James

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L'erba era profumata, sui suoi capelli. A dire il vero, era tutto profumato, su di lei.
I suoi riccioli ramati le scendevano lungo il fianco, mi solleticavano la pelle nuda del braccio, mentre le accarezzavo la schiena. Quel giorno, aveva deciso di vestirsi di blu. Non amavo troppo quel colore, soprattutto vicino a quei capelli accesi, che mi piacevano tanto.
La brezza estiva le faceva volare alcune ciocche di capelli ribelli sul viso, costringendola, cosí, a staccare una mano dal fiore che aveva in mano, per ravviarsi le ciocche dietro le orecchie.
Quel giorno, era meravigliosa.
Il suo viso era coperto da una spruzzata di lentiggini scure, che le davano un aspetto piú da ragazzina, che da ragazza, qual era.
Mi arrotolai una sua ciocca attorno alle dita.
Diciotto anni, pensai.
Era già diventata adulta.

"Qualcosa non va?" la sua voce mi avvolse nel suo tepore, calda e dolce, accogliente.
Magnifica.
Distolsi lo sguardo dai riccioli che avevo tra le mani e mi concentrai su quegli occhi turchesi che mi avevano rapito dalla prima volta che li avevo visti.
Era una meraviglia, anche spettinata, anche senza il suo vestito per le feste.
Risposi con un sorriso cortese.

"Sto solo pensando che quel fiore ti starebbe bene tra i capelli." ammisi.
Tralasciai di descriverle gli altri miei pensieri, ovvero quanto la trovassi stupenda, ma sapevo che anche solo ció che le avevo detto le avrebbe fatto nascere un sorriso su quelle adorabili labbra carnose.
Mi morsi il labbro, pensando ai nostri baci. Adoravo le sue labbra.
Reina abbassó lo sguardo, con un lieve rossore sulle guance, guardando il fiore che teneva tra le mani. Era una piccola dalia azzurra, del colore del cielo. Reina adorava le dalie. Reina adorava tutto ció che era bello.
Compreso me.
Mi alzai a sedere accanto a lei. Il suo viso era un misto di imbarazzo e felicità.
Allungai una mano verso il fiore che teneva in mano.
"Posso?" chiesi.
Lei annuí, entusiasta, allungandomi il fiore.
Quando lo presi per lo stelo, le nostre dita si sfiorarono. E quella strana sensazione di confusione tornó, nel mio stomaco. Era come se avessi un'infinità di farfalle dentro, pronte ad uscire, non appena avessi aperto bocca.
Ed ero sicuro che anche Reina avesse provato quella stessa sensazione, in quel momento. Il suo sguardo me lo diceva. Ma, come al solito, fu piú brava di me a ritrovare il controllo della situazione e riuscí a staccare la sua mano dalla mia per prima. Sentivo ancora il suo tocco sulla pelle, peró.
Reina strinse le labbra, imbarazzata ancora una volta, ed abbassó lo sguardo: stava aspettando che le infilassi il fiore tra i capelli.
Ma, come ho già detto, lei era piú brava di me a recuperare il controllo della situazione. Perció, non le infilai la dalia tra i capelli, ma tentai di farle perdere quel suo ammirevole controllo, per vederla vacillare e per farla concentrare sul nostro amore.
Allungai la mano libera sotto il suo mento e glielo alzai. Sentivo ogni fibra di lei che fremeva di felicità.
I suoi occhi incontrarono i miei e non ci fu piú nulla da fare: le nostre labbra si incontrarono, in un bacio lento e dolce.
Ero estasiato dai suoi baci, erano pezzi di me, che sarebbero rimasti con lei per sempre. Con ogni bacio, mi rubava un pezzo di anima, che io le cedevo volentieri.
Quando mi staccai, le sorrisi dolcemente. Ma lei abbassó subito lo sguardo sulle mie mani.

"Non mi hai messo il fiore tra i capelli." mi fece notare, indicando la dalia tra le mie dita.
Certo che no, pensai.

"Non ti serve un fiore per essere bellissima." ammisi.
Vidi il suo sguardo, carico d'amore, riempirsi, ora, anche di commozione. Era una persona cosí emotiva! Sua sorella ne era totalmente il contrario.

"James, lo sai che questo non basterà per convincermi a sposarti, vero?" mi scherní lei.
Ci risiamo.
Distolsi lo sguardo da lei, a malincuore, e lo posai sul panorama rossastro davanti a noi. Era già il tramonto.
Mi appoggiai sui gomiti, distendendomi sull'erba fresca, lasciando che gli ultimi raggi di sole della giornata inondassero il mio petto.

"Certo che no." sospirai.
Poi, mi colpí un pensiero. Volsi lo sguardo immediatamente su di lei.
"Aspetta, credevi che fosse questa la mia proposta di matrimonio?" chiesi, quasi indignato.
Reina abbassó lo sguardo ancora, colta in fallo.
Mi lasciai andare ad un sospiro di frustrazione. Le sue aspettative su di me erano davvero molto basse, tanto quanto diceva sua sorella.
"Avanti, Reina. Lo sai che mi impegnerei molto di piú!".
Era la verità. Nonostante le avessi accennato, un mese prima, che stavo pensando alla proposta di matrimonio da farle, lei continuava ad avere scarsa fiducia in me.
Le avevo assicurato che la mia proposta sarebbe stata un evento da ricordare, ma lei non voleva saperne. Mi amava e si fidava di me, ma, quando si metteva di mezzo il matrimonio, la sua fiducia vacillava.

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