Capitolo 34: Soluzione

277 20 7
                                    

Soluzione

XXXIV

Eldarion aprì lentamente gli occhi, tentò di sollevare le braccia per potersi stiracchiare ma i suoi movimenti furono impossibilitati da due corpi. Sorrise quando si rese conto di essere stretto fra le braccia di Legolas e di suo padre.
Aveva il capo premuto contro il petto dell'elfo e da quella posizione poteva chiaramente scorgere i lunghi capelli biondi dell'immortale.
Il genitore aveva un braccio posto sopra le morbide coperte e con quello abbracciava entrambi i suoi amati. Eldarion si leccò le labbra e, tentando di fare il minino rumore si mise in ginocchio, con difficoltà riuscì a districarsi dall'intreccio di gambe e braccia e con l'eleganza e la destrezza degna degli elfi riuscì ad abbandonare il letto, poggiando i piedi a terra senza emettere quasi nessun tipo di rumore. Silenzioso come un felino lasciò la tenda e sbucò all'aria aperta.
Il sole era sul punto di sorgere eppure, nessuno dei soldati era sveglio, probabilmente erano ancora tutti provati per il ritorno del loro sovrano. L'esercito elfico sembrava essersi completamente volatilizzato, forse lo stesso Re Thranduil aveva dato loro ordine di ritirarsi ma questo ad Eldarion rimaneva ignoto.
Trovò Èomer seduto davanti ad un piccolo falò, il sovrano stuzzicava i carboni ardenti con un lungo ramo secco.
Il Principe si avvicinò e si sedette al suo fianco, rabbrividendo quando il suo corpo entrò in contatto con il terreno umido.
"Ben sveglio" Lo salutò il Signore dei cavalli.
Eldarion rispose nel medesimo modo ed accettò la ciotola in legno che l'amico gli stava porgendo.
Il contenuto era una strana poltiglia dall'aspetto non gradevole ma dal profumo invitante.
"L'ha fatto Zentha. Ha detto che è un insieme di cereali e avena con del cacao e, sinceramente non ho idea di dove abbia trovato tutto questo" Disse Èomer sorridendo divertito.
Il cuore di Eldarion iniziò a battere più lentamente, felice di vedere finalmente il viso del sovrano attraversato da un luminoso sorriso.
"Ne ha preparata una anche per Aragorn. Dice che potrebbe rimetterlo in sesto" Spiegò il Signore.
Il Principe annuì e divorò la sua colazione in poche cucchiaiate, lasciando la ciotola perfettamente pulito.
Si alzò in piedi e prese fra le mani la colazione del padre, desideroso di poterlo finalmente vedere mangiare di nuovo.
Èomer lo bloccò prima che potesse fare anche un singolo passo verso la tenda. "Gandalf ha detto di portare entrambi nella sua tenda il più presto possibile. Crede di poterci finalmente spiegare cosa è successo ad Aragorn" Disse infine il sovrano.
Eldarion annuì e trotterellò verso la tenda, non era così allegro oramai da molto tempo.
Quando entrò nella stanzetta si sorprese di trovare suo padre già in piedi e Legolas ancora addormentato. "Padre! Cosa fate già in piedi?" Domandò Eldarion, avvicinandosi al genitore con passo svelto.
L'uomo si limitò a sbuffare una risata e si sedette nuovamente contro il materasso, facendo sbilanciare terribilmente il corpo del Principe del Reame Boscoso che, lentamente aprì gli occhi, mugugnando con fare assonnato. Eldarion si sentì fuori luogo nell'assistere al risveglio del Principe, non perché non avesse mai visto un uomo aprire gli occhi ma, perché non aveva mai visto un elfo risvegliarsi da quello che poteva essere definito sonno e non semplice riposo.
"Ti ho sentito allontanarti e volevo assicurarmi che non fosse successo nulla mentre dormivo" Rispose Aragorn, sfiorando con delicatezza il viso affilato dell'amato che sorrise dolcemente.
Eldarion sorrise nel vedere la dolcezza che univa i due uomini.
Insieme aspettarono che il sovrano terminasse la propria colazione e poi, insieme si avviarono alla volta della tenda di Gandalf.
Mentre passeggiavano molti soldati, ora risvegliatesi dal sonno puntarono gli sguardi su di loro.
Fu un uomo, il comandante dell'armata ad avvicinarsi al proprio sovrano. "Zanchir. Sono felice di vederti in salute" Disse Aragorn quando l'uomo lo affiancò.
Il comandante annuì e disse altrettanto al sovrano, fermandosi poi per poterlo guardare dritto in viso.
"Vostra Altezza cosa... come è possibile tutto questo?" Domandò il Mortale, rivolgendo poi lo sguardo verso il proprio Principe e poi verso l'elfo.
"Non lo so amico mio. Spero che Gandalf abbia le risposte a queste domande. Per ora so solamente che sto bene... ti prego di dirlo anche ai soldati, non voglio che si preoccupino" Zanchir annuì e dopo aver porto un inchino ed una stretta di mano al sovrano di allontanò, pronto a raccontare tutti ai suoi uomini.
Legolas porse il braccio sinistro al sovrano ed Aragorn si aggrappò con le lunghe dita all'avambraccio dell'immortale, mentre avvolse il sinistro attorno alle spalle del figlio, che lo aiutò a reggersi in piedi.
Insieme riuscirono a raggiungere la tenda di Gandalf.
Mithrandir era seduto al proprio scrittoio.
Aveva la schiena ricurva e la testa appoggiata alla mano sinistra.
Nella destra teneva stretta una lunga piuma bianca e morbida e con essa stava scrivendo con calligrafia ordinata e svolazzante.
"Gandalf" Lo richiamò Legolas, attirando su di sé l'attenzione dell'antico Stregone.
Questo sollevò immediatamente il capo e raddrizzò la schiena, mettendosi in piedi con una certa fatica, rischiando addirittura di cadere.
Aragorn sorrise nel vedere l'amico traballare in quella maniera.
"Vi aspettavo a buon'ora ma non certo così presto" Commentò Mithrandir con fare divertito.
Il sovrano di Gondor sorrise e si sedette su una delle nove sedie poste nella stanza, portandosi proprio davanti allo Stregone.
Legolas ed Eldarion si sedettero ai suoi lati, sorridendo stanchi ma felici.
"Sono lieto di vedere che stai bene. Che entrambi state bene" Parlò Mithrandir. Il Principe di Bosco Atro abbassò lo sguardo in segno di ringraziamento e lo stesso fece Aragorn.
Lo Stregone si avvicinò alla sedia che avrebbe occupato e strinse il bastone bianco fra le mani nodose, carezzando il legno liscio con i polpastrelli delicati. Eldarion approfittò di quel momento di silenzio per potersi guardare attorno. Il letto era intatto, probabilmente Gandalf aveva passato l'intera notte a consultare diversi libri.
Uno strano uccello era appollaiato sulla sedia dello scrittoio, ad una delle due zampe era fissato un sottile filo bianco, probabilmente Mithrandir aveva ricevuto dei messaggi.
In breve tempo tutti i membri del loro improvvisato consiglio entrarono nella tenda, anche Lanthir era con loro. Zentha regalò un sorriso ad Eldarion ed andò a sedersi al fianco del fratello. "Ebbene, ora che siamo tutti qui direi che possiamo iniziare" Disse Gandalf stringendo le mani attorno al bastone. Aragorn si fece molto attento.
"Le mie inizialmente erano delle supposizioni ma poi, ho avuto la possibilità di contattare un vecchio amico che mi ha molto aiutato.
Ma, prima di darvi delle delucidazioni devo fare una domanda ad Astorher" Spiegò Gandalf, puntando poi lo sguardo sul nuovo sovrano del Sottosuolo.
Lui si fece immediatamente attento, raddrizzò le spalle ed inclinò il capo, attento a ciò che lo Stregone avrebbe chiesto.
"Su tua sorella non ho dubbi ma, non rammento se tu fossi già nato quando il vostro popolo venne stregato dal male" Il sovrano scosse immediatamente il capo.
"Sono nato diversi millenni dopo" Rispose il giovane che era totalmente estraneo agli scontri combattuti fra il suo popolo e gli altri.
Gandalf annuì e borbottò qualcosa, portandosi una mano a coprire le labbra sottili.
"Dirò immediatamente ciò che credo e della quale tuttavia non sono ancora certo" Disse lo Stregone.
Èomer si fece attento, poggiò entrambi i piedi a terra e posizionò i gomiti sopra le ginocchia, premendo il mento contro le mani giunte. Anche Aragorn si fece interessato.
"Dopo ore passate ad esaminare ciò che era scritto sui libri e quello che ho potuto udire dallo stesso Aragorn sono giunto alla conclusione che Gurdaer non fosse più soggetto all'incanto che stregò gli elfi oscuri" Disse Mithrandir con tono grave, facendo passare lo sguardo su ognuno dei presenti, soffermandosi in particolar modo su Re Thranduil, come si aspettasse che fosse questo a porgere la prima domanda e infatti, fu proprio così.
"Mithrandir, come è possibile che Re Gurdaer non fosse più stregato dal male? Era sovrano quando gli sgherri di Sauron soggiogarono gli elfi" Parlò Thranduil, porgendo una domanda totalmente sensata.
Anche Eldarion si era ritrovato a pensare la stessa cosa, si era trattenuto avendo timore di domandare spiegazioni al vecchio Stregone. Gandalf annuì, reputando quella domanda valida e, non sentendosi nella posizione di rimproverare l'antico sovrano come aveva fatto solo poche ore prima con i reali più giovani. Inoltre, temeva che una risposta sfrontata potesse scatenare la violenza di Lanthir.
Il Guardiano stava seduto al fianco del proprio Re e teneva una mano poggiata sulla coscia, dove era fissato un lungo pugnale elfico.
"Gurdaer è rinato e, come dissi tempo addietro chi rinasce torna puro e senza l'ombra di un ricordo. Come per i due figli di Morphen Gurdaer è rinato millenni dopo quei terribili eventi e così, il suo animo non è stato sfiorato dall'ombra del male" Rispose Gandalf, chiarendo i pensieri del sovrano. Thranduil si portò una mano a sorreggere il mento, come se non fosse completamente soddisfatto da quella risposta.
Fu Aragorn a parlare.
"Ma, se Gurdaer non era più schiavo dell'influsso del male, perché... uccidermi e poi... riportarmi in vita?" Domandò il sovrano di Gondor. Mithrandir annuì nuovamente, accettando quella nuova domanda.
A questo punto anche i due elfi oscuri si fecero attenti, desiderosi di comprendere un po' meglio quello che in fin dei conti era loro nonno.
Lo Stregone si alzò in piedi e con passo lento e traballante si avvicinò allo scrittoio sulla quale era stato poggiato un basso libro, vi poggiò sopra i polpastrelli e poi riavvicinandosi ai commensali lo mostrò.
"Quando i soldati hanno raggiunto l'accampamento di Morphen hanno trovato questo nella sua tenda" Iniziò Gandalf, mostrando alcune delle pagine piene di scritte e disegni.
Astorher inclinò il capo.
"Lo ricordo, se non sbaglio racchiude la nostra storia. Nostro padre non mi ha mai permesso di leggerlo" Disse il sovrano del Sottosuolo.
Zentha annuì complice, ricordava che il volume in tempi antichi si trovasse in una delle piccole biblioteche che si trovavano nella torre ma poi loro padre lo aveva chiuso nelle proprie stanze, ritenendo che quella non fosse una lettura adatta ai suoi figli.
"Questo perché in questo volume sono narrate le vicende da quando il male s'insinuò a palazzo e corruppe la mente di vostro padre e vostro nonno" Rispose Mithrandir.
I due fratelli si guardarono negli occhi e finalmente compresero perché il genitore avesse impedito loro di leggere quel libro.
"Perché ci mostri questo libro?" Domandò Legolas, impaziente di conoscere le motivazioni che spinsero Gurdaer a compiere prima un atto disumano ed in seguito uno si infinita bontà.
"La copertina e le pagine sono luride. Conobbi Morphen per poco tempo ma lo ricordo come un uomo estremamente attento alla pulizia di sé stesso e di chi lo circondava. A differenza sua, ogni volta che Gurdaer scendeva sul campo di battaglia i suoi abiti erano sporchi e così le sue mani" Spiegò lo Stregone, sfiorando con le mani rugose il fango che oramai si era completamente asciugato.
"Credi che Gurdaer abbia ricordato ciò che ha fatto in passato?" Domandò Èomer, incredibilmente interessato a quella storia.
Gandalf annuì.
"Non credo che Morphen abbia portato il libro con sé perciò, per un motivo a me sconosciuto Gurdaer deve essere tornato a palazzo per recuperarlo" Continuò lo Stregone.
Legolas si morse le labbra e sollevò lo sguardo sull'amico.
"Forse è successo dopo che io e lui abbiamo parlato. Sembrava molto scosso quando gli ho confessato di essere stato rapito da Morphen" Disse il Principe del Reame Boscoso.
Gandalf annuì e batté insieme le mani, come se le parole dell'elfo gli avessero permesso di unire tutti i punti di quell'intricato puzzle.
"È probabile sia andata così... Gurdaer deve aver ricordato ogni cosa e deve essere tornato all'accampamento dove ha confrontato Morphen e, se davvero Gurdaer non era più soggetto al volere del male deve aver tentato di fermare il figlio" Disse Thranduil con fare pensieroso.
Il sovrano iniziava a comprendere che cosa potesse essere successo quel giorno alla tenda.
"Ma naturalmente la conversazione non andò a buon fine e questo spiega il perché dell'aria rattristata che durante lo scontro Aragorn scorse negli occhi di Gurdaer. Fu obbligato a ucciderlo ma lui non ne aveva l'intenzione" Terminò Gandalf con tono mesto.
"Obbligato? Come?" Domandò Èomer. Non credeva che nessuna creatura, uomo o donna potesse obbligare quella macchina di morte inarrestabile a fare qualcosa contro la propria volontà. Anche Eldarion sembrò aver pensato la medesima cosa, aveva visto il danno che il Rinato aveva inflitto a suo padre. "Qualsiasi Rinato è obbligato ad ubbidire a qualsiasi ordine dato dalla prima persona che vede una volta aver aperto gli occhi" Rispose Thranduil, che ricordava le parole dette dallo stesso Gandalf.
Inoltre, in quel lungo periodo aveva deciso di dare una letta a tutti i volumi riguardanti la rinascita che aveva trovato nella tenda dello Stregone, non aveva compreso la maggior parte delle scritte ma poco gli importava. "Immagino che Morphen gli abbia ordinato di uccidere Aragorn e che, una volta aver adempiuto al suo compito l'obbligo si sia sciolto" Continuò Thranduil, portandosi poi una mano al mento affilato.
Il sovrano di Gondor annuì e si grattò una guancia barbuta.
Gli sembrava ancora tutto troppo surreale.
"E per quanto riguarda il mio ritorno? Come può un elfo avermi riportato indietro dalla morte?" Domandò Aragorn sollevando lo sguardo su Gandalf.
L'anziano Stregone scosse il capo e poggiò la schiena contro lo schienale di legno, incrociò le braccia contro il petto e sbuffò dal naso, non avendo risposta a quella domanda.
Il sovrano di Gondor abbassò lo sguardo deluso ma non arrabbiato. "Tutto ciò che posso dirti è che Gurdaer ha rinunciato alla propria vita per la tua. È come se avesse scambiato la sua vita con la tua ma, per fare una cosa simile è necessario un grande potere e, non idea di chi possa possedere un potere simile" Rispose Gandalf con tono serio.
Aragorn annuì e sospirò.
"Davvero? Nessuna idea?" Domandò una voce proveniente dall'ingresso della tenda.
I presenti si voltarono immediatamente per fronteggiare quella che avrebbe potuto rivelarsi una nuova minaccia. Lanthir balzò in piedi quanto i suoi occhi incontrarono una zazzera bianca e due profondi occhi viola.
Thranduil gli afferrò il polso prima che il Guardiano potesse afferrare il pugnale che aveva fissato alla gamba. Mithrandir si alzò in piedi e fronteggiò il giovane Stregone appena arrivato. "Mi è stato riferito che tu fossi morto" Disse l'anziano con tono severo.
Nolya sollevò le spalle ed incrociò le braccia contro il petto, sorridendo con fare divertito.
"Mi nascondo da secoli. Simulare la mia morte non mi è stato difficile" Commentò lo Stregone, rivolgendo poi lo sguardo ametista verso il Guardiano del Reame Boscoso che, a differenza sua aveva sfiorato la morte con un dito. "Avresti dovuto continuare a nasconderti" Ringhiò Lanthir. Thranduil tenne la mano destra stretta attorno al polso del Guardiano, impedendogli in qualsiasi modo di scagliarsi contro lo Stregone.
Legolas rivolse uno sguardo ferito all'amico, pregandolo di trattenere la sua rabbia.
"Avrei voluto ma, il Rinato è venuto da me pregandomi di portarvi un messaggio" Rispose Nolya abbassando lo sguardo sulle unghie lucide e corte. Gandalf si fece attento e tornò a sedersi, invitando il giovane Stregone ad entrare e comunicare il messaggio che Gurdaer gli aveva chiesto di consegnare.
"Bene, vediamo se ricordo correttamente..." Iniziò Nolya rimanendo sulla soglia, non accettando il cordiale invito di Gandalf.
Lanthir tenne lo sguardo ben fisso su di lui.
Aveva la mano destra stretta attorno all'elsa del pugnale mentre il polso sinistro era ancora stretto fra le lunghe dita di Thranduil.
"La motivazione per le sue azioni è estremamente semplice" Continuò lo Stregone, sorridendo come se desiderasse mantenere la tensione e le domande irrisolte.
Mithrandir incrociò le braccia contro il petto e sollevò le folte sopracciglia.
"Mi disse di ricordare ogni singolo fatto. Quando la sua memoria tornò rivide ciò che fece come fosse un estraneo al proprio corpo. E, essendo, come tu stesso hai detto pochi attimi fa, il suo animo puro ed intoccato riuscì a comprendere i suoi errori" Disse Nolya e Gandalf sorrise, felice di essere riuscito a ricostruire quei fatti così accuratamente pur non avendo alcuna prova.
"Mi disse di aver tentato di parlare con Moprhen ma che questo, dopo essere stato respinto dal genitore decise di ordinargli di eliminare il sovrano di Gondor, così da lasciare il suo esercito scoperto. Sfortunatamente per lui Gurdaer agì troppo tardi" Continuò Nolya raccontando ciò che il Rinato gli aveva raccontato.
Aragorn si portò una mano al petto, sfiorando la ferita coperta da una morbida camiciola rosso porpora. "Quando l'obbligo fu adempiuto Gurdaer fu molto tentato di aiutare il Principe Legolas ma, spaventato dalle proprie azioni preferì fuggire. Raggiunse Morphen e suo figlio Astorher ma non intervenne quando questo lo uccise" Disse ancora lo Stregone.
Zentha guardò il fratello, domandandosi perché il nuovo sovrano non gli avesse rivelato di aver incontrato loro nonno ma, Astorher sembrò stupito tanto quanto la Principessa.
"Fuggì per qualche tempo, ragionando su quale fosse il da farsi e, alla fine venne da me, domandandomi se fosse possibile scambiare la propria vita, vissuta alla volta del male per riportare alla vita Re Elessar, anche detto portatore di speranza. Gurdaer voleva riparare ai propri errori, questo è tutto" Concluse Nolya, incrociando le braccia contro il petto robusto e coperto da una camiciola bianca.
Gandalf sbatté le palpebre, non aveva immaginato che le azioni del Rinato potessero essere guidate da una motivazione così elementare.
"Se non sbaglio dicesti che un Rinato era impossibile da eliminare" Disse Thranduil, rammentando le parole pronunciate dal suo amante.
Nolya spostò lo sguardo su di lui e gli porse un giocoso inchino mosso solamente dalla voglia irrefrenabile di sbeffeggiare il Signore di Bosco Atro. "Impossibile da eliminare da altri. Solo un Rinato può decidere di porre fine alla propria esistenza" Rispose lo Stregone.
Il giovane spostò lo sguardo sugli uomini e poi, con uno schiocco di dita scomparve, lasciando dietro di sé una nube di petali rossi.
Lanthir scattò in piedi temendo che quello potesse essere un attacco ma rilassò le spalle quando si rese conto che Nolya era fuggito.
"Dobbiamo inseguirlo?" Domandò Èomer, più che pronto a sguinzagliare i suoi uomini migliori.
Gandalf scosse il capo e sollevò una mano, invitando il giovane sovrano a calmarsi.
"No, Nolya non si farà trovare facilmente. Anzi, credo che sarà lui stesso a tornare da noi quando ne avrà bisogno" Rispose Mithrandir poggiando le mani contro le ginocchia ossute. Zentha incrociò le braccia contro il petto e sospirò stanca e nauseata da tutte le informazioni ricevute.
"Credo... credo sia opportuno che tutti noi utilizzassimo un po' di tempo per riflettere e riordinare le idee" Disse Èomer, che dal canto proprio desiderava davvero molto passare qualche attimo in solitudine e inoltre, avrebbe dovuto avvertire i suoi esploratori che Gurdaer non sarebbe più stato una minaccia e che le ricerche si sarebbero potute interrompere. "Ancora qualche istante" Disse Gandalf, che sembrava avere ancora molto da dire.
Il Signore del Mark annuì ed incrociò le braccia contro il petto, non volendo apparire scortese agli occhi dell'anziano Stregone.
"C'è un'ultima cosa di cui voglio accertarmi" Continuò Mithrandir, poggiando lo sguardo sul viso di Thranduil.
Il sovrano sollevò gli occhi chiari su quelli azzurri dello Stregone.
"Lo hai percepito anche tu?" Domandò l'anziano e Thranduil annuì.
Eldarion li guardò accigliato, domandandosi a che cosa i due immortali si stessero riferendo.
Spostò lo sguardo sui commensali ma anche loro non sembravano essere a conoscenza dei pensieri dei due uomini.
"Di cosa parlate?" Domandò Legolas, avendo il coraggio di domandare ciò che tutti si stavano chiedendo.
Re Thranduil sollevò lo sguardo sul figlio e poi lo portò su Aragorn.
"Non percepisco più la lama della mortalità pendere sul tuo capo" Parlò il sovrano.
Aragorn sgranò gli occhi quasi temette di non aver compreso le parole uscite dalla bocca del Signore di Bosco Atro. "Come?" Domandò il sovrano di Gondor, cercando di modulare il proprio tono di voce e mantenere un'espressione calma nonostante dentro di sé stesse andando a fuoco. "Gurdaer era un immortale e ha dato la vita per te. La sua immortalità è passata a te. È un processo complesso da spiegare e nemmeno io ne sarei in grado ma, ho sentito questo cambiamento in te la prima volta che hai riaperto gli occhi così, ho mandato una lettera al mio caro amico Rastaban il Bruno e mi ha confermato che questo fosse possibile" Spiegò Gandalf e questo giustificò il piccolo volatile alla cui zampa era stato legato un sottile filo bianco.
"Come puoi esserne certo?" Domandò Aragorn.
Gandalf scosse il capo.
"Non lo sono"

Eldarion era al settimo cielo.
Non riusciva ancora a capacitarsi del fatto che suo padre fosse diventato una creatura immortale.
Non riusciva a capacitarsi del fatto che suo padre fosse tornato in vita.
Quale assurdità, sua madre non avrebbe mai creduto alle sue orecchie. "Disturbo?" Domandò Zentha facendo il proprio ingresso nella tenda che divideva con il Principe di Gondor. Eldarion sobbalzò, non aspettandosi che la Principessa tornasse così presto, immaginava avesse molte cose da discutere con il fratello.
"No, certo che no" Disse il Principe sorridendo gentilmente.
Zentha sorrise a propria volta e si avvicinò a lui, circondandogli il collo con le braccia.
Eldarion rimase basito da quell'improvvisa dimostrazione di affetto e, con fare confuso le avvolse le braccia attorno ai fianchi, stringendola contro di sé.
La Principessa affondò il viso contro il suo collo e respirò il suo profumo, un misto di bosco, muschio e uomo.
"Mi piace la tua barba" Commentò Zentha una volta che si fu separata dal corpo del giovane.
Lui sorrise quando lei sollevò le mani e gli circondò il viso, accarezzando i corti peli ispidi con curiosità, sembrò stupita quando questi le punsero i polpastrelli. Eldarion continuò a sorridere come uno sciocco.
"Il mio popolo non possiede questa peluria e non mi sarei mai avvicinata ai pochi uomini al servizio di mio padre" Continuò Zentha, allontanando le mani dal viso del Principe.
"Legolas disse che nemmeno io avrei dovuto possedere una barba ma... immagino si sia sbagliato" Disse Eldarion.
Non sapeva se questo lo rendesse più umano e meno elfo ma, d'altro canto non gli importava molto, suo padre era vivo e la sua famiglia era felice, questo era l'importante.
Zentha sorrise e scosse il capo, poggiando la fronte contro il petto del Principe.
Lui sollevò le sopracciglia perplesso, mai Zentha era stata così affettiva nei suoi confronti.
"Va tutto bene?" Domandò Eldarion con tono gentile, invitando l'amica a sedersi al suo fianco su uno dei morbidi letti. Lei sospirò e prese una mano dell'uomo nelle sue più piccole, stringendole con timore.
Il giovane la guardò con fare preoccupato, domandandosi che cosa turbasse i pensieri della sua giovane compagna.
"Volevo porti una domanda... proporti qualcosa" Eldarion annuì incuriosito. Con gentilezza strinse a propria volta la mano della Principessa e quando questa sollevò lo sguardo su di lui le sorrise rassicurante, sperando di poterla mettere a proprio agio e spingerla a parlare liberamente.
"Mi domandavo, è da tutta la vita che desidero visitare la superficie e... e finalmente posso farlo e mi domandavo se... tu volessi venire con me..." Le ultime parole vennero comunicate in un sussurro ma, nonostante questo giunsero perfettamente alle orecchie del Principe.
Lui strabuzzò gli occhi, non aspettandosi una proposta simile da parte di Zentha.
La Principessa aveva abbassando lo sguardo, forse imbarazzata da quella proposta o più semplicemente avendo paura di un rifiuto.
Eldarion sorrise e si leccò le labbra secche.
"Io... volentieri" Rispose il Principe, attirando su di sé lo sguardo stupito della giovane.
Zentha scattò in piedi entusiasta e si gettò fra le braccia del Principe che, nuovamente si ritrovò disarmato innanzi ad una dimostrazione di affetto così palese.
Senza il minimo avviso si ritrovò steso sul letto con la Principessa stretta fra le braccia che non faceva altro che mormorare parole a lui sconosciute. "D'accordo! D'accordo!" Esclamò Eldarion quando l'alito caldo della giovane iniziò a solleticargli il collo.
Lei rise entusiasta e si chinò su di lui per baciargli le labbra rosee.
Il Principe strabuzzò gli occhi e cessò di muovere le braccia, poggiando le mani contro i fianchi magri di lei.
"Grazie!" Esclamò lei affondando il viso contro il collo di lui.
Eldarion rimase immobile, le guance arrossate per l'imbarazzo e qualcosa di nuovo.
Qualcosa per cui gli uomini erano famosi.
Passione.

The Ending  -Amore Immortale-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora