3°CAPITOLO

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Pov's Emily

"Emily! Emily! Dove sei?"

Mi affacciai dalla porta della mia stanza e guardai Rose ferma all'inizio delle scale.

"Dimmi.."

"Che stai facendo?" mi chiese avvicinandosi.

"Stavo rifacendo il letto e sistemando un po'.. Come mai mi hai chiamato?"

"In Salone è entrato il tuo cane. Ha lasciato peli ovunque!"

"Sul serio? Va bene finisco e vado a pulire.." dissi ritornando dentro la stanza e completando il letto sistemando le lenzuola.

"Perché non lo fai con la magia?" mi chiese restando appoggiata allo stupite della porta.

"Chiamala abitudine.." le dissi mentre finivo di sistemare e andavo ad aprire la finestra per far entrare un po' di luce.

"Il suo vero nome qual è..."

"Meglio tenere la mente occupata..."

"Meglio abitudine. È più corto."

Ci guardammo per un po' in silenzio, poi la sorpassai e andai verso le scale.

"Emily...credo che dobbiamo parlare." mi disse Rose seguendomi.

Lo credevo anch'io.

Ma non volevo ripensare a tutto quello.

Faceva ancora male.

Troppo.

Come diavolo si può superare?

Entrai in salone.

Le porte scorrevoli in vetro che si aprivano sul terrazzo erano chiuse; il divano era al centro della stanza con davanti un piccolo tavolinetto. Più in là, distante dal divano un semplice tavolino con delle sedie e appese alla parete foto babbane e magiche oppure erano incorniciate e riposte sulle mensole.

"Emily...so che fa male. Fa male anche a me, anche se non ho passato ciò che hai passato tu. Ho bisogno di parlare con te." mi disse abbracciandomi da dietro.

Come si poteva dire di no a lei?

O come si poteva dire che i Serpeverde fossero tutti insensibili o anaffettivi se Rose era peggio di un koala?

Presi la bacchetta dai miei pantaloncini di tuta e sistemai il salone.

"Andiamo...koala." sorrisi io mentre mi dirigeva verso il terrazzo.

"Cammina...bradipo." disse lei senza staccarsi da me.

Sembravamo due pinguini.

Arrivammo sul terrazzo, scesimo le scale e subito Lucky mi venne incontro.

"Piccola pelosa patetica palla di pelo" disse Rose staccandosi da me e allontanandosi.

"Tranquilla...non è uno stupratore questo.." risi prendendo Lucky.

"Ma è un cane. Maschio." ribatté lei andando verso i fiori.

"Non ascoltarla Lucky. È idiota." dissi al cane che mi abbaiò in risposta.

Lo misi giù e lui se ne tornò a giocare con un osso di gomma o a rincorrersi la coda.

"Sono passati circa nove mesi.."disse lei mentre annaffiava le rose.

"Si...sono cambiate tante cose..."

"Già..."

"Hai pensato a ciò che è successo...hai riflettuto?"

Light On Truth 2: ᴀʀᴅᴇɴᴛɪ ᴠᴇʀɪᴛÀ Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora