Siamo tutti seduti nella centrale di polizia in attesa che qualcuno ci dica cosa dobbiamo fare.
Batto ripetutamente il piede destro sul pavimento, in segno di nervosismo.
Una donna con la divisa si avvicina a noi. «Seguitemi. Tutti quanti.»
Ci alziamo tutti: io, Jax, Andrew, Theo ancora sanguinante, Max, Sam, Rob, l'armadio a quattro ante e i suoi due amici.
La donna ci fa entrare in una stanza dove si trova un tavolo al centro.
Da una parte ci sono due agenti: l'uomo più basso con i baffi inquietanti è quello che ci ha arrestato, mentre quello più alto non l'abbiamo mai visto.
L'agente più alto si presenta. «Io sono l'agente Sanders, mentre il mio collega» e indica l'agente più basso, «è l'agente Marion.»
L'agente Marion prende parola. «Raccontateci quello che è successo.»
Ognuno di noi racconta un pezzo di storia, ognuno con il proprio punto di vista.
L'agente Marion prende appunti, anche se sembra comunque parecchio confuso.
Quando finiamo ci sono dei lunghi attimi di silenzio.
«Qualcuno può ripetermi dall'inizio quello che è successo?» ci chiede l'agente più alto.
Iniziamo a parlare tutti contemporaneamente, ma lui alza una mano per zittirci. «Uno alla volta» dice. Poi mi indica. «Prima le ragazze.»
Faccio un respiro profondo, poi inizio a raccontare. «Allora... Tutto è iniziato quando mi è arrivato un messaggio mentre ero nella mia stanza ad annoiarmi-»
«E questo cosa c'entra?» Mi guarda confuso l'agente.
Alzo gli occhi al cielo. «Mi ha chiesto di raccontare tutto dall'inizio, ora per favore non mi interrompa e mi lasci raccontare.»
«Okay...»
E così racconto tutto dall'inizio, dal principio, da dove tutto ebbe inizio.
«E questo è quello che è successo.» Quando finisco di parlare gli agenti sono divertiti.
L'agente Sanders alza la mano, invitandomi a battergli il cinque. «Grande ragazza. Le ragazze dovrebbero essere tutte come te e tenere lontani i ragazzi ubriachi.»
Gli batto il cinque, ma una persona vicino a noi si schiarisce la voce.
«Ehm, sì, grande, brava. Ma io ho il naso rotto. Chi pensa al mio naso rotto, eh? Chi ci pensa?» I lamenti di Theo interrompono i complimenti dell'agente.
«Ed io ho le palle fracassate. Letteralmente. Chi pensa alle mie povere palle fracassate, eh? Chi ci pensa?» Il ragazzo che è stato colpito da Jax e il tacco a spillo tiene ancora le mani sulla mercanzia.
Poverino.
Provo quasi pena per lui.
Jax sbuffa. «Senti, ma di che ti lamenti? Te lo sei meritato. Volevi colpire Max. Nessuno colpisce il mio Max. E poi, se proprio vuoi dare la colpa a qualcuno, allora dalla a questa biondina» dice indicandomi. «È da lei che ho preso spunto. Ho sognato di trovare l'occasione giusta per poterlo fare da quando l'ho vista sei anni fa.»
Io tento di trattenere le risate, mentre lui ha lo sguardo perso nei ricordi.
Jax fa un sospiro sognante, poi inizia a raccontare.
«Avevamo entrambi sedici anni. A quei tempi Ivy si ubriacava ai limiti del ridicolo ad ogni festa. Eravamo a casa di un certo... beh, uno che non ricordo e che sono sicuro non fosse nostro amico nemmeno ai tempi. Comunque, c'era una festa ed io ed Ivy andavamo ad ogni festa. Senza di noi nessuno si divertiva. Il liceo è il luogo dei primi amori, delle prime delusioni... insomma era-»
Ma io lo interrompo. «Ma cosa sei? Un vecchietto che ricorda i tempi andati della sua gioventù?» dico, sarcastica, suscitando le risate degli altri, compreso l'armadio e i suoi amici. «Arriva al punto.»
Lui mi scocca un'occhiataccia. «Io sono il narratore ed io scelgo come narrare.»
Alzo le mani in segno di resa. «Chiedo venia se le mie ironiche parole hanno offeso i vostri fragili sentimenti.»
Sbuffa. «Smettila di usare il sarcasmo.»
Sorrido, gli faccio un occhiolino e cito la nostra serie preferita. «Sono sessantasei chili di pelle chiara e ossa fragili. Il sarcasmo è la mia unica difesa.»
A Jackson sono venuti gli occhi lucidi. «Ti prego, non farmi ricordare che quel grandissimo capolavoro di Teen Wolf sia finito. Il mio cuore non regge tanto dolore.»
Mi asciugo pure io gli occhi e vedo che lo sta facendo pure la donna in divisa. «Mancano anche a me Scott e Stiles e compagnia. Mi mancano terribilmente.»
Tutti e tre ci perdiamo nel nostro dolore, quando l'agente Marion ci riporta bruscamente alla realtà. «Ehm, ragazzo? Potresti continuare a raccontare?» dice, palesemente interessato.
Jax si asciuga gli occhi. «Si, scusi. Comunque, per farla breve, Ivy aveva scoperto che il suo ragazzo l'aveva tradita con quella che all'epoca era la nostra migliore amica. Eravamo un trio fantastico una volta, ci chiamavano i tre moschettieri, finché quello scarto della natura non si è rivelata una grandissima stronza che meritava che io gli passassi sopra con la mia auto facendo pure la retromarcia per prenderla in pieno di nuovo.»
Vedendo le facce sconvolte dei tre agenti si affretta a ribattere: «Non che io ci abbia pensato realmente, eh. Di solito è Ivy quella con pensieri omicidi verso il mondo.» Prende fiato. «Comunque, Ivy era completamente distrutta, così si era ubriacata più del solito. Mentre ballava un ragazzo le si era avvicinato e aveva iniziato ad essere davvero insistente. Ivy continuava a rifiutarlo, così quello stronzo l'aveva presa di peso e la stava portando al piano di sopra, dove c'erano le stanze. Ora, ringrazio chiunque ci sia lassù per aver dato a Ivy il buon senso anche mentre è ubriaca, perché non importa quanto alcol abbia in corpo, lei riuscirà sempre a capire quando la situazione si fa brutta. Fatto sta che aveva iniziato ad agitarsi dicendo al ragazzo di lasciarla in pace, ma quando aveva capito che il ragazzo non aveva né buone intenzioni né l'avrebbe lasciata, gli aveva tirato una testata sul naso in modo da farsi lasciare e poi l'aveva colpito con il tacco in mezzo alle gambe. Però, dato che era ubriaca fradicia, aveva rovinato la scena epica urlando Sono una Spice Girl. Nessuno ha chance di battermi.»
Scoppiamo tutti a ridere. «E poi che è successo?» chiede l'agente Sanders, curioso.
A questo punto rispondo io. «Lui era finito in ospedale, per poco non l'avevo reso sterile, e mi aveva denunciato per aggressione, al che io l'avevo denunciato per tentato stupro. Così, essendo entrambi minorenni, i nostri genitori avevano deciso che avrebbero ritirato le accuse l'uno sull'altro.»
L'agente Marion si accarezza quegli orribili baffi. «Ho sempre più stima di te, ragazza. Complimenti.»
Poi si scambia uno sguardo con l'agente Sanders ed entrambi ci sorridono. «Dato che siete simpatici, anzi, lei è simpatica» mi indica l'agente più alto, «faremo finta che stasera non ci sia stata nessuna rissa. Potete andare. E mi raccomando, prendete tutti esempio da Ivy e Jackson.»
Poi la donna ci accompagna fuori.
Io e il mio migliore amico ci battiamo il cinque, poi guardo i suoi piedi e quelli di Max. «Voi due avete ancora i tacchi?» chiedo, sorpresa e divertita.
Ci manca solo una denuncia per furto perché non hanno restituito dei tacchi.
Loro fanno spallucce, mentre la donna si avvicina a noi. «A proposito. Non è che mi dareste qualche lezione?» Poi si gira verso di me. «E tu mi insegneresti quella mossa col tacco?»
Annuisco, e chiedo a Jax di darmi le scarpe che indossa, iniziando a spiegare tutto all'agente.
Ora si beccherà lei una denuncia per aggressione.
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Ti giuro che non sono una psicopatica
Teen FictionIvy Jane è una ragazza di ventidue anni un po' fuori dagli schemi. Con una madre convinta che praticare l'arte orientale del Feng Shui sia la soluzione a tutti i problemi della famiglia e un padre che ogni mattina si mette ad urlare contro il cane d...