10 | ɪʟ ᴍᴏɴᴅᴏ ᴀsᴘᴇᴛᴛᴀ sᴏʟᴏ ᴅɪ ᴠᴇᴅᴇʀᴇ ʟᴀ ᴍɪᴀ ᴘsɪᴄᴏᴘᴀᴛɪᴀ.

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Le urla di mio padre sono la prima cosa che sento appena apro gli occhi. La sua lotta contro il cane del signor Dowson non finirà mai.

Mancano esattamente tre minuti prima che suoni la sveglia, così nel frattempo mi metto a fissare il soffitto. Detesto svegliarmi così poco prima della sveglia.

Oggi ricomincia l'università, e con essa le ansie, le paranoie, le figure di merda, l'odio verso i compagni di corso e, soprattutto, l'odio verso i docenti.

Per non parlare delle crisi isteriche pre-esami.

La sigla di Teen Wolf risuona in tutta la stanza, - sì, sono così fissata che l'ho messa come sveglia,- così trascino il dito sullo schermo del telefono e mi alzo in piedi sbuffando.

Di solito viene a prendermi Jax, dato che lui è di strada. Di solito non prendiamo mai due auto separate.

Vado in bagno e mi fisso allo specchio.

Sono un po' pallida stamattina, perché stanotte non ho dormito chissà quanto.

Se già da ora sto male a causa di mia zia, non voglio neanche pensare a quando lei sarà effettivamente qui. È triste vedere i miei occhi azzurri spenti.

Apro l'acqua gelida, riempio il lavandino e poi ci emergo la faccia, proprio come una cogliona. Ma almeno mi sveglio.

Mi lavo i denti e mi pettino, facendo una cosa alta e pregando ogni santo per non farmi sudare come se mi trovassi in Jamaica.

Rientro in camera e fisso il mio letto. «Addio, mia anima gemella. Lasciarti per me è un immenso dolore, ma è necessario. Non possiamo vivere in simbiosi.» Gli mando un bacio volante e mi vesto.

Prendo la borsa con il computer e scendo in cucina per salutare i miei genitori.

La colazione la farò al bar del campus con Jax.

«Addio gente, il mondo aspetta solo di osservare la mia psicopatia.»

Mio papà alza un sopracciglio. «Non puoi essere mia figlia...», poi si gira sospettoso verso mia madre. «Mi hai tradito, vero? In realtà lei non è mia figlia. Di chi è? Idraulico? Elettricista? Giardiniere?»

Mia mamma lo guarda male. «Smettila, non è una telenovela la nostra vita. E poi è identica a te, quindi, a meno che non ti abbia tradito con una fotocopiatrice, è tua figlia.»

Mio padre ora ha una faccia disperata. «Ti prego, dimmi che non è figlia mia, ti scongiuro...»

Incrocio le braccia al petto e sbuffo. «Avete finito?»

Mio padre mi fissa sorridendo. «Scusa, ti vedevo depressa perché ricominciano le lezione e volevo farti ridere...»

Vado da lui e gli lascio un bacio sulla guancia, sorridendo. «Grazie pa', ma al momento sono in lutto. Sono appena morte le vacanze.»

A mia mamma si illumina lo sguardo. «Vuoi un po' d'erba, tesoro? È la ricetta per la felicità...»

La fisso e rifletto attentamente sulla sua proposta.

Passare il resto della giornata a mangiare e bere o sembrare un'alunna responsabile e matura?

«Magari domani. Per oggi vado lucida.»

Sento il suono di un clacson, segno che è arrivato il mio migliore amico.

Saluto di nuovo i miei genitori, poi esco fuori e salgo in macchina.

«Ora io scendo, tu premi sull'acceleratore e mi investi, okay?» Jackson mi accoglie in questo modo.

«Buongiorno anche a te.»

Ti giuro che non sono una psicopaticaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora