15.

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In macchina piansi ininterrottamente. Non era possibile però che fosse già finito tutto. Non potevo accettarlo! Mia madre era una strega e sicuramente me l'avrebbe pagata.
A: Cambiati immediatamente. Qui ho degli altri vestiti.
Mi disse indicando uno zaino. Feci come disse per evitare un'altra discussione. Cambiandomi però, mi resi conto che quello che stavo indossando era un vestito di Lexa, così decisi di nasconderlo nello zaino. Almeno avrei avuto qualcosa che le apparteneva e avrei potuto sentirmi meno sola... Quell'arpia di mia madre continuò a guidare per qualche ora, finchè non arrivammo all'aereoporto, quello da cui eravamo arrivati. Notai che aveva già i biglietti, per cui non perdemmo tempo e dopo aver fatto il check-in, ci dirigemmo subito ai nostri posti. Io sfortunatamente dovetti sedermi vicino a mia madre.
A: Chi era quella selvaggia a cui hai detto 'ti amo'?
C: Non è una selvaggia e comunque è la persona di cui mi sono innamorata.
A: Mi fai proprio schifo. Adesso pure lesbica sei diventata.
Decisi di non rispondere, ma le sue parole mi ferirono profondamente. Poteva anche insultarmi, ma non accettato che dicesse quelle cattiverie su Lexa. Era orribile, perchè io amavo Lexa. Un'altra preoccupazione era Madi...fortunatamente era nelle mani di Lexa e potevo stare certa che sarebbe stata bene. Già sentivo la loro mancanza e anche quella di Polis e soprattutto dei miei amici.
Durante tutto il viaggio, dormii e piansi silenziosamente, in modo da non essere ancora sgridata e insultata da mia madre.
Ore dopo, atterrammo, prendemmo le valige e ci dirigemmo verso la mia vecchia casa. Senza proferire parola, corsi in camera mia, mi distesi e iniziai a piangere fino a quando mi addormentai.
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Era passata più di una settimana dal mio triste ritorno. Non riuscivo a mangiare e non avevo nemmeno voglia di alzarmi dal letto, se non per andare in bagno. Piangevo tutto il giorno e non pensavo ad altro che a Polis. Non potevo però nemmeno tentare di scappare, perchè altrimenti mia madre avrebbe detto a tutti l'esistenza dei clan e quella sarebbe stata la loro fine e non potevo permetterlo solo per un mio scopo egoistico. L'unica cosa che seppi però, era che i genitori dei miei amici erano in aereo e stavano ritornando. Sarebbero venuti tutti a casa nostra per una cena e anche se non avevo voglia di vederli, mia madre già mi disse che sarei dovuta andare.
Arrivata la sera quindi, iniziai a prepararmi. Mi misi un semplice vestito lungo e decisi di farmi un'acconciatura in stile Trikru. Quando mi vidi così sorrisi, perchè una cosa di cui ero certa era che la loro cultura mi era rimasta nel cuore.
Quando scesi, gli ospiti mi guardarono con uno sguardo triste e di comprensione. Lì ringraziai silenziosamente, ma dentro di me stavo comunque molto male.
A: Ma i vostri figli?
X: Lì abbiamo lasciati lì, perchè abbiamo capito che era meglio così, dato che avevano anche instaurato dei legami con delle persone di lì.
Disse il padre di Octavia e Bellamy.
A: Scusatemi un momento.
Mia madre si assentò per un attimo e vidi Kane, che era seduto vicino di me, avvicinarsi.
K: Lexa mi ha detto di dartela.
Mi disse consegnandomi una lettera. A quella visione i miei occhi si illuminarono, ma per non dare sospetti feci finta di niente e la nascosi.
La serata proseguì tranquillamente. Il padre di Raven, che aveva il suo stesso carattere, riuscì anche a strapparmi un piccolo sorriso, che nonostante la difficoltà, riuscii a fare. Stranamente non parlarono di ciò che era successo in quella settimana, ma pensai che sicuramente mia madre avesse detto loro di non parlarne davanti a me.
Finita la cena, mi diressi verso camera mia e aprii subito la lettera, curiosa di sapere cosa ci fosse scritto.
Quando aprii la busta e girai fuori il foglio, lo annusai, sentendo ancora il profumo di Lexa e mi vennero di nuovo gli occhi lucidi. C'era scritto:
"Amore mio, già mi manchi. Mi dispiace per tutto ciò che è successo. Vorrei poter fare qualcosa, ma purtroppo per ora non posso fare niente. Ti prometto però, che appena sarà possibile, in un modo o nell'altro, riusciremo a vederci di nuovo, perchè l'amore vince su tutto. Per Madi non preoccuparti, perchè me ne prenderò io cura e ci saranno anche i tuoi amici. Non so come farò a vivere senza di te, ma ci proverò, avendo la speranza un giorno di rivederti, poterti abbracciare, baciarti e fare di nuovo l'amore con te per tutta la notte. Mi mancherai ogni giorno della mia vita, ma sono certa che questa non è un lettera di addio. Non disperarti per me, ma vai avanti e sappi che io sarò sempre con te. La tua Heda".
Appena finii di leggere la lettera, piansi come non avevo mai fatto. Mi resi conto che prima di rivedere l'amore della mia vita, sarebbe potuto passare molto tempo, ma come mi scrisse nella lettera, saremmo dovute andare avanti con la speranza che un giorno ci saremmo viste di nuovo.
Quella sera mi addormentai piangendo e stringendo a me quella lettera che sapeva ancora di lei, così potevo almeno un po' sentirla vicina.

I giorni seguenti lì passai andando svogliatamente all'università. I miei compagni notarono il mio malessere e mi chiesero la ragione, ma dato che non potevo dire niente, rispondevo sempre che ero così per un problema con la persona che amavo e d'altra parte era anche vero. Decisi inoltre di andare da una psicologa. Quest'ultima però, temendo che io soffra di depressione, mi mandò a fare dei controlli e purtroppo me la diagnosticarono. Sinceramente mi lo aspettavo, perchè dopo ciò che era successo, questo era il minimo. Fortunatamente però, nonostante il mio desiderio di morire, decisi di agrapparmi alla promessa di Lexa. Dato che le credevo ciecamente, ero convinta che valesse la pena vivere, nonostante la sofferenza e i numerosi problemi, perchè avrei affrontato tutto anche solo per un suo abbraccio. E poi se mi fossi fatta del male, l'avrei fatta soffrire molto per cui decisi che mi sarei sempre trattenuta.
Come avrei fatto però per tutto quel tempo senza la donna che amavo?

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