un bagno, ma non avrebbe lasciato il suo nascondiglio fino a quando non sarebbe scesa la notte, non intendeva rischiare di farsi cogliere completamente nudo e disarmato in pieno giorno, quando l'occhio umano era più vigile.
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The Ending -Amore Immortale-
Fiksi PenggemarSeguito di: The Beginning ⚠️La storia presenta contenuti per adulti⚠️ Dal capitolo primo: "Una volta indossati i mantelli lasciarono la stanza, percorrendo lentamente il lungo corridoio silenzioso e le cigolanti scale in legno. L'oste sobbalzò quan...