7.

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La mattina seguente mi svegliai stranamente di buon umore. Guardai l'orologio che portavo al polso, che era quello che mi diede mio nonno poco prima di morire e da quel giorno non l'ho più tolto, perchè era diventato una parte di me e con lui portavo stretto il suo ricordo.
Notai che segnava le dieci del mattino e fui contenta di essere finalmente riuscita a dormire tranquillamente e a lungo. Quel giorno, dato che non avevo niente da fare e non volevo ancora parlare con i miei amici e lasciare loro spazio a causa dell'avvenimento, decisi che avrei fatto un giro a Polis in modo da vedere la mia nuova casa. Ovviamente avevo già riflettuto sull'offerta di Lexa per le lezioni di combattimento, ma non ero ancora sicura di volermi trasformare in una guerriera.
Mi alzai dal letto e mi diressi verso il tavolino. Fui piacevolmente stupita di vedere un bicchiere in ferro contenente del latte e una fetta di torta. Ovviamente mi chiesi chi mi avesse inviato la colazione, ma purtroppo non lo sapevo, per cui senza troppe preoccupazioni iniziai a mangiare ed era tutto squisito. Poi mi alzai per prendere dei vestiti ma sentii bussare alla porta.
C: Avanti!
Mi sorprese vedere Anya entrare, ma capii subito che probabilmente la mandava Lexa. Ovviamente era vestita con i suoi vestiti da guerriera, anche se quel giorno non aveva nessun dipinto nero in viso.
A: Heda chiede di vederti questo pomeriggio perchè deve riferirti la sua decisione sulla sorte dei tuoi due amici. Nel frattempo ha detto che se vuoi puoi fare un giro in città.
C Va bene, grazie Anya.
La salutai e dopo aver fatto un cenno con la testa se ne andò. Purtroppo però ero molto in ansia per la decisione di Lexa perchè non avevo la minima intenzione di perdere i miei amici.
Dopo essermi lavata e vestita, decisi di scendere. Anche se non volevo disturbare i miei amici, decisi però di riferirgli che il pomeriggio avrei saputo le sorti di Bell e Pike. Così scesi fino al primo piano e li vidi già tutti fuori dalle loro stanze a chiacchierare tranquillamente. Appena mi videro mi sorrisero tutti tranne Octavia.
O: Cosa vuoi, Clarke?
C: Questo pomeriggio Lexa mi dirà la sua decisione. Cercherò in ogni modo di farle cambiare idea se non dovesse finire bene...
Abbassai la testa dopo aver detto quella frase per evitare di guardarla negli occhi, anche se sentii che sospirò.
R: Grazie Clarke, speriamo che funzioni.
C: Adesso vi lascio soli e vado a fare un giro qui intorno.
J: Non penserai di venire senza di me, vero?!
Disse il mio amico in tono scherzoso e allora io annuii. D'altra parte un po' di compagnia non mi avrebbe di certo fatto male.
Dopo essere usciti dal palazzo di Lexa, decidemmo di dirigerci verso il mercato. Ci fermammo davanti a molte bancarelle che vendevano dei prodotti molto diversi, infatti si partiva dal cibo fino ad arrivare alle armi. In particolare ci fermammo davanti ad una che vendeva vari oggetti meccanici, perchè ci venne in mente che avremmo potuto portare lì Raven un giorno, che tra le tante cose era anche un'appassionata di meccanica. Dietro al tavolo, c'era un ragazza dallo sguardo gentile ma deciso, con dei tatuaggi in viso, una benda sulla testa che probabilmente serviva a coprirla dal sole e anche stranamente aveva un guanto su una mano.
E: Voi non siete di qui, vero?
J: No, noi veniamo da lontano. Io comunque sono John e lei è Clarke.
E: Io sono Emori. È stato un piacere conoscervi.
Dopo averci scambiato un sorriso, decidemmo di proseguire con il nostro giro e dato che erano già le 12, decidemmo di cercare un luogo in cui pranzare o una bancarella che vendesse del cibo.
Per non dare troppo nell'occhio, decidemmo di prendere del pane con un salume che non conoscevo ad una bancarella abbastanza appartata ed era molto buono.
Dato che nel pomeriggio sarei dovuta andare da Lexa, decidemmo di ritornare e dopo aver salutato Murphy e gli altri ragazzi mi recai in camera mia. Quando arrivai, dato che c'erano dei quaderni, decisi di disegnare. Questa è una passione che ho da quanto ero piccola e anche se non sono una professionista, tutti mi hanno sempre molti complimenti.
Decisi di disegnare Octavia e Bellamy mentre sorridono, in modo da avere un bel ricordo dei bei tempi passati. Senza che me ne accorga erano passate già più di due ore e sentii bussare alla mia porta. Pensai che fosse Anya, per cui mi sistemai ed andai ad aprirle.
A: Vieni, Lexa ti aspetta.
C: Va bene.
Così la seguii fino alla stanza in cui c'era Lexa seduta sul suo trono.
L: Lasciateci sole.
I: Ba Heda...
L: Shof op, Indra.
I: Sha, Heda.
Restate sole, Lexa si alzò, venne verso di me e ci dirigemmo alla finestra per osservare la città.
L: Mi dispiace, ma ho deciso che Bellamy venga giustiziato e che Pike sia rinchiuso fino alla sua morte.
Sentite quelle parole, mi girai sorpresa e infuriata guardandola in faccia.
C: Perchè lo stai facendo?!
L: Perchè in questo modo Lincoln e l'altro uomo ucciso da Bellamy avranno giustizia.
C: Ti prego, Lexa.
L: No Clarke. Non può esserci un'alternativa. Sangue chiama sangue e così dev'essere.
C: Se si vuole c'è sempre un'alternativa alla violenza, ma il problema è che tu non la vuoi perchè hai paura di ciò che penserebbe il tuo popolo, nonostante sia tu quella che prende le decisioni.
Detto questo, decisi di uscire da quella stanza. Probabilmente nessuno le aveva mai detto la verità in modo così diretto, ma non mi interessava, perchè i miei amici erano finiti in quella situazione a causa mia ed io dovevo aiutarli.
Tornai in camera mia e dopo un pianto liberatorio, continuai il disegno che avevo iniziato prima che arrivasse Anya. Passai tutto il pomeriggio a finirlo e poi mi sedetti su una sedia a pensare ad un modo per convincere Lexa a risparmiare Bellamy.
Arrivata sera, pensai che fosse ora di cenare, così mi alzai per sistemare un po' la camera e poi uscire, ma improvvisamente sentii qualcuno bussare alla mia porta.

Heda&WanhedaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora