Capitano

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Mantieni il controllo, mantieni il controllo!
Le mie mani tremavano, sopra il corpo della piccola Cassie, macchie di sangue che si allargavano in pochi secondi. Sentivo già il suo respiro affievolirsi, la mia bambina ad un passo dalla morte.
La rabbia mi offuscava la vista, il desiderio di vendetta cercava di farsi spazio, in me: il desiderio di vendicarmi contro chiunque avesse cercato di fare del male a mia figlia, anche Rowena stessa, che l'aveva nascosta al resto del mondo, impedendole di superare il trauma di aver perso la madre davanti ai suoi stessi occhi di bambina.

"Papà, ce la farà." mormoró Shila, accanto a me, una mano sulla mia spalla.
Nonostante la guerra stesse ancora imperversando, attorno a noi, sentii chiaramente le sue parole. Erano come una melodia, per il mio udito, una voce familiare e confortante. Ma non in quel momento.
La fulminai con lo sguardo, un ringhio che mi usciva dalla gola.
Non appena mi resi conto di cos'avevo appena fatto, notando la faccia sconvolta e preoccupata di Shila, tentai di reprimere gli impulsi di rabbia che si stavano impossessando della mia mente, di tutto me stesso.
Calmati!
Strinsi i denti, nel tentativo di concentrarmi sul dolore crescente alla mascella, piuttosto che al sangue che premeva contro il palmo della mia mano, piccoli zampilli che cercavano di portare mia figlia verso la morte.
Cassandra era leggermente scossa da piccole convulsioni, il vano tentativo di rimanere aggrappata alla vita, mentre il sangue la avvicinava sempre di piú al baratro oscuro e profondo destinato solo a coloro che avevano vissuto una vita intera e che, ora, dovevano lasciare posto a persone piú giovani. Lo stesso baratro in cui era stata gettata mia moglie. Il baratro in cui io l'avevo gettata.
Non avrei ripetuto lo stesso errore con mia figlia.

"Cassie, adesso papà ti aiuta, non abbandonarlo. Sta cercando di farlo il piú velocemente possibile, ma ha bisogno di una mano. Papà e Shila sono qui con te, Cassie. Non lasciarli." mormorai al suo piccolo orecchio, nella speranza che capisse quello che le stavo dicendo.
Non abbandonarci.
Le mani di Shila stavano svolgendo il loro lavoro su Cassandra, ma il sangue non sembrava volersi fermare. Ero dovuto ricorrere alla soluzione che piú detestavo, ma anche quella necessaria per far sopravvivere mia figlia.
Cassie, resisti.
La saliva di Dimitri avrebbe curato la mia piccola bambina, ma non sapevo se la mente di Cassandra avrebbe retto anche questo trauma. Non sapevo se sarebbe piú guarita dallo stato in cui si trovava.
Alzai lo sguardo, per cercare Dimitri, proprio nel momento in cui lui si abbassó per cercare di capire quanto fosse grave la situazione.
Deglutii a fatica. La mia gola e la mia bocca si erano prosciugate, al pensiero di Dimitri che leccava mia figlia. La scena sarebbe stata orribilmente disgustosa. E, se non fosse stato per Cassandra, non l'avrei nemmeno guardato farlo. Ma dovevo assicurarmi che mia figlia sopravvivesse, dovendo o no assistere ad una delle scene peggiori della mia vita. Sarebbe stato molto meno distruttivo della scena che infestava i miei incubi, mia moglie che continuava a ripetermi che ero stato io ad ucciderla, la scena in cui io le saltavo addosso sotto forma di lupo. Ma non sarebbe stato nemmeno piacevole assistere alla scena a cui ero costretto ad assistere.
Per il bene di mia figlia.
Presi un respiro profondo, poi osservai Dimitri, che stava ancora cercando di capire quanto potesse aiutarmi e se Cassandra sarebbe sopravvissuta a quel proiettile, che le aveva perforato il petto.
"Leccala." ordinai all'ormai re dei vampiri.
Nonostante non stesse indossando una corona, il suo aspetto era quello di un vero re, i lineamenti e la postura improvvisamente contenuti, anche mentre stava combattendo una guerra.
Dimitri aggrottó le sopracciglia, la confusione dipinta sul volto.

"Non so quanto-".

"So cosa pensi, ma devi leccarla. Non mi interessa se hai paura o se sei un vampiro, voglio che mia figlia sopravviva. Quindi, leccala." lo minacciai, utilizzando parte della mia abilità per prevedere quello che avrebbe potuto dire.
Non so quanto possa aiutarvi e quanto possa resistere Cassandra in queste condizioni.
Ma non avrei ascoltato quelle parole. Non le avrei nemmeno sentite. Mi rifiutavo di credere che Dimitri non fosse capace di salvare qualcuno per una sola ferita.
Il vampiro capí la gravità della situazione, o, almeno, sembró farlo, perchè si piegó verso mia figlia e cominció a bagnare il petto di Cassandra con la sua saliva, non prima di avermi lanciato uno sguardo fulminante. Ma non mi importava: Cassandra sarebbe dovuta sopravvivere.
Guardare Dimitri che leccava mia figlia fu peggio di quanto mi aspettassi. Il petto di Cassandra si alzava ed abbassava debolmente, costringendo Dimitri a leccare con piú pressione la sua pelle, per riuscire a raggiungere in profondità la ferita e guarirla completamente. La sua pelle nuda era umida, gli occhi chiusi, il volto era un'unica smorfia di dolore. La scena somigliava a quella di un pedofilo che si approfitta di una bambina innocente. Non l'avrei sopportata ancora per molto.
Dimitri si staccó improvvisamente da Cassandra, premendo il palmo di una mano sul suo petto zampillante e guardandomi.
"Cosa stai facendo?" Urlai. "Ti ho detto di leccarla!".
Dovevo sembrare disperato, dall'espressione che avevo. O, almeno, il tono della mia voce lo era.
Perchè si era staccato da mia figlia? Aveva bisogno di recuperare saliva?
Ma Dimitri si alzó, allontanandosi da me e Shila.
Lo fulminai con lo sguardo, pronto ad inseguirlo, se fosse stato necessario. Ma Dimitri mi stupí con una sua occhiata. Non c'era bisogno di utilizzare abilità, per capire cosa volesse dire, questa volta: la sua saliva non sarebbe riuscita a salvare mia figlia. Ma non diceva solo questo: trasformala era il significato di quello sguardo.
Avvertii una fitta al petto, guardando Dimitri che si allontanava da me, la salvezza di mia figlia che sfuggiva dalle mie mani. Ma sapevo che, probabilmente, aveva ragione.
Dimitri si avvicinó a Rowena, mentre Shila continuava ad urlare qualcosa, non sapevo da quanto tempo: non ero riuscito a sentire piú nulla, se non il battito del mio cuore ed il rumore della lingua di Dimitri che leccava la pelle di mia figlia, da quando il vampiro aveva iniziato a curare Cassandra. Il viso di Shila non era spaventato o preoccupato: era terrorizzato.
Cercai di usare piú delicatezza possibile nel prendere in braccio Cassandra e non farle del male. Il sangue non scorreva piú fuori a fiotti come prima che la curasse Dimitri, ma alcuni rivoli rossi scorrevano fuori dal buco che aveva nel petto: non era ancora guarita e, probabilmente, non lo sarebbe stata fino a quando non l'avessi trasformata.
Sperai ci fosse una soluzione alternativa alla trasformazione per lei.
Mi alzai e guardai Shila.
"Andiamo." la esortai.
Lei mi guardó, esterrefatta.
"Prendi i tuoi fratelli e vieni con me. Ce ne andiamo via di qui." la esortai di nuovo.
Lei non disse nulla, ma si limitó ad obbedire. Presto, saremmo stati fuori da quel posto, per la prima volta da secoli. E non avevo dubbi sul fatto che non ci saremmo piú tornati.

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