Quando Ian ed io torniamo a casa, siamo praticamente fradici, ma ancora sorridenti.
Un profumo sospetto mi fa correre di scatto verso la cucina, e mio cugino mi segue, confuso dalla mia reazione, ma curioso.
Mi fermo sulla soglia, mentre guardo mia mamma cucinare con una busta di erba accanto al piano cottura. «Mamma?»
«Si tesoro?» Non si gira, continua a trafficare davanti ai fornelli.
«Che stai facendo?» Lo so benissimo cosa sta facendo, spero solo, invano, di sbagliarmi.
«Metto l'erba nel sugo.» Lo dice come se fosse una cosa normale. E per lei lo è.
Mi sbatto una mano sulla fronte, mentre Ian alterna lo sguardo da me a mia madre, senza dire una parola. «Come mai hai cambiato e non l'hai messa in qualche dolce?»
Vedo che alza il coperchio di una pentola e un profumo di sugo mi arriva alle narici. «Tua zia non accetterebbe mai un dolce da me, contrariamente ad un pranzo. Ho intenzione di mandare su di giri Nora. E nel sugo non si sente nemmeno, praticamente. Ho già assaggiato.»
Io faccio dei colpi di tosse, sperando che mia madre si giri verso di me o che smetta di parlare, visto che accanto a me c'è Ian. Ma mia madre non è nata con l'intuito, a quanto pare, perché riprende a parlare, incurante che si stia praticamente scavando la fossa da sola. «Quella donna è una grandissima stronza», un altro colpo di tosse ignorato, «e tutti gli stronzi nascondono qualcosa. Il sugo con l'erba è solo per lei. Diventerà euforica, e vedrai come parlerà.»
Mi acciglio, mentre lei lei mette via la busta con l'erba.
«Quindi mia madre a breve diventerà una stronza strafatta?» Ian sembra divertito più che incazzato.
Mia madre si blocca, girandosi lentamente. «Da quanto sei qui?»
«Dall'inizio, zia.» Ian sorride, mentre ha le braccia incrociate davanti al petto e una spalla appoggiata allo stipite della porta.
Mia madre ride nervosa. «Io non sono tua zia, sono solo una sua imitazione. Tua zia è stata rapita dagli alieni settimane fa, io sono solo un suo clone, rimasta sulla Terra per raccogliere informazioni.»
Ian si gira verso di me, sconcertato. «Credo di essermi perso qualcosa.»
«L'aveva detto di aver già assaggiato il sugo.»
«Sarà divertente stasera.» Ian sorride.
Lo guardo sorpresa, mentre lo porto lontano dalla cucina, e da mia madre. «Sul serio ti va bene? Anche se tecnicamente sarebbe illegale?»
Mio cugino fa spallucce. «Sono curioso di sapere se ha davvero qualche segreto.»
*****
Non so se ridere o avere una crisi di nervi. Non so esattamente come sia successo, ma mia madre era fatta, quindi non mi sorprende. È andata a finire che, in qualche modo mistico, ha praticamente dato il sugo con l'erba a tutti, mentre il piatto singolo, che alla fine era l'unico sano, è finito in qualche modo a me.
Quindi, grazie mamma, ora devo badare a tre adulti fatti e a un ragazzo che si atteggia come un hippie.
Nora è sul portico di casa, lo so perché la sto tenendo d'occhio guardando continuamente la finestra. Meglio non farla girare per la città conciata così. Finché resta seduta sulle scale, non c'è da preoccuparsi.
Mia madre sta ballando con mio padre, mentre Ian è seduto accanto a me sul divano. «Ivy, ti sei mai chiesta se è nato prima l'uovo o la gallina? Se ha ragione la scienza o la religione? Il perché esistiamo?»
Decisamente mio cugino non dovrà assumere di nuovo erba. Abbiamo finito di pranzare da un'ora, e non ha smesso di pormi domande assurde.
«Ivy?» mi richiama. Le labbra piegate in un sorrisone e la voce euforica.
«Si?» Ti prego Dio, se esisti, se ti trovi lassù, se stai vedendo questa situazione, se stai sentendo le mie preghiere, fai in modo che non faccia un'altra domanda stupida. Ti prego, non lo reggo più. Ma perché non può tornare a ricattarmi? Lo preferisco.
Mi sa che c'è veramente qualcuno ai piani alti, si sta facendo una grassa risata a mie spese, viste che mio cugino se ne esce con un «essere o non essere?»
Prendo il cuscino che avevo sulle gambe e glielo tiro in faccia, sbuffando e alzandomi.
Lascio mio cugino rimarginare da solo sul senso della vita, ed esco fuori di casa a prendere una boccata d'aria.
Pessima scelta.
La prima cosa noto sono le spalle di Nora che sussultano. A quanto pare mia zia sta piangendo, e le sue lacrime sono la conferma. Per non parlare dei singhiozzi.
Rientro in casa a prendere una scatola di fazzoletti, poi torno da lei e gliela lancio, colpendola in testa.
Lei la prende, mormorando persino un grazie. Tutto merito dell'erba.
Si asciuga le lacrime. «Perché non mi tratta più come prima?» mi chiede. Ora inizia anche lei a farmi domande?
La guardo confusa. «Chi, il padre di Ian?» chiedo.
Lei mi guarda stralunata. «Che? Manco so chi è suo padre.»
La fisso, alzando un sopracciglio. «Vuoi che commenti questa cosa?»
«Oh, taci.» Mi invita a sedermi accanto a lei, e lo faccio solo perché è fatta e sembra più tollerabile. «Io parlavo di tuo padre.»
Faccio una smorfia. «Dimmi che non avevate una relazione come in quelle storie tra fratellastri.»
Lei mi guarda disgustata. «Che? No! Ma come ti viene in mente? Avevamo semplicemente un bellissimo rapporto. Ero la sua sorellina, per lui ero tutto. Poi ha conosciuto tua madre, e ha iniziato a passare sempre meno tempo con me.» Prende un altro fazzoletto. «Crescendo ho capito che ero solo gelosa, perché non ero più l'unica per il mio fratellone. Però almeno abitavano vicino a me.»
Mi sembra così fragile in questo momento, che quasi mi fa pena. Quasi.
Poi si gira verso di me, guardandomi male. «Poi sei nata tu. E si sono trasferiti.» Riprende a piangere. «Io ti odio, Ivy, perché mi hai portato via il mio fratellone.» Pure il suo singhiozzare riprende. «Me l'hai portato via. Via.» Inizia a scuotermi per le spalle. «Le nostre madri non ci volevano, nostro padre era sempre a lavoro. Io avevo solo lui, e tu l'hai portato via.»
Apro la bocca per ribattere, ma quello che mi dice mi rende incredibilmente triste. «È come se a te portassero via Jackson.» Appoggia la testa sulla mia spalla e continua a piangere.
Non dico niente e, impacciata, le do dei colpetti sulla schiena, mentre mi maledico mentalmente per essere uscite qui fuori. Quasi preferivo Ian e le sue domande, che una Nora sentimentale.
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Ti giuro che non sono una psicopatica
Teen FictionIvy Jane è una ragazza di ventidue anni un po' fuori dagli schemi. Con una madre convinta che praticare l'arte orientale del Feng Shui sia la soluzione a tutti i problemi della famiglia e un padre che ogni mattina si mette ad urlare contro il cane d...