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I giorni passavano ed ero sempre accanto a Madi, tranne che per poche ore per andare a cacciare qualche animale, dato che non c'era altro cibo. Stavamo stringendo un bel rapporto e anche se era solo una bambina, sentivo che c'era qualcosa di particolare in lei probabilmente per la sua intelligenza e la sua furbizia. Decisi di non insegnarle la nostra lingua. In realtà non lo sapevo nemmeno io il perchè, ma probabilmente era per proteggerla da qualcosa.
In quei giorni, Madi mi aveva mostrato una pianta che rilasciava un colore rosso, così decisi di dipingere i capelli e con il suo aiuto mi decorai l'acconciatura con dei rasta e delle piccole trecce.
Avevo anche conosciuto una ragazza, Niylah, che viveva in una piccola casa nel bosco e con cui ero stata una volta a letto nella speranza di dimenticarmi di Lexa, ma purtroppo non fu così perchè mentre mi toccava non sentivo le farfalle nello stomaco, che erano una sensazione che Lexa solo con uno sguardo sapeva darmi.
Inoltre erano venuti un paio di volte dei gruppi di circa dieci uomini probabilmente mandati da Lexa per cercarmi, ma li uccisi tutti. Si recarono addirittura da Niylah per avere delle informazioni, ma fortunatamente lei mi promise che non avrebbe detto nulla. Poi mi riferì che in molti avevano iniziato a chiamarmi Wanheda, ovvero 'comandante della morte', perchè ero riuscita ad uccidere alcuni dei soldati migliori, che nel passato erano riusciti a combattere contro anche più persone contemporaneamente e che avevano sempre vinto, per cui erano tutti meravigliati di ciò. In realtà nemmeno io mi aspettavo di riuscire a combattere così bene dopo poco, ma almeno così sarei riuscita a proteggere Madi.
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Ormai erano già passate almeno tre settimane se non di più. Uno dei tanti giorni mi alzai e preparai qualcosa da mangiare per Madi. Anche se era passato poco tempo dal giorno in cui ci incontrammo, mi era affezionata molto a lei e la consideravo mia figlia, per cui dato che non aveva più i suoi genitori, decisi di prendermi io cura di lei.
Dopo essere stata un po' in casa a disegnare, proposi a Madi di andare lì intorno ad allenarci con la spada e lei acconsentì. Così uscimmo ed iniziammo ad allenarci. Era molto brava a combattere e le stavo insegnando tutto ciò che sapevo. Questo probabilmente perchè avevo scoperto che era una Natblida e quindi un giorno, se l'avessero trovata, sarebbe dovuta ugualmente diventare una guerriera.
Restammo lì per circa mezz'ora, fino a quando mi sentii osservata, ma pensai che quella fosse solo una sensazione. Poco dopo però sentii qualche movimento dietro a dei cespugli e per sicurezza dissi a Madi di tornare a casa. Per fortuna non fece storie come al solito e quando fui sola vidi spuntare una donna dai lunghi capelli castani, con il viso dipinto di bianco e di nero sugli occhi e portava con sé un arco.
E: Tu sei Wanheda?
Decisi di non attaccarla come avevo fatto con gli altri uomini, perchè avendo un arco, sarebbe riuscita ad uccidermi molto facilmente, per cui decisi di rimanere calma.
C: Si, sono io. Tu chi sei?
E: Sono Echo kom Azgeda. Adesso tu e la ragazzina verrete con me.
C: No!
Decisi di iniziare a correre cercando di rifugiarmi tra gli alberi, ma ad un certo punto caddi a terra a causa di un forte dolore alla gamba. Mi girai e vidi che mi aveva colpita, ma per salvare Madi, cercai di alzarmi anche se con scarsi risultati. Vidi Echo avvicinarsi sempre di più, fino a che mi raggiunse, mi immobilizzò e mi legò.
E: Adesso ti tolgo questa freccia e poi andiamo a prendere la bambina.
C: Ti prego, lasciala stare!
Lei però non mi rispose e improvvisamente mi tolse via la freccia, facendomi gridare dal dolore. Poi per fermare l'emorragia, mi strappò un pezzo di stoffa dalla maglia e lo strinse attorno alla ferita.
Per farmi stare in piedi, mi fece appoggiare al suo braccio e ci dirigemmo verso la casa in cui ormai vivevo da un po'. Quando entrammo vidi Madi correre verso di me impaurita.
C: Nou get yu daun, Madi. Miya en mafta osir op. (Non preoccuparti Madi. Vieni qui e seguici)
Anche se con un po' di esitazione, decise di seguirci.
Uscite dalla casa, camminammo fino al cavallo di Echo e dato che camminavo lentamente e con molta fatica, mi fece salire e ci avviammo verso Polis. Durante il tragitto, mi chiedevo perchè Lexa mi avesse cercato in tutti i modi senza arrendersi e soprattutto come sarebbe stato rivederla dopo quasi un mese. Fortunatamente però ci sarebbero stati i miei amici, anche se avevo paura che avendoli lasciati senza nemmeno salutarli di persona, sarebbero stati arrabbiati. Comunque ero ancora arrabbiata con Lexa per essersene andata senza nemmeno darmi una spegazione e sicuramente non l'avrei trattata bene. Infatti, pensai che appena guarita la gamba, avrei potuto riprendere Madi e ritornare nella foresta.
Dopo un po' arrivammo a Polis e sentii subito gli occhi di tutti addosso. Riuscii a sentire alcuni sussurrare tra loro 'Quella è Wanheda!' ed ero in imbarazzo, anche perchè probabilmente lì in mezzo c'erano anche le famiglie di quelli che avevo ucciso.
Arrivati al palazzo, salimmo le scale ed Echo fece andare Madi con delle guardie che dissero di portarla da Raven e Octavia. Cercai però di ribellarmi, anche se con scarsi risultati, dato che riuscivo anche con difficoltà a stare in piedi. Poi Echo mi trascinò fino all'ultimo piano, ci dirigemmo fino alla mia camera, mi spinse dentro e chiuse la porta a chiave.
A causa del dolore chiusi gli occhi per alcuni secondi, ma sentii una presenza alla mie spalle. Quando questa persona cercò di rialzarmi, sentii come delle scariche al suo contatto e un profumo che conoscevo bene. Era Lexa. Appena lo capii, mi immobilizzai essendo sorpresa che fosse lì. Poi però, senza dire niente, mi feci aiutare. In silenzio mi portò fino al divano e mi fece sedere. Mi tolse il pezzo di stoffa dalla ferita e ci passò sopra un panno bagnato, in modo da pulirla. Poi la ricoprì di nuovo e si sedette vicino di me.
L: Scusami Klork.
C: Cosa vuoi da me?!
L: Voglio darti delle spiegazioni.
Decisi però che non le avrei dato questa opportunità, dato che ero ancora molto arrabbiata con lei.
C: No, non voglio ascoltarti!
L: Ti prego. Questa è l'unica cosa che ti chiedo.
C: Va bene, ma fai veloce.
L: Non volevo andarmene così dopo quello che mi avevi detto. Il problema è che a noi comandanti insegnano che l'amore è debolezza e io l'ho sempre creduto, per cui ho avuto paura di ciò che sentivo.
C: E cosa sentivi?
Riuscivo a percepire la sua tensione, perchè lei era una persona molto riservata a cui non piaceva esprimere quello che pensava.
L: Io, ecco...
Non riuscì a finire la frase, ma guardandomi negli occhi si avvicinò lentamente e mi baciò. Era e tempo che aspettavo quel momento e non potevo essere più felice. Dopo un po' di esitazione, ricambiai. Era il bacio più bello che avevo mai dato e in quel momento stavo provando delle sensazioni meravigliose.
Restammo così per alcuni minuti, fino a che stremate da nel dolce bacio, ci staccammo e ci guardammo sorridendo.
L: Questo era quello che intendevo.
Sorridendo mi lasciò un altro leggero bacio sulle labbra e se ne andò. Questa volta però era diverso e iniziai a piangere dalla gioia. Dimenticandomi di tutto e di tutti, mi distesi nel mio letto che dovevo ammettere che mi era mancato e ancora stremata mi addormentai con il sorriso sul volto.

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