Capitano

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L'aria fresca della sera mi risvegliava da quel torpore che era tornato ad avvolgermi. Di nuovo. Le immagini di mia moglie che moriva di fronte a me tornarono con tutta la loro forza nella mia mente, ormai stanca di tutto quello che era successo dalla notte della mia trasformazione.
Era difficile da ammettere, ma ero stanco di tutto quello che stavo passando, stanco di dover perdere ancora qualcuno. Per questo, non avrei permesso per nulla al mondo a Cassandra di abbandonarmi. Se l'avesse fatto, non me lo sarei mai perdonato.
Shila teneva Darren, Trevor e Liam sulla schiena, il suo aspetto un tutt'uno con un lupo nero, scuro come la notte in cui ci stavamo, pian piano, inoltrando. Se non mi avesse chiesto di trasformarla, qualche secolo prima, in quella situazione non avrei saputo cosa né come fare per portare al sicuro i miei figli con me. Non li avrei di certo abbandonati. Avrei preferito morire, piuttosto che accettare la loro morte. Ma per cosa? Perché morire dopo tutto quello che avevo passato? Non se ne parlava! E io, il Capitano, che morivo? Forse, quella sarebbe stata davvero l'ultima cosa che avrei fatto.
La paura cominciava ad offuscarmi la mente. Discorsi privi di un filo logico cominciavano ad aggrovigliarsi fra di loro, mentre mia figlia moriva, tra le mie braccia.
Piú veloci. Dobbiamo correre piú velocemente.
Se fossi stato un vampiro, in quel momento, avrei raggiunto un punto abbastanza lontano dalla fortezza di Rowena in poco tempo: mi serviva un luogo abbastanza coperto, ma abbastanza lontano dalle guardie di Dimitri, per poter curare senza fretta mia figlia. Non sarei riuscito a farlo velocemente. Non avrei voluto farlo.
Lanciai uno sguardo veloce a Shila, poco distante da me, dopo appena tre alberi, alla mia sinistra. Teneva il passo d'uomo, nonostante il suo fisico da lupo avrebbe potuto portarla molto lontano da dove mi trovavo io in brevissimo tempo. Molto meno di quello che sarebbe servito a me. Ma non potevo permettere che accadesse ancora qualcosa alla mia famiglia.
Non di nuovo.
Strinsi i denti. Non provavo dolore per la corsa: la notte in cui ero stato trasformato ero corso lontano da mia moglie e dai miei figli per diverse miglia, nel tentativo di salvarli dalla distruzione piú totale. Ma, a quanto pareva, non era servito. Non strinsi i denti per la fatica, ma per paura, quella vera paura che fa girare il mondo davanti agli occhi di una persona, quella paura che, probabilmente, aveva attanagliato anche il cuore di mia moglie, poco prima che la uccidessi.
Resisti.
Era un'esortazione rivolta tanto a Cassandra quanto a me quanto a Shila. Sapevo che anche lei era preoccupata quanto me.
Abbassai, per un secondo, lo sguardo su Cassandra, per controllare che stesse bene. Mi bloccai.

"Shila!" gridai.
Il respiro mi si bloccó in gola, non riuscii a dire altro.
Resisti, Cassie!
Adagiai il tenero corpo di mia figlia sul prato il piú delicatamente possibile, mentre osservavo la sua pelle troppo pallida, persino per un bambino gracile o per un vampiro, e il suo respiro cosí flebile da essere quasi assente. Le mie dita non lo percepivano quasi piú.
Le mie ginocchia toccarono il fango umido quando la testa di Cassandra toccó una foglia secca e bagnata di rugiada, a terra. Avvertii i passi pesanti di Shila, accanto a me. I suoi fratelli scesero dalla sua schiena. Io non li fermai e nemmeno lo fece Shila: evidentemente, aveva già fatto in modo che capissero che avevo bisogno della loro sorella maggiore. Avevo bisogno della sua abilità.
Non la vidi trasformarsi di nuovo in umana. Vidi solo le sue mani che si posavano sul gracile corpo di Cassandra.
Sentivo i battiti del mio cuore che cominciavano ad assordarmi.
Mantieni la calma, ripetevo a me stesso, ma cominciavo a sentire l'istinto del licantropo che si faceva spazio, nella mia mente e nel mio cuore.
Presi un respiro profondo. Poi, un altro.
Mi concentrati su Shila, intenta a guarire ulteriormente Cassandra. Quasi, mi aspettavo di vedere la mia bambina che cominciava a tossire e si alzava a sedere, improvvisamente guarita. Ma il tempo scorreva e non vedevo alcun progresso, anzi, il petto di Cassandra sembrava aver smesso di muoversi. Non sarebbe successo, se Shila avesse usato correttamente la sua abilità. Ma non stava succedendo ció che mi ero aspettato.
"Che cosa succede?" chiesi, un ringhio sommesso nella mia voce.
Mantieni la calma!
Se Shila non avesse risolto la situazione entro mezzo secondo, mi sarei trasformato, con o senza il mio consenso.

"Devi trasformarla, papà." mormoró lei.
Dovevo aver capito male. Dovevo. Shila non mi stava davvero chiedendo di condannare mia figlia a subire l'influsso del lupo nella sua vita, A rischiare di trasformarsi ed uccidere le persone che aveva accanto o di farsi uccidere da qualche folle che avrebbe cercato di eliminare la minaccia dei licantropi dalla sua città.

"No." risposi, alzando gli occhi su Shila.
Ma non incontrai il suo sguardo: lei stava guardando le sue mani, strette attorno alla ferita che stava ancora cercando di guarire, ma ancora sanguinante. La sua fronte era aggrottata, lo sguardo determinato.

"Papà, trasformala." mi esortó di nuovo.

"Shila, ripetimelo un'altra volta e ti assicuro che non ci penseró due volte a sfidarti in uno scontro." la minacciai, ma il tono della mia voce era tutt'altro che minaccioso: era disperato.
Sentivo i muscoli delle spalle gonfiarsi, i denti fare male, sotto la spinta delle zanne, che premevano per uscire. Sentivo la bocca secca, assetata di qualcosa che andava oltre la semplice sete di acqua: avevo sete di vendetta, avevo sete di veder soffrire coloro che avevano quasi ucciso Cassandra, avevo sete di vendicarmi di Rowena, che mi aveva coinvolto in tutto quell'intrico di tragedie e dolore, avevo sete di veder soffrire di nuovo mia moglie, che mi aveva abbandonata, avevo sete di veder soffrire persino Shila, che mi stava consigliando di uccidere la mia stessa figlia, mordendola e lasciando solo un piccolo cadavere fatto a pezzi, davanti a me. Un ringhio sfuggí dalle mie labbra, senza che potessi fermarlo.
Shila avvertí il mio ringhio ed alzó immediatamente lo sguardo. I suoi occhi, scuri quanto i miei, incrociarono il mio sguardo.
Il desiderio di vendetta morí all'improvviso: nessuno aveva mai osato guardarmi in quel modo, come se io fossi stato solo un suddito di un potere piú grande, solo un piccolo servo insignificante in un mare di servi. E colei che, in quel momento deteneva il potere piú grande era Shila.

"Se non la trasformerai, morirà." mi disse solo.
La guardai, senza una risposta da dare a quell'affermazione. Era ridicolo tutto quello che stava succedendo. Shila che non poteva guarire qualcuno? Le probabilità di un fallimento della mia primogenita era impensabile, non con la sua abilità, non dopo che mi aveva salvato da morte certa.
"Le mancano dieci secondi di vita. Anche se fossi il licantropo piú abile del regno di Rowena, non riuscirei a fare tornare del sangue nelle vene di Cassie. Ora, é il tuo turno. Solo tu la puoi salvare. Hai sentito cos'ha detto Dimitri. Trasformala. Non hai molto tempo.".
Prima che potessi replicare qualcosa, Shila abbassó lo sguardo sulla sorella. Il suo sguardo, ora, era dolce, non piú determinato e severo, come poco prima: Shila stava accarezzando dolcemente i capelli della piccola Cassie, come faceva sua madre quando loro stavano male od avevano paura. Vederla compiere quell'azione, con quello sguardo che sussurrava un Siamo qui con te, Cassie. Non ti abbandoneremo. Non permetteremo che tu te ne vada mi fece sorgere un sentimento che pensavo di aver perduto per sempre, quell'amore assoluto, privo di rimpianto e rancore, verso la persona che avevo amato e che mi aveva abbandonato.
Spostai con non troppa gentilezza Shila, scostandola con la spinta di una mano, appoggiata al suo petto nudo, ma tiepido, anche se eravamo in un bosco, di notte, agli inizi di dicembre e lei non aveva assolutamente niente addosso. Uno dei vantaggi di non essere semplici umani ed uno degli aspetti umani che non rimpiangevo troppo.
Mi abbassai velocemente su mia figlia, aprendo la bocca e lasciando che le zanne fuoriuscissero e mi ferissero le labbra.

"Torna da me, Cassie." mormorai, prima di toccare la pallida pelle quasi morta della mia ultima figlia.
Dopodiché, affondai le zanne nel suo collo e lasciai che il mio veleno scorresse in lei.

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