Le Chiavi
XIVEldarion era seduto nella propria cella.
Fra le mani teneva un piccolo sasso dalla forma vagamente appuntita con cui aveva iniziato a tracciare piccoli solchi sul pavimento, mantenendo il conto dei giorni che aveva trascorso rinchiuso in quella grotta.
Scrivere con le mani ancora legate dietro la schiena non era semplice, ma era certo meglio del rimanere immobile.
Aveva tentato più d'una volta di tagliare le corde con l'aiuto del piccolo utensile, ma queste erano troppo spesse ed il sasso troppo poco affilato.
Sospirò e si alzò in piedi, rivolgendo uno sguardo alla parete dove aveva inciso delle piccole linee, sedici per l'esattezza.
Sedici linee che indicavano i suoi giorni di prigionia.
Una guardia si fece avanti lungo lo stretto corridoio, tenendo fra le mani il pranzo del giovane Mortale. Eldarion gli sorrise e questo lo ignorò bellamente e, con un piede spinse il piatto di zuppa fumante all'interno della cella.
La metà del liquido si versò a terra, imbrattando il pavimento già di per sé sporco.
Il giovane voltò le spalle alla grata e permise alla guardia di liberarlo, così che potesse almeno sfamarsi senza il bisogno di una balia.
"Gentilissimo" Lo apostrofò il giovane. L'elfo oscuro storse il naso e si allontanò con passo celere.
Il Principe di Gondor scosse il capo e si chinò a terra, prendendo fra le mani la ciotola di legno ed il piccolo cucchiaio di ferro arrugginito con cui iniziò a mangiare la zuppa, un intruglio puzzolente composto da patate dal dubbio gusto, carote dal colore particolare ed il brodo, più simile ad acqua sporca.
Eldarion si sedette sul piccolo giaciglio, soffiando sulla zuppa bollente, volendo perlomeno evitare di ustionarsi la lingua.
Solitamente la guardia gli concedeva un'ora di tempo per pranzare e sgranchirsi i polsi, poi tornava per recuperare le stoviglie e legarlo nuovamente.
Il Principe terminò il proprio pasto e si sedette a terra, evitando accuratamente la macchia bollente ed appiccicosa.
Prese il piccolo sasso fra le mani e riprese a disegnare contro la parete, accennando quello che pareva un viso, anche se la ruvidità della roccia gli impediva di essere particolarmente preciso.
Stava abbozzando il viso di sua madre, la donna gli mancava terribilmente.
Secondo i suoi calcoli doveva trovarsi oramai al terzo mese di gravidanza e, più che sicuramente la pancia iniziava a crescere.
"È la tua sposa?" Domandò una voce a lui ben conosciuta.
Eldarion si voltò e sorrise a Zentha, che stava in piedi innanzi alla cella, studiando con interesse il viso ritratto sulla parete.
Il giovane scosse il capo, posando il sasso a terra.
"No, mia madre" Rispose lui, sollevandosi per potersi avvicinare al corpo dell'elfo oscuro, che annuì.
La Principessa incrociò le braccia contro il petto prosperoso e rivolse l'ennesima occhiata al ritratto. "Sembra molto giovane" Ribatté lei, che conosceva ben poco della famiglia di Eldarion.
Lui annuì.
"Mia madre è una mezzelfa, perciò è... era immortale" Spiegò il Principe. Zentha sollevò lo sguardo su di lui, studiando attentamente il viso del Mortale.
"È morta?" Domandò la Principessa, temendo di aver toccato un tasto dolente.
Eldarion scosse immediatamente il capo e le sorrise dolcemente.
"No, quando si unì in matrimonio a mio padre rinunciò alla propria immortalità ma, nonostante questo continua ad apparire giovane come una fanciulla" Spiegò il Principe sorridendo.
Nonostante sua madre avesse rinunciato alla propria immortalità non sembrava minimamente invecchiata, appariva sempre identica ogni anno che passava.
Zentha annuì, poggiando le mani contro le sbarre.
"Rinunciò all'immortalità per amore?" Domandò lei con tono stupito.
Non aveva mai udito una cosa simile, gli elfi erano molto legati alla loro vita eterna e non aveva mai udito che qualcuno vi avesse rinunciato, era semplicemente inconcepibile.
"Sì anche se... credo che lei e mio padre non si amino più come un tempo" Disse d'un tratto Eldarion, incrociando le braccia contro al petto robusto, coperto da una camiciola scura come quelle celle.
Zentha sollevò gli occhi su di lui ed inclinò il capo con fare interrogativo.
"Perché dici così?" Domandò la Principessa, riportando lo sguardo sul ritratto, ammirando i tratti delicati della creatura oramai mortale ma comunque bellissima.
Il Principe sollevò le spalle e scosse il capo.
"Dormono in camere separate da molti anni, ai miei occhi cercano di comportarsi naturalmente ma... sembrano nascondere qualcosa..." Commentò il giovane.
Zentha sospirò e scosse il capo, trovando bizzarro che il Mortale si facesse tutte quelle domande sui propri genitori.
Eldarion sobbalzò quando sentì la serratura della cella scattare, si voltò immediatamente immaginando di trovare la guardia di ritorno per prendere la ciotola ma, invece trovò la Principessa, che teneva stretto fra le piccole mani un grande mazzo di chiavi.
"Cosa stai facendo?" Domandò il Principe stupito.
Zentha si fece indietro e lo invitò ad uscire dalla cella.
Eldarion si guardò attorno dubbioso, ma alla fine mise un piede in corridoio, aspettandosi di venire aggredito dalle guardie, ma non vi trovò nessuno.
La Principessa gli sorrise titubante e i grandi occhi scuri si assottigliarono.
I lunghi capelli mori le scivolarono lungo le spalle coperte da un lungo mantello scurò che, Eldarion sembrò notare solamente in quell'istante.
Poco prima infatti lo aveva scambiato per un semplice coprispalle.
"Ti faccio scappare. A te e ai tuoi amici, vieni" Ordinò lei, camminando sino a raggiungere l'entrata del corridoio.
Si fermò innanzi alla porta ed indicò una delle celle che stava ai suoi lati. La guardia del Principe era distesa su un piccolo giaciglio, aveva le mani legate con delle corde e la bocca imbavagliata.
"Non temere, non è morto, sta solo dormendo" Spiegò Zentha, aprendo lentamente la porta, studiando l'esterno, assicurandosi che nessuno potesse vederli sgattaiolare via. "Vieni" Disse prendendo Eldarion per una mano, che mansueto come un cagnolino si lasciò trascinare verso il basso, seguendo i bassi scalini.
La Principessa si fermò prima di raggiungere la porta che conduceva alle prigioni dove erano rinchiusi gli altri prigionieri.
Si inginocchiò a terra e dopo aver estratto un pugnale dal fodero stretto al proprio fianco iniziò a tastare la parete, fino a quando individuò un particolare punto.
Un enorme pezzo di intonaco nero si staccò dalla parete, rivelando una grande rientranza dove erano state nascoste le armi dei prigionieri. Eldarion strabuzzò gli occhi stupito, afferrando il proprio arco che gli veniva gentilmente porto dalla nuova amica.
"Aspetta... perché vuoi aiutarci?" Domandò il Principe, che ben poco aveva capito di quella situazione.
Il giovane legò l'arco al fianco e la faretra sulle spalle, prendendo poi fra le mani un lungo bastone di legno sulla cui sommità era posto un enorme cristallò giallo.
"Perché... forse mio padre si sbaglia e se esiste la minima possibilità di risolvere questa... cosa senza il bisogno di una guerra credo sia giusto tentare" Spiegò Zentha, che aveva passato quelle due settimane a pensare alle parole pronunciate non solo da Eldarion, ma anche da Aseo e Legolas.
Eldarion sorrise e sospirò rassicurato, stringendo il bastone fra le mani.
La Principessa sistemò il proprio arco sulle spalle sottili e, insieme al Principe di Gondor percorse gli ultimi scalini che li separavano dalle prigioni.
Aprì la porta con lentezza, trovando le due guardie placidamente addormentate.
"Che cosa gli hai fatto?" Domandò Eldarion, seguendola all'interno del piccolo corridoio.
Lei sorrise con aria furba, inginocchiandosi innanzi ai soldati, prendendo fra le mani due spesse corde e bavagli.
"Ho dato da bere loro un potente infuso soporifero" Spiegò lei, prima di porgere il mazzo di chiavi al giovane Principe, che le strinse subito fra le mani.
"Libera i tuoi amici, io mi occupo di immobilizzarle" Ordinò Zentha. Eldarion annuì e corse lungo il corridoio, individuando immediatamente la cella dove era rinchiuso Legolas.
Il Principe del Reame Boscoso strabuzzò gli occhi quando riconobbe il giovane Mortale.
Scattò in piedi e si avvicinò alle sbarre.
"Eldarion!? Cosa fai qui?" Domandò Legolas, guardandosi attorno con aria allarmata, riuscendo a stento a vedere oltre il fianco del giovane.
Eldarion inserì l'ennesima chiave nella serratura e finalmente questa scattò, permettendo all'elfo di uscire.
"Ce ne andiamo" Disse il Principe prima di voltargli le spalle, puntando lo sguardo sulla giovane Eartha. Eldarion non aveva ancora avuto la possibilità di conoscerla, non sapeva nemmeno il suo nome ma, Zentha gli aveva ordinato di liberare i suoi amici, riferendosi perciò a più di una persona.
"Legolas, chi è questo giovanotto?" Domandò la strega che non poté fare a meno di stringere il Principe in un caloroso abbraccio, grata per il suo intervento.
Eldarion si ritrovò ad arrossire, non abituato a quel tipo di contatto, soprattutto ricevuto da una donna così avvenente.
"Principe Eldarion di Gondor, figlio di Re Elessar, ti presento Eartha" Li presentò Legolas, avvicinandosi rapidamente alla porta d'ingresso, dove la Principessa aveva appena terminato di imbavagliare le due guardie, rinchiudendole poi in una delle due celle poste ai lati della porta. Zentha si sollevò in piedi e salutò il Principe con un cenno del capo, porgendogli poi un arco.
Legolas lo strinse fra le mani, saggiandone il legno e l'elasticità della corda.
Lo strinse al fianco, caricando la faretra sulle spalle.
"Vi sentite... meglio?" Domandò la Principessa titubante.
Sentiva di dover molto rispetto a quell'antico elfo che era sopravvissuto in quel luogo così lontano dall'amata luce.
"Il mio bastone!" Esclamò Eartha, interrompendo la risposta dell'elfo silvano, che si limitò ad annuire. Zentha prese due piccole chiavi dalla tasca dei propri pantaloni e con delicatezza liberò i due prigionieri dalle catene che avevano ancora strette attorno ai polsi e, nel caso di Legolas anche attorno al collo.
Il Principe del Reame Boscoso sorrise grato, sfiorando il collo martoriato con la punta delle dita.
"Andiamo, non ho idea per quanto ancora infuso farà effetto" Disse Zentha, guidando i prigionieri lungo le scale a spirale.
Una volta giunti alla base delle scale si guardarono l'un l'altro, attendendo di ricevere altre direttive da parte dell'elfo oscuro che, tuttavia sembrava spaesata come lo erano i prigionieri.
La Principessa infatti non aveva potuto neutralizzare anche le due guardie che controllavano la torre dall'esterno, sarebbe stata una mossa rischiosa e tremendamente azzardata. Fece segno ai fuggitivi di seguirla, raggiungendo la parte anteriore alle scale, dove era celato un piccolo passaggio.
Zentha si inginocchiò a terra, fermandosi innanzi ad una mattonella dalle dimensioni incredibilmente grandi.
La giovane poggiò le lunghe dita sulla pietra fredda, facendo pressione dal lato più distante dal proprio corpo, cosicché questa si sollevasse, mostrando un antro buio e umido.
I prigionieri si guardarono con fare stupito, mentre Zentha indicava con lo sguardo il piccolo passaggio.
"È sicuro... posso garantirlo" Disse la Principessa, sorridendo rassicurante.
Legolas sospirò e lentamente si calò nel vuoto, sperando solamente che la giovane figlia di Morphen non volesse tirare loro un brutto scherzo.
I suoi piedi toccarono il pavimento senza complicazioni.
I prigionieri si calarono nel vuoto uno ad uno, atterrando in un ampio canale umidiccio.
La Principessa fu l'ultima scendere, dopo essersi assicurata di avere chiuso la porticciola.
"Dannazione... a questo non aveva pensato" Sussurrò lei una volta essersi ritrovata nella completa oscurità. Eartha ridacchiò divertita e, senza nemmeno il bisogno di parlare una fioca luce bianca illuminò il passaggio, rendendo loro la via agevole.
Zentha la guardò stupita, portandosi poi una mano alle labbra. "Incredibile" Sussurrò lei che, in tutta la sua lunga vita non aveva mai visto un singolo incantesimo.
Il silvano sorrise, il debole bagliore gli aveva ricordato quando, venti anni prima lui e la Compagnia dell'Anello avevano attraversato le Miniere di Moria.
"Procediamo" Parlò Legolas, che aveva molta fretta di abbandonare quel luogo.
La Principessa annuì e si mise in testa al gruppo, guidandolo lungo il condotto umido e nauseabondo.
Camminarono a lungo, svoltando in diversi passaggi che si facevano sempre più stretti a mano a mano che ci si avvicinava all'uscita.
Infine, giunsero innanzi ad una spessa grata.
Zentha si aggrappò alle sbarre e sbirciò all'esterno, dove alti alberi morti li osservavano minacciosi. "Aseo!" Esclamò lei in un sussurrò. Eldarion sollevò le sopracciglia, domandandosi a chi la Principessa si stesse riferendo.
Un giovane elfo oscuro dai capelli ricci si fece subito avanti sorridendo, anche se le sue mani tremavano non poco.
Il ragazzo sorrise ai prigionieri ed incastrò un gancio tra le sbarre, questo era agganciato ad una lunga corda legata a propria volta alla sella di uno splendido destriero nero dal manto lucido e la criniera folta che, fino a quel momento era stato nascosto alla vista dei fuggitivi. "Ingegnoso" Sussurrò Legolas.
Aseo si avvicinò al destriero e lo colpì sul fianco.
Questo scattò avanti con tale forza da scardinare la grata, che cadde a terra emettendo un suono sordo ma che, trovandosi lontano dalla città non attirò attenzioni indesiderate.
I rami degli alberi frusciarono malevoli, facendo correre un brivido lungo la schiena di Legolas, che si passò le mani sulle spalle, avvicinandosi al destriero scuro, che nitriva, anch'egli impaurito dai suoni emessi da quel bosco morto.
Aseo tornò con un secondo destriero, precedentemente legato ad una vecchia staccionata dal legno marcio che tuttavia si reggeva ancora in piedi.
Aseo porse loro tre mantelli scuri con i quali mascherare la loro identità e non rischiare di essere scoperti dai guardiani che sorvegliavano la grotta
"Sei sicuro di non voler venire con noi?" Domandò Zentha, avvicinandosi all'amico, che accarezzava con delicatezza il muso dello stallone. L'elfo oscuro scosse il capo e le sorrise rattristato.
"Mio padre noterebbe immediatamente la mia assenza e finirebbe per allertare le guardie... troverò il modo di andarmene, ma non certo oggi" Commentò Aseo.
La Principessa annuì e spalancò le braccia, stringendolo in un caloroso abbraccio che lui ricambiò immediatamente.
"E poi, sai bene che non so cavalcare, finirei per cadere e rompermi la testa" Continuò lui facendola sorridere.
In verità Aseo era un ottimo cavaliere, solamente esitava nell'ammetterlo.
Zentha lo strinse nuovamente fra le braccia e poi, sospirando si allontanò da lui, avvicinandosi ad uno dei due destrieri, montando in sella con l'agilità innata di un elfo.
Eartha si accomodò alle sue spalle, trovando la compagnia di un'altra donna rassicurante.
Eldarion sorrise, carezzando il muso del secondo animale, che annusò la mano del Mortale, abituandosi velocemente al suo profumo.
Il giovane montò in sella, sussurrando parole dolci al destriero, molte furono nella lingua degli elfi, accennate e stonate ma che fecero sorridere il silvano.
Legolas si avvicinò ad Aseo e questo lo guardò incuriosito, domandandosi che cosa potesse volere da lui il Principe degli elfi silvani.
L'elfo aprì la mano e mostrò il cristallo di luce al giovane che scosse il capo sollevando le mani.
"L'ho dato a voi" Disse l'elfo oscuro. Legolas scosse il capo e prese la mano pallida di Aseo nella sua, lasciando cadere la piccola sfera nel palmo pallido.
"Vorrà dire che me la restituirai quando ci rincontreremo. E poi, serve più a te che a me" Ribatté il Principe del Reame Boscoso, poggiando una mano sulla spalla del giovane elfo oscuro, che annuì commosso, allontanandosi dal corpo luminoso dell'altro elfo che, velocemente balzò in sella al cavallo, stringendo le mani attorno ai fianchi di Eldarion.
"Fate buon viaggio!" Esclamò Aseo, osservando gli amici allontanarsi velocemente.
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The Ending -Amore Immortale-
FanficSeguito di: The Beginning ⚠️La storia presenta contenuti per adulti⚠️ Dal capitolo primo: "Una volta indossati i mantelli lasciarono la stanza, percorrendo lentamente il lungo corridoio silenzioso e le cigolanti scale in legno. L'oste sobbalzò quan...