23 | ɴᴏɴ ᴏsᴀʀᴇ.

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Spalmo una quantità sproporzionata di Nutella sopra il mio toast, mentre mi immagino nelle vesti di un'assassina che prende il coltello e lo ficca nella gola di Nora.

Sarebbe troppo?

Ci siamo tutti intorno al tavolo: i miei genitori, la befana fuori stagione, il figlio della befana ed io. L'intento è fare colazione, ma dubito che andrà tutto liscio.

Di solito tendiamo a fuggire da una possibile colazione tutti insieme, ma non so come, oggi ci siamo ritrovati qui intorno allo stesso orario.

Mio padre si nasconde dietro il giornale - oggi è riuscito a prenderlo prima del cane del signor Dowson - sperando di passare inosservato.

Mia madre rimpiange di non aver preparato nessun dolce con l'erba, in modo da distendere i nostri nervi. Mio cugino sembra infastidito da qualcosa - magari da se stesso, chi lo sa - e Nora lancia diverse occhiate a tutti noi, con un sorrisetto che sembra urlare Ti prego Ivy, piantami quel coltello da qualche parte.

«Allora, Camille» inizia la sorella di mio padre, lanciando una veloce occhiata a mia madre, mentre continua a spalmarsi della marmellata sul toast. «Vedo che non hai perso il vizio di far uso di Marijuana. Mi sorprende che non siano mai intervenuti i servizi sociali a portarti via tua figlia.»

Mi madre ingoia il boccone della crostata che stava mangiando, scocca un'occhiataccia a mia zia e prende a parlare. «La uso per puro scopo medico. È stato il mio dottore a suggerirmelo, perché a quanto pare ci sono persone che sono costretta a sopportare che sono peggio di una spina nel fianco, e di cui non riesco a liberarmi. I miei nervi hanno bisogno di distendersi, dato che non posso fare finire disteso qualcun altro. Tipo in una bara. Tipo tre metri sotto terra.»

Appoggio la faccia contro la spalla per nascondere il sorriso che mi è uscito. Mia madre non ha lanciato una frecciatina, ha preso una balestra e ha colpito senza pietà.

Nora posa il toast e il coltello nel piatto davanti a lei, poi fa un sorriso sprezzante verso mia madre. «Ora mi è chiaro da chi ha preso Ivy. In fondo, non dovrei rimanerne sorpresa. Con te come esempio, è ovvio che tua figlia sia diventata una ragazza indisciplinata e fuori controllo. Per non parlare delle persone che frequenta.»

Giro di scatto la testa nella sua direzione, pronta a difendere il mio amico e mia madre. «Le persone che frequento non sono affar tuo, e il fatto che per te sia un problema dimostra quanto tu sia mentalmente chiusa e indietro rispetto alla società odierna. E poi, mia madre mi ha cresciuto benissimo. Indisciplinata e fuori controllo? Ma davvero? E anche se fossi così, di certo la colpa non sarebbe di mia madre. Soprattutto per il motivo che insinui tu.»

Dal suo sguardo si capisce chiaramente quanto sia sorpresa dalla mia audacia nel risponderle, ma lo sgomento dura poco, perché riparte all'attacco. «Mi chiedi dove ti vedo indisciplinata e fuori controllo? Ma guardati, sei solo una ragazzina che non sa stare al suo posto a portare rispetto a chi è più grande, sia di età e sia di posizione sociale. Non sai tenere la bocca chiusa quando serve, non sai come comportarti decentemente. Quante volte sei stata arrestata, eh? Quante volte, prima che i tuoi ti portassero da uno psicologo per capire cosa c'è che non va in te? Quante volte verrai arrestata ancora, prima di capire che tu non sei e non sarai mai in grado di cavartela da sola? Passi le tue giornate nella convinzione di aver finalmente coraggio, quando, in realtà, hai più paura di prima. E pensi che tutto questo non sia anche colpa dei tuoi genitori? Una che ti fa intendere che l'illegalità è giusta e l'altro che si è rifiutato di mandarti in un collegio quando ancora erano in tempo per aggiustarti?»

Mi alzo di scatto dalla sedia, pianto i palmi delle mani sul tavolo e mi allungo verso di lei per guardarla meglio degli occhi, dato che è seduta di fronte a me. «Se proprio dobbiamo sottolineare gli errori dei genitori, vorrei farti notare quanto tu sia un esempio lampante d'errore. Guardati, hai un figlio che per stare bene deve vedere gli altri stare male, che sente la necessità di ricattare le persone per convincersi di avere un minimo di potere. Pensi che sia così che si cresce un figlio? Dandogli soldi senza amore? Ti sei mai interessata a cosa vuole lui, a quali sono i suo obiettivi, a cosa vorrebbe farne della sua vita?» Faccio una piccola pausa per riprendere fiato, lanciando una breve occhiata a mio cugino. Ian è sorpreso che in un certo senso abbia preso le sue difese. Ritorno al mio attacco verbale. «Te lo dico io: non l'hai fatto. E magari i miei genitori non saranno i più bravi del mondo, ma nonostante tutto mi hanno cresciuto con amore, con dei valori e con una morale. Non con soldi e freddezza. Ti piace tanto criticare gli altri, ma ti sei mai messa davanti ad uno specchio a criticare te stessa? Se vuoi ti do uno spunto da cui cominciare: osanni tanto i tuoi soldi e la tua posizione sociale, ma vorrei tanto farti notare che i soldi sono del tuo attuale marito, e non tuoi. Tu non te li sei guadagnati e non ci tieni nemmeno a farlo. L'unica cosa in cui ti impegni è assicurarti che quell'uomo non ti lasci.»

Nora è così veloce che non ho il tempo di agire, mentre lei mi tira uno schiaffo sulla guancia sinistra. La mia testa gira di lato. Superato il momento di sorpresa, soffio via una ciocca di capelli davanti al viso e ritorno a guardarla negli occhi. «Questa si che è la piena rappresentazione di una donna adulta matura e disciplinata» dico con scherno.

Lei sta per ribattere, si vede dagli occhi che è furibonda, ma mio padre agisce prima di lei. Sbatte il pugno sul tavolo e sbuffa dal naso. «Ora basta, Nora. Non osare mai più rivolgerti così a mia moglie e mia figlia e, soprattutto, ad agire come hai appena fatto. Non in casa mia. Fammi assistere ad un'altra scena così e per me sarai come morta.»

Nora sembra ferita. «Daniel...»

Mio padre non si lascia addolcire. «Io ti ho avvertita.»

Ti giuro che non sono una psicopaticaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora