Guardo mia madre dispiaciuta, e con un sospiro mi siedo sul letto.
Lei entra nella stanza, volge un ultimo sguardo a tutta la confusione che ho creato e viene a sedersi accanto a me. Vedo con la coda dell'occhio che porta le mani sulle cosce iniziando a sfregarle, come a voler asciugare il sudore dettato dall'ansia.
Nessuna delle due dice niente. Io perché sto aspettando mia madre, mentre lei... Beh, penso che al momento non dica niente perché è sconvolta.
Non è la prima volta che mi sfogo sugli oggetti presenti nella camera. Quando ero adolescente e mia zia aveva un'enorme influenza su di me, c'era stato un periodo in cui una cosa del genere succedeva anche frequentemente. La lampada sul comodino è sempre il primo oggetto che uccido, quindi mio padre ha comprato una scorta infinita che tiene nel garage. Erano anni, però, che non facevo una cosa del genere. Certo, ogni tanto ho comunque lanciato la lampada in preda alla rabbia, ma non andavo oltre a quella da tempo.
Gli attacchi di rabbia sembravano essere passati, ero più che sicura di questa cosa, ma ultimamente non ne ho più la certezza.
Credevo di aver acquisito abbastanza sicurezza in me da non dare più peso alle parole di Nora, ma un colpo basso del genere non me lo aspettavo proprio, nemmeno da lei. Seriamente, c'è qualcuno che si può immaginare che la propria zia abbia pagato quella che era la tua migliore amica per fare sesso con quello che era il tuo ragazzo? È da fuori di testa. Anche se, dopo aver saputo che offriva soldi al suo stesso figlio per trattarmi male, la cosa non mi sorprende più di tanto. Spesso chi ha tanti soldi è troppo accecato dal potere che può avere.
Sento la mia mano sinistra essere afferrata da quella di mia madre, che si è girata per guardarmi.
«Cos'è successo?» Gli occhi sono rimasti lucidi, e nella sua voce non c'è traccia della solita insolita allegria che la contraddistingue. Sentirla e vederla così triste mi fa sentire tantissimo in colpa.
«Nora» dico soltanto.
Raddrizza la schiena di colpo, la mano che stringe la mia aumenta la stretta e le sue labbra si stringono in una linea dura. Così seria l'ho vista davvero poche volte. «Cos'ha fatto questa volta?»
«Ricordi il motivo per cui io e Thomas ci eravamo lasciati?»
Annuisce. «Ti ha fatto diventare un cervo con la gentilissima collaborazione di quell'altra.»
«Ecco, oggi ho scoperto che Nora ha dato dei soldi a Jenna per andare a letto con Thomas facendo in modo che io li vedessi.»
«'Sta stronza!» esclama, alzandosi di colpo dal letto e dirigendosi fuori dalla mia stanza.
La seguo, confusa e preoccupata per la rabbia che ho sentito nella sua voce e che, soprattutto, ho visto nei suoi occhi.
Scendo le scale dietro di lei e vedo che spalanca con violenza la porta d'ingresso.
Mio padre si affaccia dalla cucina per capire cosa sta succedendo. Gli lancio una veloce occhiata e poi lo ignoro per seguire mia madre che sta scendendo le scale del portico. Corro e la raggiungo, piazzandomi davanti a lei. «Si può sapere dove stai andando?»
Mia madre mi aggira e riprende a camminare. «A prendere la mia auto.»
«Posso sapere perché?» chiedo, tornando a seguirla.
Mia madre si ferma in mezzo al giardino e si gira per guardarmi. Faccio una smorfia quando noto il suo sguardo da Che, mi prendi per il culo? Non è ovvia la cosa?
«Devo raggiungere quella stronza. Di corsa. Per poi premere con forza l'acceleratore appena entra nella mia traiettoria.»
Sorrido. «Mamma, probabilmente se provassi ad investire una persona con la tua auto si romperebbe il mezzo, non la persona. Senza offesa, ma la tua auto ormai è un catorcio. E lo sai anche tu. La tieni solo perché ti ricorda, ancora non ho capito come, gli hippie. E questo ti mette allegria.»
«Non mi interessa» ribatte. «Io Nora la investo col mio catorcio.» Poi mi guarda maliziosa. «E poi la tengo perché io e tuo padre ti abbiamo concepita sui sedili posteriori di quell'auto.»
«Sui sedili posteriori dell'auto?» La guardo sconvolta. «Io ci ho appoggiato il culo su quei sedili!»
«Pure io.»
«Mamma!»
«Che fate qua in giardino?» Mio padre ci interrompe.
Faccio per parlare, ma mia madre mi precede. «Stavo andando ad ammazzare quella stronza di tua sorella. Ha davvero superato il limite.» Ogni traccia di divertimento presente fino a poco fa sulla faccia di mia madre scompare.
Mio padre è teso. «Perché?»
«Inizia ad andare a vedere la camera di nostra figlia.»
Entrambi si dirigono verso casa. «Papà, non è necessario, davvero. Non devi-» Inizio a dire, ma mio padre mi interrompe.
«Ivy, ti prego, non è necessario che provi a indorare la pillola solo perché Nora è mia sorella. Ho lasciato correre fin troppo, ma tu sei mia figlia, ed è mio dovere proteggerti.»
Sospiro e lascio papà entrare nella mia camera. Dopo aver visto il disastro che ho combinato, esce e si ferma davanti a me. «Hai... Hai avuto altri episodi che avevi quando eri un'adolescente?»
Sospiro. «Ho avuto un attacco di panico appena l'ho vista quando è arrivata qua.»
«Ivy...» inizia a mia madre. «Perché non l'hai detto a nessuno?»
«L'ho detto al signor Dowson.»
«Voglio che tu mi dica tutto quello che è successo tra te e Nora da quando lei è arrivata qui.» Mio padre sembra irremovibile.
Sospiro e vado verso il salotto, così da mettermi sul divano. Loro mi imitano.
Inizio a raccontare tutto. Delle varie frecciatine che mi ha lanciato, di tutte quelle volte che ha provato a farmi sentire in colpa e inadeguata per quello che mangiavo o per quello che facevo, dei soldi offerti a Jenna e Ian, di come il mio rapporto tra me e mio cugino sia cambiato notevolmente.
I miei genitori mi ascoltano pazienti, senza mai interrompermi.
Ho aperto il vaso di Pandora e ora loro ne stanno scoprendo il contenuto.
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Ti giuro che non sono una psicopatica
Teen FictionIvy Jane è una ragazza di ventidue anni un po' fuori dagli schemi. Con una madre convinta che praticare l'arte orientale del Feng Shui sia la soluzione a tutti i problemi della famiglia e un padre che ogni mattina si mette ad urlare contro il cane d...