«Sono completamente nel panico. Il compleanno di Jackson è domani e io non so minimamente cosa regalargli.» Guardo Thomas, nella speranza che lui abbia improvvisamente un'idea geniale. Siamo al centro commerciale da tutto il pomeriggio e non ho trovato niente che mi convincesse.
«Non è il tuo migliore amico? Dovresti trovare qualcosa che gli piaccia.» Il mio ragazzo mi fissa, probabilmente sperando che io riceva un segno divino sul regalo, così da poter tornare a casa.
«Si ma questo è il suo primo compleanno che passiamo insieme. Mica ci conosciamo da una vita.» Sbuffo. Jax mi sta rendendo questa giornata particolarmente difficile.
Thomas ed io passiamo davanti ai negozi, osservando le vetrine. Il mio ragazzo si ferma di colpo, facendomi voltare verso di lui. «Perché ti sei fermato?»
«A Jackson mica piace ballare sui tacchi?»
«Si, ma tu come lo sai?» Guardo Thomas, confusa.
«Me l'hai detto mentre eri ubriaca.»
«Tu ascolti davvero quello che dico da ubriaca? E te lo ricordi anche?» Sono sorpresa. Piacevolmente sorpresa.
Thomas ridacchia. «Perché non dovrei ascoltarti?»
«Cavolo, ho il ragazzo migliore del mondo.»
«E ho anche trovato il regalo perfetto per Jackson: un bel paio di tacchi.» Mi passa un braccio sopra le spalle e mi avvicina a sé per lasciarmi un bacio sulla tempia.
Sorrido. «Io ti amo.»
Sento le tempie pulsare ed emetto un gemito di dolore.
Mi sento come se avessi bevuto troppo.Prendo lentamente coscienza di essere sveglia, e una voce familiare fa breccia nel mio stato confusionale.
«Oh, la principessa si sta svegliando.»
Cerco di ignorare il senso di nausea e di aprire gli occhi. Sbatto qualche volta le palpebre per abituarmi alla luce.
Davanti a me c'è Nora, con un sorriso da pazza.
Il suo solito sorriso, in pratica.
Mi guardo intorno. Sono in un salotto enorme, in quella che è decisamente una casa per ricchi. Quando abbasso lo sguardo su di me, noto di essere legata a una sedia con dello scotch. Di quelli marroni che si usano per chiudere gli scatoloni.
«So che probabilmente dovrei fare delle domande...» inizio a dire, perplessa, per poi alzare lo sguardo verso mia zia, «ma la situazione è talmente surreale che sembra la scena di un film di terza categoria. E mi viene da vomitare.»
«Oh, la nausea è dovuta al cloroformio. L'abbiamo usato per farti perdere i sensi e portarti qui.» Sembra piuttosto compiaciuta mentre lo dice.
Aggrotto le sopracciglia. «Noi?»
«Già, noi» dice una terza voce. Sento dei passi avvicinarsi e una persona appare accanto a Nora. Benjamin.
Per poco non scoppio a ridere per l'intera situazione, talmente è assurda. «Cavolo, non vedo l'ora di raccontarlo a Jackson» dico.
«Oh, tu non dirai proprio niente a nessuno, non uscirai viva da qui.» Mia zia mi guarda compiaciuta dalla poltrona su cui è seduta. «Vedi, Ivy, non ho mica speso dei soldi per pagare Benjamin e farti seguire per nulla. Sai, è lui che ti ha portata qui. Questa,» si interrompe per indicare l'edificio in cui siamo, «è una delle tante case che mio marito possiede. Ci impiegheranno un po' a trovarti, se ti troveranno.»
La guardo sconvolta, mentre sento un brivido percorrermi la schiena. «Va bene che mi odi perché soffri della sindrome d'abbandono, ma non pensi che volermi uccidere sia... un pochino esagerato?»
Seriamente, questa donna è pazza.
«Esagerato?» Nora scoppia a ridere. «Tu e quella drogata di tua madre mi avete portato via la mia famiglia e io sarei l'esagerata?»
«Ancora con questa storia? Al posto di cercare vendetta, non hai mai pensato di andare in terapia? Ti consiglierei la mia psicologa di fiducia, ma è in pensione e mi piace troppo come persona per condannarla alla tua presenza.»
«Terapia...» Nora ripete in modo dispregiativo. «La terapia è solo per persone deboli come te, io sono troppo perfetta per andarci.»
«Hai ragione, non hai bisogno di andare in terapia, ma di essere rinchiusa da qualche parte con una camicia di forza.»
Nora si alza in piedi, avvicinandosi a uno dei mobili vicino alla parete. «Non sei tu il mio obiettivo questa volta. Ma tua madre. Alla fine è colpa sua se mio fratello se n'è andato di casa, e se tu sei nata. Tutto è partito da lei. Ma perdere te la farà soffrire molto...» Prende un oggetto dal primo cassetto. «Per questo oggi morirai.» Sorride, mentre mi punta una pistola addosso.
Sgrano gli occhi, rendendomi conto che questa donna è completamente andata e fa sul serio.
Quando Benjamin vede l'arma sgrana gli occhi. «No aspetta, tu vuoi ucciderla davvero? Mi avevi detto che volevi solo spaventarla un po'.» Sembra veramente sotto shock.
Nora alza le spalle. «Oh, beh, ti ho mentito.»
Benjamin rimane qualche secondo in silenzio. «Non voglio essere qua mentre lo fai.» Lascia velocemente la stanza.
Codardo.
Nora torna a sedersi sulla poltrona, poggiando momentaneamente la pistola sul bracciolo, facendomi tirare un sospiro di sollievo internamente. «Sai, Camille perderebbe la sua unica figlia, un evento doloroso, si sentirebbe persa... Così capirebbe esattamente quello che ho provato io quando mi ha portato via il mio unico fratello, la mia famiglia, il mio eroe...»
«Credi che così ritorneresti ad avere un fratello? Ti odierebbe e basta.»
«Non importa. Ora voglio solo vendetta, non una famiglia. E poi andare in vacanza in qualche isola. Il freddo non mi piace.»
Jackson
Ivy non risponde ai messaggi e nemmeno alle chiamate. Ian e io ci stiamo preoccupando tantissimo. Siamo andati anche al supermercato a cercarla, ma non l'abbiamo trovata da nessuna parte. E sono passate delle ore dall'ultima volta che l'abbiamo vista.
«Che cavolo facciamo?» Ian mi guarda, sperando che io abbia una risposta.
Mi dispiace Ian, ma non ce l'ho.
Sono preoccupato per la mia migliore amica.
E vedere te in ansia mette in ansia pure me.«Non lo so. Ogni volta che provo a chiamarla scatta la segreteria dopo un po', quindi non è in un punto dove il telefono non prende e non è nemmeno spento perché magari le si è scaricato.»
«E se le fosse successo qualcosa? Magari è stata investita, e ora è in ospedale. Dovremmo fare il giro degli ospedali della città e cercarla.» Ian si allontana da me e inizia a camminare a caso.
Faccio uno scatto e gli afferro il braccio per fermarlo. «Calmati. Se si trovasse in ospedale qualcuno avrebbe già chiamato i suoi genitori che ci avrebbero avvisato.»
Ian fa un respiro profondo. «Giusto, hai ragione.» Si passa una mano tra i capelli. «Giuro che se è uno stupido scherzo le metto la crema depilatoria nello shampoo e poi faccio un album fotografico con lei da calva.»
Faccio una breve risata, quando sento il mio telefono suonare per l'arrivo di una notifica.
Lo prendo subito, sperando sia Ivy, ma in realtà è una notifica di Instagram che mi dice che un certo Benjamin mi ha inviato un messaggio.
Sbuffo, infastidito dal tempismo, ma decido di aprire comunque il messaggio.
Appena lo leggo alzo di scatto la testa verso Ian. «Cazzo...»Nel capitolo 36 vi avevo chiesto se avevate delle teorie su Benjamin... Alcuni di voi ci hanno azzeccato e hanno detto che veniva pagato da Nora, però era stato divertente leggere le varie teorie, tipo che Benjamin era un fantasma o che aveva un gemello cattivo che era ossessionato da Ivy...
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Ti giuro che non sono una psicopatica
Ficção AdolescenteIvy Jane è una ragazza di ventidue anni un po' fuori dagli schemi. Con una madre convinta che praticare l'arte orientale del Feng Shui sia la soluzione a tutti i problemi della famiglia e un padre che ogni mattina si mette ad urlare contro il cane d...