Sylver

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Ambientarmi nella casa di un vampiro non era stato facile. Perlomeno, non all'inizio. Temevo sempre che potesse cogliermi di sorpresa, azzannarmi o trasformarmi in un vampiro come lui.
La servitú andava e veniva, ero attorniata da vampiri.
Ma, ora, non provavo piú quella sensazione di inquietudine, nel rimanere in un angolo da sola, non sapendo chi ci potesse essere nella stanza o nel corridoio accanto: ormai, erano passate due settimane.
Ero riuscita a convincere James a farmi rimanere la prima notte e mi ero svegliata, il giorno dopo, verso mezzogiorno. Ero andata in doccia per lavarmi, sicura di aver portato, nello zaino di scuola, il cambio che portavo sempre con me, per sicurezza. Ma, proprio in quell'occasione, mi ero dimenticata di portare della biancheria o dei vestiti di ricambio.
Non avendo avuto altro da mettermi, avevo chiesto a James dei vestiti e lui mi aveva risposto arricciando il naso, dicendomi che non avrebbe potuto prestarmi i vestiti della futura principessa dei vampiri. Cosí, ero venuta a conoscenza di tutto ció che nascondeva, in realtà, James: era solo la guardia del re dei vampiri, la guardia incaricata di recuperare le ragazze che, secondo lui, avrebbero potuto superare le prove per diventare principesse e, successivamente, regine dei vampiri. Ragazze che avrebbero potuto sposare il principe dei vampiri, loro futuro re. E tutto questo avveniva attraverso la Cerimonia del Cambiamento, di cui non sapevo quasi nulla, se non per qualche accenno, nei corridoi della scuola: era un evento a cui io e Stacey non partecipavamo mai, perchè i miei genitori ci portavano con sè in vacanza proprio in quel periodo, oppure ci tenevano a casa, a studiare con il nostro insegnante privato, alla fine di ottobre. Verso l'inizio di novembre, le ragazze venivano preparate per il loro futuro incarico.
Ma, mentre James mi stava raccontando tutto ció, avevo notato una certa tensione, nella sua voce. Non riuscivo a capire a cosa fosse dovuta.
Quindi, non potendo tornare a casa e non potendo indossare i vestiti della futura principessa, James mi aveva consegnato i vestiti di una serva, che, ormai, non era piú lí. Senza fare domande, avevo afferrato i vestiti, desiderando di indossarli, per coprire la mia pelle nuda il prima possibile. Ma James aveva trattenuto i vestiti nelle proprie mani, cosí avevo aspettato che parlasse, ascoltandolo da dietro la tenda di una piccola doccia, destinata alla servitù: mi avrebbe dato i vestiti, solo se fossi rimasta nel castello con lui.
Non mi ero posta domande, non avevo negato, quindi lui mi aveva dato i vestiti. E mi ero ritrovata a vivere nel castello con James.
Non sapevo ancora perchè James mi avesse chiesto di rimanere con lui, ma qualcosa, in lui, mi diceva che nascondeva molto di piú di quel che sembrava, che fosse legato a qualcosa, qualcosa di importante. Sembrava avere qualcosa che lo corrodeva dall'interno. Ma non mi fu possibile sapere cosa fosse prima di quel giorno, in cui mi stavo aggirando tranquillamente per i corridoi silenziosi del castello. Ormai, mi ero abituata all'aria lugubre ed inquietante di quel posto.
James mi aveva permesso di girovagare per il castello, a patto che non ostacolassi il lavoro della servitù. Cosa che non avevo fatto.
Perció, mi sorprese, quando mi ritrovai  il vampiro alle mie spalle.

"Sylver.".
Sussultai, sentendo la voce di James dietro di me. Non l'avevo neppure sentito arrivare. Da quanto tempo mi stava seguendo? O era appena arrivato?
Mi voltai lentamente, scrutandolo attentamente, tentando di decifrare il suo umore.

"Non ho fatto nulla." dissi subito, arretrando di un passo.
Decisamente troppo vicino.
Non eravamo mai stati tanto vicini, non dopo la nostra conversazione nel corridoio buio, il primo giorno in cui ci eravamo incontrati.

"Lo so. Non è di questo che ti volevo parlare." disse James, improvvisamente stanco.
Sembrava avesse riflettuto molto su qualcosa che gli dava il tormento, lo sguardo stanco, il viso ancora piú pallido del solito ed i capelli leggermente arruffati, come se si fosse messo le mani nei capelli piú volte, tentando di risolvere un problema che lo rendeva irrequieto.

"Di cosa si tratta?" volli sapere, cauta.
Di qualunque cosa si trattasse, era chiaro che non era nulla di semplice.

"Del fatto che il mio re sta arrivando qui." mi disse James, lo sguardo ora indecifrabile.
Non riuscivo ad analizzare nemmeno il tono della sua voce. Non lasciava trapelare nulla.

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