Svoltai in un altro corridoio, forse il nono di tutta la giornata.
Uno, due, tre, quattro....
Mi fermai sul posto, dopo il quarto passo, e voltai la testa verso la parete alla mia destra. Piegai la bocca in una smorfia di frustrazione quando vidi solo pietre e rocce, davanti a me. Non finestre. Non porte. Solo una parete di rocce.
Espirai. Avevo trattenuto il fiato fino a quel momento, nella speranza di annotare una nuova via di fuga per Lilith sui fogli che tenevo in tasca, ma la mia speranza non era servita a far comparire una porta nella parete di rocce. Avrei dovuto ricominciare da capo.
Uno, due, tre, quattro....
Mi fermai. Era passato un po' di tempo, forse una settimana, da quando Lilith era stata sottratta da casa sua, rinchiusa in questa prigione di pietre ed oscurità. Non le avevo mai parlato molto, non con Stacey che mi osservava a tutte le ore del giorno e della notte, non con la mia fidanzata morta ed improvvisamente ritrovata viva. Se avessi chiuso gli occhi, avrei potuto rivedere ancora, in tutta la loro ferocia, gli occhi maliziosi di Stacey, quando mi aveva visto uscire dalla stanza in cui mi ero trasformato in licantropo. Non era stata felice, o sorpresa, di vedermi: lei sapeva già che sarei dovuto arrivare. Potrebbe aver dato lei il mio nome alla nostra regina, forse nella speranza che potessimo essere uniti anche in questo nuovo modo di vivere.
E di essere.
Diedi uno sguardo alla parete di rocce alla mia destra, sapendo già cosa mi attendesse: una normalissima parete di rocce.
Espirai di nuovo, dopo aver trattenuto il respiro per una seconda volta, quasi senza accorgermene.
Aumentai la pressione delle dita sulla penna che avevo messo in tasca per poter scrivere e disegnare i luoghi in cui si trovavano le porte di uscita da quella prigione. Strinsi la mascella. Sentivo ancora lo scricchiolio di ossa rotte, nella mia testa, quando la mia regina mi aveva rotto la mascella con la forza di due sole dita.
Intervieni ancora una volta. E sei morto.
Quelle parole mi seguivano, continuavano a farlo, ma non riuscivo a smettere di cercare una soluzione per la situazione in cui si trovava Lilith.
Ti amo.
Finalmente, l'avevo detto: avevo detto a Lilith cosa provavo, cos'avevo sempre provato per lei, fin da quando l'avevo conosciuta. O quasi. Per questo, avrei fatto di tutto, per lei, anche questo: andare incontro alla morte.
Mi morsi il labbro, capendo improvvisamente tutto: i genitori di Lilith avevano lasciato che la loro figlia andasse nelle mani del nemico perchè sapevano quello che io provavo per Lilith. L'avevano visto. L'avevano capito. Ed avevano sperato in me, avevano sperato che l'amore potesse portare indietro la loro figlia, che era già stata sottratta loro una volta.
Strizzai le palpebre, cercando di calmarmi: se non avesse funzionato questo piano, sarebbe stato tutto inutile. Nessun'altro avrebbe potuto appoggiare la fuga di Lilith, non una guardia della mia regina, o non sarebbe riuscito a continuare il mio piano senza essere scoperto dagli occhi perfidi della regina dei licantropi. Solo io potevo portare a termine questo folle piano suicida, solo io ero abbastanza ignorato ed innamorato di Lilith per poterlo fare.
Riaprii gli occhi. Avrei dovuto portare a termine quello che avevo cominciato, ed in fretta.
Entro domani.
Ogni giorno, in quella sua prigione personale, nella sua camera, la mia regina progettava piani nuovi ed ognuno peggiore del precedente. Piú perfido. Piú malizioso. Piú subdolo. La mia regina era pronta a tutto, pur di avere Lilith con sè. Non l'avrebbe persa per nulla al mondo e per nessuno al mondo.
Non riuscivo ancora a capire perché la mia sovrana tenesse tanto ad una semplice e normalissima ragazza umana. Questa ragazza umana aveva una straordinaria somiglianza con la licantropa e non capivo il motivo nemmeno di questa somiglianza.
Eppure, le parole della signora Mooney mi frullavano ancora in testa.
Forse, erano davvero imparentate. Ma quale grado di parentela avrebbero potuto avere? Cugine? Zia e nipote? Nonostante fosse una bella ragazza, la mia regina aveva il viso segnato dall'esperienza, il viso di una bambola dopo che è stata usata troppe volte da una bambina. Il viso di una donna che ha subito troppe ingiustizie dalla vita."Disturbo?".
Trasalii all'istante, strinsi il pugno attorno alla penna che avevo nella tasca dei pantaloni, spezzandola a metà e facendone uscire l'inchiostro, che mi avrebbe sicuramente macchiato di nero non solo i pantaloni, ma anche la pelle, macchie e prove indelebili, davanti ad un occhio attento.
Voltai di scatto la testa alla mia sinistra, sapendo già quale viso avrei trovato: il viso di un vampiro, un ragazzo che, a sua volta, aveva assistito a varie ingiustizie e molte, molte situazioni la cui soluzione consisteva nel cercare di fare ció che stavo facendo io.
Liberare Lilith.
Il buco sanguinante che aveva avuto al petto sembrava essere scomparso sotto una camicia bianca e pulita, nulla a che vedere con lo straccio con cui era rimasto vestito negli ultimi giorni.
Deglutii.
Se avessimo fallito adesso, Dimitri sarebbe tornato vestito con quello straccio, o, forse, anche peggio. Forse, non sarebbe nemmeno tornato: sarebbe semplicemente morto.
Dimitri si allontanó dalla parete a cui era appoggiato, le braccia incrociate al petto, i lineamenti rilassati.
Sa già che sono dalla sua parte. Sa cosa voglio fare.
Era l'unica spiegazione possibile al suo atteggiamento rilassato.
O, forse, vuole solo morire.
Mi voltai completamente verso di lui, osservandolo.
No, il suo atteggiamento era troppo rilassato. Nascondeva qualcosa.
STAI LEGGENDO
Ricordi perduti
VampireGli spin-off della serie "Uno di noi", con capitoli inediti e capitoli extra. Nuovi punti di vista, scene raccontate da personaggi diversi, segreti non ancora svelati ed un ulteriore finale alla storia. "Ricordi perduti" ripercorre la storia d'amore...