Mike

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Era tutto diverso. L'aria, i colori, i profumi. Tutto piú intenso. Mi sembrava di non vivere piú con la natura, ma dentro la natura. Ogni volta che inspiravo, sentivo la gola bruciare ed un verso gutturale mi usciva dalla bocca, involontariamente. Ma non era solo questo. Questa era la parte minore.
C'era un'altra grande parte di me che era rimasta la stessa. Ero rimasto lo stesso. Ma mi sentivo come appesantito, come se qualcosa mi facesse sentire oppresso, come se qualcosa mi stesse schiacciando.
La sensazione si irradiava in tutto il mio corpo, anche se non era una sensazione completamente negativa: l'oppressione mi invogliava ad alzarmi, a dimostrare che ció che mi stava sopraffacendo non avrebbe avuto ancora per molto quel vantaggio su di me.
Ma mi sentivo anche intorpidito. Come se mi avessero appena anestetizzato tutto il corpo. Aprire gli occhi fu una delle cose piú difficili che mi fosse mai capitato di fare nella vita.
Tuttavia, la mia testa era leggera. Non era pesante, non era intontita. E nemmeno i miei sensi lo erano. Riuscivo a cogliere ogni singolo rumore, dai passi fuori dalla stanza in cui mi trovavo al rumore dei respiri delle persone che si trovavano al suo interno.
Non ero solo: qualcosa mi faceva capire che ero in compagnia. Era come se sentissi la loro presenza, accanto a me.
Poi, d'improvviso, i miei occhi si aprirono. Non ero stato io a controllarli, si erano aperti da soli. Perchè qualcun'altro era entrato nella stanza.
Sentivo la sua presenza. Era dietro di me.
Mi voltai, titubante e spaventato, sentendo un'improvvisa sensazione di timore e rispetto. Il mio corpo si muoveva da solo.
Una ragazza dai riccioli rosso fuoco mi si avvicinó, con una grazia tale da fare male: sembrava un sovrano, una vera e propria regina, nel suo abito nero, decorato da fini ricami di stoffa. Le sue maniche coprivano le braccia della ragazza, la stoffa le copriva anche il collo. Il suo sguardo emanava potenza ed autorità.
Abbassai gli occhi, spaventato.
Ma non capivo perchè lo facessi: non avevo mai visto quella ragazza, eppure mi sembrava di conoscerla da sempre. Anzi, era la mia sovrana.
La gamba pulsó, il sangue minacciava di scorrere, la ferita di aprirsi di nuovo.
Mi strinsi la gamba con le mani, tentando di bloccare il dolore, lasciando andare il mio viso ad una smorfia sofferente. Quando strinsi i denti, avvertii, dentro di me, nascere un verso, simile al pianto, ma non umano.
Decisi di concentrarmi sulla ferita, per evitare di pensare al mio strano comportamento, di fronte ad una sconosciuta: avevo 17 anni e ancora avevo paura degli sconosciuti?! Ma non potevo farne a meno, non con lei.

"Buongiorno, Mike." esordí una voce.
Era la voce piú bella che avessi mai sentito, la piú dolce e morbida.
Mi voltai di scatto verso la ragazza che aveva parlato, ma me ne pentii subito, perchè il timore riprese posto, nel mio cuore.
Fui costretto ad abbassare lo sguardo, incapace di reggere quello della ragazza.
Ma non bastava: avevo bisogno di farle sapere che, qualunque cosa mi avesse chiesto, io l'avrei fatta, per lei. Sarei stato leale, le avrei giurato fedeltà.
Tentai di sollevare un ginocchio, nel goffo tentativo di un inchino. Ma il mio non era un inchino: sembrava volessi inginocchiarmi alla ragazza di fronte a me.
Ma il dolore alla gamba non me lo permise e caddi a terra, ancora piú spaventato.
"Non sforzare la gamba, o non riuscirai piú ad usarla. Devi darle del tempo, per guarire. D'altronde, abbiamo dovuto anestetizzare il veleno perchè non scappassi di qui e facessi una strage del mio regno." la ragazza si avvicinó al tavolo che si trovava dentro la stanza e di cui non mi ero ancora accorto.
Accanto al tavolo, c'erano due uomini, in completi eleganti, le mani dietro la schiena, il viso sollevato ed impettiti. Sembravano quasi essere sull'attenti.
La ragazza prese una boccetta di vetro, contenente un liquido trasparente, ed una siringa. Infiló la siringa nel barattolo ed estrasse del liquido dal contenitore.
D'istinto, mi ritrassi, il piú velocemente possibile, mentre un ringhio profondo si faceva strada, nel silenzio della stanza.
Non ero stato io a farlo. Sembrava, quasi, che ci fosse qualcosa, dentro di me, che mi facesse muovere, al posto mio.
"Non ti inietteró ancora l'anestesia. Ti sto solo facendo vedere qual è. E come si usa. Ti servirà, nel caso tu stessi per perdere il controllo. E questo tende a succedere spesso, nel primo periodo, dopo il Cambiamento." la ragazza appoggió di nuovo la boccetta di vetro sul tavolo, insieme alla siringa, ancora piena.
Tenni d'occhio la siringa, sospettoso. Ma sospettoso di cosa?
La ragazza si avvicinò a me, a mani vuote. Man mano che si avvicinava, sentivo il timore crescere, dentro di me. La ragazza mi pose un dito sotto il mento e mi fece alzare il viso.
Sentivo tutti i muscoli ed i nervi del collo tirare, tanto erano tesi. Qualcosa mi faceva abbassare la testa, distogliere lo sguardo da quella misteriosa ragazza.
"Lascia che ti spieghi." Cominció lei, con voce morbida, ma con uno sguardo autoritario e quasi subdolo. "Mike, tu non hai la minima idea di che cosa sia il Cambiamento, giusto?".
Annuii lentamente.
La ragazza sorrise.
"Il Cambiamento è un processo in cui un umano diventa o licantropo o vampiro. Tu sai chi sono i vampiri, giusto?".
Annuii di nuovo.
Qualche sprazzo di ricordi mi giunse alla mente, in mezzo alla confusione che dominava i miei pensieri, in quel momento.
"Ma tu non sei uno di loro. Tu sei un licantropo, come me. Come tutti, nel mio regno. Ti ha trasformato un mio suddito, ricordi?" domandó, socchiudendo gli occhi.
Provai a pescare tra i ricordi, ma la confusione era troppa. La gamba mi pulsava ancora. Strinsi la caviglia, tentando di fermare il dolore, e fu allora che un'immagine mi colpí: ero sdraiato sulla neve, mi spostavo velocemente. Ero trascinato via velocemente. Da qualcosa che mi teneva per la caviglia. Un lupo. Un lupo mi aveva morso e mi aveva trascinato via da Lilith.
Lilith.
Era un nome cosí familiare, eppure cosí estraneo. Era come se lo sentissi o pensassi per la prima volta. Ma non ricordavo a chi appartenesse quel nome. Forse, alla ragazza di fronte a me.
Annuii alla ragazza, cominciando a collegare i pezzi delle vicende del giorno prima.
"Io sono la tua regina, Mike. Non è necessario che tu sappia il mio nome, per potermi obbedire, tu lo sai. È nel tuo sangue. Sei legato a me e qualsiasi tua disobbedienza nei miei confronti si ripercuoterà sulla tua stessa coscienza.
Sei stato trasformato ieri e questa notte abbiamo dovuto sedarti, per evitare stragi. Ma la tua prima trasformazione in lupo avverrà presto, non temere.
Senti quel desiderio, quella forza che ti tiene sveglio, anche se l'anestesia spinge perchè tu ti addormenti?".
La sentivo. Era una forza cosí forte da opprimermi.
Annuii.
"È la tua voglia di trasformarti, di mostrarti per come sei realmente, per l'animale che c'è in te. E io sono anche disposta a concederti la libertà di poterti trasformare, ma ad una condizione: portami Lilith. E la libertà di trasformarti sarà tua.
Pensi di riuscire a portare a termine questa missione?" mi chiese, morbida, ma autoritaria.
Deglutii.
Mi stava chiedendo di portarle una persona. Una singola persona. Niente di piú. E Lilith era un nome che avevo già sentito. Mi sembrava di conoscere la ragazza con quel nome, anche se, a quanto pareva, non era la mia regina la Lilith di cui parlava.
Annuii.
"Bene. Fai tutto ció che ti dico ed andrà tutto bene. Ora, incontreremo i genitori di Lilith. Tu non intervenire, fallo solo se te lo diró io od il Capitano. Capirai da solo quando avremo bisogno del tuo aiuto. Ma, nel caso in cui questo piano non dovesse funzionare, dovrai agire attivamente. Vai da lei, avvisala che Dimitri è vivo. E portala nel bosco. Ti dirà il Capitano dove portarla. Quando sarai giunto in quel punto, fermati. Al resto, ci penseremo noi.".
Era un piano semplice. Avrei solo dovuto convincere una ragazza che Dimitri era vivo e di seguirmi.
Dimitri....
Spalancai gli occhi, colpito dal ricordo di chi fosse Dimitri. E Lilith.
Avrei dovuto convincere Lilith, la ragazza promessa sposa al re dei vampiri, che Dimitri, il suo promesso sposo e sovrano dei vampiri, era vivo. Lei mi avrebbe seguito, per vederlo, tanto era innamorata di lui, questo l'avevo capito.
E la ragazza di fronte a me l'avrebbe presa, catturata, vincendo quella guerra in cui ero rimasto intrappolato anch'io. Ma l'avrei davvero fatto?
Lo sguardo ammonitore della mia regina mi logorava e mi faceva rispondere in un solo modo alla sua richiesta: .
Nonostante tutte le mie forze, nonostante stessi lentamente riacquistando coscienza di me stesso, la forza che la mia sovrana esercitava su di me mi dominava, impedendomi qualsiasi tipo di rifiuto a quel suo ordine.
"In quanto sovrana dei licantropi, tua sovrana, sovrana degli esseri sovrannaturali come te, ti consiglio di portare a termine la missione entro pochi giorni. Non deludermi." Il suo tono era perentorio. "Portami Lilith. E la libertà sarà tua.".

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