Dimitri

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Fu come vederla per la prima volta. Il suo corpo, piegato in due per il leggero dolore, o disagio, non l'avevo mai capito davvero, della trasformazione. La guardia aveva avuto ragione: il suo corpo sembrava essere piú pallido di come mi era sembrato il giorno prima, tutto il colore che sembrava essere scivolato via dalla sua pelle morbida.
Mi avvicinai con delicatezza, per non svegliarla. Se si fosse svegliata ed avessi interrotto la trasformazione, non sapevo cosa sarebbe successo. Forse, avrei perso Lilith per sempre. O, forse, non sarebbe successo assolutamente nulla.
I miei passi echeggiarono, nel silenzio della stanza, interrotto solo dai leggeri respiri di Lilith, addormentata sul nostro letto nuziale, e dal battito del mio cuore. Nonostante cominciassi a sentire il peso della stanchezza dell'ultima settimana sulle spalle, l'adrenalina scorreva ancora feroce nelle mie vene, che contenevano quel sangue che, a breve, Lilith avrebbe bevuto, prelevandolo direttamente dal mio corpo.
Man mano che osservavo il corpo di mia moglie, ormai quasi completamente vampiro, da diverse angolazioni, ne scorgevo sempre piú i particolari: i suoi capelli rossi, che le ricadevano sulle spalle e le coprivano quel dolce collo che da tempo avrei voluto mordere, le ciglia dei suoi occhi, che fremevano, agitate da un sogno a me invisibile, le sue labbra delicate, semiaperte, nella dolcezza del sonno, ma anche i suoi piedi, ormai nudi, che si stringevano l'uno all'altro, per combattere la diminuzione della loro normale temperatura. Il vestito della battaglia le accarezzava ancora tutte le curve del corpo, lasciando intravedere una parte delle gambe, a causa degli strappi che lo scontro gli aveva causato. Un tenero raggio di sole le illuminava la bocca, quasi fosse un segno di ció che stava per avvenire.
Non riuscii a trattenere un sorriso di soddisfazione e di entusiasmo. Lilith era finalmente mia, senza nessun altro ad ostacolarci, né a proibirci di amarci.
Mi fermai di fronte a mia moglie, ammirandone la delicatezza dei lineamenti del viso.
Presto, sarebbe davvero stata mia per sempre.
Mi abbassai al livello del letto, per poterla guardare meglio, piegando le ginocchia ed abbandonando la postura regale, per prepararmi a concedermi a lei, come umano e come vampiro. Non che fossi davvero umano, ma il mio corpo si comportava come se una parte di me lo fosse comunque, nonostante il mio essere un purosangue. Un'altra cosa che non avevo mai capito, in quell'enorme mondo che, ora, mi apparteneva.
Le ciglia di Lilith fremettero appena, un gesto quasi impercettibile ad un umano, ma non a me, il re dei vampiri.
Lilith si stava svegliando. Lilith stava per compiere il suo primo risveglio, accanto a me, senza piú Reina a comandarle chi e come amare, senza piú alcun limite né compromesso da dover seguire, senza piú alcuna vendetta da temere. Quella che avrei visto di lí a pochi secondi sarebbe stata la vera Lilith. Una Lilith che, forse, non avevo mai conosciuto davvero, nemmeno quando avevamo ballato nella sala degli specchi e nemmeno quella che mi aveva sposato. Una nuova Lilith.
Quasi, mi dimenticai di respirare. Trattenni il respiro, mentre i suoi occhi si aprirono, non sapendo cosa aspettarmi da quel momento, per cui non ero mai stato preparato. D'altronde, come avrei potuto prepararmi, non avendo mai potuto mordere nessuna ragazza se non mia moglie?
Fu quasi stremante. Duró per un tempo che mi parve piú lungo di tutti gli anni che avevo vissuto io in tutta la mia secolare vita. Ma fu il momento piú bello della mia esistenza. No, non il momento piú bello. Quello sarebbe arrivato successivamente, dopo che Lilith si fosse svegliata dal suo torpore.
Il petto mi si gonfió, quasi inconsciamente, mentre Lilith apriva gli occhi. Il blu mare delle sue iridi mi travolse in un'ondata unica, senza lasciarmi scampo, dopo essere stata liberata dagli scogli delle sue palpebre. Il suo sguardo mi catturó come mai, prima di allora.
Non respirai, ancora. I miei polmoni e il mio cervello avevano deciso di smettere di collaborare tra di loro. Non che ne sentissi davvero la mancanza. Ero troppo impegnato a mantenere il controllo in un momento in cui, se nessuno dei due avesse saputo trattenersi, l'intero regno sarebbe crollato in pezzi. Un momento estremamente delicato e prezioso, forse piú importante della mia stessa incoronazione. In quel momento, si stava risvegliando la nuova vera futura regina dei vampiri, una nuova vampira.
La mia vampira.
Lo sguardo di Lilith non mi lasció andare. Rimase fisso nel mio, entrambi incapaci di fare altro, se non di guardarci a vicenda. Tutta la vita che aveva da sempre caratterizzato i suoi occhi e il suo sguardo sembrava essere stata sovrastata da qualcosa di molto piú potente.
E di piú pericoloso.
Lasciando andare un profondo respiro, quello che avevo trattenuto fino a quel momento, mi schiarii la voce, approfittandone per portarmi una mano al collo, invitando Lilith a compiere un gesto estremamente importante.
E pericoloso.
Controllo, mi aveva spesso ripetuto mio padre.
Non ero mai riuscito a capire fino in fondo ció che aveva voluto dirmi con una singola parola. Ora, riuscivo a capirlo.
Controllo, ripetei a me stesso.
Controllo, espressi a Lilith, con lo sguardo.
Ma il suo sguardo era già puntato su di me, sulla mia mano, sul mio collo, ora piegato leggermente, per mostrare bene la mia vena che pulsava, mentre la mia mano ne approfittava per allentare il nodo del pesante mantello che mi era stato lasciato in eredità da mio padre. Il mantello di un re. Il mantello del re dei vampiri.
Mi faceva soffrire vedere Lilith cosí vulnerabile, cosí in preda alla disperazione, per la fame, per la sete, per la confusione di ció che le stava succedendo. Ma, allo stesso tempo, questo accendeva in me una sorta di emozione, un impulso irrefrenabile, che non mi lasciava altra soluzione, se non di placarlo, bevendo il sangue di Lilith. L'unico sangue umano che avessi mai bevuto fino ad allora e l'unico che avrei mai bevuto per l'eternità.
La punta delle mie stesse dita mi solleticó il collo, provocandomi dei brividi, mentre la sete degli ultimi giorni, che non si era ancora placata, nonostante i bicchieri bevuti una volta tornato al castello, tornava a serrarmi la gola ed a farmi provare quel fastidioso dolore alle gengive, tipico dei canini, che premevano per uscire.

"Dimitri...." mi bloccai.
La voce di Lilith era stata un sussurro strozzato, come se Lilith fosse stata in fin di vita e mi avesse pregato di salvarla dalla morte. Era una voce che non avevo mai sentito prima, un tono sofferente e straziante, di cui non pensavo Lilith fosse capace.
Tornai a guardare Lilith verticalmente e non piú diagonalmente. Aggrottai la fronte. Il suo sguardo mi implorava di aiutarla, mentre una mano le si stringeva attorno al colletto del vestito, stringendolo tra le dita, tanto da farle cambiare di colore le dita stesse.
Non sapevo cosa fare. Pensavo che il risveglio di mia moglie sarebbe stato felice e fantastico. Non pensavo che uno dei due avrebbe dovuto soffrire ancora.

"Lilith...." la chiamai, con il tono piú dolce e morbido possibile, per metterla a sua agio e tranquillizzarla, in quel momento di estrema difficoltà, non solo per lei, ma anche per me.
Lilith sembró che qualcuno le avesse appena offerto un pezzo di pane, dopo molti giorni di digiuno. I suoi occhi si illuminarono e mi guardarono, riconoscenti.

"Dimitri, aiutami. Voglio...ho...ho paura. Aiutami." mi supplicó lei, con la stessa voce di poco prima.
Ancora una volta, mi si spezzó il cuore, al sentirla soffrire in quel modo.
Allungai una mano verso il suo viso, accarezzandole delicatamente lo zigomo che puntava al soffitto. Le sue ciglia tremarono, mentre i suoi occhi si soffermarono sul mio braccio, teso tra me e lei. Il suo sguardo era famelico, il suo era uno sguardo affamato.
Mi alzai velocemente, pur togliendo con delicatezza le dita dallo zigomo di Lilith, dirigendomi all'altra parte del letto, la mia parte. Mi sedetti e mi sbottonai velocemente i primi bottoni dell'abito regale, mentre sentivo lo sguardo di Lilith penetrarmi nella schiena.
Non temere. Presto, potrai soddisfare la tua sete.
Mi portai alla testiera del letto, mantenendomi seduto e tenendo le gambe tese, poi afferrai Lilith dai fianchi e la trascinai verso di me, non troppo delicatamente.
Controllo, ripetei a me stesso.
Era difficile riuscire ad essere lucidi, in un momento simile.
Lilith non si fece ripetere due volte ció che avrebbe dovuto fare e si sedette sulle mie gambe, guardandomi. Solo in quel momento, mi resi conto che tremava, come se avesse avuto freddo, come se il suo corpo fosse stato sconvolto da tremiti incontenibili. La vena, nel mio collo, pulsava, impaziente. Avevo la gola secca.

"Sono qui, Lilith. Andrà tutto bene. Ti fermeró io quando sarà il momento." la rassicurai.
Cercai approvazione nel suo sguardo. Poi, non riuscendo ad aspettare oltre, piegai il collo da un lato, scoprendolo completamente.
Riuscii a malapena a vedere i suoi occhi annebbiati dalla sete ed i suoi canini spuntare, prepotenti, dalle sue gengive, ferendole le labbra, perché Lilith si gettó subito di me, intrappolandomi nella una stretta letale. Spalancai gli occhi per la sorpresa. E per il piacere.
I canini di Lilith affondarono nella mia carne, cosí violentemente da farmi quasi male, mentre sentivo il sangue che fluiva verso la vena forata, bevuto da Lilith. Era come essere risucchiati in un vortice di sogni e di piacere, una dimensione in cui non esisteva nient'altro, se non la persona di fronte a me, che mi stava conoscendo davvero, stava conoscendo la parte piú profonda e nascosta di me. Era una sensazione paradisiaca, nemmeno lontanamente avvicinabile a ció che mio padre e le mie guardie mi avevano sempre raccontato. Era come entrare in contatto diretto con Lilith, era come unirsi a lei, senza vincoli di corpo o di tempo. Sarei potuto rimanere in quella situazione per sempre, appeso ad un filo, tra la vita normale e la vita ultraterrena, una vita fatta solo di piaceri e di amore. Quello era il vero amore. Non l'amore che aveva sempre provato James per Lilith, non l'amore che Rowena aveva sempre provato per sua sorella. Quello che Lilith stava mostrando era vero amore. La nostra unione piú stretta, il nostro sentirci piú vivi.
La mia testa cominció a vorticare violentemente e pericolosamente, improvvisamente.
Controllo, mi ripeteva una voce, nella testa.
Non sapevo a chi appartenesse, cominciavo a non ricordarmi piú nulla, a non ricordare piú nemmeno chi fossi. Esisteva solo Lilith. Solo lei. Il suo morso. Il suo corpo. I suoi canini, in netto contrasto con il colore dei suoi capelli rossi.
Provai un dolore lancinante alle gengive, sentivo i canini che premevano, contro le mie labbra. La mia gola bruciava. Non riuscii piú a ragionare.
Affondai i canini nella prima cosa che vidi e che profumava di un profumo inconfondibile. Affondai i canini nel collo di Lilith. E cominciai a bere.

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