Ian mi fissa, in attesa che io gli dia una spiegazione.
Sbuffo, appoggiando il mento sulle ginocchia circondate dalle mie braccia. «Perché non penso che tu meriti tutta quell'indifferenza.»
«Come?» Sembra incredulo e confuso dalle mie parole.
Alzo la testa e mi giro per guardarlo negli occhi. «Avrai anche un pessimo carattere, un bisogno maniacale di ricattare le persone e una voglia sproporzionata di farti sotterrare in una bara da me; ma non credo che ti meriti l'indifferenza di tua madre. Hai solo avuto la sfortuna di essere lo spermatozoo vincente nel corpo di Nora.» Faccio una pausa, riflettendo sulle mie parole, e ghigno nella sua direzione. Con la mano destra gli colpisco la spalla. «Quella è stata l'ultima volta che sei arrivato primo, vero?»
«Fottiti.» Vuole fare tanto il duro, ma non riesce a nascondere il suo sorriso.
«Comunque» riprendo, «non lo meriti. Persino io so cosa vuoi fare nella vita! E sono sicura di non averti partorito io.»
Mio cugino alza un sopracciglio. «Ah, davvero? E dimmi, miss-so-tutto-io, cosa vorrei fare secondo te?»
Faccio un sorrisino derisorio, perché solo un idiota non se ne accorgerebbe - e guarda caso sono sicura che Nora non ne sappia niente. «L'artista.»
Lui deglutisce. «Sii più specifica.»
«Il pittore.»
Ian spalanca gli occhi e boccheggia. «Come... Studio per fare l'avvocato, come ci sei arrivata?»
Gli sorrido. «Quando, un anno, siamo venuti a casa vostra per qualche giorno, uscivi di casa per delle ore e, quando tornavi, avevi sempre dei resti di pittura sulle mani.»
Alza un sopracciglio. «E tu, da questo, hai dedotto che nella vita voglio dipingere?»
Gli tiro una manata e lo faccio cadere sulla sabbia. «Ti sembra possibile? Se fosse stato solo quello avrei pensato che stessi riverniciando la tua auto o una cosa così.»
Lui mi guarda come per dire sul serio, Ivy? Sono ricco e mi metto io a riverniciare l'auto, al posto di pagare qualcuno di competente?
Stendo le gambe davanti a me e affondo i palmi delle mani nella sabbia dietro di me. «Sono tanti i dettagli: il tuo mazzo di chiavi con attaccato un ciondolo con tavolozza e pennello, il biglietto di una mostra d'arte nella cover del tuo telefono, l'immagine che hai come sfondo, ovvero La persistenza della memoria di Salvador Dalí...» Alzo un sopracciglio, guardando nella sua direzione. «Devo continuare?»
Ian è a bocca aperta. Lo vedo che si allontana un po' da me. «Avevi già iniziato ad inquietarmi quando mi hai elencato diversi modi per uccidermi. E non venirmi a raccontare che li sai solo perché guardavi Real Crime. Ora hai esternato la tua natura da stalker. Ma cos'è? Studi la tua prossima vittima? Aspiri al carcere nella vita?»
Faccio un sorriso inquietante. «Prigione? Se fossi io ad ucciderti, nessuno troverebbe il tuo cadavere. Stanne certo.»
Mio cugino mi guarda in modo strano. «Devo iniziare a registrare tutte le nostre conversazioni, prima che sparisco nel nulla. Almeno la polizia saprà di chi sospettare.»
Alzo gli occhi al cielo. «Ti pare che un assassino vada a dire alla prossima vittima ehi, ciao, ho intenzione di porre fine alla tua vita. Che dici, hai abbastanza preavviso per organizzarti e farmi finire dietro le sbarre? Morirai lo stesso, ma almeno hai la certezza che giustizia sarà fatta.»
Ian unisce gli indici in modo da formare una croce. «Vade retro, spirito maligno e crudele.»
Sento una goccia d'acqua cadermi in testa, così mi alzo in piedi, seguita da lui. «Questo spirito maligno e crudele, intanto, ha dipinto una parete della sua camera di bianco e non di azzurro, perché tanto starai da noi ancora per un po'. Vedi di non disegnare peni volanti, grazie.»
Spalanca gli occhi, incredulo e felice, e mi si lancia letteralmente addosso. Cadiamo sulla sabbia, ma lui se ne frega, troppo impegnato a baciarmi una guancia. Gli metto una mano sulla fronte, spingendo per spostarlo da me. «Ma cosa sei, un San Bernardo? Vedi che non sono favorevole all'incesto. Non siamo nobili, non c'è nessun sangue da preservare.»
Ignora tranquillamente quello che ho detto, però si stacca da me e torna in piedi, aiutandomi ad alzarmi. «Sei in assoluto la mia cugina preferita.»
Mi acciglio. «Ma sono l'unica che hai.»
«E che importa? Fino a stamattina prima della colazione ti odiavo.»
«Cambi parere in fretta.» Le gocce di pioggia iniziano a farsi più frequenti, e rabbrividisco quando arriva una folata di vento.
«Non in fretta» mormora. «Ivy, mi hai difeso stamattina, nonostante il mio modo di comportarmi nei tuoi confronti. Mi hai lasciato una parete della tua camera da dipingere, nonostante non abbiamo mai parlato civilmente. Sei una brava persona, e meriti di essere trattata bene. Fa niente che mia madre non mi pagherà più.»
Lo guardo, confusa. «In che senso non ti pagherà più?»
«Mia madre mi pagava per trattarti male. Mi sono sentito sempre in colpa, perché sembri una di quelle persone di cui tutti hanno bisogno nella vita.»
«Eh, chi non avrebbe bisogno di un possibile sicario a portata di mano?» ribatto sarcastica.
Ian ride. «Quello che intendevo è che tutti hanno bisogno di una persona un po' pazza nella vita. Sei una di quelle persone che riesce a far tornare il sorriso a qualcuno perché sono così disagiate da non riuscire a rimanere serie.»
«Eri partito così bene, poi hai rovinato tutto alla fine» mi lamento. Poi assottiglio gli occhi. «Sai che elogiarmi non mi impedirà di farti finire in una bara?»
Lui mi guarda male. «Avevi detto che non mi avresti fatto niente.»
«No, io ho detto che non ti avrei mai ucciso. Non ho mica detto che non potrei mai pagare qualcuno per farlo.»
Ian fa qualche passo indietro. «Prima di morire forse è il caso di dirti che, quando sono andato dal tuo vicino a mostrargli delle tue foto da piccola, gli ho mostrato anche quelle in cui eri a far la cacca sul tuo vasino rosa.»
Mi raggelo. «Tu. Hai. Fatto. Cosa?» sibilo.
Lui inizia a correre, ed io, ovviamente lo seguo. «Vieni qui, razza di ameba! Giuro che ti faccio tornare ad essere un ammasso di cellule informi nell'utero di tua madre! Altro che spermatozoo vincente, io ti ammazzo!»
Mio cugino si limita a ridere, mentre corre verso casa. Non so se lo sta facendo perché è inseguito da una pazza o se è perché ha iniziato a diluviare.
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Ti giuro che non sono una psicopatica
Teen FictionIvy Jane è una ragazza di ventidue anni un po' fuori dagli schemi. Con una madre convinta che praticare l'arte orientale del Feng Shui sia la soluzione a tutti i problemi della famiglia e un padre che ogni mattina si mette ad urlare contro il cane d...