Capitolo 8: There's no place like home

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Samantha chiuse la zip del borsone, porgendolo a Dean per caricarlo in macchina. Castiel aveva già ripulito le loro tracce nella stanza del motel, ed era salito in auto, sul sedile anteriore.
-Sammy?-Dean si avvicinò alla sorella, che stava seduta sul letto vuoto con la testa bassa.
-Mh?- lei alzò lo sguardo, lasciandosi sfuggire un sospiro.
-Va tutto bene?-mormorò, sedendosi di fianco a lei.
-Io non...non lo so.- scrollò la testa. -È che mi...dispiace andare via da Los Angeles.
-Ti dispiace andare via da Los Angeles...o ti dispiace lasciare qui Lucifer?-la guardò negli occhi, lasciandosi sfuggire una risatina.
-Oh, sta' zitto.- bofonchiò, alzandosi in piedi. -Andiamo, dobbiamo attraversare tutta l'America in auto, sarà un viaggio lungo.- si avvicinò al lavandino e trovò il mazzo di fiori che Lucifer le aveva regalato. Le rose erano tutte appassite, tranne una, che sembrava incredibilmente resistere anche senza acqua. Samantha la prese, rigirandosela un paio di volte fra le mani. -Possiamo...fare una deviazione?-si voltò verso il fratello. Dean vide la rosa, capendo, poi annuì un paio di volte.

Lucifer era al Lux, quasi pronto per l'apertura serale. Portò lentamente alla bocca il bicchiere di whiskey che teneva in mano, bevendo un lungo sorso.
-Se non ti conoscessi bene direi che sei pensieroso.-mormorò Mazikeen, mentre puliva alcuni bicchieri dietro al bancone dove il Diavolo si era appoggiato.
-Sto bene, Maze.-disse, poi sospirò rumorosamente, appoggiando il bicchiere di fianco a sé.
-C'entra qualcosa la cacciatrice di cui Amenadiel è così spaventato?-ridacchiò. -Non credo di averlo mai visto in preda al terrore da quando sono qui sulla Terra.
-Le ho salvato la vita.-distolse lo sguardo. -Per permettermi di guarire è andata via con Chloe e...non l'ho più vista.
-Ti manca una cacciatrice di mostri che ha ammazzato un sacco dei tuoi demoni?-Mazikeen era confusa.
-Mi manca...lei.-sussurrò. -Non è solo una cacciatrice, è...è molto di più di questo, è...-si lasciò sfuggire una risata amara.
L'ascensore si aprì, Lucifer scattò in piedi, quando vide Samantha dirigersi a passo svelto verso di lui, con in mano una rosa rossa leggermente sgualcita.
-Samantha, io-...-iniziò, ma lei lo zittì abbracciandolo con forza, immergendo il viso nel suo petto. Il Diavolo superò l'iniziale sorpresa e se la strinse addosso, chiudendo gli occhi.
Mazikeen guardò i due, scrollando la testa. -Io vado a farmi un goccio da Linda, non credo di riuscire a sopportare tutti questi sentimentalismi.- entrò in ascensore.
Samantha alzò lo sguardo verso Lucifer, allontanandosi appena. -Non...non potevo andare via senza salutarti.- sussurrò, guardandolo negli occhi. -Dovevo...essere sicura che stessi bene.- sorrise appena.
Lucifer ricambiò lo sguardo teneramente. -Sono un vecchio Diavolo, me la cavo sempre.-ridacchiò. -State andando via?- chiese poi. -Un altro caso?
Scrollò la testa. -No, stiamo... tornando a casa, dalla mamma.- mormorò. -Siamo stati via troppo a lungo, è ora di farle un po' di compagnia.-abbozzò un sorriso. -E poi, fra poco è Natale. Ci sarà il pollo fritto, e Gabriel forse farà gli spaghetti con le polpette.
-Ci sarà anche Gabe?-aggrottò la fronte.
-Certo.-sorrise. -Fa parte della famiglia, sono anni che festeggia con noi, anche se...beh, le sue storie su come ha circuito Maria di Nazareth non sono esattamente in linea con lo spirito del Natale.
-Oh, intendi la faccenda della stella cadente? O quella dell'asino?-Lucifer le prese le mani. -Spero di...di rivederti presto, agente.- sussurrò poi.
Samantha sospirò. -Lo...lo spero anch'io, Diavolo.- si staccò a malincuore, poi gli diede la rosa. -È...l'ultima rimasta del mazzo che mi hai portato. Sono pessima con le piante...-scrollò la testa.
Lucifer prese delicatamente il gambo fra le mani, appoggiando poi il fiore all'altezza del cuore. -Dove vive tua madre?-chiese.
-A Lebanon, in Kansas.-mormorò, leccandosi poi le labbra.
-Mh...nessun posto è come casa, eh?-rise.
-Il Mago di Oz? Sul serio, Lucifer?- sorrise apertamente.
-Mi sono sempre visto come il Mago, devo ammetterlo.- si pavoneggiò scherzosamente.
-Credevo fossi più il leone codardo.-ridacchiò.
-E tu invece, chi sei?Glinda, la Strega Buona del Sud?-non le aveva ancora lasciato la mano.
-Più Dorothy, anche se parecchie persone mi vedono come la Malvagia Strega dell'Ovest.-scrollò la testa.
-Beh, in Wicked era fantastica.-commentò, poi guardò l'ora. Il locale stava per aprire. -Io...
-Vorrei avere le scarpette rosse del Mago per poter venire qui ogni volta che posso.- disse, guardandolo negli occhi. -Ma...purtroppo non esistono.
Lucifer abbassò lo sguardo, in silenzio.
-Devo...devo andare.- mormorò poi lei. -A-Arrivederci, Lucifer.- sciolse la stretta delle loro mani, entrando in ascensore a passo svelto.
Il Diavolo fece per fermarla, ma le porte si erano già chiuse. Batté con forza il pugno sul bancone del bar, ammaccando un po' il legno.

-Andiamo via.-sussurrò Samantha, infilandosi nei sedili posteriori dell'Impala. Castiel e Dean si voltarono all'unisono, guardandola attentamente per scorgere ferite o altro.
-Tutto bene, Samantha?- chiese Castiel. Lei si prese il viso fra le mani.
-P-Partiamo, o... o non sarò più capace di andarmene.-iniziò a piangere rumorosamente.
Dean sospirò, poi mise in moto, imboccando la strada principale verso lo svincolo dell'autostrada.
Mazikeen aveva assistito alla scena da dietro una delle aiuole. Era curiosa di vedere come fossero i Winchester dal vivo, e ne era rimasta piuttosto delusa. Dean sembrava un sempliciotto, Samantha...
Pensò a Lucifer, a come si era illuminato quando l'aveva vista entrare al Lux, e poi alla ragazza piangente in auto.
Doveva parlare con Chloe.

Dopo venti ore d'auto i tre arrivarono a Lebanon, Kansas. Dean parcheggiò l'auto nel vialetto, mentre Castiel e Samantha scaricavano le borse. Iniziava a nevicare, era arrivato il freddo.
La donna suonò il campanello. Sentì dei rumori provenire dall'interno, e la porta si spalancò. Samantha si ritrovò sollevata a mezz'aria.
-Come sta la mia paziente preferita?-rise Gabriel. -Sbaglio o sei ingrassata?
-Gabe, mettimi giù!-esclamò. -E non sono ingrassata, razza di idiota.
L'arcangelo le fece toccare di nuovo terra, poi prese le borse che l'altra stava portando.
-La mamma?-chiese in un sussurro.
-Era stanca, le ho detto di andare a dormire, che avrei pensato io ad accogliervi calorosamente.-ridacchiò. -E sai bene che mantengo le mie promesse.-le fece l'occhiolino.
-Come sta?-chiese, preoccupata. Nel mentre, Dean e Castiel portarono dentro il resto dei bagagli e si sistemarono in salotto.
-...è stabile.-disse Gabriel, tornando serio per un momento. -Provo ad aiutarla, ma il dolore aumenta giorno dopo giorno.
-Non hai ancora trovato una cura?-sussurrò. -Credevo che il tuo viaggio in Armenia avesse portato a qualcosa.- si sedette sul terzo gradino delle scale che portavano al piano di sopra.
-I Djinn sanno poco di magie così oscure. Se potessi parlare con qualche stregone potente...-sospirò.
-Troveremo un modo...prima o poi.-allungò una mano verso Gabriel, che gliela strinse delicatamente.
-Allora...Castiel mi ha raccontato che avete conosciuto Lucifer.-cercò di cambiare discorso.
-E quando te l'avrebbe detto?-aggrottò la fronte.
-Uhm...mentre eravate ancora nella Città degli Angeli, tu dormivi.-ridacchiò. -E mi ha detto anche che siete usciti insieme, anche se poi...beh,un cane troppo cresciuto si è messo in mezzo.
-Non è...una cattiva persona.-sussurrò, poi abbassò lo sguardo.
-Oh, lo so.-sorrise. -Io e Luci eravamo parecchio uniti, ai piani alti.- scrollò la testa. -Una volta abbiamo legato le ali di Nathaniel mentre dormiva ed è caduto fino nel Paradiso Terrestre...prima che fosse effettivamente tale.-ridacchiò. -È finito dritto in un ammasso di letame e sassi, lo abbiamo preso in giro per millenni.
Samantha si lasciò sfuggire una risata. -Vi ci vedo, in effetti, a infrangere la legge insieme e a spingere le persone nello sterco.
-Siamo angeli che si divertono con poco.-alzò le spalle, poi tornò a guardarla in viso. -...ti manca, vero?-chiese poi.
Samantha strinse le labbra fino a ridurle a una fessura, annuendo in silenzio e lasciandosi sfuggire un singhiozzo. Gabriel si sedette di fianco a lei e se la strinse addosso con un braccio, lasciando che si sfogasse.

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