Tentai di concentrarmi sul respiro. Sembrava una di quelle procedure che si insegnano alle donne incinte, ma dovevo ammettere, che era tutto inutile: l'argento bruciava, a contatto con il mio sangue, una ferita aperta nel petto. Mi sembrava di essere tornato a soffrire come quella notte. Piú aumentava il dolore, piú desideravo liberarmi di Rowena.
Mi ha fatto soffrire, mi ha portato lei in questa guerra. Ha messo lei in pericolo i miei figli. Li ha tenuti nascosti al mondo e li ha privati della vita tra gli altri licantropi. Non mi ha ascoltato quando le ho dato consigli.
Avvertii un leggero rumore, come il ringhio di un cane, farsi strada, nella mia gola, ormai secca per i lamenti non detti.
Strinsi gli occhi. Cercai di concentrarmi. Quello che pensavo erano solo il frutto della licantropia.
Follia.
"Chiama Shila." mormorai.
Se avessi dovuto morire, avrei voluto avere il viso di mia figlia davanti, non quello di una sovrana folle e senza regole.
Rowena mi toccava il pugnale, indecisa se toglierlo dal mio petto o lasciarlo dov'era.
Lascialo! Se me lo togli, mi uccidi.
Evidentemente, non aveva sentito il mio lamento.
Chiama mia figlia!
Avrei voluto avere le braccia di Shila, attorno a me, i suoi occhi a guardarmi. Gli occhi di tutti i miei figli. Non avrei sopportato l'idea di morire senza di loro.
Ma non sto morendo.
No, non stavo morendo. Perchè avrei dovuto? Avrei potuto divorare le mani di Rowena in un istante, liberarmi di lei uccidendola a morsi e scappare. Ero rimasto troppo tempo sotto il suo controllo.
Serrai la mascella ed inghiottii un urlo. Forse, la cosa che faceva piú male era la follia, non il dolore al petto."Capitano...." mi chiamó Rowena.
"Chiama Shila." mormorai, un po' piú forte.
Guardai Rowena, cercando di farle capire quanto fosse importante per me che ci fosse mia figlia, lí, con me, in quel momento: morire senza almeno uno dei propri figli accanto sarebbe stato straziante e, forse, mi avrebbe ucciso piú quello della ferita in sè. Ma Rowena non si muoveva, rimaneva ferma ad osservarmi.
No, lei non poteva capire cosa si provava a morire senza figli, perchè lei non ne avrebbe mai nemmeno avuto uno, non avrebbe mai amato nessuno cosí tanto da voler generare qualcuno che assomigli a lei ed al padre dei suoi figli. Lei amava solo sua sorella, ormai morta e dimenticata quasi da tutti. E, presto, se Dimitri fosse riuscito a trovare Rowena, lo sarebbe stata anche lei stessa."Ma, Capitano,-".
"Chiamala!" gridai, in un attacco d'ira.
L'argento cominciava a fondersi, a diventare incandescente. Se si fosse fuso per ancora cinque o, forse, dieci secondi, si sarebbe unito al mio sangue e sarei morto, soffocato dall'argento che mi scorreva dentro il corpo. Per questo, avrei evitato il taglio che Rowena aveva creato sulla caviglia di Mike, poco dopo la sua trasformazione: un rischio enorme, un azzardo persino per lei.
Rowena non si mosse subito. Non chiamó Shila.
Io non avevo piú forze per tenere gli occhi aperti. Quindi, li chiusi. Sentivo i battiti del cuore, dietro le palpebre, il mio respiro debole. Sentivo che mi stavo allontanando da quella stanza, da quel luogo che mi aveva tenuto prigioniero per troppi anni, troppi secoli.
Sentii che l'aria si mosse, attorno a me, due mani che mi toccavano, che si spostavano sul mio petto. Fino al pugnale. Le due mani si strinsero attorno al pugnale d'argento, poi cominciarono a tirare verso l'alto, nel tentativo di estrarlo dal mio petto.
No!
Spalancai gli occhi, ma non vidi piú la stanza in cui Rowena aveva cercato di curarmi, poco prima: ero in una foresta, steso a terra, probabilmente la foresta che attorniava il regno di Rowena. Mi guardai attorno, cauto, ma, accanto a me, non c'era nessuno.
Provai a chiamare qualcuno, ma, dalla mia bocca, uscí solo un ringhio sommesso. Richiusi subito la bocca, non riuscendo a capire perché non riuscissi a parlare.
Mi alzai a sedere, guardando attentamente la foresta: non potevano avermi abbandonato lí, da solo.
Al petto, non sentivo piú dolore. Mi guardai il petto, aspettandomi di vedere una ferita grondante, ma, dove poco prima c'era stato il pugnale, ora c'era pelle liscia: non c'erano ferite a macchiarmi, la mia camicia era scomparsa."Derek!" urló qualcuno.
Il mondo si fermó per un istante. Il respiro mi mancó. Quella voce era la voce che avevo sognato per tanti anni, tanti secoli. Mi inseguiva, mi perseguitava.
Voltai il viso alla mia sinistra, tra gli alberi, nella direzione da cui era provenuta la voce. E li vidi: stupendi occhi azzurri e luminosi capelli biondi. L'esatto contrario di quello che avevo io: occhi e capelli cosí scuri da rievocare il colore della corteccia di un albero coperto di fango e fuliggine.
Mia moglie era lí, con me. Era di nuovo viva.
Ma lei era morta. Non poteva essere viva.
Aggrottai la fronte, osservando attentamente quei piccoli dettagli che spuntavano dalla foresta. No, stavo sognando. Dovevo star sognando.
"Derek...." ripetè mia moglie, con un tono seducente e malizioso, il tono di voce che lei era solita usare.
Era lei.
Ma lei è morta!
Una parte di me, sapeva che quello che stavo vedendo era sbagliato, innaturale. Ma l'altra parte mi diceva di crederci, mi diceva che, finalmente, avrei dovuto accettare quel sogno come se fosse stata la realtà. Ma quella non era la realtà. Ed io lo sapevo.
Le mie orecchie furono ferite da un urlo, poi il corpo di mia moglie comparve improvvisamente a pochi passi da me. Ma non completamente: solo per metà. Perchè l'altra metà era nella bocca di un lupo dalle zanne spalancate, nero come il mio pelo, in quella notte.
"Mi hai uccisa, Derek...." mormoró mia moglie, provocandomi una fitta al petto.
Spalancai gli occhi per il tono che stava usando: crudele e spietato, piú simile a quello di Rowena che al suo.
"Mi hai uccisa!" mia moglie si trasformó in un lupo davanti ai miei occhi, il lupo nero scomparso.
Al suo posto, era comparso un lupo dorato, bellissimo, ma letale.
Il lupo spiccó un balzo. Si scaglió contro di me, senza che io potessi fare niente. E tutto divenne nero.Emersi da quello stato di follia pura con un rantolo.
"Papà!" avvertii in lontananza.
Era Shila quella che stavo sentendo? Ero tornato alla realtà? Ero vivo?
Mi voltai su un fianco, afferrandomi il petto. Il pugnale era scomparso.
Aprii gli occhi: rocce, rocce, rocce, Rowena, Shila, rocce. Sí, ero vivo.
Non sapevo chi dovevo ringraziare, per questo. Ma ero vivo.
Non sapevo dove fosse finito il pugnale che avevo avuto conficcato nel petto fino a qualche secondo prima. Era scomparso nel nulla. E, con lui, anche mia moglie.
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Ricordi perduti
VampireGli spin-off della serie "Uno di noi", con capitoli inediti e capitoli extra. Nuovi punti di vista, scene raccontate da personaggi diversi, segreti non ancora svelati ed un ulteriore finale alla storia. "Ricordi perduti" ripercorre la storia d'amore...