Per la prima volta, dopo settimane, mi sentivo in forze. Non sapevo se fosse dovuto al fatto che ero riuscito a bere cinque bicchieri di sangue fresco in meno di un minuto o se fosse dovuto al fatto che stavo per porre la parola Fine a tutta quella storia. Alla storia di Rowena, di James, di Reina. Aveva portato abbastanza dolori e morti. Era giunto il momento che qualcuno rivelasse l'esito di quella secolare vicenda.
Nonostante tutto il sangue che avevo appena bevuto, peró, avevo la gola e la bocca secche. Mi leccai le labbra un paio di volte e presi dei respiri profondi. Li contai.
Uno...due....
Sentivo il sangue pulsarmi nelle vene, non il sangue che avevo appena bevuto e dal sapore estremamente forte, un sapore che avevo sognato per giorni, durante la mia agonia, ma il mio stesso sangue. Ora, ero re. Tutto ció che facevo diventava pubblico, con o senza il mio consenso, e tutto ció che avrei fatto in futuro, anche in un futuro prossimo, sarebbe ricaduto su tutto il mio regno. Con o senza il mio consenso.
Mi sgranchii il collo, facendolo roteare lentamente da destra a sinistra, guardando il soffitto della zona antistante la sala dove avrei dovuto uccidere Rowena, a qualche minuto da quel gesto. Nonostante negli ultimi giorni avessi avuto piú libertà di movimento, anche all'interno del regno di Rowena, sentivo ancora i resti della profonda ferita che mi dilaniava il petto e che mi provocava dolori in tutto il corpo, dal petto alle mani. A volte, sentivo dei dolori anche alle dita dei piedi, come se il paletto che mi aveva trafitto piú volte, durante la mia prigionia, avesse lasciato alcune schegge dentro di me, che vagavano, senza una meta precisa, per il semplice gusto di farmi provare dolore.
Presi un altro respiro profondo. Il pensiero che avevo appena formulato sarebbe sembrato una grande metafora ad un possibile ascoltatore: l'arma di legno che mi aveva ferito era l'odio di Rowena che, dopo avermi colpito nell'unico modo in cui avrebbe potuto uccidermi, vagava dentro di me, diffondendosi in tutto me stesso, con il solo desiderio di consumarmi lentamente, fino alla morte.
Sentivo i battiti del mio cuore nelle orecchie, il pulsare del sangue che fluiva alla mia testa, nel tentativo di mantenere la calma. Ma, ogni volta che chiudevo gli occhi, vedevo il volto di James, steso a terra, senza vita.
Non avrei dovuto guardarlo.
Abbassai la testa.
Invece, sarebbe stato proprio quello che avrei dovuto fare: dare un ultimo sguardo a quel mio amico morto. Ma James non era stato un amico qualsiasi, per me. Lo sapevano tutti, ormai.
Cugino.
Un amico intimo, tanto da ritenerlo, quasi, un parente lontano.
Strinsi le palpebre. La porta davanti a me, di un legno raffinato, decorata attentamente in tutti i suoi particolari, mi escludeva dagli sguardi curiosi delle persone che mi stavano aspettando, nella sala che non riuscivo ancora a vedere. Eppure, il mio udito raffinato riusciva a percepire le chiacchiere del mio popolo."Incinta?! Ma non avrebbe dovuto essere una giovane ragazza? E il matrimonio?".
"Dicono sia imparentata con la regina dei licantropi.".
"Il re deve essere profondamente scosso per la perdita della sua guardia del corpo.".
In fondo, forse, Rowena non aveva torto nel voler creare un regno di umani e creature come noi, mescolati, senza piú distinzione tra chi era considerato normale e chi faceva parte di un mondo misterioso. D'altronde, facevamo tutti parte dello stesso mondo. Avevamo tutti forze e debolezze. Cambiava solo l'argomento del desiderio.
Presi un altro respiro profondo. Pensai sarebbe stato l'ultimo che avrei preso, prima di poter compiere giustizia sulla mia nemica giurata.
Un colpo di tosse. Non una tosse naturale. Una tosse volontaria, per attirare la mia attenzione.
Volsi la testa, gravata dal peso della corona che indossavo, che era fin troppo decorata, per i miei gusti, per posare lo sguardo su quello che avrei pensato di non rivedere piú, dal momento in cui ero stato catturato come prigioniero da Rowena.
La mia bocca si piegó in un sorriso naturale, il primo dopo tanto tempo, il primo a presentarsi sulla mia bocca dalla sera in cui io e Lilith ci eravamo baciati per la prima volta. Le mie labbra tremarono leggermente, a quel ricordo cosí lontano, ma, allo stesso tempo, cosí vicino, che riuscivo ancora a sentire il profumo delle rose che avevo accuratamente disposto nella sala per l'occasione. Avevo un disperato bisogno di passare del tempo da solo con Lilith, ormai mia moglie. Avevo bisogno di sentire le sue labbra, di sapere che stava bene e di riuscire a consolarla dopo che aveva perso il padre del suo non ancora nato figlio. Avevo bisogno di poterla toccare e guardare. Avevo bisogno di poter avere quella tranquillità che non avevo mai avuto con lei. Avevo bisogno di lei. Anche in quel momento.
A pochi passi da me, con il petto gonfio e lo sguardo fiero, trovai l'uomo che aveva fatto tutto quello che io non avevo ancora potuto fare per il mio popolo."Vlad?" domandai, stupito per la sua presenza, lí, con me.
Il suo volto da serio divenne un'espressione di quasi commozione, una commozione divertita, priva di qualsiasi tipo di tristezza."Pensavo non ti avrei piú rivisto, ragazzo mio." disse, non utilizzando il solito nomignolo russo che mi aveva sempre attribuito, fin da quando era diventato uno stretto collaboratore di mio padre.
Non sapevo a cosa fosse dovuta quella rinuncia, ma non le diedi troppa importanza: ero cosí felice di rivedere una faccia a me cosí familiare, dopo tutto quello che era successo."A chi lo dici!" risposi solo, permettendo al mio sorriso di allargarsi ulteriormente.
"E pensare che eri solo un ragazzo, qualche settimana fa! Ed ora sei un re! Immagino non ci sia piú bisogno di me, allora." mormoró, come colto da un singhiozzo soffocato.
Lo guardai meglio: il suo viso presentava piú rughe di quelle che ricordavo, le rughe di un uomo di mezz'età. I suoi capelli cominciavano a tingersi di un castano sbiadito, uno dei pochi segni del tempo, su di lui. Il suo completo elegante, invece, sempre impeccabile, era stato sostituito da una semplice maglietta scura, di cui non riuscivo a definire il colore, nella penombra di quella piccola saletta. Una semplice giacca di cotone color quercia. Questo dettaglio stonava nettamente con l'immagine dell'uomo nobile e rispettabile che ricordavo."Te ne vai?" gli chiesi, confuso.
Non l'avevo mai visto cosí, soprattutto perché era stato da sempre il mio mentore, il reggente del mio regno."Non c'è piú bisogno di me, qui." ripeté.
Il suo tono esprimeva rassegnazione ed una leggera malinconia."Nessuno ha mai detto che tu te ne debba andare. C'è sempre bisogno di qualcuno di cui mi possa fidare, qui." cercai di convincerlo.
Ma inutilmente: il suo sguardo mi diceva che lui aveva già scelto.
Scosse la testa."Hai una moglie. Una moglie che ami, mi sembra di aver sentito dire. Ed il popolo ha già un re. Non gliene serve un altro." rispose.
Uno scricchiolio, proveniente dalla porta di fronte a me, attiró la mia attenzione.
Voltai la testa in quella direzione, mentre la porta stava cominciando ad aprirsi.
"Un ultimo avviso: cerca di pensare ad un modo per giustificare il figlio illegittimo di tua moglie, altrimenti, il popolo potrebbe cambiare idea su di te e, soprattutto, su di lei. So che il padre di quel bambino non sei tu e che questo padre é stato ucciso da una delle guardie di Rowena. Ah, e un'ultima cosa: stai attento alle conseguenze che la morte di Rowena per mano tua potrebbe portare.".
Aggrottai la fronte. Cosa stava cercando di dirmi il mio mentore? Era un avvertimento? Era una minaccia? No, Vlad non mi avrebbe mai minacciato: era un io alleato, era stato il re reggente.
Rivolsi un ultimo sguardo a Vlad, che stava già scomparendo nell'ombra, nel tentativo di chiedergli ulteriori spiegazioni, soprattutto su quest'ultimo avviso.
Conseguenze.
Non ebbi il tempo di chiedere nulla: Vlad non si vedeva piú. E, di fronte a me, il mio popolo mi stava aspettando.
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Ricordi perduti
VampireGli spin-off della serie "Uno di noi", con capitoli inediti e capitoli extra. Nuovi punti di vista, scene raccontate da personaggi diversi, segreti non ancora svelati ed un ulteriore finale alla storia. "Ricordi perduti" ripercorre la storia d'amore...