Capitolo 3: Incubi

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Samantha aprì gli occhi di scatto, ritrovandosi seduta e con di fronte Lucifer che le diceva qualcosa che non riusciva a sentire, sebbene si sforzasse di farlo. Solo dopo qualche istante si rese conto di aver urlato nel sonno.
Si portò una mano alla gola, annaspando per l'aria.
-Agente, calmati!- esclamò il Diavolo, prendendole l'altra mano. -Sei al sicuro qui, nessuno ti vuole fare del male.- aggiunse.
-Ho...ho parlato nel-nel sonno?- sussurrò con la voce roca, per poi tossicchiare.
-Beh, hai urlato parecchio.- mormorò lui. -Sono corso qui, credevo fossimo sotto attacco.- si diresse verso l'angolo bar, riempiendo due bicchieri.
-Cosa...che ci faccio qui?- mormorò, massaggiandosi la nuca. Quel divano era davvero scomodo.
-Beh, tu ti sei addormentata e i piccioncini volevano un po' di privacy.- disse, porgendole un bicchiere e sedendosi di fianco a lei.
La cacciatrice guardò con circospezione il liquore indefinito, bevendo poi qualche sorso. -Mi dispiace di...averti svegliato.- mormorò infine.
Lucifer scrollò le spalle. -Non importa.- si leccò le labbra. -Sono abituato a fare le ore piccole, anche se in contesti più piacevoli.- aggiunse con un sogghigno.
Lei scrollò la testa, finendo il bicchiere. -Non credo sia una buona idea chiedertene un altro.-mormorò. -Finirei come ieri sera, e non voglio sognare di nuovo.
-Qual è il problema? I sogni?-mormorò Lucifer.
-Non sono sogni. Sono ricordi.- alzò lo sguardo per incontrare il suo. -I miei...ricordi dell'Inferno.
Il Diavolo appoggiò entrambi i bicchieri sul tavolino di fronte al divano. -Perché eri là?- mormorò. -Non mi sembra che tu abbia una vita così sregolata o così tanti sensi di colpa.
-Uno dei tuoi demoni, Ruben... stavo con lui.-rispose. -Era...il mio ragazzo. Sapevo che era un demone, ma non mi importava.- sospirò, abbassando lo sguardo. -Mi ha...usata per evocarti, Lucifer, mi aveva uccisa. Ma non ha funzionato.- tornò a guardarlo negli occhi. -...al tuo posto è apparso tuo fratello Michael.
Lucifer fece per dire qualcosa, ma al nome Michael si bloccò. -Com'è possibile? Cosa... che è successo dopo?
-Io sono finita all'Inferno, e ci sono rimasta per anni. Dean ha cercato di contattare gli angeli per salvarmi e così ha conosciuto Castiel, che era stato buttato fuori dal Paradiso perché non voleva sottostare a Michael.
-Il mio gemello governa il Paradiso?-sbatté le palpebre. -Da quanto tempo?
-Oh, lo abbiamo rispedito all'Inferno.- disse Samantha, ridacchiando. -Dopo che Cas mi ha tirata fuori abbiamo trovato tuo fratello Gabriel e con lui siamo riusciti a...beh, metterlo fuori gioco.
-Gabriel? Credevo fosse troppo impegnato a girare film porno e a godersi la vita.- il Diavolo scrollò la testa.
-In realtà ora è il mio ginecologo.-mormorò lei. -E ha smesso coi porno qualche anno fa. Ora lavora al Kansas City Memorial.
-Ginecologo. La cosa non mi stupisce.- si lasciò sfuggire una risatina, poi tornò serio. -Hai...per questo hai paura dei posti affollati? Il tuo Inferno era quello?
-No.- si leccò le labbra, stringendosi più addosso la giacca di Lucifer, che si era sistemata sulle spalle. -I posti affollati e i rumori forti mi ricordano com'era laggiù, i suoni che sentivo attorno a me.- alzò di nuovo lo sguardo. -Il mio Inferno era una...stanza buia e nera.- sussurrò, senza aggiungere altro.
Lucifer si leccò le labbra. -Non...non ho creato io quel posto. Non augurerei a nessuno di finirci, forse solo a un paio di persone che se lo meriterebbero.- strinse i pugni.
-Mio padre.- disse Samantha. -John Winchester.- si leccò le labbra. -Lui...lui ha lasciato mia madre malata per seguire la sua amante a Chicago.- sospirò.
-Beh, ci vorrebbe un brindisi per i padri orribili.-mormorò lui. -...ma credo che per stanotte tu abbia già bevuto abbastanza.- ridacchiò. Samantha fece una smorfia, sdraiandosi di nuovo sul divano.
Lucifer la guardò stringersi nella giacca. -Uhm...non...non preferiresti dormire nel mio letto?- chiese allora, poi alzò le mani. -Nessun secondo fine, parola di Diavolo.
Lei si mise di nuovo a sedere, poi annuì, titubante -... d'accordo. Ma solo perché questo divano mi sta uccidendo la schiena.- si alzò in piedi barcollante, e Lucifer la accompagnò fino in camera.
-Hai un...un letto enorme.-mormorò, avvicinandovisi.
-Beh, di solito difficilmente sono da solo qui...- sghignazzò. -L'ultima volta eravamo in cinque.
-Ecco, forse questo preferivo non saperlo.- si sedette sul letto. -Sì, è decisamente più comodo del divano.- si sdraiò,appoggiando la testa sul cuscino. -Uhm...scusa la richiesta, ma... non avresti per caso una maglietta da prestarmi? Questo vestito è troppo stretto.-bofonchiò. -È l'ultima volta che do retta a Dean per il mio guardaroba.
Lucifer si leccò le labbra. -Mi duole comunicarti che il Diavolo non indossa magliette.- mormorò. -Solo camicie, e anche di ottima sartoria.- aggiunse.
-Quindi non mi presterai nemmeno una camicia?- si lasciò sfuggire una risatina.
-...questo non l'ho mai detto.- aprì l'armadio. -Hai preferenze per il colore?
-Lanciamene una e basta, Diavolo.- bofonchiò.
-Come vuoi, agente.- rispose lui, e lei si ritrovò addosso una camicia azzurrina. -È una di quelle che detesto, quindi puoi anche sgualcirla come ti pare.
Samantha si alzò in piedi e fece per abbassare la zip. -Ehm...ti spiacerebbe girarti?- mormorò. -Vorrei evitare le occhiate indiscrete.
-Oh, ma le mie occhiate sono più che discrete, cacciatrice...- disse malizioso, ma alla fine si girò. -Sai, non capisco questo problema che gli umani hanno con la nudità. Se fosse per me andrei in giro costantemente nudo.
-Ne sono certa.- disse Samantha, finendo di abbottonarsi la camicia, che le arrivava a metà coscia. -Fatto.- mormorò poi.
Lucifer la guardò e restò a bocca socchiusa per qualche secondo. -Sei...
-Spettinata? Uno straccio?- ridacchiò, sdraiandosi sotto le lenzuola e dando le spalle al Diavolo.
-Stavo per dire...- si leccò le labbra. -...oh, non importa.- si mise a sua volta sul letto. -Buonanotte, agente.
Samantha restò in silenzio per qualche secondo. Cosa voleva dirle Lucifer?
-...buonanotte, Lucifer.- sussurrò, chiudendo poi gli occhi. Ci avrebbe pensato il giorno dopo.

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