Capitolo 12: Eldarion

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Eldarion

XII

La mattina era appena iniziata ma Rohan era in subbuglio da molte ore. Soldati a piedi, uomini a cavallo e molti altri individui solitari camminavano lungo le strade altrimenti poco trafficate. Gli esploratori mandati in perlustrazione erano tornati quasi tutti, ne mancavano quattro all'appello ma, nessuno sembrò preoccuparsi di quell'insolita scomparsa, capitava molto spesso infatti che i cavalieri impiegassero più del dovuto per ritornare in città.
Aragorn aveva appena terminato di svolgere la colazione. Èomer era rimasto al suo fianco per l'intera mattina, domandando continuamente di Eldarion. Anche Re Elessar era rimasto piuttosto stupito dalla mancanza del figlio, ma aveva semplicemente pensato che questo fosse troppo stanco per il viaggio e che, probabilmente in quel momento era ancora nel mondo dei sogni, accompagnato da amici fantastici.
"La ricerca degli esplorati tornati fino ad ora è stata nulla. Le orme del destriero di Legolas girano in tondo" Spiegò il sovrano di Edoras, che aveva appena terminato di ascoltare l'ultimo rapporto. Aragorn annuì e si sedette sulla cima dell'imponente scalinata che dava sull'ingresso del palazzo. Èomer lo imitò, premendogli calorosamente una mano sulla spalla.
"Non temere. Troveremo Legolas" Lo rassicurò il Re del Mark, poggiando le mani sulle ginocchia. Il Ramingo annuì e si passò una mano contro il viso stanco. La notte precedente aveva cercato di dormire, ma era riuscito a chiudere occhio solo per poco tempo.
"Sono in pensiero per lui. Perché credi che lo abbiano rapito?" Domandò Aragorn, incrociando le braccia contro al petto possente coperto da una morbida camiciola nera, sotto la quale era stata stretta una protezione in cuoio. Èomer scosse il capo e la lunga criniera bionda ed ondulata gli ricadde sulle spalle ampie.
"Inizialmente ho creduto ad un riscatto nei confronti di Re Thranduil, ma così non è stato. Non ho altre idee, mio amico" Commentò Re Elessar con fare stanco, nascondendo il viso contro i palmi ambrati.
Èomer gli poggiò una mano sulla spalla, scuotendolo energicamente, cercando di ravvivare il fuoco che giaceva nel petto del vecchio amico.
"Nemmeno a te sono giunte missive di riscatto?" Domandò il Signore del Mark, alludendo alla relazione d'amore che esisteva tra il sovrano e l'elfo silvano. Aragorn scosse il capo ed i lunghi capelli bruni gli finirono innanzi al viso.
"Ascolta amico mio, capisco che tu sia preoccupato, lo sono anche io ma, dovresti cercare di riposare. Privarti del sonno non ti aiuterà certo a vincere questa battaglia. Non sappiamo che cosa i nostri nemici si aspettino da noi, non sappiamo chi siano e cosa vogliano, riposa ora finché puoi" Parlò Èomer, aiutando l'amico a mettersi in piedi. Re Elessar sospirò stanco, lasciando che il Signore del Mark lo guidasse verso le proprie stanze, che stavano proprio al fianco di quelle di Eldarion.
"Aspetta. Voglio assicurarmi delle condizioni di mio figlio. Il viaggio deve averlo stancato molto" Èomer annuì ed attese al fianco dell'amico. Aragorn strinse la mano a pugno e batté contro la porta, attendendo una risposta da parte del figlio.
Silenzio.
Il genitore richiamò Eldarion, poggiando poi una mano sulla maniglia, che si abbassò immediatamente, permettendo al padre di entrare nella stanza ancora avvolta dalla penombra. Re Elessar sorrise quando scorse un cumulo indistinto sotto alle morbide coperte. Èomer ridacchiò, poggiando una mano sulla spalla dell'amico, guidandolo fuori dalla stanza.
"Lasciamolo riposare" Sussurrò Aragorn, salutando il sovrano di Roahn, entrando con passo svelto nella propria stanza.

Èomer scosse il capo e si addentrò lungo i corridoi vuoti. Sorrideva ancora, immaginando come dovesse essere diventare genitore. Aragorn, ad esempio aveva subito un cambiamento immane, passando da giovane impulsivo a padre severo e rigoroso, attento ad ogni minimo bisogno della propria famiglia. Per un certo periodo aveva anche tentato di accantonare l'amore provato per Legolas, ma non era riuscito a sostenere la lontananza.
Rallentò il passo quando si trovò innanzi ad una figura a lui conosciuta.
"Lanthir" Lo salutò il sovrano, chinando il capo in segno di saluto. Il Guardiano del Reame Boscoso fece altrettanto, affiancando il vecchio amico.
"Mi stavo recando dal mio Signore, ti dispiace se ti faccio compagnia?" Domandò l'elfo, seguendo Èomer che aveva ripreso a camminare. Il Signore del Mark scosse il capo ed i lunghi capelli biondi ed ondulati, racchiusi in una coda elegante gli caddero sulla fronte, costringendolo a scacciarli con un gesto seccato della mano che poi e si portò dietro la schiena, rimanendo in ascolto di ciò che avveniva fuori da palazzo.
"Da quello che ho potuto vedere non hai ancora trovato la tua Regina. Devo forse ricordarti che non sei più giovane come un tempo?" Domandò Lanthir con aria divertita, lasciando una carezza sulle spalle larghe del Signore di cavalli. Il giovane uomo scacciò la mano con fare infastidito, incrociando le braccia contro al petto massiccio.
"Non sono vecchio come credi e, non ho bisogno di una Regina che governi al mio fianco" Rispose il Mortale. Il Guardiano sollevò le sopracciglia, lasciando che Èomer lo guidasse lungo i tortuosi corridoi di palazzo.
"Non avrai eredi? Chi subentrerà quando arriverà il giorno della tua dipartita?" Domandò Lanthir, particolarmente affascinato da quella situazione. Il Signore del Mark gli rivolse uno sguardo scocciato e continuò a camminare, fermandosi innanzi alla porta della stanza di Re Thranduil.
"Re Thoeden aveva un solo figlio e questo è caduto in battaglia e, alla sua morte io sono salito al trono. Possiedo molti nipoti. Un giorno sarà uno di loro a salire sul trono" Rispose Èomer incrociando le braccia contro al petto. Le vene sui bicipiti si erano gonfiate ed erano perfettamente visibili nonostante le braccia del Signore fossero coperte da una leggera camiciola bianca.
Lanthir sbuffò con fare divertito e si poggiò con una spalla allo stipite della porta.
"Affascinante. Dovresti egualmente cercare una Regina. Dimmi mio Signore, come soddisfi i tuoi appetiti?" Domandò il Guardiano con malcelato interesse. Ricordava ancora le notti trascorse a rotolarsi fra le lenzuola in compagnia dell'allora Maresciallo del Mark ma, non credeva che quel giovane ora si sarebbe fatto dominare tanto facilmente. Èomer sollevò le sopracciglia.
"Come?" Domandò con fare scioccato. Riconosceva che gli elfi avessero una certa vena di malizia ma Lanthir era l'incarnazione della malizia stessa. L'elfo si portò una mano alle labbra e ridacchiò divertito.
"Si insomma, da quello che ricordo un Re non è solito frequentare bordelli e non credo che in questa piccola cittadina ne esistano" Iniziò Lanthir. Èomer fu molto infastidito da quei commenti ma si morse la lingua, deciso a non rispondere, oramai conosceva i subdoli giochetti del Guardiano.
"È qualche dolce servetta a scaldare il tuo letto?" Domandò Lanthir con voce suadente. Il Signore del Mark buttò gli occhi al cielo e girò sui tacchi dandogli le spalle senza però allontanarsi.
"Questa è la stanza del tuo Signore, passa una buona serata" Commentò Èomer senza rispondere alla domanda posta. Lanthir si leccò le labbra ed incrociò le braccia contro al petto.
"D'accordo, d'accordo scusami. Non avrei dovuto parlare in quel modo" Disse l'elfo con fare supplicante. Si avvicinò al Re con passo leggiadro, poggiandogli le mani sulle spalle e la fronte contro il suo capo. Èomer non oppose alcuna resistenza, deciso a scoprire fin dove si sarebbero spinte le parole maliziose del Guardiano. Lanthir avvicinò le labbra al suo orecchio ed il sovrano poté chiaramente percepire le sue labbra tendersi in un losco sorriso.
"Forse qualche dolce servetto" Sibilò l'elfo. Èomer si scostò con rapidità e gli afferrò un polso. Il Guardiano non parve stupito ma anzi, sembrò divertito dal comportamento del Mortale.
"Lanthir ti avverto se-" L'elfo lo interruppe con uno schiocco delle dita, costringendolo al silenzio più totale. "Raggiungi i miei cavalieri se ti va" Commentò Il Guardiano prima di liberarsi dalla presa del Signore del Mark e fuggire nella stanza del suo Signore. Èomer si morse le labbra e strinse le mani a pugno. Se quella fosse stata la stanza di Aragorn sarebbe entrato e avrebbe fatto rimangiare le parole all'elfo ma, sfortunatamente per lui quella era la stanza di Sua Altezza Re Thranduil.

The Ending  -Amore Immortale-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora