30 | ᴍᴀ è ᴜᴍᴀɴᴏ?

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Io e Jackson siamo tornati al ristorante dove avevo fatto cadere il sale. A noi si è aggiunto Ian, che sembra la mia ombra ormai. E non scherzo, da quando abbiamo chiarito e abbiamo iniziato un rapporto, praticamente siamo appiccicati.

Lui dice che si annoia a casa, ma io lo so che in realtà mi trova fantastica.

Porto alla bocca una fetta della mia pizza al salame piccante, quando mio cugino mi dà una gomitata e me la fa cadere nel piatto, dalla parte del condimento. Chiudo gli occhi e faccio un respiro profondo, poi giro lentamente la testa verso destra per guardarlo in faccia, cercando di resistere alla voglia di strangolarlo. Per me il cibo è sacro. «Cosa c'è?»

Mio cugino guarda alla mia sinistra mentre mi parla. «C'è una vecchietta che ti guarda da un po', e si è già fatta il segno della croce almeno quindici volte.»

Jax, che è seduto di fronte a noi e ha ascoltato tutto, si gira nella direzione in cui è fisso lo sguardo di Ian e scoppia a ridere. Metto in pausa il mio pranzo e mi giro anch'io. Appena vedo la vecchietta la riconosco subito, così alzo il braccio destro e le faccio un segno di saluto. La donna, al posto di ricambiare, impallidisce e interrompe il suo segno della croce per frugare nella borsa. Tira fuori una boccetta di acqua santa e inizia a spargere l'acqua intorno a sé.

Abbasso lentamente il braccio e la fisso accigliata. «Eppure non ho fatto cadere il sale questa volta» mormoro.

«Perché quella vecchietta ti guarda come se fossi Satana?» Ian cattura la mia attenzione.

«Oh, non saprei proprio dirti.» Porto lo sguardo in basso e torno a concentrarmi sulla pizza, cercando di rimettere più condimento possibile sulla fetta che mio cugino ha deciso di ammazzare prima.

Ian non mi crede neanche un po', e si gira verso il mio migliore amico. «Che ha fatto 'sta squilibrata?»

Jackson ingoia il pezzo di pizza che stava masticando e gli sorride. «Oh, l'ultima volta che siamo venuti qui, Ivy ha fatto cadere del sale a terra, e subito dopo è iniziata una serie di sfortunati eventi. Quella vecchietta era seduta nel tavolo accanto al nostro ed è rimasta traumatizzata da lei.»

Ian mi fissa, mentre io tento di fare finta di niente continuando a mangiare. «Mai pensato di diventare normale?» mi chiede.

Gli lancio una veloce occhiata. «E tu mai pensato di diventare intelligente?»

Mio cugino sta per ribattere, ma ci fermiamo quando notiamo Jackson che ci fissa con uno sguardo sognante ed un sorrisetto, mentre si sostiene il mento con una mano. «Vi shippo troppo insieme. Peccato per il problema della parentela.»

Alzo un sopracciglio. «Ma shippi tutti con tutti, tu?»

Ian sorride e mi fa un occhiolino. «Beh, siamo fantastici insieme. E poi si sa, non c'è cosa più divina che scop-»

Jackson gli tira in faccia un tovagliolo appallottolato, interrompendolo. «Ehi, è sempre della mia migliore amica che stai parlando. Attento a quello che dici.»

Ian lo guarda divertito. «Chiedo venia, non volevo recarle un simile turbamento, messer.»

Faccio una breve risata. «Siete due idioti.»

«Ma ci ami proprio per questo» dicono in contemporanea. Poi si guardano e si battono il cinque.

Riprendiamo a mangiare, ma riesco a ingerire solamente una fetta, prima che Jackson mi richiami dandomi una manata sul braccio. Mi sporco la guancia sinistra di pomodoro, così lascio malamente la fetta di pizza nel piatto e prendo il mio tovagliolo per pulirmi. Fisso truce il mio migliore amico, mentre Ian sghignazza accanto a me. «Cosa c'è?»

Jax indica un punto alle mie spalle con un cenno della testa. «Ma quello non è Brock?»

Mi acciglio. «Chi?»

«Brock. Il tizio dell'università.»

«Guarda che non conosciamo nessun Brock.»

Jax insiste. «Ma sì, è lui. Brock.»

Sbuffo, girandomi per capire di chi sta parlando. Appena lo vedo, capisco a chi si stava riferendo Jax. «Si chiama Benjamin, non Brock.»

Jackson sbuffa. «Brock, Benjamin, ma che importa? Iniziano per la stessa lettera. E resta comunque un maniaco.»

Alzo gli occhi al cielo. «Si è già scusato.» Mi giro a guardare alle mie spalle. Benjamin ha lo sguardo serio e ci fissa. Gli sorrido per salutarlo, ma lui fa solo un cenno con la testa, rimanendo serio. Sbuffo, e mi rigiro verso Jax. «Avevi ragione quando dicevi che era strano.»

Ian guarda quel ragazzo ancora per un po', poi si gira verso di noi. «Non sbatte nemmeno le palpebre» bisbiglia, come se avesse paura che Benjamin ci sentisse. «Ma è umano?»

«Umano o meno, se si avvicina a Ivy, lo investo» dice Jax.

«Non so cos'hai contro di lui, ma io ti appoggio.» Ian gli dà manforte.

Alzo gli occhi al cielo. «Ma che carini, vi alleate per difendermi» li sfotto. Mi alzo in piedi, pronta per andare a pagare, visto che oggi è il mio turno. «Ci vediamo fuori» dico, scoccando loro un'ultima occhiata. Il mio sguardo ricade per un momento su Benjamin, che è rimasto a fissarmi serio. Mi volto, a disagio, chiedendomi il perché del suo comportamento. Credevo che in discoteca mi ero immaginata tutto, convinta di aver confuso un ragazzo qualsiasi per lui, dicendomi che era per questo che si era comportato così. Ma è evidente che non mi ero immaginata tutto.

Pago ed esco fuori, e vedo Jackson e Ian ridere insieme. Mio cugino è persino piegato dalle risate.

Li guardo stranita. «Che avete da ridere così tanto?»

Ian si asciuga una lacrima che gli è scesa. «Il tuo migliore amico mi stava raccontando un po' di aneddoti della vostra adolescenza.» Si ferma un attimo a respirare, visto che è rimasto senza fiato a causa delle risate. «Ivy cara, lasciatelo dire, tu hai dei seri problemi.»

Lo guardo male. «Ma che simpatico» gli dico.

Poi mi giro verso Jackson, pronta a riprenderlo sul fatto che svela i miei segreti al nemico, ma mi fermo quando noto che sta ancora fissando mio cugino con un mezzo sorriso sul volto. Oh no, conosco bene quello sguardo.

Evidentemente si sente osservato, perché si gira verso di me. Alzo le sopracciglia e lui smette di sorridere, distogliendo il suo sguardo dal mio, imbarazzato.

Richiamo la sua attenzione e gli mimo con le labbra un ne parliamo quando siamo soli, poi torno a concentrarmi su mio cugino, che ancora sta ridendo e non ha percepito il nostro cambio d'umore.

Sospiro. Jackson, in che guaio ti vuoi cacciare?

Ti giuro che non sono una psicopaticaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora