Capitolo 3: L'Ombra

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L'Ombra

III

Il curatore era giunto il prima possibile, correndo si era chiuso nelle stanze della Regina, richiedendo che i familiari rimanessero all'esterno, così da permettergli di lavorare con più semplicità.
Re Elessar camminava lungo il corridoio con passo svelto, teneva le mani giunte dietro la schiena e lo sguardo basso, mentre mille pensieri gli affollavano la mente.
Da quando Arwen aveva rinunciato alla propria immortalità per rimanere al suo fianco era divenuta più debole, si ammalava più facilmente e quando succedeva impiegava molti giorni per ristabilirsi.
Era diventata in tutto e per tutto Mortale.
Aragorn rimpiangeva quella scelta ogni giorno.
Ogni qualvolta trovava la sua sposa dolorante o sofferente si sentiva in colpa.
I due promessi non si amavano più da molti anni, il sentimento aveva iniziato ad affievolirsi durante la Missione per distruggere l'Anello, ma nonostante questo Arwen aveva deciso di rimanere al fianco di Granpasso, non per amore nei suoi confronti, ma per l'amore per il figlio che la loro unione avrebbe generato.
Eldarion si era seduto a terra, una gamba premuta contro il petto e l'altra stesa contro il pavimento.
Il suo sguardo era assorto, probabilmente stava pensando alla possibile causa di quel malessere improvviso, centinaia di possibili malattie gli passarono per la mente, dalle più semplici alle più complesse e gravi.
Legolas era rimasto al loro fianco senza avere la minima intenzione di abbandonarlo.
Non solo perché si trattava della sposa del Re, ma perché Arwen era una delle sue più antiche amiche, era sempre stata al suo fianco nel momento del bisogno e lui avrebbe fatto altrettanto. Il Principe di Gondor sollevò lo sguardo sul viso dell'elfo, non vi trovò stanchezza o rabbia, solo preoccupazione per la sorte di sua madre.
"Legolas, hai percorso un lungo viaggio, perché non vai ai risposare?" domandò Eldarion, attirando su di sé l'attenzione della creatura immortale e del padre, che si fermò a pochi passi dalla sua gamba tesa.
Il Principe degli elfi silvani gli sorrise dolcemente e si passò le mani lungo la vesta bianca.
"Non temere Eldarion, ho trascorso intere notti sveglio a pensare. Non necessito di alcun risposo, preferisco di gran lunga rimanere al vostro fianco," rispose Legolas, sedendosi a terra vicino al giovane Mortale, che lo guardò inclinando il capo.
Non si aspettava certo che il reale si sedesse al suo fianco, rischiando così di sporcare la splendida veste.
"Ti ringrazio per essere rimasto," sussurrò Aragorn, chinandosi innanzi ai due principi, poggiando le grandi mani calde sulle ginocchia piegate dell'elfo.
Lui poggiò le mani sopra quelle del Mortale, carezzandogli i dorsi con le lunghe dita.
"Sai che non passerei una notte serena," ribatté Legolas sorridendo dolcemente. Eldarion sorrise, trovava stupenda l'amicizia che legava i due uomini.
La porta della stanza venne aperta lentamente e Aragorn scattò in piedi. Nonostante non provasse più amore per la sua sposa Arwen rimaneva una sua cara amica, il suo cuore doleva ogni volta che lei soffriva.
Il medico si passò una mano fra i corti capelli rossicci, sorridendo rassicurante.
"La Regina riposa serena," sussurrò, chiudendosi la porta alle spalle, così da non disturbare la figura dormiente. "Deduco dal vostro sorriso che la Regina non soffre di un male incurabile," commentò Legolas, affiancando il sovrano.
Il curatore portò lo sguardo su di lui ed annuì, porgendogli un leggero inchino. Eldarion si lasciò sfuggire un sospiro che non si era reso conto di aver trattenuto sino a quel momento. Aragorn si passò una mano sul viso ed annuì rasserenato.
"Quali sono le cause dello svenimento?" domandò il sovrano, incrociando le braccia contro al petto.
Il Principe di Gondor si fece attento, affinando le orecchie sottili.
Il curatore annuì, sfregando assieme le mani fredde come pezzi di ghiaccio.
"La Regina aspetta un figlio".

Il corridoio piombò nel silenzio.
Legolas trattenne il respiro, stupito da quella diagnosi così inaspettata.
L'elfo sollevò lo sguardo su Aragorn e anche lui parve stupito da quella rivelazione, troppo stupito, come se la ritenesse una soluzione impossibile. Eldarion sorrise portandosi una mano alle labbra.
Aveva sempre desiderato un fratello o una sorella con cui giocare, questi, erano i desideri di un bambino di cinque anni che non aveva amici e chiedeva costantemente ai genitori di accontentare il suo capriccio.
Ora desiderava un fratello cosicché potesse condividere con lui il peso della corona.
"Ne siete certo?" domandò Re Elessar con voce tremante.
Eldarion sollevò lo sguardo sul padre. La sua figura era impietrita, le dita tremavano impercettibilmente, quasi volesse stringere qualcosa ma non trovasse nulla a cui aggrapparsi.
I suoi occhi erano sbarrati e le labbra socchiuse, come se il suo corpo avesse esalato l'ultimo respiro.
Il curatore parve altrettanto stupito, sembrò domandarsi perché il sovrano non sembrasse felice di quella notizia. "Assolutamente vostra altezza," rispose l'uomo stringendo le mani in grembo. Eldarion portò lo sguardo su Legolas, anche il Principe del Reame Boscoso sembrava sconcertato dalla notizia.
La sua espressione era più contenuta, paralizzata in un muto stupore.
Solo le sue spalle tradivano la sua mente.
Queste tremavano, producendo un moto che percorreva l'intero abito bianco, facendolo tremare come fosse una foglia scossa dal vento invernale. "Padre, cosa accade?" domandò il giovane Principe, rivolgendo il tono preoccupato verso il genitore che abbassò immediatamente lo sguardo su di lui.
Aragorn sorrise ed un sospiro tremante lasciò le sue labbra.
"Nulla Eldarion, sono solo... stupito..." sussurrò Re Elessar, sfregando assieme le mani che all'improvviso era divenute fredde come il ferro di una spada.
Il curatore gli sorrise comprensivo, aprendo la porta di legno.
"Andate e parlate con Arwen. Io vi attenderò qui fuori," sussurrò Legolas prima di andarsene con passo svelto. Granpasso non riuscì a fermarlo e nemmeno provò a farlo, era ancora troppo sconvolto da quella notizia.
Lui e la sua sposa non condividevano il letto da anni, ergo, il figlio che lei aspettavano non apparteneva al sovrano, ma questo Legolas non lo sapeva.
Aragorn non diede colpe alla sposa, sapeva che non ne aveva il diritto. Lentamente entrò nella stanza, seguito da Eldarion che tratteneva a stento l'eccitazione.
Arwen era seduta a letto.
Le morbide coperte le coprivano le gambe e la vita, lasciando scoperto il petto candido, coperto da una veste di un tenue colore azzurro.
Uno spesso cuscino era poggiato dietro la sua schiena, così da farle da sostegno e non sforzarla.
"Madre," sussurrò Eldarion affrettandosi per raggiungere il capezzale della Regina.
Arwen sorrise dolcemente e carezzò il viso del figlio che sorrideva entusiasta, tenendo lo sguardo fisso sul ventre perfettamente piatto della Mortale. Aragorn si avvicinò lentamente e si sedette sul bordo del giaciglio, sollevò una mano e carezzò il viso affilato della moglie.
"Come ti senti mia sposa?" domandò il sovrano, stringendo una mano piccola e fredda nella sua grande e calda.
Arwen sorrise timidamente, passandosi una mano sul ventre piatto.
"Mi sento bene mio sposo, forse un poco scombussolata. Il curatore mi ha confermato uno svenimento," disse lei con tono estremamente calmo.
Eldarion annuì con vigore, prendendo fra le proprie mani quella della madre, che sollevò lo sguardo su di lui.
"Si madre, ci avete fatto spaventare terribilmente!" esclamò il giovane Principe, facendo sorridere Arwen.
Lei strinse le mani del figlio.
"Ti domando scusa piccolo mio," lui scosse il capo e sorrise gentilmente come solo un elfo avrebbe potuto fare. "Quale sera peggiore per sentirsi male! Il giorno del tuo compleanno!" disse lei con aria triste.
Il figlio scosse il capo e strinse le mani della madre con più forza.
A poco a poco la pelle della Regina sembrò riacquistare il calore naturale, abbandonato il freddo della morte. "Non dite sciocchezze madre! La vostra salute è molto più importante di uno... uno stupido compleanno!" esclamò Eldarion imbronciato.
Arwen sorrise, felice di aver cresciuto un figlio così ben disposto e generoso. Aragorn sorrise a propria volta, anche lui sembrava stare riacquistando il suo colore naturale, anche se il suo cuore continuava a battere all'impazzata. "Guarda com'è sbiancato tuo padre," continuò Arwen, prendendo il mento del sovrano fra le dita sottili.
Re Elessar le sorrise e le lasciò un bacio sul dorso della mano pallida.
La barba corta pizzicò la pelle soffice e delicata della Regina, ma a lei sembrò non importare.
"Andrai a Granburrone?" le domandò Aragorn.
Elessar sollevò le sopracciglia, facendo passare lo sguardo dal viso della madre a quello serio del padre.
L'elfa sembrò rifletterci, passando la piccola mano sul ventre coperto dalla sopravveste azzurrina.
"Perché mia madre dovrebbe andare a Granburrone?" domandò il Principe di Gondor, incrociando le braccia contro al petto ampio, ma piuttosto moderato rispetto a quello del genitore.
I due genitori sollevarono lo sguardo sul figlio e Arwen gli sorrise dolcemente.
"Vedi Eldarion, tua madre rimane sempre e comunque un elfo. A Gondor i curatori non sono in grado di gestire una gravidanza di questo tipo. Inoltre, a Granburrone la nostra amata Regina sarà circondata dalla sua gente, da suo padre e dai suoi fratelli," gli spiegò lentamente Aragorn.
Il Principe arricciò le labbra in un'espressione pensierosa.
"Ma qui avrebbe noi! E potrebbero giungere qui i curatori di Granburrone," disse Eldarion, opponendosi alla decisione che era già stata presa.
Arwen ridacchiò portandosi una mano davanti alle labbra rossicce.
"Piccolo mio, anche durante il periodo della tua gravidanza ho passato il mio tempo a Granburrone," gli spiegò gentilmente la madre, lasciandogli una carezza fra i capelli scuri così simili ai suoi.
Il Principe non si dimostrò totalmente convito dalle parole dell'elfo femmina. "E mio padre è venuto con voi?" domandò Eldarion, sollevano lo sguardo sul viso ancora mortalmente pallido del genitore.
"Non avrebbe potuto. Tuo padre rimase qui, dove era il suo posto ma, ogni qualvolta trovava l'occasione veniva a trovarmi e ogni settimana mi mandava una lettera," gli spiegò Arwen, continuando ad accarezzare il viso delicato del figlio.
"È rimasto solo per nove lunghi mesi ma, questa volta avrà te al suo fianco, non trovi sia una bella notizia?" domandò la Regina.
Eldarion addolcì lo sguardo ed annuì con convinzione.
Si sentì uno sprovveduto per aver dubitato delle decisioni dei genitori, naturalmente ogni loro scelta era per il bene dell'intera famiglia e lui non avrebbe mai dovuto dubitarne.
"Avete ragione madre, vi chiedo scusa per aver messo in discussione le vostre scelte," Aragorn sorrise, lasciando una carezza fra i capelli del figlio.
"Inoltre, durante il lungo periodo che ho trascorso a Granburrone Legolas è rimasto al mio fianco," terminò la Regina sorridendo intenerita.
Eldarion fece altrettanto, rivolgendo il proprio sguardo verso la porta, dove si aspettava di trovare il Principe degli elfi silvani.
"Mi è parso di sentire la sua voce, perché non vi ha seguiti fino alle mie stanze?" domandò Arwen, rivolgendo lo sguardo azzurro verso il viso dello sposo.
"Ha pensato fosse giusto lasciare che io ed Eldarion ti parlassimo, non voleva imporre la sua presenza," spiegò Aragorn, carezzando la mano della sposa.
La Regina annuì pur non trovando giusta la decisione dell'antico amico.
"Ti prego Eldarion, chiedi a Legolas di entrare," chiese gentilmente Arwen.
Il figlio annuì ed in tutta fretta si alzò dal materasso.
Prese la maniglia fra le mani ed aprì la porta, aspettandosi di trovare la figura spettrale dell'elfo impalata fuori dalla stanza, ma di lui non v'era traccia. Eldarion fece vagare lo sguardo lungo il corridoio, sperando di riconoscere un candore familiare, ma nulla.
Il Principe era sparito.
"Legolas non è qui," sussurrò il giovane, rivolgendo lo sguardo verso i genitori che si guardarono intensamente, come se potessero comunicare anche senza il bisogno di parole.
"Eldarion rimani con tua madre. Troverò Legolas e lo condurrò qui," disse Aragorn, lasciando la mano della sposa, che gli sorrise comprensiva.
Il Principe di Gondor annuì senza porre alcuna domanda.
Trotterellò verso il letto e si sedette al fianco della madre, lasciando cadere a terra i pesanti scarponi neri.
"Posso chiedervi una cosa?" domandò Eldarion, sollevando lo sguardo sulla madre, che se lo era stretto contro al morbido petto.
La Regina annuì con gentilezza.
"Perché mio padre ed il Principe Legolas sono parsi così spaesati dalla notizia di una vostra gravidanza?" domandò il Principe che, era giovane ma non certo stupido.
L'elfo femmina sembrò riflettere, come se non sapesse come rispondere senza rivelare la verità amorosa che coinvolgeva i due uomini.
"Mio padre vide il mio futuro... era previsto un solo bambino... credo sia questo il motivo di tanto scandalo," sussurrò la donna, sentendosi in colpa per aver mentito al figlio in maniera così spudorata.

Re Elessar si chiuse la porta alle spalle, iniziando a camminare lungo il corridoio fiocamente illuminato.
La lunga veste fluttuava attorno alla figura che si muoveva implacabile.
Lo sguardo d'argento ardeva di preoccupazione, mentre vagava per il palazzo, sperando di trovare l'amato.
Si diresse nella stanza assegnata al Principe del Reame Boscoso ma non lo trovò.
Il letto era intatto e così i bagagli della creatura immortale.
Aragorn lasciò la stanza e riprese la ricerca.
Vagò per il palazzo per quasi un'ora prima di rendersi conto che, con molta probabilità non avrebbe mai trovato Legolas rinchiuso fra le mura di pietra, ma piuttosto all'aperto.
Con passo rapido si diresse all'esterno del palazzo, dove si trovavano i giardini reali e, come aveva immaginato vi trovò l'elfo.
Legolas era seduto su una delle poche panchine in sasso.
Tra le mani teneva un piccolo scoiattolo dal pelo rossiccio che si lasciava tranquillamente accarezzare la schiena. Lo sguardo della creatura immortale era pensieroso, ma nonostante questo l'elfo si accorse egualmente della presenza del Mortale.
Posò la piccola creatura a terra e lasciò che questa zampettasse via.
"Arwen voleva vederti," parlò Aragorn senza sapere come iniziare quella conversazione.
Leggeva tristezza e delusione sul viso dell'amato e questo lo faceva soffrire come non mai.
Legolas annuì titubante, cingendo le braccia attorno al petto sottile.
"Sono felice che una nuova creatura verrà presto alla luce," sussurrò l'elfo sorridendo timidamente.
Aragorn si morse il labbro inferiore, trattenendosi dal ridurre la distanza che ancora li separava e stringere l'amato fra le braccia.
"Eppure..." continuò Legolas, interrompendosi per abbassare lo sguardo sui propri piedi scalzi.
Aveva abbandonato le scarpe molto tempo prima, preferendo il contatto diretto con la natura.
"Eppure?" domandò il Re, invitando il Principe a continuare.
L'elfo sospirò.
"Eppure non posso che rattristarmi nello scoprire che hai giaciuto con lei," terminò Legolas sospirando.
Il vento si era alzato portando con sé grandi nuvole scure portatrici di tempesta.
Aragorn gli si avvicinò, poggiandogli le grandi mani sulle spalle sottili.
"Legolas, non dubitare mai del mio amore nei tuoi confronti. Ti giuro che non giaccio con Arwen da molti anni," parlò il sovrano, carezzando con i pollici la pelle coperta dalla veste bianca.
Il Principe del Bosco Atro sollevò lo sguardo su Re Elessar, sorridendogli mestamente.
"Come posso crederti, Elessar?" domandò Legolas.
Il suo tono era calmo, privo di cattiveria eppure, quelle parole fecero correre un brivido lungo la schiena massiccia del sovrano.
Aragorn strabuzzò gli occhi grigi come lame.
"Non farlo Legolas, non usare quel nome quando sei con me..." sussurrò Granpasso con voce tremante.
Il Principe scosse il capo, carezzando il viso barbuto del sovrano degli uomini. Inclinò il capo e guardò i suoi occhi sinceri come quelli di un bimbo.
"E dunque, se questo bambino non è figlio tuo, chi è il padre?" domandò Legolas, che non aveva scorso menzogna negli occhi del sovrano. Aragorn scosse il capo, indicando la panchina di sasso con una grande mano.
I due amanti, ma soprattutto amici si sedettero l'uno al fianco dell'altro. Granpasso rimase in silenzio per qualche istante, forse ragionando su chi potesse essere l'amante della Regina. "Non mi importa chi sia quest'uomo, mi basta sapere che Arwen è felice. Ha sofferto fin troppo," sussurrò Aragorn abbassando il capo.
Legolas gli poggiò una mano sulla spalla, correndo poi a stringere il collo fra le lunghe dita, risalendo poi sulla macella affilata ed infine sulla guancia barbuta.
"Anche tu hai sofferto in questi lunghi anni ma, capisco cosa provi e mi trovi d'accordo con te. Sono felice che Arwen sia... felice," sorrise l'elfo, imbarazzato da quelle parole così semplici e poco tipiche del linguaggio elevato degli immortali, probabilmente, se suo padre lo avesse sentito gli avrebbe lavato la bocca con i sali da bagno.
"Mi spiace di aver dubitato del tuo amore," Aragorn gli carezzò il viso e si chinò su di lui per lasciargli un bacio sulle labbra.
Legolas sorrise e gli carezzò il viso.
"Lo capisco, io avrei commesso il medesimo errore," insieme di alzarono e tornarono a palazzo.
La luce nella camera di Arwen era spenta, la Regina doveva essersi addormentata e nemmeno di Eldarion v'era più traccia.
"Ti chiederei di passare la notte con me ma, non voglio forzarti, non dopo quello che è appena successo," disse il sovrano, carezzando il viso del Principe.
I due amici erano fermi innanzi alla camera del Re.
"Sarebbe scortese da parte mia rifiutare".

Nel mentre, nell'oscurità si aggirava una losca figura, che silenziosa aveva osservato la scena e udito ogni cosa. Occhi bianchi come la neve si posarono sul cielo scuro e tempestoso, un grande cappuccio gli copriva il capo.
"Il nostro momento giungerà presto, mio Signore," sussurrò la creatura, sparendo veloce nell'erba alta. 

The Ending  -Amore Immortale-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora