quarantunesimo capitolo

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Mio padre mi incontrò fuori dalla porta della stanzetta e rimase a fissarmi in silenzio probabilmente in imbarazzo almeno quanto me sulla conversazione appena avuta.
Mi schiarii la voce e andai ad aprire con il telefono di Harry in mano pronta a restituirglielo.
Afferrai il pomello e spalancai la porta trovandomi davanti tutt’altro che Harry.
Sgranai gli occhi e dovetti reggermi alla porta per non cadere, perché la vista mi si appannò improvvisamente, le orecchie si chiusero e la saliva in bocca si asciugò completamente.
Ashton teneva lo sguardo fisso su di me e la bocca rigorosamente chiusa esattamente come i suoi pugni lungo i fianchi.
Un paio di occhiali poggiavano solennemente sul naso e rimarcavano i suoi zigomi rendendo i suoi occhi verdi leggermente più piccoli del solito, ma ancora più lucenti e colorati di quello che mi ricordavo.
Non disse nulla e io feci lo stesso. Probabilmente mi bastò guardarlo per perdere tutte le parole e i discorsi che avevo sprecato fino a quel momento. Ero completamente dipendente da quel ragazzo, non ne sarei mai uscita da quella situazione.
Lui aprì la bocca, prese un respiro, ma poi la richiuse. Tutto questo senza distogliere lo sguardo dal mio viso sconvolto almeno quanto il suo.
Quel momento indefinibile venne interrotto da mio padre che spalancò la porta togliendomi l’unico oggetto stabile che mi teneva ancora in piedi. Traballai un po’, ma poi ritrovai l’equilibrio.
‘lui è un altro dei tuoi amichetti fattoni?’ cantilenò mio padre.
non distolsi lo sguardo dagli occhi del biondo.
no, lui è Ashton.’ Risposi.
Non mi aspettavo che avrebbe capito, c’erano troppe cose da dire, troppi collegamenti da fare, troppi riferimenti a quel semplice nome che era probabilmente la causa di tutto. La malattia e poi la cura. Una secchiata ghiacciata dopo una doccia calda.
Non mi aspettavo che avrebbe capito, perché potevo permettermi di capirlo solo io. 
Ashton distolse lo sguardo da me e lo rivolse a mio padre che probabilmente aspettava una risposta anche da parte sua.
‘salve’ disse a bassa voce.
Il mio corpo fu percorso da un brivido e giurai a me stessa che avrei messo il replay della sua voce all’infinito se solo fosse stato possibile.
‘ashton, giusto?’ chiese severo mio padre
‘giusto.’
‘sei un amico di Cassie?’
Mi girai di scatto verso mio padre. Non poteva domandargli una cosa del genere.
Ashton cercò il mio sguardo, ma non riuscii ad aiutarlo più di tanto perché la risposta era a me sconosciuta.
no’ disse alzando il sopracciglio con un tono poco convinto.
‘almeno la conosci?’ la domanda retorica di mio padre mi fece mettere le mani tra i capelli.
no?’ mi guardò interrogativo.
‘che cos..’ sussurrai
‘si, cioè, si’ gesticolò.
‘cosa sei venuto a fare?’ chiese ancora mio padre.
‘volevo dirle una cosa.’ Ashton disse secco.
Mi bloccai sul posto e cominciai a fremere dalla curiosità. Avevo così tante cose da chiedergli che non riuscivo ad aspettare altro.
‘tu pensi che io ti farò entrare?’ mio padre ridacchiò.
‘papà’ lo guardai sconvolta.
‘non dopo quello che hai fatto oggi.’ Spinse la porta per chiuderla, ma la bloccai.
‘no, papà, lui non c’entra niente.’
‘nessuno c’entra niente, poi vai a finire all’ospedale per overdose.’
‘non era overdose, mio dio.’ Spalancai la bocca indignata.
‘le assicuro che non le farò del male.’ Parlò il biondo sistemandosi i capelli.
‘magari l’hai già fatto.’ Lo fissò dalla testa ai piedi.
Deglutii rumorosamente e sperai di spezzare la tensione che ci teneva legati in quel momento.
Ashton annuì debolmente, poi abbassò la testa.
‘hai intenzione di andare ora?’ domanda retorica ancora una volta.
Ashton non rispose, si limitò a guardarsi in dietro e a mettersi le mani in tasca.
‘Ashton’ sussurrai quasi pregandolo di restare.
‘Ashton se ne sta andando.’
Feci in tempo a guardarlo un’altra volta prima che mio padre gli chiudesse la porta in faccia.
‘papà, ma che stai facendo?’ gridai trovandolo davanti a me con le braccia conserte.
‘non parlerai con quei fattoni dei tuoi amici, non fino a quando sarai sotto la mia custodia.’
‘lui non è un mio amico, dannazione.’ Misi una mano sul volto in segno di disperazione.
‘cos’è? Uno sconosciuto?’
‘no’
‘è il tuo fidanzato?’
‘no, ok? Non è niente.’ Sbuffai sbattendo un pugno contro la porta.
‘non comportarti così con me.’
Girai i tacchi cercando di mantenere la calma, ma erano successe troppe cose insieme, non potevo permettermi di reagire in quel momento.
‘cassie, rispondimi.’
‘stai fuori dai miei piedi.’ Sibilai prima di chiudermi in stanza ancora una volta.

Passai il telefono nella mano destra aspettando che qualcuno chiamasse per la seconda ora di seguito.
Ero piantata in quella spiaggia deserta da ore ormai e avevo visto il sole calare sotto ai miei occhi restando a guardare lo spettacolo del tramonto che si apriva e si rifletteva creando un perfetto specchio sull’acqua.
Il mare era estremamente calmo, l’aria era calda e tutto intorno a me sembrava stare in pace con ciò che lo circondava. Era come se il mondo fosse in pace, ero io l’unica a stonare con quel panorama paradisiaco.
Quando il telefono squillò rigirai il telefono speranzosa di leggere un nome in particolare, ma l’unica cosa che lessi mi deluse solamente.
‘Louis?’ chiesi rispondendo.
‘no, sono Harry.’
‘hey’
‘hai te il mio telefono?’
‘già’ risposi secca.
‘posso venire a prenderlo domani o rischio di trovare tuo padre con un fucile puntato al mio cuore?’ ridacchiò dall’altra parte del telefono.
‘vieni la mattina, va al lavoro.’ roteai gli occhi.
‘va tutto.. bene?’ si schiarì la voce.
‘ah, si.’ Scossi la testa come se potesse vedermi.
‘sei sicura?’
‘diciamo.’ Mi morsi il labbro.
‘vuoi tornare?’ chiese speranzoso.
‘non ho detto questo.’ Tossii
‘tornerai prima del progetto di scienze?’
Il progetto di scienze. Lo avevo completamente dimenticato.
Mi misi le mani tra i capelli quando, ricordandomi del progetto, tornai con la mente alla routine di Perth.
‘perché me lo chiedi?’
‘così’ rispose vagamente.
‘te l’ha chiesto qualcuno?’ domandai improvvisamente interessata all’argomento.
‘forse.’
‘parla, harry.’ Risposi secca.
Sentii respirare dall’altra parte del telefono.
‘si, beh, me l’ha chiesto Madison.’
Rimasi sorpresa sentendo le sue parole, ma venni interrotta dalla visione di mio padre che si sbracciava per attirare la mia attenzione.
‘ne parliamo domani mattina.’ Lo liquidai in fretta alzandomi dalla sabbia e camminando velocemente verso la casetta di legno.
Una puzza di bruciato si aprì sotto alle mie narici costringendomi a coprirle istintivamente.
‘papà?’ gridai cercandolo in cucina e trovandolo esattamente lì, immerso in una nube di fumo.
‘di nuovo?’
‘di nuovo.’ Annuì.
Sbuffai trattenendo una risata.
‘stavo cercando di farti un po’ di thé caldo, ma la bustina è finita sul fuoco e..’
Scoppiai a ridere.
‘non dirmi che hai provato a spegnere la fiamma con il grembiule.’
Lui fece una smorfia.
‘no..’
Alzai un sopracciglio.
‘si.’
Rimasi in silenzio per altri minuti prima di mandare a farsi un giro il mio orgoglio. Presi una pentola pulita e la riempii d’acqua.
‘stasera cucino io.’
Mio padre rimase a bocca aperta per qualche minuto, poi mi si avvicinò e osservò il procedimento facendo qualche battuta qua e là.

Mi alzai dal divano con la fedelissima mela verde in bocca e andai ad aprire la porta.
Il sole risplendeva in cielo e ogni nuvola si teneva lontana per paura di essere oscurata da così tanta luce e bellezza.
Il rumore del mare e l’odore della brezza marina mi fecero respirare a pieni polmoni, ma il profumo fu sostituito da un altro profumo, quello di Harry che osservava la scena divertito.
‘cosa?’ chiesi perdendo improvvisamente il buon umore.
‘cos’è quel sorriso da ebete?’ si sistemò il cappello nero prima di appoggiarsi allo stipite della porta facendolo cigolare leggermente.
Rimasi a pensare per qualche secondo a cosa dovessi tutta quella felicità, ma arrivai alla conclusione che non c’era una ragione.
‘probabilmente sono le pasticche che mi hanno prescritto.’ Feci spallucce.
‘perché le prendi?’ sorrise divertito.
‘che altro dovrei fare? Lanciarle addosso a te?’ inclinai la testa per rendere più divertente la scena e ci riuscii, perché harry distolse lo sguardo e rise prima di abbracciarmi e di entrare in casa.

Guardammo la terza puntata di America’s next top model di seguito e Harry continuò a lanciare patatine sulla tv a causa di una ragazza che a parer suo aveva il culo più bello del suo.
‘oh, quella della scorsa serie assomigliava a Madison.’ Dissi senza pensarci, poi rimasi ferma e mi voltai per guardare la reazione di Harry.
Lui annuì prima di prendere un tono serio.
‘dovevamo parlarne, giusto?’
‘già’ risposi abbassando il volume della televisione.
‘beh, chiedi pure.’ Fece spallucce.
‘avete ricominciato a parlare?’ chiesi intimorita dalla sua risposta.
‘diciamo di si..’
I miei occhi si illuminarono
‘non come pensi tu.’ Scosse la testa energicamente ‘solo ogni tanto.’
Sorrisi distrattamente presa comunque dalla gioia.
‘beh, con Ashton?’ Chiese senza darmi il tempo di digerire l’argomento precedente e facendomi prendere un infarto.
Ashton chi?’ chiesi in assenza di risposte.
‘beh, sai, quel ragazzo biondo, capelli mossi..’ si grattò la nuca divertito.
‘non fa ridere, Harry.’ Storsi la bocca chiedendomi cosa volesse intendere con quella domanda.
‘dopo che l’ho praticamente fatto diventare parte del muro mi chiedo che fine abbia fatto.’
‘che intendi?’
‘non vorrei dire niente di azzardato, ma non lo vedo più con la tipa che lavorava al progetto con voi.’ Fece spallucce.
‘Helena.’
‘si, quella.’
‘oh.’ Aggrottai le sopracciglia.
‘non so, magari non si piacciono più’
‘lo spero..’ bisbigliai tra me e me.
‘cosa?’ alzò il busto guardandomi dubbioso. Evidentemente aveva sentito le mie parole.
‘no, ho detto speriamo perché non vorrei che le fosse successo qualcosa di brutto.’ Mentii, infondo avrei solo festeggiato.
‘non dire stronzate Cassie’ mi tirò un cuscino. ‘si vede da lontano che la investiresti.’
Risi. Non riuscivo a mentire quando si trattava di odio nei confronti di qualcuno. E nei confronti di Helena, davvero, la parola odio era solo un vezzeggiativo non meritato.
‘non so di cosa parli.’ Dissi con tono serio prima di scoppiare a ridere.
‘beh, allora con Ashton?’ mi spinse leggermente ‘non cambiare argomento.’
‘non so di cosa parli di nuovo.’ Questa volta restai seria.
‘l’hai più sentito o visto?’
‘no, ma che importa?’ feci spallucce aggrottando le sopracciglia. Ormai dire questo tipo di bugie non era più un problema per me.
‘sul serio, se vi siete baciati ad un’altra festa puoi anche dirmelo.’ Scoppiò a ridere trovando evidentemente divertente una situazione che io trovavo solo tragica.
‘no, Harry, non lo vedo da una vita.’ Risi a mia volta augurandomi di cambiare argomento.
Quando Harry annuì e tornò alla tv tirai un sospiro di sollievo.


Angolo di Claire
e bene si, rieccomi qui.
è passata più di una settimana dall'ultimo capitolo e spero che nessuno si sia dato alla pazzia per l'astinenza da Ashton che sicuramente in questo capitolo è stata -in parte- messa apposto.
RIECCOLO RAGAZZI! 
adesso, se vi state chiedendo, come me, perché Cassie non lo chiama dopo che il padre lo frulla fuori di casa, allora fate parte del mio stesso club.
'Si, ma tu sei la scrittrice.' Ah si...........?
Qui sotto sono ammesse le bestemmie e gli scambi legali di calendari (chi vuole capire..)
Il padre di Cassie è da padellata sui denti dopo aver mangiato un ghiacciolo in mezzo al mar glaciale artico e lei è più lunatica di Louis Tomlinson, ma ragazzi, l'importante è il ritorno di Ashton che a breve vedremo ancora (YUPPI)
Visto che mi sono presa questa pausa per circa 8, 9 giorni posso tranquillizzarvi dicendo che la pausa è stata molto costruttiva per la nuova fan fiction che sto scrivendo (se volete ulteriori informazioni ho scritto un avviso al riguardo, lo trovate scorrendo nei capitoli) e per la scuola, visto che ho recuperato le insufficienze al primo quadrimestre e non dovrò sopportarmi corsi pomeridiani di Arte. 
Ma sti cazzi? vi starete chiedendo. Eh, infatti...............
‘lui è un altro dei tuoi amichetti fattoni?’ cantilenò mio padre.
non distolsi lo sguardo dagli occhi del biondo.
no, lui è Ashton.’ Risposi.
PIANGO ARCOBALENI CELESTI. 
è partita l'iniziativa Regaliamo le lenti a contatto ad Ashton, se volete partecipare basta creare un gruppo su fastbook, cercatemi su prozap.
GIURO CHE NON HO FUMATO oggi.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, non posso sperare lo stesso per il delirio sottostante, ma è già un buon inizio.
Fatemi sapere cosa ne pensate e riempitemi di likes come facevate nei mesi scorsi.
Vi amo!
Claire☺♥

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