Mike

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L'aria autunnale, al limitare della foresta, era molto piú simile all'aria invernale: i miei respiri si trasformavano in nuvolette di vapore, non appena uscivano dalla mia bocca e dal mio naso. Gli alberi, attorno a noi, erano pini: nessun'altro albero sarebbe potuto nascere in zone abitate da licantropi come queste. La nostra influenza era forte persino sul tempo atmosferico. Ma il mondo era ancora governato dai vampiri. Non che avessi qualcosa in contrario ai vampiri: loro non mi avevano fatto niente. Eppure, qualcosa mi diceva che la storia che stava dietro ai due regni in lotta tra di loro era molto piú complessa di quello che potevo credere, di quello che tutti gli umani avrebbero potuto anche solo immaginare.

"Qualche novità, Capitano?" chiese la donna dai riccioli rossi accanto a me.
La mia regina.
Il mio corpo si era abituato al cambiamento: ora, avevo molta piú fame, soffrivo molto meno le temperature invernali, guarivo facilmente, vedevo e sentivo meglio. Anche ora, non avevo bisogno di guardare la regina dei licantropi per sapere che era ansiosa di poter realizzare il proprio piano e di vederlo andare a buon fine: i suoi respiri erano corti, ma profondi. Se mi fossi concentrato molto di piú, forse avrei sentito il battito veloce del suo cuore, anche a quella distanza.
Ma, quando voltai la testa nella direzione di quella giovane donna, vidi la sua espressione ferma, seria, come di una persona perfettamente calma, anzi, quasi felice.

"Nessuna.".
A parlare era stato il Capitano, un uomo che avevo imparato a conoscere come il mio mentore: era stato lui ad insegnarmi a trattenermi dal trasformarmi, a resistere alla parte animale che, ora, viveva dentro di me, con me, con la parte umana che mi permetteva di mantenere sembianze umane, nonostante non lo fossi piú per metà.
Il Capitano spuntó dalla foresta dietro di noi, uscendo dall'ombra degli alberi che ci nascondevano al resto della natura ed al resto del regno dei licantropi. Il suo completo elegante era impeccabile, come se fosse sempre rimasto lí e non fosse appena andato in ispezione con il resto delle guardie della sua regina.
Tra il Capitano e la mia sovrana c'era un'intesa quasi spaventosa: senza dirsi molte parole, si capivano benissimo. A volte, pensavo organizzassero i loro piani cosí, come quello che mi aveva portato ad essere trasformato in uno di loro.
Ripensando al giorno prima, venni percorso da un brivido di paura. Se, in quel momento, fossi stato ancora umano, non avrei desiderato diventare un licantropo per nulla al mondo, non dopo tutta l'agonia che mi ha accompagnato durante la trasformazione.

"Arriveranno. Non possono rifiutare una proposta cosí allettante." disse improvvisamente la regina, guardando il Capitano.
Il Capitano non rispose, anzi, si ritiró tra gli alberi, nascondendosi dal resto del mondo.
Cosí, rimanemmo soli, la mia regina ed io, su un piccolo pezzo di terra libero da alberi, tra la foresta e la strada. Se avessi guardato oltre la piazza della città, avrei potuto vedere casa mia, una casa che mi era appartenuta, ma a cui io non potevo piú appartenere, ora. Se avessi chiuso gli occhi, forse avrei potuto ancora sentire quel tipico aroma di vaniglia che inondava la mia vecchia casa, non appena mia madre tornava a casa dal lavoro ed accendeva i bastoncini profumati....
No, ora, sentivo davvero il profumo di vaniglia di casa mia.
Mi guardai attorno, in allerta: il profumo non era un profumo qualsiasi, il profumo di una casa o di una pasticceria che il vento aveva portato fino al punto in cui mi ero seduto io, ma si muoveva. Il profumo di vaniglia si spostava. Da solo.
Con estrema fatica ed estremo dolore, mi costrinsi ad alzarmi in piedi, facendo leva sulle mani, che spingevano lontana dal mio corpo la terra, e sulla gamba sana.
Imprecai un paio di volte, prima di riuscire a reggermi in piedi senza l'aiuto di una pianta o di un sasso su cui avevo spostato tutto il mio peso.
La regina aveva il viso contratto in una smorfia di vittoria, l'unico sorriso sincero che le avevo visto sulla bocca, dal giorno prima.
"Sono qui." esultó, a bassa voce, tra sè, come se fosse stata meravigliata dal fatto che il suo piano avesse funzionato e che, ora, avrebbe potuto raggiungere i suoi obiettivi facilmente.
La chioma rosso acceso della madre di Lilith comparve, dall'altra parte della strada, prima che io potessi prevederlo o prepararmi psicologicamente a quella vista.
Deglutii, cercando di non intervenire nelle faccende della regina.
Non le faranno del male. Non gliene faranno. L'hanno promesso.
Ma, piú guardavo la regina, accanto a me, sorridere, trionfante e quasi superba, piú si insinuava, dentro di me, la possibilità che, in realtà, tutto quello che aveva detto la mia regina fosse stata solo una promessa fatta per tenermi tranquillo e per non mandare in fumo le sue azioni per catturare Lilith. Non sapevo ancora perchè Lilith le interessasse tanto, nè cosa volesse farci dopo essere riuscita a rinchiuderla nelle sue prigioni.
Questo era quello che pensavo che la regina avrebbe fatto di Lilith, non appena ne avesse avuto l'occasione.
La madre di Lilith era accompagnata dal padre di Lilith, entrambi vestiti con degli abiti estremamente eleganti, fin troppo. La signora Mooney aveva i capelli legati in un'elaborata acconciatura, che rendeva i suoi capelli rossi ancora piú accesi. Il profumo alla vaniglia che mi solleticava il naso e i ricordi era il suo.
Avrei voluto urlare a quei due ingenui genitori di scappare, di portare in salvo i loro figli, ma questo avrebbe portato solo a terribili conseguenze, come la mia morte o la loro.
Strinsi le labbra, per non dire nulla.
La regina, accanto a me, allargó le braccia, sfoggiando il suo sorriso piú sincero, ancora piú sincero di quello che aveva sfoggiato poco prima, quando aveva parlato con il Capitano. Piú la guardavo, piú rimanevo terrorizzato da quella persona, che mostrava incredibili somiglianze sia con Lilith che con la madre di Lilith: la stessa mascella, lo stesso naso, gli stessi capelli.
Distolsi lo sguardo dalla mia regina, scuotendo la testa: probabilmente, mi stavo immaginando tutto. Quelle tre donne non potevano essere imparentate, non quando una di loro era un licantropo, mentre le altre due erano solo umane.
"Finalmente! Quanto tempo è passato dall'ultima volta che ho visto un mio parente!" esultó la mia regina.
Un suo parente?!
No, non poteva essere vero. Avevo immaginato anche quella frase, doveva essere cosí.
Ma, quando la madre di Lilith ci raggiunse, attraversando cautamente la strada, non sembró confusa. Anzi, l'espressione che vidi sul suo volto mi lasció senza parole: la madre di Lilith sembrava arrabbiata, frustrata, ma non stupita.

"Quello che avevano raccontato mamma e papà era vero." constató questa, lanciando uno sguardo annoiato alla mia regina.
Nonostante non mi fidassi della donna accanto a me, mi sentii in dovere di difenderla dalla minaccia che avrebbe potuto rappresentare la madre di Lilith per lei.
Un altro brivido mi percorse tutto il corpo.

"Allora, qualcosa sai." la donna accanto a me abbassó le braccia, lentamente.
Sembrava stesse osservando la donna di fronte a lei per poterla attaccare in qualche modo o per poterla costringere a fare quello che voleva lei, soppesando attentamente sia le azioni sia le parole che utilizzava.

"Avrei dovuto immaginare che dietro ad una proposta di lavoro come quella che ci hai offerto, dopo che mia figlia è tornata a casa sana e salva dal castello del vampiro che avrebbe dovuto ucciderla, non ci sarebbe potuto essere altro che un inganno." la madre di Lilith stava utilizzando un tono serio e disprezzante.
Se avesse saputo che parlare con la mia regina in quel modo non avrebbe fatto altro che peggiorare le cose, forse, ci avrebbe pensato due volte, prima di usarlo.

"Che inganno? Semplicemente, vi serviva un invito ufficiale per poter parlare con la regina dei licantropi.".
Non appena ebbe finito quella frase, cinque lupi comparvero attorno ai genitori di Lilith, come per stringerli in un cerchio, attorniato da fauci spalancate e da ringhi disumani.
Dire che la madre ed il padre di Lilith si immobilizzarono è un eufemismo: la loro pelle si tinse di un bianco acceso, ancora piú forte del colore della pelle di James e di Dimitri, mentre i loro petti erano fermi. Sembrava non stessero nemmeno respirando.
Era troppo.
Avanzai di un passo con la gamba sana, sull'erba, ma mi fermai subito dopo: il dolore alla gamba sanguinante, ferita dal coltello d'argento che mi avevano impiantato nella ferita da morso di licantropo per bloccarne la guarigione, mi bloccó sul posto. Mi tenni la gamba, dolorante, per non perdere l'equilibrio e cadere. Strinsi le labbra per non urlare dal dolore.
Il Capitano, nel mentre, affiancó la sua regina, il suo completo elegante senza una piega.
"Vedete, il fatto è che voi avete ricevuto una vera proposta di lavoro. Tutto quello che dovete fare è portarmi vostra figlia-".

"Mai!" scattó la signora Mooney, improvvisamente rossa in viso.
Le sue sopracciglia erano aggrottate, la fronte solcata da una profonda ruga di rabbia e incredulità.
Sí, non cedete! Non fatelo!
La mia regina socchiuse gli occhi, offesa per il rifiuto o, forse, perchè era stata interrotta a metà della frase.

"Mai?!" ripetè lentamente la regina.
"Capitano?" la regina allungó una mano verso il Capitano, il palmo aperto rivolto al cielo, come se stesse aspettando che il Capitano le desse qualcosa.
Il Capitano estrasse una pistola d'argento dalla fondina e la diede alla sua regina, che, senza aspettare ulteriori parole, la puntó dritto su di me.
"Se non lo fate, lo ammazzo." minacció la donna con la pistola in mano.
Deglutii, improvvisamente colto alla sprovvista.
Quindi, era a questo che servivo io, lí? Come ostaggio?
Tenni gli occhi fissi sulla mia regina, immobilizzato per la paura. Non l'avevo previsto. Non avevo previsto nulla di tutto questo. Mi ero aspettato una minaccia contro i due genitori, non contro di me!
Cercai di mantenere la calma, mentre la donna accanto a me continuava a parlare.
"Oppure, potrei uccidere voi." la donna rivolse l'arma contro i due genitori.
"O potrei venire a prendere Lilith con la forza, con o senza il vostro consenso.".
Vidi il pomo d'Adamo del signor Mooney alzarsi ed abbassarsi, mentre deglutiva. La signora Mooney, invece, mi lanció un'occhiata preoccupata.
Poi, come se avesse avuto un'idea, spalancó gli occhi e tornó a concentrarsi sulla mia regina, che caricó la pistola, notando il cambiamento nella madre di Lilith.

"Fammi parlare con il ragazzo." ebbe il coraggio di intimare la signora Mooney.
No! Non coinvolgetemi!
Ma era troppo tardi. La signora Mooney sembrava determinata a parlare con me, lo vedevo dai suoi occhi, simili a quelli di Lilith.

"Lascia Mike fuori da questa storia." la intimó la regina, premendo appena il grilletto.
Se avesse usato un po' piú di forza, avrebbe sparato.

"No! Parleró con loro! Lo faró!" scattai, guardando la regina.
Quasi, non avevo ragionato, prima di pronunciare quelle parole. Ma non avrei potuto rimangiarmele, non piú.
Aspettai che la regina mi rivolgesse uno sguardo fulminante, prima di raccogliere quel poco di coraggio che tendevo ad avere, in sua presenza. Quindi, annuii.

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