Per tutti ero la stronza narcisista in cerca di attenzioni, per tutti tranne che per me stessa. Nessuno riusciva a comprendere perché buttavo all'aria le opportunità che mi si presentavano e che in tanti avrebbero voluto, potevo permettermi una buona scuola, dei buoni amici, avevo una famiglia benestante che mi permetteva di svolgere la classica vita della ragazza medio borghese che cerca di costruirsi un futuro. Io il mio futuro lo stavo mandando a puttane, sbriciolandolo tra le mani come un biscotto troppo friabile, nessun buon amico, quella vita mi annoiava, preferivo quei ragazzi poco raccomandabili ma divertenti, preferivo i vicoli scuri in cui nascondermi senza sapere cosa avrei potuto trovarci, i locali che sapevano di alcol e fumo, volevo la musica alta, così alta da far male alle orecchie ma da curare il cuore. E alla fine, ho preferito la stanza bianca di una clinica, spoglia e calda allo stesso tempo, in quel piccolo spazio ero io a dover curare un cuore, che sommato al mio, dava voce ad una tra le più belle melodie che avessi mai ascoltato. Eravamo uno la continuazione dell'altro.