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Wiliam

Sto finendo di cenare con Sophia. Non abbiamo parlato la cena. Così, come faccio sempre, mi concentro a osservarla. È bella: occhi azzurri, capelli castano chiaro e curve al posto giusto... Beh insomma una "bimba" niente male, se non fosse per il suo caratteraccio che mi fa andare fuori di testa. Nessuna delle mie protette ha mai osato mancarmi di rispetto o comunque tenermi testa. Di me hanno una paura immensa e ciò mi fa capire che io su di loro ho potere, tranne su di lei. Dio, lei è l'unica che, oltre a tenermi testa, non si ribella come a volte alcune fanno. Credetemi è così brava ad accogliermi dentro di sé che non immaginate nemmeno. Questo suo modo di essere così stretta mi fa andare fuori di testa e mi fa avere ancora più voglia di lei. Oggi mi andava di tenermela con me in casa, poichè avevo una voglia sessuale pazzesca. Quindi ho deciso di tenermela: dopo aver guardato quel fascicolo, il suo fascicolo, ho optato per lei. Poco dopo averla scopata, l'ho mandata via nella sua stanza a prepararsi e a mettersi qualcosa di più comodo, per poter passare una tranquilla serata insieme a lei. "William, ho finito di cenare: posso andare a vedere qualcosa in televisione?", chiede Soph e capisco di essermi immerso nei miei pensieri ancora una volta. "Ehm... Scusami, Sophia, non ti stavo ascoltando. Dicevi?", domando con un po' d'imbarazzo e anche con un po' di noncuranza. La vedo mettersi una ciocca dietro le orecchie e schiarirsi di poco la voce: "Ti avevo chiesto se posso andare a vedere un po' di televisione", mi dice un'altra volta. "Ehm... Sì, certo, magari ti va un film da vedere insieme?", oso chiedere. La guardo annuire e poi dirigersi sculettando verso il salone. In questo esatto momento qualcosa in me si risveglia. Ma oggi ho deciso di farle passare una serata tranquilla, quindi cerco di farmi passare immediatamente quell'erezione. "Amelie, mi puoi cortesemente preparare due ciotole di popcorn?", chiedo a colei che mi fa da cuoca fin da quando ero piccolino. Lei conosce tutto di me, nei minimi dettagli, ed è logico che non accetta questo "lavoro" e queste ragazze. Poco dopo raggiungo la mia piccola Soph già stravaccata sul divano. "Soph, spostati un po', devo sedermi anch'io su questo divano", dico con un lieve sorriso. Si sposta leggermente per lasciarmi un po' di spazio per potermi comodamente sedere. Mentre mi accomodo sul mio divano nero di pelle le chiedo: "Vediamo un horror?". La vedo sgranare gli occhi, ma comunque acconsente. Aziono Netflix e scelgo "Annabel, la bambola assassina"; nell'esatto momento in cui il film inizia Amelie arriva con i popcorn. "Willys, tieni le due ciotole. Io vado a dormire, ci vediamo domani. Lasciali sul lavabo e domani mattina ci penso io", dice lei sorridendomi e poggiando le sue labbra sulla mia guancia. Guardo Amelie salire le scale, ma la fermo: "Amelie, grazie di tutto quello che fai per me", le dico imbarazzato. Non le faccio mai i complimenti, non sono abituato a farli a nessuna donna in generale. Poco dopo la vedo scomparire su per le scale. Vedo la mia piccola avvicinarsi a me, mi circonda il collo con le braccia minute e nasconde la testa nell'incavo del mio collo. "Che c'è, hai paura?", chiedo ridendo. La sento annuire: non ha nemmeno la forza di rispondermi. "William, puoi avvisarmi quando finisce questa scena?", chiede. Io di rimando annuisco; poi la chiamo: "Soph, è finita quella parte", e la vedo sollevare quella piccola testolina.

Però poco dopo la sento urlare: "Cazzo, William, ti avevo chiesto di avvisarmi quando sarebbe finito", dice lei con la testa sul mio collo e soffiandoci perfino sopra. "Scusami, Soph, non mi ricordavo che c'era questa scena". Non è vero: ricordavo che c'era questa scena. Era solo per avere un altro contatto da persone normali e non da capo e protetta. Quel suo contatto mi provoca piccoli e immensi brividi lungo la schiena. Vedo la piccola Soph iniziare a sbadigliare e istintivamente le chiedo: "Soph, ai sonno?". Scuote la testa. Appena pronuncio questa frase, vedo che i suoi occhi azzurri come il cielo si chiudono: mi sa che è abbastanza stanca per la giornata pesante che le ho fatto passare. Così con molta delicatezza la prendo in braccio e con lei lentamente in braccio salgo le scale per portarla in camera mia, dove passerà la notte. Arrivati alla porta della mia camera, la apro col piede e la poggio sul mio letto matrimoniale. Dopo averla spogliata e lasciata in intimo, copro il suo esile corpo col lenzuolo di seta ed esco dalla camera da letto per recarmi nel mio ufficio. Ogni sera, prima di dormire, vado a controllare i documenti per il giorno successivo. Apro la porta e mi siedo dietro la scrivania, ma prima passo una mano sul legno dove poco prima era seduta lei. Poi preso dalla curiosità riprendo il suo fascicolo e lo leggo ancora per la millesima volta da quando è arrivata qui. Non so perché io abbia una fissa per lei, ma mi va di averla per me. Sono quasi le due di notte quando sento bussare alla porta del mio ufficio e vedo la sua testolina. " William, posso?", chiede lei in un flebile sussurro. "Certo, Soph. Che è successo? Perché non sei a letto?", chiedo tranquillamente. La vedo fare spallucce ed entrare a piedi nudi nel mio studio. Ciò che mi si presenta mi fa andare fuori di testa letteralmente: lei nel suo perizoma nero di pizzo e in reggiseno. Questa ragazza mi vuole morto! A passi molto lenti mi raggiunge e si mette a cavalcioni su di me. "Soph, cosa stai facendo?", chiedo. "Nulla. Voglio solo un po' di coccole. Posso?", chiede e io annuisco. In fondo lei pur essendo molto testarda è pur sempre la prima a ubbidire, così la lascio fare. A un certo punto mi incomincia a baciare il collo, leccandolo "Oh, Soph, che stai facendo", dissi tirando via il suo volto dal mio collo. Lei sorride e io non resisto più: la bacio, la bacio con arroganza e prepotenza, un bacio diverso dal normale. E così in men che non si dica siamo in camera, io che la scopo e lei che urla dal dolore misto al piacere. "William, mi fai male", dice con la voce spezzata e qualche lacrima che scende dal suo viso. È vero, l'ho presa molto violentemente, ma non me importa: rimane pur sempre il mio giocattolino sessuale. "Soph, sto per venire", dico urlando e poco dopo mi riverso su di lei.

È stata la miglior scopata del secolo.

Lei è la migliore di tutte.

Esco da lei e mi getto al suo fianco senza forze e stanco. "Buonanotte, Sophia", le dico strappandole un bacio sulla nuca e cingendole la vita col mio braccio. È così cado nelle braccia di Morfeo. 

le sue mani su di me volume 1 CompletaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora