Reina

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Rowena non l'ha presa molto bene. Dice che devo stare attenta a James, a ció che è. E ció che sono anch'io. Dentro di me, si muove qualcosa, è una piccola, ma dolce presenza. Mi tiene caldo quando James non c'è. È da questa notte che non si fa vedere. La bottiglia è ancora sul tavolo, aperta, non ho avuto il coraggio di levarla di lí. È stata una sorpresa, per me, scoprire di essere incinta e mi fa un po' paura. Spero solo che James torni qui, alla nostra piccola casetta, cosí gli potró riferire tutto.
Non si è accorto di avermi resa come lui, vedo i buchi dei suoi canini sulla mia pelle, quando mi guardo allo specchio. Ma tornerà. E lo saprà.
Rowena non vuole che lo veda piú, ma James tornerà. E crescerà il nostro bambino.

Accarezzai la copertina morbida del mio diario, scolorito per l'uso continuo che facevo di quel quaderno. Poggiai la penna sul tavolo e, con la mano libera, mi accarezzai il dorso della pancia.

"Dovresti smetterla di fantasticare. Sai che non tornerà." mi disse, secca, Rowena.
Aveva gli occhi socchiusi e la mascella serrata, alle prese con qualcosa che cuoceva sui fornelli. L'odore era invitante.

"Cosa fai, da mangiare?" le chiesi, assaporando già una delle sue prelibatezze.
Lo ammetto, era piú brava di me a cucinare. Ma io ero piú brava di lei in molte altre cose. Per esempio, nell'essere gentile e socievole. Non che Rowena non lo fosse. Ma, a volte, si lasciava guidare dai pregiudizi, piuttosto che dai suoi sentimenti. Cosí, non era ancora riuscita a trovarsi qualcuno che la amava come James amava me ed io lui. A parte me.
Rowena alzó il fuoco, stringendo le labbra, stizzita.

"Qualcosa di commestibile. Verdure. Non lo so. Non che m'importi molto." Rowena si accucció, per prendere una scodella dal mobile sotto ai fornelli.
Un ricciolo infuocato le cadde davanti agli occhi e lei se lo ravvió dietro l'orecchio.
"Hai un elastico, per caso?" mi chiese, prendendosi i capelli, per farsi una coda.
Annuii, felice di poterla aiutare in qualche modo. Mi sfilai l'elastico dal polso e glielo porsi.
"Ti dispiace avvicinarti? A momenti dovrebbe bollire l'acqua." mi disse Rowena, indicandomi la pentola.
Certo.
Non poteva allontanarsi dalla pentola un secondo, per paura che l'acqua uscisse e colasse sulla fiamma tenue del fornello. Era sempre cosí difficile accendere quella fiamma. Mi chiedevo perchè si ostinasse a cucinare con quella pentola, che aveva sempre dato problemi, al posto che con qualcun'altra. Copriva la fiamma e la soffocava. Sarebbe bastato una goccia in piú ed avremmo dovuto ricominciare il pranzo da capo.
Nonostante questo, peró, annuii e mi alzai lentamente, stando attenta a non prendere contro il bordo del tavolo con la pancia. L'ultima cosa che volevo era perdere il mio primo figlio.
Raggiunsi Rowena e le porsi l'elastico nero, con cui, di solito, mi legavo i capelli. Quel giorno, avevo deciso di lasciarli sciolti, per coprirmi i buchi che avevo sul collo, data la reazione che aveva avuto Rowena nel vederli. Mi ci era voluta tutta la mattina per convincerla del fatto che ero sempre io, che non avevo istinti omicidi e che James non mi stava manipolando. Fu solo verso l'ora del pasto, quando Rowena ebbe capito che James non si sarebbe presentato per il pranzo, che le rughe di preoccupazione e rabbia sulla sua fronte delicata si erano appiattite. Non del tutto. Leggermente.
Un pochino.
Speravo di veder tornare Rowena la mia solita sorella benevola, entro la fine di quello strano giorno.
Eppure, essere vampiri non comportava un cosí grande cambiamento. Io mi sentivo uguale a come mi ero sentita un giorno prima.
Ma c'era una cosa, qualcosa, di cui sentivo di aver disperatamente bisogno. Non capivo cosa fosse.

"Perchè non vai a prendere la carne già cotta giú in paese? Piace tanto anche a te. Ti risparmieresti una bella fatica." le suggerii, afferrandole la coda, per legarle i capelli.
Ecco, tra le due, ero piú brava io con i capelli.
Rowena mi lasció lavorare, abbandonando il tentativo di domare quei riccioli ribelli, tanto simili ai miei.

"Non ti piace quello che cucino?" chiese, stizzita.
Lasciai che la sua domanda aleggiasse, nell'aria. Lei sapeva benissimo che adoravo ogni suo piatto. Stava solo cercando di prendere tempo per darmi la risposta migliore.

"Certo che no. Cioè, mi piace tutto. Non so come farei senza di te." dissi, sinceramente confortata dalla sua presenza in quella casa.

"Stai cercando di corrompermi con le tue parole dolci?" mi accusó lei, lanciandomi un'occhiata sospettosa, ma non mi sfuggí la scintilla di divertimento che le balenó nello sguardo.
Mi morsi il labbro, nel tentativo di trattenere un sorriso.

"Dai, Rowena! È da quasi un mese che non mangiamo carne!" mi lamentai.

"Bugiarda! Il tuo succhiasangue ha finito la nostra scorta, per questo non cucino carne, oggi. Non abbiamo abbastanza soldi per permettercene altra." si voltó di nuovo verso il fornello.
L'acqua cominciava a bollire.
Osservai il grembiule legato male, addosso a Rowena. Sciolsi delicatamente il doppio nodo che si era fatta da sola, per farle un delicato fiocco, molto piú adatto ad una bella ragazza come lei.

"Rowena, ne abbiamo già parlato. James non finirebbe mai il nostro cibo. Non permetterebbe mai che morissimo di fame." tentai di rassicurarla, ancora una volta.

"Non permetterebbe mai che tu morissi di fame! Per lui non farebbe differenza se io esistessi o no! Lo sai!
Gli abbiamo offerto ospitalità, cibo, e lui cos'ha fatto? Ti ha abbandonata! Ti ha fatto questo!" con un gesto inaspettato, allungó una mano verso i miei capelli, scostandomeli dal collo, scoprendo i due buchi sanguinanti che avevo sul collo.
L'aria accarezzava la mia pelle, mi faceva sentire un leggero formicolio lí, dove James mi aveva morsa.
Spalancai gli occhi e mi riportai subito una ciocca di capelli a coprire i segni sanguinanti. Abbassai lo sguardo, imbarazzata e leggermente infastidita dal rammarico di Rowena.
James aveva trasformato me, non lei! Ció che sarebbe successo a me, non avrebbe dovuto riguardarla minimamente.

"Non è cosí grave come dici." borbottai.

"Non è cosí grave. Non è cosí grave?!
Reina, ti rendi conto di cosa significa? Ti ha trasformata in un mo-".

"In un mostro, sí, lo so. Ma ti ho anche detto che, se fossi un mostro, farei cose terribili, giusto? E non le sto facendo. Sono sempre tua sorella." tentai di farla ragionare, accarezzandole una spalla.
Lei si irrigidí, al mio contatto, gli occhi di nuovo fissi sulla pentola.
L'acqua stava scendendo, lungo le pareti di ferro, spegnendo la debole fiamma del fornello.

"Per ora." concluse, infine, Rowena.
Capii che non avrebbe accettato ulteriori proteste, cosí lasciai che si dedicasse di nuovo al pranzo.
Un uccellino voló, fuori dalla finestra, volando tra gli alberi della foresta di fronte alla nostra casa. Il suo profumo mi invase le narici, mi arrivó dritto al cuore.
Deglutii.
Avevo un disperato bisogno di seguire quell'animale.

"Cosa pensi di fare, da mangiare?" chiesi ancora a Rowena, mantenendo lo sguardo fisso sugli alberi della foresta.
Rowena si avvicinó al barattolo di vetro accanto ai fornelli, dove c'erano alcune monete sparse, sul fondo trasparente.

"Andiamo in paese. Vediamo se il panettiere ha qualcosa per noi." disse, afferrando quelle ultime monetine.

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