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Ero passati circa due mesi da quando ero stata dimessa dall'ospedale, ma lui ancora no. Nessuno che mi diceva come stava, nessuno che mi dava dei chiarimenti al riguardo, solo avevo avuto un divieto di avvicinamento alla casa in cui abitativa e a lui. Ma perché? Cosa avevo fatto sta volta?《 signorina è ora di andare》disse il maggior domo di casa. Ecco era ora di andare, e di ritornare nella mia vecchia e angusta dimora, che non sapeva più di nulla senza di lui. Di mio canto io annuì, e salutai tutti anche il mio ragazzo che mi strinse a se, pizzicandomi il fianco come se fosse un avvertimento che se non mi sarei comportata bene ed educatamente mi avrebbe punita. A mio malgrado silenziosamente annui, non volevo controbattere. Cosi lentamente salì in macchina pronta a iniziare da capo senza di lui la mia vita. Il viaggio in macchina fu al quanto silenzioso, non avevo voglia di parlare ne di emettere nessun suono, o per lo meno d'iniziare una conversazione senza senso.

Un attimo in cui i suoi occhi mi si palesano davanti, in cui sorride, in cui è mio, ma sapevo che fosse una semplice banale allucinazione dalla sua mancanza. Perché si anche se mi duole ammetterlo mi manca, mi manca come l'aria, eppure mi ha fatto così tanto ma tanto male.《 siamo arrivati Sophia》pronuncio l'autista di casa sua, io di mio canto annuì e scesi dalla macchina, prendendo con me tutti i miei bagagli per sempre.

La porta di casa aprì con estrema lentezza speranza quasi invano di poterlo o quanto meno trovarlo li. Ma non successe.

L'entrata sapeva ancora di lui come sapeva di lui anche la stanza da letto, il letto era disfatto e mi balenò in mente quella sera, la sera in cui senza obiezione o altro mi concessi a lui come non mai.

Un sospiro lascio la mia bocca, e decisi di non dargli peso e passare in rassegna e sistemare un po' i miri vestiti. Dopo una buona mezzora la stanchezza si fece sentire e mi accascia nel mio letto, senza speranza ed esausta. Ho bisogno di lui Emisi parlando Ad alta voce mentre facevo colazione pronta per dirigermi a lavoro, essendo tornata avevo ripreso tutte le mie attività precedentemente lasciate. Avevo ripreso a lavorare in Un bar di mattina e di sera stavo cercando un'occupazione come ragazza immagine, anche se sarei comunque stata sotto gli ordini di Rayan suo fratello che mi seguiva quasi pedinava a ogni mio movimento.

Il che cominciava quasi a stancarmi, ma lui sapeva della mia cotta e tresca se così si poteva chiamare con il fratello! Ecco perché essendo stata la puttana persona del fratello adesso ero la sua, e a differenza di William con Rayan non potevo minimamente ne ribellarmi ne potevo rispondergli.

Ogni o quasi ogni notte senza il mio consenso lui abusava di me sia solo che con dei suoi amici... E non potevo far nulla. Lui non mi faceva toccare da nessuno. Lui era geloso. Io ero roba sua! La mia pelle lo sapeva, il mio corpo lo sapeva ogni parte di me lo sapeva anche se sapevo bene che non dovevo concedermi a uno come il mio capo.

Ma lui era lui. Un trillo di un messaggio mi fece sobbalzare,

Numero sconosciuto: è uscito. dall'ospedale.

Chi era, mi avvisava che era uscito dall'ospedale e io ero felice, stavo a crederci allora ce l'aveva fatta, il mio amore stava bene. Il mio cuore però torno a scurirsi, perché sapevo bene che non avrei potuto ne vederlo ne potevo abbracciarlo e che quando sarei andata a casa su con Rayan mi sarei dovuta comportare bene. Pero mi sarei accontentata pur di averlo almeno vicino a me e al mio cuore.

le sue mani su di me volume 1 CompletaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora