Il suo sangue aveva il miglior sapore che avessi mai sentito. Era dolce. Era saporito. Aveva quella nota metallica, tipica del sangue, che spiccava, che sovrastava persino il gusto deciso di quel magnifico liquido. Aveva una consistenza perfetta. Scorreva lungo la mia gola come scorre un rivolo d'acqua fresca in una gola assetata. Avevo già assaggiato quel sangue, prima di allora. L'avevo sentito sulla punta della lingua, preso da un collo ancora umano: a quel tempo, ovvero circa una settimana prima, quel sangue mi era sembrato un comunissimo sangue umano. Non sapevo se fosse solo una sensazione o se il sangue di Lilith fosse davvero cambiato, ma sapevo che la qualità di quel sangue aveva subito un cambiamento. Se questo fosse dovuto alla trasformazione di Lilith in vampira od alla morte di Rowena, questo non lo sapevo. Ma sapevo che quel sangue, quel dolcissimo e fresco sangue, era mio. E lo sarebbe stato in eterno.
Affondai ulteriormente i canini nel collo di mia moglie, colto da un improvviso desiderio di voler gustare ancora quel prelibato cibo, per me.
Man mano che sentivo il sangue di Lilith fluire dentro di me, cominciai a provare una sensazione che non avevo mai provato prima, una sensazione appagante, che aumentava, man mano che Lilith si stringeva a me e mi permetteva di scavare piú a fondo, con i miei lunghi ed affilati canini, in cerca della sua essenza e del suo cuore: mi sentivo pieno, mi sentivo realizzato. Finalmente, dopo lunghi secoli della mia vita, mi sentivo completo. Non era Lilith a farmi sentire cosí. Era il sangue, un sangue di cui ero sempre stato privato, un sangue che avevo sempre e solo sognato. No, non l'avevo nemmeno mai sognato. Quello che provavo era una sensazione indescrivibile. Nemmeno io, che ero sempre stato addestrato a non rimanere mai senza parole, senza armi da poter usare, per attaccare o per difendere, riuscivo a capire davvero cosa stessi provando. Era una sensazione che andava oltre ció per cui ero stato istruito, una sensazione sublime, che nessuno avrebbe mai potuto provare razionalmente.
Controllo.
Ripeté la voce di mio padre, nella mia testa.
Mio padre.
Un gemito di Lilith mi pervase la mente, offuscandola.
Ancora un attimo, padre. Ancora un attimo. Un altro goccio. Lasciami finire. Lasciami gustare....
Strinsi Lilith ancora piú vicina a me.
Non andare.
Le mie dita affondavano nel suo vestito e tra i suoi capelli, la mia lingua accarezzava la pelle del collo di mia moglie, mentre i miei denti si scavavano da soli la loro via per raggiungerle il cuore.
Controllo!
Spalancai gli occhi e mi staccai da lei, pervaso da quell'ordine repentino, appena in tempo per notare gli occhi famelici di Lilith, che si accingevano ancora a bere dal mio collo, già ferito dai suoi nuovi canini."No, Lilith, non a me." ordinai, bloccandole il corpo ed allontanandola da me, con una mano su una spalla e l'altra sul gomito opposto.
Resisti.
Lo sguardo di Lilith mi stava pregando di lasciarla ancora bere da me, mi supplicava di placare la sua sete.
Dovetti usare piú forza del previsto, per alzarmi e trascinare con me mia moglie, fino al mobile in legno, sotto al grande specchio dalla cornice dorata, di fronte al nostro grande letto: Lilith cercó di bloccarmi al letto, tentando di assaporare il mio sangue ancora una volta, ricominciando quel ciclo infinito che era la catena del morso, che, a lungo andare, avrebbe potuto condurci alla morte, se non l'avessimo fermata prima di quel momento. Il suo tentativo fu piú che inutile, contro un vampiro esperto ed addestrato a questo tipo di attacchi da secoli.
Presi un calice pieno di sangue dal vassoio dorato sul mobile. Il luccichio di quel vassoio mi ricordava dolorosamente James e quello che avevamo passato nel castello dove l'avevo mandato, isolato da tutti gli umani e da qualsiasi persona, vampira od umana, con cui avrebbe potuto stringere amicizia. A volte, mi chiedevo ancora se non fossi stato troppo duro con lui.
Porsi velocemente il calice scoperto a Lilith, rischiando di far cadere qualche goccia di sangue sul tappeto ricamato su cui posavamo i piedi nudi. Lilith non si fece ripetere due volte la proposta, afferró disperatamente il calice, con uno sguardo altrettanto supplicante, e ne trangugiò rapidamente il contenuto. Qualche goccia le scivolò fuori dalla bocca, arrivandole al mento, ma Lilith non si scoraggió: seguí l'odore del sangue ed abbandonó il calice vuoto sul vassoio, dove si trovavano altri calici. Mia moglie prese il secondo calice e lo trangugió ancora piú velocemente del primo. Poi, ne prese un terzo. Ed un quarto. Guardarla bere il sangue con cosí tanta passione mi affascinava. Era quasi come vedere un altro me nell'atto di sfamarsi.
Quando Lilith afferró il quinto calice, afferrai il polso di mia moglie, bloccandola nel gesto di sollevarlo. Il sangue uscí dal calice, a causa del contraccolpo tra le nostre due forze, e si rovesció sul vassoio, coprendone parzialmente la brillantezza. Lilith mi guardó esterrefatta, anzi disgustata. Per lei, quello che avevo appena fatto era stato un affronto, era stato come privarla del suo bene piú prezioso.
Prima che potesse liberarsi ed afferrare nuovamente il calice, allontanai il polso di Lilith dal vassoio e la strinsi a me. Il suo corpo rimase rigido e fermo per un istante. Poi, peró, il sangue che Lilith aveva bevuto cominció a dare i suoi frutti, rendendola piú razionale e distogliendole momentaneamente il pensiero dal sangue fresco. A quel punto, avvolsi il tenero corpo di Lilith in un morbido abbraccio, un abbraccio che avrei voluto darle da tempo, da quando ero stato catturato da Rowena e da quando Reina aveva cominciato a farsi strada nei pensieri di Lilith.
Ma il mio abbraccio non fu davvero tenero e dolce: fu interrotto da un tremore improvviso. Sembrava quasi si trattasse di singhiozzi.
Allontanai Lilith da me, prendendola per le spalle e tenendola ad una distanza tale da poterla guardare dritto in viso. La vista che mi stava attendendo mi fece provare un brivido incontrollabile, che mi percorse tutta la schiena e mi rese la bocca improvvisamente asciutta, nonostante tutto il sangue che avevo appena bevuto. Lilith stava piangendo. No, non stava piangendo. Stava singhiozzando. I suoi occhi mi imploravano di aiutarla, mi supplicavano di far finire tutto quello che le stava succedendo.
Senza pensarci troppo, riavvicinai istintivamente Lilith al mio petto, coprendola con un vero tenero abbraccio. Tentai di coprirla tutta, di farle capire che stava andando tutto bene, che la capivo. Non era facile quello che stava attraversando, non era facile riuscire a recuperare il controllo, dopo quello che aveva provato, con la trasformazione, con la morte di Rowena e bevendo il mio sangue. Le mie mani le accarezzavano i riccioli rossi, quei riccioli che non avrei mai dimenticato, nemmeno se Lilith non fosse rimasta con me, nemmeno se avesse deciso di abbandonarmi da Rowena e scappare. Affondai il viso in quei capelli ed inspirai. Il profumo della trasformazione mi inebriava, ogni fibra del mio corpo era attratta da quell'irresistibile dolcezza.
Lasciai che Lilith mi stringesse la camicia tra le mani, stropicciandola ed inondandola delle sue lacrime, umide e salate. Di nuovo, istintivamente, la strinsi a me, tentando di consolarla, accarezzandole dolcemente la schiena, ma nascondendole, allo stesso tempo, il viso nella mia camicia."Dimitri...io...mi dispiace...ho voglia...era dolce...non sento piú...non so cosa fare..." le sue parole erano interrotte da singhiozzi incontrollabili "...era dolce...l'ho sentito dolce...era buono...ho voglia del tuo sangue...ho voglia di berne ancora...".
Le parole di Lilith erano disperate, lo sentivo in ogni sua singola espirazione. Continuai ad accarezzarle la schiena, tentando di infonderle conforto."Lilith, non temere. É normale, so che ti senti assetata, ma é solo la conseguenza della trasformazione. Presto, non ci penserai piú. Ma, se ti lascio bere tutti i calici del vassoio, rischi di fare indigestione. Anche io ci ho provato, ma sono riuscito a bere solo quattro calici e piú lentamente di te. Sei appena stata trasformata in vampira. Probabilmente, un po' della sete che senti é dovuta ad una sete di acqua o di altre bevande umane, ma, presto, vedrai che questa sete si placherà. Imparerai a controllarla." la rassicurai, il piú tranquillamente e normalmente possibile.
In realtà, speravo davvero con tutto il cuore che mi desse ascolto e che si tranquillizzasse, ascoltandomi.
A quanto pareva, le mie parole funzionarono, perché i singhiozzi diventarono meno violenti e sempre meno frequenti, fino a che non scomparvero del tutto. Sentivo tutta la camicia bagnata dalle lacrime di Lilith, ma a quello avrei pensato piú tardi. Quello che mi preoccupava era capire come si sentisse Lilith, la mia amata.
Presi dolcemente Lilith per le spalle e la allontanai delicatamente da me. Ora, la vista del viso di Lilith non mi faceva piú soffrire, ma mi riempiva il cuore di gioia: dai suoi occhi, non sgorgavano piú lacrime ed il suo sguardo non reclamava piú sangue. Al contrario, Lilith stava cercando razionalmente di capire.
Non riuscii a trattenere un sorriso di solidarietà e comprensione, che a Lilith, che stava guardando ogni parte di me, concentrandosi attentamente, non sfuggí.
I suoi occhi si bloccarono nei miei, come se non fosse riuscita a fare altro che guardarmi e cercare di capire a cosa stessi pensando. Io non potei fare altro che accarezzare con delicatezza gli zigomi di mia moglie, poi il collo, poi le spalle, il braccio e la mano. Presi la mano di mia moglie e l'alzai all'altezza del mio viso, dopodiché l'appoggiai sulla mia guancia. Lilith non riusciva ancora a capire cosa stessi facendo, perché mi guardó con uno sguardo confuso. Il mio sorriso, invece, si allargó.
"Vorrei tu potessi vederti in questo momento. Il tuo viso dice tutto." la schernii, tentando di nuovo di rassicurarla e di metterla a proprio agio, in quel nuovo mondo in cui si era ritrovata improvvisamente catapultata.
Lilith non rise, né si arrabbió, ma continuó a guardarmi, come se stesse cercando di decifrarmi. Sbatté le palpebre un paio di volte, poi aprí la bocca. Le parole le rimasero bloccate in gola, per un secondo, prima che potessero uscire con un ordine logico, a formare una frase."Spiegami." mi disse.
Questa volta, fui io a guardarla confuso.Aggrottai la fronte e le chiesi: "Cosa?".
Lei utilizzò uno dei suoi tipici gesti, che aveva usato anche da umana, rincuorandomi e facendomi riconoscere quel briciolo di Lilith che temevo avrei perso con la morte di Rowena: alzó le spalle, con noncuranza. Aprí le braccia e si guardó attorno."Tutto.".
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Ricordi perduti
VampireGli spin-off della serie "Uno di noi", con capitoli inediti e capitoli extra. Nuovi punti di vista, scene raccontate da personaggi diversi, segreti non ancora svelati ed un ulteriore finale alla storia. "Ricordi perduti" ripercorre la storia d'amore...