24° CAPITOLO

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Pov's Sirius
Mi sveglia nel bel mezzo della notte, non riuscivo a dormire, da qui a qualche mese. Non perché facessi incubi o altro, ma perché non riuscivo ad addormentarmi. Forse ho troppi pensieri per la testa.

Forse ho lei nella testa.

Mi misi seduto e mi appoggiai allo schienale del letto.

Non riuscivo a capirla, non sapevo cosa fare con lei.

Sapevo si che era confusa e aveva paura per ciò che ha passato, ma sapevo anche che mi amava.

Su questo ne ero sicuro.

Allora perché non affrontavamo insieme questa sua paura.

Perché non voleva aprire gli occhi?

Perché mi teneva fuori dal suo dolore?

Era strano pensare che Sirius Black, proprio lui, fosse alle crisi per una ragazza.

Una donna.

Se anni fa me lo avessero detto, probabilmente avrei riso.

Ora, invece, era tutto un po' diverso.

Scesi dal letto e, con qualche fatica perché la gamba non era ancora del tutto come nuova, mi diressi alla finestra.

La aprii e mi appoggiai al davanzale,fissando il cielo.

Le stelle trapuntavano il cielo come se fossero brillanti che arricchivano il blu notte di un vestito.

La luna aleggiava in cielo, tranquilla, dando luminosità al paesaggio periferiale del quartiere.

Guardare le stelle mi aiutava a riflettere o, a volte, a non pensare ai vari problemi che avevo.

Speravo, però, che questa volta la notte mi portasse consiglio o qualcosa su cosa fare, su come dovevo comportarmi.

Se dovevo infrangere la promessa lasciandola andare o mantenere la mia promessa e andare avanti, aspettandola.

Come lei non avevo mai incontrate.
Forse perché era Serpeverde o forse perché lei era lei.

Era sarcastica, determinata, astuta, divertente, solare e dannatamente bella.

Sentii d'improvviso un rumore, un fruscio di stoffa alle mie spalle e neanche mi scomposi.

"James non dovresti essere da tua moglie?" scherzai restando di spalle, ma non ottieni nessuna risposta.

Mi insospetti e mi voltai verso la porta.

Sgranai gli occhi.

"Rose.."sussurrai.

Lei mi guardò e restò sulla soglia della porta, contorcendosi le maniche del pigiama.

Che fosse nervosa?

Restammo a fissarci per un po'.

Questo mi era mancato di lei, anche se stavamo tutti i giorni nella stessa casa, i suoi occhi.

Erano qualcosa di stupendo.

Sembravano diamanti, ma brillavano di più di essi stessi.

Ti catturavano e ti intrappolavano, dopo ne uscivi difficilmente perché ti circondavano, come onde del mare, e ti trascinavano giù sempre più giù, fino allo specchio della sua anima.

Ma così comera erano capaci di rasserenarti, calmarti erano soprattutto capaci di annientarti.

Quel bellissimo mare diventava tempesta, quella rabbia si trasformava in onde che si infrangevano sugli scogli con violenza.

Il suo sguardo scuriva, ma restava ammalliante al tempo stesso.

"Posso o devo andare a letto?" chiese d'impatto senza staccare il contatto visivo.

Light On Truth 2: ᴀʀᴅᴇɴᴛɪ ᴠᴇʀɪᴛÀ Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora