Mike

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Portai la signora ed il signor Mooney poco piú in basso, lontano dalle orecchie della mia regina e del Capitano.
Come se non mi potessero sentire.
Erano licantropi, il loro udito era supersviluppato. Non avrebbero avuto problemi ad origliare la nostra conversazione, se avessero voluto farlo. E speravo tanto non volessero farlo. Ma era inevitabile: la mia regina avrebbe cercato ogni modo per realizzare il suo piano con Lilith. Non si sarebbe certo fatta qualche riguardo nel lasciare la privacy e l'intimità che spetta a dei poveri ed inutili umani.
Ma sono suoi parenti.
La notizia mi sconvolgeva ancora: com'era possibile che Lilith, una semplice, tenera ed indifesa umana potesse essere imparentata con una potente, letale e regale regina dei licantropi?
Un brivido mi percorse la schiena, mentre il mio piede dalla caviglia sana schiacciava un rametto nascosto nell'erba della foresta, rompendolo. Lo stesso rumore era rimbombato nella mia testa quando il veleno che mi aveva trasformato in un licantropo aveva raggiunto ogni parte di me, spingendomi a cambiare, a trasformarmi. Ore ed ore di pura sofferenza ed agonia. Non ci sono parole per descrivere il dolore che si prova nel sentire spezzare ogni singolo osso del proprio corpo, compresa la colonna vertebrale.
Poi, all'improvviso, mi ero sentito tutto intero, anzi piú vivo.
Una sottile nebbia mi offuscó la vista, mentre ripercorrevo la notte precedente, mentre rivivevo, dentro di me, il dolore fisico, il dolore mentale, che avevo provato, come se qualcuno avesse cercato di prendere il controllo del mio corpo, spingendomi fuori da tutto ció che mi apparteneva, dalla mia identità. E la paura. La paura di rimanere solo in quella battaglia che stavo combattendo, la paura di non riuscire a farcela, la paura di quello che stava succedendo, di non saperlo, di non riuscire a controllarlo. La paura di morire.
Deglutii, respirando a fondo.
È stato ieri. Ora, sono io, qui, adesso.
Strinsi le dita della mia mano nel mio palmo, conficcando le unghie, ormai sporche di fango e neve sporca, nella pelle. Strinsi le labbra, reprimendo un verso di irritazione. Ormai, nemmeno quello mi faceva piú male. Anche la piú piccola sofferenza umana era diventata, per me, solo un leggero fastidio.
Non per loro.
Mi voltai a guardare i genitori di Lilith, che si aiutavano a vicenda a superare gli ostacoli che il bosco aveva riservato per loro, ma non per me. Non piú.
La signora Mooney cercava di aiutare il marito a passare sopra un tronco rovesciato orizzontalmente senza rovinare il costoso vestito di seta che aveva indossato per l'occasione.
Strinsi le labbra. Tutta la malinconia che avevo provato fino a qualche secondo prima era stata scacciata dalla rabbia nei confronti della mia regina.
È pur sempre la mia regina.
Ma questo non significava che poteva trarre in inganno gli umani che accorrevano per una sua allettante offerta.
Sapeva che la famiglia di Lilith non è ricca, lo sapeva.
I suoi calcoli erano stati attenti, aveva considerato ogni particolare che potesse esserle utile nella ricerca di Lilith.
Ma per cosa?
Per renderla una sua erede al trono del regno dei licantropi?
Non potei fare a meno di sorridere, un sorriso triste, carico di rabbia verso la mia regina.
Lilith non accetterà mai.

"Mike, dove ci stai portando?".
Quella voce mi fece bloccare all'istante. Non avrei pensato che la madre di Lilith avrebbe avuto il coraggio di dire niente, dopo quella che aveva fatto la mia regina. La madre di Lilith aveva tentato di ribattere, aveva tentato di proteggere sua figlia, ma invano: il risultato di tutte quelle proteste non era stato altro che una pistola puntata contro.
Anche contro di me.
Parlai, prima di provare un disgustoso senso di vertigine per aver rischiato la vita due volte nello stesso giorno.

"Lontano da orecchie indiscrete." dissi solo, una verità tanto vera quanto difficile da attuare.
La mia voce era bassa, quasi fosse stato un mormorio, piú che un'affermazione decisa. La verità era che non avevo la piú pallida idea di dove potessi conversare da solo, senza problemi ed orecchie indiscrete, con i genitori di Lilith. Sentivo ancora gli occhi della mia regina addosso, un fuoco pronto a divorarmi tra le sue fiamme. Avrebbe potuto uccidermi sul posto a mani nude, nel momento stesso in cui mi aveva guardato.
Un altro brivido mi percorse la schiena. Avevo accettato di convincere i genitori di Lilith a consegnare la loro figlia nelle mani della mia regina, ma, in realtà, non erano queste le mie vere intenzioni. Ero intervenuto solo per salvare quei due poveri innocenti, non perchè volessi ostacolare qualsiasi piano la mia regina avesse in mente.

"Mike, tu ti fermi qui. Ora. E ci spieghi cosa significa tutto questo." la voce della signora Mooney era perentoria, non ammetteva repliche.
E chi ero io per rifiutarmi di dare spiegazioni?
Mi voltai lentamente, facendo attenzione a non scaricare troppo peso sulla gamba con la caviglia ferita. Zoppicavo ancora, ma sentivo che, lentamente, la ferita si stava rimarginando. Molto lentamente. L'argento, a contatto con il mio sangue, era diventato incandescente. O, forse, era stato il mio sangue a diventarlo.
Non seppi darmi una risposta.
"Ora, se non ci spieghi cosa sta succedendo, Mike, noi torniamo a casa. Anzi, ti denunciamo alla poli-" le parole le morirono sulle labbra.
Aggrottai la fronte e la guardai dritto negli occhi. Il mio sguardo era uno sguardo di sfida, sicuro. Nessuno avrebbe potuto denunciare un licantropo alla polizia umana. Sarebbe stato come consegnare un gatto ad una falena: lui avrebbe divorato, letteralmente, la falena. Non che provassi attrazione a mangiare carne umana, ma non sarebbe stato conveniente a nessuno denunciare un branco, un regno di licantropi agli umani. Senza contare il panico che si sarebbe diffuso in città.

"Non le conviene, signora Mooney." sorrisi, beffardo.
La sfida, ora, era chiara ed anche la signora Mooney la colse.
Il suo viso si macchió di rosso sugli zigomi, la sua fronte divenne un'unica lunga ruga di rabbia.

"Non-".

"Mi dispiace interromperla, signora Mooney, ma la regina dei licantropi mi ha concesso solo un minuto di tempo per spiegarle come stanno le cose e per convincerla a consegnarle Lilith. Se fosse per me, voi non dovreste cedere, ma capisco che rischiare la vostra vita per mano di una parente non sia ció che deriderereste di piú al mondo. Non sono sicuro di ció che Vostra Maestà ha intenzione di fare con vostra figlia, non conosco i suoi piani, ma posso fare una cosa per voi, se me lo concedete." ripresi fiato, dopo aver parlato ininterrottamente almeno per dieci secondi di fila, senza respirare.
Mentre riprendevo fiato, lasciai del tempo ai genitori di Lilith per decidere se credermi, quindi ascoltarmi, o se denunciarmi davvero alla polizia umana.
Non che lo facciano davvero.
O, almeno, cosí speravo. Non sapevo ancora di cosa fosse capace un licantropo, soprattutto se si sentiva prigioniero.
Istintivamente, le mani mi si chiusero a pugno, la mascella mi si serró.
Presi un respiro profondo. Non c'era nessuno che stava cercando di catturarmi. Era stato solo un pensiero, il mio.
Non c'è nessuno.
La gamba bruciava, al ricordo dell'argento dentro di me. Il battito del mio cuore stava cominciando ad accelerare.
"Non sono sempre stato un licantropo. Mi hanno trasformato. Ieri. È stato..." non riuscii a terminare la frase che avevo cominciato d'impulso.
Il padre di Lilith mi guardó, confuso. Non sapeva perchè stessi dicendo loro tutto questo. La madre di Lilith, invece, continuava a guardarmi furente.
"Io...tengo a vostra figlia. Voglio aiutarvi. Ero umano anch'io e non auguro a nessuno quello che ho passato io durante la trasformazione. Posso aiutarvi, peró." promisi loro.
Li guardai, sperando mi credessero.
Non lasciai loro il tempo per dimostrarmelo, nè per dimostrarmi il contrario.
Presi un altro respiro.
"Verró a casa vostra. Porteró via Lilith. La porteró dalla mia regina.".
Vedendo lo sguardo allarmato della signora Mooney, aggiunsi, in fretta: "La controlleró. Le staró vicino. Vi prometto che daró la mia vita per lei, se necessario.".
Le ultime parole furono quasi sussurrate, un soffio appena, prima di guardare negli occhi i due genitori, in attesa di una risposta da parte loro.
I due si guardarono, confusi e preoccupati. Come potevano fidarsi di un licantropo, di un loro nemico? Chi ero io, per poter proteggere Lilith dalla mia regina?
Nonostante queste domande, peró, il signor e la signora Mooney mi guardarono. Ed annuirono, come avevo fatto poco prima io, per salvare le loro vite.
Non seppi cosa li spinse a credermi. Non lo scoprii mai.

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