Capitolo 4.

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-Non hai una bella cera- la voce di Clare mi entra prepotente nelle orecchie mentre lotto contro il forte impulso di addormentarmi sul piatto della colazione.
Questa notte non ho chiuso occhio, ho continuato ad avere diversi incubi di cui ricordo davvero poco, alcuni riguardavano mio padre e altri me direttamente ma le immagini che ho sono tutte sfocate; di conseguenza il mio aspetto non è dei migliori, ho due solchi neri sotto agli occhi, il viso pallido e i capelli pettinati male.

-Mh, hai ragione- fa coro Archel, che si siede accanto a me e mi mette una mano sulla spalla per sostenermi.

-Sicura di volerti esercitare oggi? Potrei dire ai professori che stai male e che hai preferito rimanere in camera a riprenderti.- si offre gentilmente Clare.
Scuoto la testa agitando i capelli che vanno in ogni direzione sul mio viso e la campanella trilla rumorosamente facendomi fischiare le orecchie: significa che è ora di recarsi a lezione.
Salutiamo Clare che va con i ragazzi del secondo anno mentre noi prendiamo il corridoio opposto, avviandoci verso il sentero che conduce ai campi dove si terrà la lezione Pratica di Attacco.
Quando arriviamo sul posto troviamo già buona parte della classe disposta in fila davanti alla robusta professoressa Clayne che li guarda in cagnesco, battendo ritmicamente il piede sull'erba; ci aggreghiamo alla fila e, cercando di non farmi vedere, mi pizzico leggermente le guance per far affievolire un po' di colore, non voglio sembrare troppo pallida e malaticcia.

-Allora studenti- urla la professoressa spalancando la bocca -le regole sono piuttosto semplici: vi organizzerete a coppie e a turno vi attaccherete in modo sicuro e controllato.- si gira dalla parte opposta e procede con il suo discorso -se uno solo di voi si azzarda a creare un incantesimo di attacco così forte da ferire il vostro compagno riceverà una punizione tre volte più dolorosa.- ritorna a guardare verso di noi e ci scruta attentamente, Archel accanto a me sussulta facendo spostare gli occhiali sul naso.

-Forza muoversi!- grida improvvisamente battendo le mani una contro l'altra.
Qualcuno fa uno scatto e tutti, senza fiatare, ci disponiamo a coppie sparsi per il campo, davanti a me c'è Archel che mi sorride incoraggiante facendo risplendere gli occhi da dietro la montatura degli occhiali, gli faccio segno di andare per primo e lui annuisce in risposta.
Serro i pugni e mi concentro sui movimenti di Archel che, sollevando le braccia, sposta la terra sotto i miei piedi facendomi cadere sulla schiena con un tonfo e, nonostante sia stata una caduta banale, gemo dal dolore.
Quando cerco di rialzarmi però la testa comincia a farmi male, come se qualcuno la comprimesse tra due pareti, istintivamente porto le mani alle tempie e serro gli occhi sperando che il dolore svanisca, mi accuccio a terra rannicchiandomi. "Basta vi prego!" Vorrei urlare ma dalla mia bocca non esce niente.
Come un eco lontano sento l'erba scricchiolare e capisco che Archel si sta avvicinando a me.

-Nako, va tutto bene?- mi chiede chinandosi alla mia altezza.
-S-si.. Tutto b-bene..- dico con un filo di voce.
Ma le cose non vanno affatto bene.
Improvvisamente vengo colta da un insaziabile rabbia e il mio istinto sembra aver preso il controllo del mio corpo.
Lascio lentamente la presa sulla mia testa e le braccia cadono pesanti lungo i fianchi, mi alzo in piedi guardando Archel che è ancora chinato dove prima ero io e l'espressione che ha sul viso è di terrore puro.
Contro ogni mia aspettativa vederlo in questo stato mi procura un piacere fortissimo e una voce nella mia testa ne chiede ancora.
"Voglio vedere più paura".
Lo vedo indietreggiare, chiamare il mio nome ma io non sento niente, solo un eco distorto e lontano, alzo le braccia con un movimento rapido e accanto ai piedi di Archel crescono due spessi rampicanti che gli bloccano le gambe intrappolandolo.
Continuo ad avvicinarmi a passo lento, lui continua a gridare, ora chiama la professoressa e i compagni ma a me non importa. Ignoro le sue richieste di aiuto e non smetto di camminare, ora sono a qualche metro da lui e sul mio viso faccio comparire un ghigno, lui rimane immobile con gli occhi pieni di paura.
"Ecco ciò che volevo!" penso.
Con un altro movimento, stavolta di polso, la terra che mi separa dal Archel si alza gradualmente fino ad arrivare a pochi centimetri dal suo viso, affilata e tagliente. Spingo la mano in aria verso di lui e con un rapido movimento la punta fa un taglio profondo sulla sua guancia fino all'orecchio da cui comincia a sgorgare del sangue. Ora sono più attratta che mai, affretto il passo, sto quasi per raggiungerlo quando qualcuno alle mie spalle grida.

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