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Andai ad aprire la porta e mi trovai davanti Lexa, che portava la sua solita armatura anche se questa volta non aveva nessun dipinto in viso. Non mi feci però suggestionare, perchè ero ancora furiosa per ciò che era successo.
L: Ti va di venire giù a cenare anche con i tuoi amici?
Senza degnarla di uno sguardo annuii e la seguii attraverso i numerosi corridoi. Scendemmo al primo piano e arrivammo in una stanza. Quando entrammo vidi una grande tavola imbandita, con seduti attorno i miei amici, Indra, un altro uomo che mi sembrava si chiamasse Titus e alcune guardie lì intorno. Io mi sedetti tra Raven e Murphy, mentre Lexa si sedette tra Indra e Titus, ma purtroppo era proprio di fronte a me.
Iniziammo a mangiare, ma nessuno parlava. Ovviamente tutti ci chiedevamo il motivo per cui Lexa voleva cenare assieme a noi, ma probabilmente presto lo avremmo scoperto, infatti come se ci leggesse nel pensiero, si alzò e richiamò la nostra attenzione.
L: Come sicuramente sapete, ho deciso di giustiziare Bellamy e di rinchiudere Pike a vita.
Tutti la guardammo con uno sguardo carico d'odio, ma con nostra sorpresa continuò a parlare.
L: Questo pomeriggio però ho capito che la violenza non è sempre la soluzione. Così ho deciso che entrambi vengano messi in prigione, perchè ovviamente devono pagare per ciò che hanno fatto, anche se potrete andare spesso a salutarli. In più se avranno una buona condotta, potrò decidere se liberarli o meno, anche se all'inizio saranno sotto stretta sorveglianza.
Le sue parole mi riempirono il cuore di gioia e fui molto felice che avesse ascoltato le mie parole.
Anche se nessuno disse niente, tutti le fummo grati. Poi Lexa si girò verso di me donandomi un sorriso. Credo che quella fosse la prima volta che la vidi sorridere, così anch'io ricambiai, ma dopo poco distolsi lo sguardo a causa dell'imbarazzo che sentivo. Questo mi sembrò strano perchè di solito riuscivo sempre a guardare la persona negli occhi, ma questa volta proprio non ci riuscii.
Finita la cena, decidemmo di recarci alle nostre camere e questa volta eravamo tutti più tranquilli. Quando ero nel corridoio però percepii una presenza dietro di me, così con prudenza mi girai, ma con sorpresa vidi che era Lexa. La guardai in modo interrogativo non capendo il perchè mi stesse seguendo. La vidi esitare, ma poi parlò.
L: Non ti ricordi della lezione di Trigedasleng?
Lì realizzai che me ne ero completamente dimenticata, ma non volendo fare un brutta figura decisi di annuire e di sorriderle.
Entrate in camera mia, ci accomodammo su due sedie che erano attorno al tavolino che si trovava al centro della stanza. Sopra c'erano ancora i quaderni e il libro di grammatica di quella lingua che stavo per iniziare ad imparare, così li presi e aprii un quaderno alla prima pagina. Notai che tra le varie cose c'era anche un penna e la presi in modo da annotare tutte le regole e le frasi che avrebbe detto Lexa.
L: Allora sei pronta?
C: Certo!
Iniziò spiegandomi alcune parole semplici che mi sarebbero servite ogni giorno e delle frasi semplici, come 'mi chiamo Clarke', 'come ti chiami?', 'come stai?', 'sto bene'. Questa lingua iniziava già a piacermi molto e mi entusiasmai all'idea che un giorno saprò parlarla.
Continuammo ancora per un paio d'ore, fino a quando si fece tardi.
L: Credo che per oggi possiamo concludere. Comunque per domani dovrai sapere bene ciò che hai imparato oggi.
C: Va bene.
Lexa si alzò si diresse verso la porta, ma sentii dentro di me una voce che mi diceva di fermarla.
C: Lexa, aspetta!
Lei si girò e io mi alzai avvicinandomi un po', anche se stando attenta a non invadere i suoi spazi.
C: Volevo ringraziarti per quello che hai fatto oggi. Per me è molto importante.
Lei mi sorrise e si diresse verso la porta, ma prima di uscire si girò nuovamente verso di me.
L: Grazie a te per avermi insegnato che la violenza non è sempre necessaria.
Detto questo uscì dalla mia stanza e io cominciai a sorridere come un'idiota solo per il fatto che Lexa mi avesse ringraziato.
Decisi poi di ripetere ciò che avevo imparato poco prima in modo da riuscire a memorizzare tutto, perchè per il giorno seguente volevo sapere tutto alla perfezione. Dentro di me sapevo che avrei fatto tutto ciò solo per fare colpo su Lexa, anche se non lo avrei mai ammesso perchè ero troppo orgogliosa e probabilmente anche impaurita da tutte quelle nuove sensazioni, infatti credo che non avessi mai sentito le farfalle nello stomaco a causa di qualcuno. Nella mia vita avevo già avuto delle relazioni con dei ragazzi fantastici, ma con loro non avevo mai provato nulla. In realtà li vedevo sempre come dei grandi amici e nonostante ciò pensavo di amarli, pur sapendo che quando si è veramente innamorati di qualcuno si provano altre emozioni. Stranamente con Lexa provavo queste sensazioni e tutto ciò era molto inaspettato, anche perchè la conoscevo appena da pochi giorni, per cui cercai di autoconvincermi che quella fosse una semplice cotta per una bella ragazza. Il problema però era anche che prima non avevo mai provato attrazione per le donne, nonostante dovevo ammettere che molte erano molto belle. A causa di questi pensieri, decisi di respingere tutte quelle emozioni e di fare finta di nulla anche in sua presenza, perchè anche se così ricambiata, nonostante fosse molto improbabile, capii subito che avrei sofferto molto per quell'amore quasi impossibile e forse anche proibito, perchè non sapevo se la loro cultura ammettesse o no questo tipo di amore.
Stanca di tutti i miei ragionamenti, decisi di prendere una coperta e andare nella terrazza che c'era fuori della mia camera. Mi sedetti sul pavimento e coprendomi completamente in modo da non avere freddo, iniziai ad osservare il cielo. Dato che lì non c'era nessun tipo di illuminazione artificiale tranne che alcune candele nelle case lì vicino, si riuscivano a veder molto bene le stelle e così mi addormentai. Probabilmente quella era stata la notte più tranquilla che avessi mai avuto fino a quel momento.

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